sabato 31 dicembre 2011

Buon culo a tutti

Non sono capace a fare gli auguri, non me l'hanno insegnato da piccolo e il mio cuore, crescendo, non è che sia diventato maggiormente disposto ai convenevoli. Stamani, per esempio, mentre prendevo del pane alla gastronomia di un supermercato, la commessa porgendomelo (il pane), mi ha detto auguri. Auguri perché? volevo risponderle, poi ho visto la fila al banco del pesce. Alla cassa, davanti alle prime pagine dei giornali, pensavo a Sallusti e ai redattori del Giornale: chissà su quali sedili ergonomici di Audi, Bmw o Mercedes appoggeranno i lor culini stretti per andare a Courmayeur o Cortina per l'ultimo dell'anno. Io penso che al Vernacoliere siano dimolto incazzati della concorrenza sporca del Giornale. Consiglio vivamente il direttore Mario Cardinali di pensare a un'edizione quotidiana per stracciare dilettanti ineleganti che non hanno il senso del ridicolo. Ho pensato di regalarmi una peretta arancione per il nuovo anno. Porta bene, pare, avere il culo lindo vista la situazione incresciosa in cui ci siamo, economicamente, messi. Come sostiene tra le righe il mensile livornese, infatti, sarà l'anno del culo. Apriamo, quindi, le porte alla speranza.

P.S.
È morto don Verzè: poveri pappagalli, spero tanto che la fondazione San Raffaele non se ne dimentichi o, peggio ancora, li destini alla vivisezione per paura che parlino.

venerdì 30 dicembre 2011

Ambasciatore porta pena (per il figlio fascista e rock)

[*]
Secondo me, tutta questa smania di chiedere lo scalpo del suddetto console è inopportuna; sarebbe molto più d'uopo chiederne, più che la rimozione, il trasferimento. A Cuba, per esempio.

A parte.
La cosa più scandalosa è l'ennesima riprova di familismo all'italiana. Non si scappa: in Italia soprattutto, il darwinismo sociale esiste eccome e lo dimostrano proprio le classi / categorie “protette” dei figli di: il figlio dell'ambasciatore cosa farà da grande se non l'ambasciatore? Così come il figlio del farmacista cosa farà se non il farmacista? E la cosa si ripete e ripete, ab aeterno, non si spezza 'sta catena 'e merd... L'unica cosa, rispetto alla Corea del Nord, è che essa è abbastanza capillare: è molto probabile, infatti, che i figli degli operai, da grandi, facciano i disoccupati, ma questa è una conseguenza. Una cosa è certa: Freud in Italia non avrebbe mai avuto il lampo di genio del complesso di Edipo, dacché prima di ammazzarlo, il padre, in Italia dal padre ci si fa assumere. In azienda, in banca o all'ambasciata, fa niente. L'importante è la diffusione del genoma.

La fatica del sole

Riflessioni ai margini della fine di un anniversario
Denaro ritrovato nel Titanic

Stamattina il sole ha fatto più fatica di me a levarsi, distendendo stancamente i suoi raggi all'orizzonte (come braccia che si stirano), lo sbadiglio di un debole vento.
In questo limbo di giorni che non sanno di una sega, dove la politica aspetta i saldi come piccoli consumatori in fuga, non capisci se tutto quello che ti circonda abbia una valenza, oppure no.
L'inverno sospende la vita vegetale, la fa “andare il letargo”. Noi, invece, che non possiamo mai fermarci per imitare i gesti lenti delle piante, siamo condannati al movimento, alla mutazione in atto provocata dall'urgenza – e non sappiamo mai esattamente quali pesci prendere. Solo col senno di poi diventiamo sicuri e spavaldi e ci consoliamo di aver avuto ragione.
Noi umani che siamo emersi dalla natura come un algoritmo, siamo quello che siamo perché abbiamo sviluppato (o meglio: i nostri antenati svilupparono) il sesto senso della previsione. “Fare questo provoca quello”, e se quello è cosa buona e utile abbiamo cercato di ripetere il gesto, di affinarne la tecnica. E dato che siamo stati gli animali più “capaci” a insistere molto su questo senso della previsione in funzione della sopravvivenza, ecco il risultato: dominatori di un pianeta sperduto appartenente all'universo sterminato.
E quindi? Osservare il punto della linea del tempo ove siamo giunti e constatare che il senso della previsione degli accadimenti ha perso, di fatto, il posto di rilievo che occupava. L'umanità, insomma – fatte le dovute eccezioni di persone illuminate, ma inascoltate – se ne sbatte del futuro e vive immersa nell'orgia (chi detiene il potere) o nella pena (chi subisce il potere).
È indubbio, tuttavia – a parte la crisi attuale che sembra sconfessarlo –, che il mondo contemporaneo mostra, mediamente, un tasso di progresso, di benessere, di carità applicata, di cura e partecipazione nettamente superiori alle precedenti epoche storiche. Niente da discutere su questo, e – sia chiaro – non rimpiango alcuna arcadia. Discuto, invece e volentieri, dello sguardo rivolto verso quell'orizzonte illuminato da questo sole stanco. Uno sguardo d'uomo che diventa sempre più triste, sconsolato – come di colui che non osa chiedersi: ma è proprio così gradevole e gratificante il mondo in cui viviamo?
Chi risponde sì – com'era scritto anche in alcune domande del recente sondaggione Istat – passi pure al blog successivo.
Chi risponde no – e che credo che, purtroppo, qualcuno ci sia – ha idea di come contribuire, con la propria immaginazione prima, con la propria volontà poi, ad andare oltre gettando lo sguardo al di là dell'orizzonte? Voglio dire, per “limitarsi” all'Italia: fra centocinquant'anni chi celebreremo? Ancora e solo Garibaldi, Mazzini e Cavour, oppure verrà fuori qualche altro eroe valoroso o sapiente politico che dia impulso al miglioramento di questa nostra democrazia malata?

Spero le cattive

[*]
Sono proprio curioso di vedere chi è disposto a morire per il rincoglionito e Calderoli.

giovedì 29 dicembre 2011

«Sto rendendo pubblico un mio pensiero»

Non sono un epidemiologo; so solo, genericamente, che il cancro colpisce i corpi per ragioni ambientali (l'aria che si respira, l'acqua che si beve, elevato carico elettromagnetico), per lo stile di vita che si conduce (alimentazione, eccessi vari, tabacco), per ragioni ereditarie di propensione genetica a. 
Riguardo a quanto sta accadendo a molti presidenti sudamericani cosa dire, quindi? Strane, disgraziate coincidenze, ecco tutto.
C'è da riflettere su quello che dice il presidente venezuelano:
“Sarebbe cosí strano immaginare – ha detto Chavez – che gli Stati Uniti abbiano inventato la tecnologia che induce al cancro? Non lo so con certezza, sto rendendo pubblico un mio pensiero, ma è davvero molto strano che tutti noi siamo malati di cancro”.
Dal tono sembra Giulietto Chiesa, nevvero? Ora, non so bene, ma non mi sembra la presidentessa Kirchner così tanto anti USA come Chavez. Comunque, “rendere pubblico” un pensiero altamente inattendibile come questo, se lo facesse un blogger si attirerebbe su di sé il massimo discredito (non sto parlando di Beppe Grillo). Se fosse minimamente vera la bullshit chaveziana, ci sarebbe da domandarsi come mai in più di cinquant'anni gli americani non sian riusciti a fare fuori Fidel Castro, per esempio (o tanti altri “nemici” scomodi sparsi per il mondo).
Mi viene in mente la vicenda di Litvinenko: vale a dire, se gli americani volessero far fuori tecnologicamente alcuni personaggi scomodi, non credo che sarebbero da  meno dei russi.

Infine, sia detto in tono scaramantico: in Italia, che io abbia ricordanza, pochi politici di vertice sono stati colpiti da cancro e sono morti prima di portare a termine il loro mandato (mi viene in mente solo Aldo Moro, ma morì a causa di altro tipo di tumore). Insomma, in Italia la categoria dei politici di palazzo è significativamente longeva, segno che agli americani essi hanno dato poca noia, oppure segno di una vita lontana dallo stress, dalla fatica, dallo smog e coi favori della buona alimentazione a basso costo? 
Consigliamo quindi ai politici sudamericani di venire in Italia, mica si devono importare solo calciatori. Una bella Kirchner-Messi futura presidente del consiglio, mica male, no? Per Chavez vedrei bene il posto di Di Pietro. E poi: Lula al posto di Bersani e Morales al posto di Alfano. Ah, che revolución che sarebbe... pensateci bene, gente, guardate che da noi Andreotti è ancora vivo.

mercoledì 28 dicembre 2011

Scopare bene


Ho visto poco fa sul tg di Euronews questo filmato e poi ho letto che è piaciuto anche ad Astime e non posso non segnalarlo io pure.
Più che per la messa di Natale, il turismo dovrebbe crescere per queste "scopate", a Betlemme.

Prova d'artista


Un noioso post di Mantellini mi fa pensare che, risorgimento o non risorgimento, il blog, come forma espressiva, si stia avvicinando sempre più a una specie di “prova d'artista”, ovvero a un esercizio di arte estemporanea del pensiero, di colui o colei che non stanno a meditare troppo su quello che han da dire, altrimenti sfugge loro il concetto; e dato che un post non deve essere un trattato, ma la fuggevole testimonianza di una mente che mette in scena se stessa, ecco che il blog - aiutato in questo dal successo di Twitter o Facebook che hanno allontanato parecchi di coloro che usavano il mezzo blog per limitarsi a fare due battute - si è ritagliato uno spazio preciso nella comunicazione internettiana, una specie di padiglione tutto suo, dove i visitatori vanno di solito per trovare cose che altrove è difficile vi siano, giornali soprattutto, settimanali pure, non dico cose migliori o peggiori, ma diverse, certamente meno mediate e meditate, improvvise, sicuramente gratuite (non dico sincere, ché la sincerità è roba da boy scout). Ecco, leggere un buon post credo sia come ascoltare un buon brano musicale che ascolti per la prima volta e poi più, o vedere un quadro o una scultura che non sono stati mai usati come forma di pubblicità. È per questo che i post sono, in genere, così effimeri, farfalle di parole che svolazzano in cerca di essere lette, e magari catturate e inchiodate nella mente da gentili entomologi amanti delle menti altrui. Il post come prova suprema di arte caduca: una volta prodotto prende vita autonoma, e vola (notate come sparo frasi a caso).
Il blog non ha altro da offrire che pensiero impermanente, che accarezza la mente e non la percuote con fastidiosi memi del cazzo che tanto piacciono ai cantanti famosi (su questo tema ci devo tornare un giorno). 
Chiudo: i blog sono la forma principe di pensiero non stereotipato. Almeno credo. Almeno spero. Almeno finché i post che lo compongono non assomiglino, nella forma e nella sostanza, agli editoriali di De Bortoli.

Non possiamo

Non possiamo alterare l'inerzia di un corpo
modificando l'ambiente che lo circonda.
Tutto è cambiato, le città sono sparite
la somma delle forze individuali
tende a zero. I vecchi uccidono i giovani,
i giovani generano vecchi. Non possiamo
alterare l'inerzia di un corpo
modificando l'ambiente. Niente è più forte
di un altro corpo. Per mutare gli uomini
corpi di uomini ci vogliono. Perché parlino
i morti bisogna respirare
dentro le loro bocche.

Franco Fortini, Poesie inedite, Einaudi, Torino 1995

martedì 27 dicembre 2011

Our problem isn’t, ultimately, economic; it’s political

*
Avete capito? Non avete capito? Siete sordi? Non sapete leggere? Ve ne fregate? Siete impotenti nel prendere delle decisioni (voce del verbo de-ci-de-re) che dimostrino di aver capito? Dateli a noi i soldi all'uno per cento, brutti stronzi, e poi vi faremo vedere come la si rilancia l'economia. E pensare che è tutta gente che ha studiato nelle migliori università, gente che ha certi curricola che ci vogliono tre giorni per batterlo con librewriter (quattro con Word®), tutta gente che poi, stringi stringi, dimostra per l'ennesima volta, che a comandare e fottere sono tutti capaci, essendo pochi quelli che riescono a limitarsi al primo dei due verbi in successione.

In Italia dovrebbe essere esperimentata la democrazia del Superenalotto: i prossimi 945 deputati dovrebbero essere estratti a sorte dalle anagrafi della penisola, con un meccanismo simile a quello con cui escono i numeri del lotto; solo che, anziché novanta, i numeri dovrebbero essere milioni, uno per ogni cittadino che abbia compiuto i 18 anni. Sono abbastanza persuaso della bontà dell'operazione.

I Guardiani della Grande Fava

Solo per segnalare che spero, un giorno, di vedere queste scene anche in una nazione islamica; vedere cioè la polizia arrestare per eversione e resistenza a pubblico ufficiale quei maschi adulti vestiti in uno strano modo (i Guardiani della città) che chiedono «la segregazione delle donne e l'imposizione alle stesse di un abbigliamento più “modesto”» e vedere, successivamente, organizzata una manifestazione in favore della laicità, appoggiata dallo Stato stesso nella figura del suo presidente.

Allo stesso tempo vorrei che servizi segreti italiani mettessero una grossa insegna di Equitalia nella sede di Pontifex, così, giusto per confondere i presunti anarchici, dimodoché vengano ri-deviate le indagini in caso di.

Ah, dimenticavo. Sia detto di passata, ma sono fermamente convinto che se Dio esistesse, sceglierebbe meglio i suoi rappresentanti, ovvero credo che sarebbe mortificante per un creatore essere rappresentato, in Terra, da certe testedicazzo. Insomma, a volte nutro il sospetto che Dio - nel caso esista beninteso - preferisca chi non crede a chi professa fedi, anche millenarie. Ma le mie sono solo supposizioni perfettamente inutili che, sia detto di seconda passata, non cercano di tirare dalla propria parte chi non c'è, anche perché, se ci fosse, se ne sbatterebbe bellamente delle mie considerazioni.

Depistare Google


Cosa c'entra la foto sopra? Niente. Sto cercando di depistare i miei gusti, le mie scelte, le mie preferenze. Ha ragione Fabristol: Google ci imprigiona in compartimenti stagni e io non voglio affogare in quello che (presumo) di sapere già. Lo so, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, ma scrivere i miei post antiberlusconiani consola poche persone che la pensano come me, ma il berlusconiano, se putacaso mi leggesse, che farebbe? Mi direbbe: “Che invidioso sfigato imbecille” e girerebbe il muso altrove, verso altri Signorini sbertucciati dal culo bello insaponato. 
Il discorso è complesso, ora ho fretta, devo andare a spaccare la legna, c'è il sole e poco freddo. Finisco dicendo soltanto che bisogna leggere, vedere, ascoltare ciò che ci piace, ma anche no, perché quanto è stimolante leggere le paturnie di Ferrara e purtroppo è tempo che non lo faccio. Rimedierò...

Una domanda al Ministro della Salute

via Porno

Esimio Dottor Renato Balduzzi
non pensa anche lei che, in Italia, tale trattamento dovrebbe essere offerto gratuitamente a tutti i cittadini dal Sistema Sanitario Nazionale?

A parte.
Sono i momenti in cui rimpiango di non aver fatto l'estetista laureato.

lunedì 26 dicembre 2011

Sciacquati la bocca quando parli con noi, ok?

E metti che una sera il Merda telefona a un altro Merda raccontandogli che lui resta sempre in pista, dacché s'è fatto una pista nel pomeriggio, il naso ancora infarinato, si sente all'altro capo del telefono la voce impastata, ma che vuoi, è l'età, non può mica parlare nelle piazze e dire queste cose, altrimenti rischia di prendersi sputi negli occhi, meglio stare al riparo, nel proprio ufficio lindo, anche se credo - e non credo di sbagliarmi - che molti, che di certo non erano presenti ad Amelia a farsi stregare da un prete così tanto stregone, hanno metaforicamente sputato dentro il microfono del proprio telefono per vedere se giungesse, lo scaracchio, all'altro capo del filo, dal Testadicazzo che fa finta di niente, che strategicamente aspetta dopo Natale a parlare del suo buco del culo cremisi, dove ha letto il futuro d'una nazione che se un domani lo rieleggesse davvero - i sondaggi (dice il Merda) lo dànno in fortissima crescita - allora cercherò in tutti i modi di diventare apolide, bisogna studi un po' di diritto internazional-privatistico, qualcuno mi aiuti, apra un ufficio di rappresentanza, mi faccia uscire da questo incubo, da questo destino d'italiano vissuto in un'epoca in cui non c'è soddisfazione a parlare una lingua svilita da un linguaggio di merda che si diffonde, spesso, telefonicamente.

Diversi significati della violenza

*
«La guerra è una uccisione comandata dallo stato, che chiama i cittadini alle armi. La rivoluzione invece non si fa con la cartolina precetto. La rivoluzione si trova davanti i carabinieri che vogliono impedire che sia fatta. Diciamo allora che la prima fondamentale differenza tra guerra e rivoluzione è che la guerra si fonda sulla decolpevolizzazione della violenza da parte dello stato: è licenza di uccidere. La rivoluzione invece è violenza colpevolizzata dallo stato, finché la rivoluzione non arriverà alla conquista dello stato e non creerà una nuova legalità che di nuovo colpevolizzerà una eventuale rivoluzione contro il nuovo stato».

Franco Fornari, Psicanalisi della situazione atomica, Rizzoli, Milano 1970, pag. 21

Su Repubblica di questi giorni c'era una recensione di Massimo Recalcati su un libro che raccoglie degli scritti del noto (per me non lo era, sic!) psicanalista italiano, Franco Fornari. È stata una scoperta. No, non sono ancora in possesso del libro recensito, ma mi sono procurato il libro (in biblioteca) da cui sopra ho tratto la citazione.
Sono solo all'inizio e non posso dare giudizi affrettati, ma è una lettura molto, molto stimolante. Da lì, ieri, ho preso il passo di Mao, e più vado avanti e più sottolineo.

Sono convinto, come molti credo, che esistano i padroni e i loro guardiani, più o meno cortesi, educati, gentili. Così come esistono gli schiavi. La questione è complessa, occorre riprendere Hegel e giù via a scendere... salendo. Tuttavia, il punto è: a ruoli invertiti, lo schiavo riuscirebbe a comportarsi diversamente dal padrone? Vale a dire: è possibile una rivoluzione che, nel creare nuova legalità, non faccia nuovi schiavi, nuovi prigionieri? Esiste lo scioglimento della differenza non per annullare in un piatto regime totalitario da rincoglionimento coreano l'individuo, ma per farlo brillare, per quel che veramente vale, libero da radici, tradizioni, simboli, fedi?

Dove ogni anno va a finire il Natale


domenica 25 dicembre 2011

Una morte serena

Sulla morte di Giorgio Bocca posso dire solo che sono contento sia morto senza avere più Berlusconi come presidente del consiglio dei ministri. Mezzo sorriso di soddisfazione, insomma.
Morendo, almeno, Giorgio Bocca non assisterà al fatto che, probabilmente, milioni di italiani renderanno il voto a Berlusconi alle prossime elezioni. 
Non perché la situazione sia rose e fiori e Monti e mari. Giammai. Ma chissà, forse, da un punto di vista meramente estetico, la cosa è migliorata, e di parecchio; lo stomaco digerisce meglio, il fegato svolge la sua funzione senza troppo carico di bile, si bestemmia sul sistema e non sulle facce di merda e inerenti dichiarazioni. O no? Non si sta meglio ora senza Berlusconi al governo? O stavate meglio quando si stava peggio? Maremma schifa, ma la faccia di Sacconi non ve la ricordate? La voce gracchia di La Russa? E l'andamento della voce della Gelmini? Calderoli? Come dimenticare che Calderoli è stato ministro della repubblica, con Bossi e Rotondi e basta, mi fermo col citare, vado subito a lavarmi i denti che m'è venuto, d'un colpo, l'alito cattivo.

Regali sotto l'albero

Stamani, sotto l'albero, ho trovato due post regalo di Luigi e Olympe. E mi sono sentito, di fronte al Potere, come la gentil donzella della foto sopra, che vorrei estensivamente rappresentasse ogni essere umano, senza distinzioni di sesso ed età.
Scriveva Mao Tse-tung nel 1938:
«Il potere politico esce dalla canna del fucile. Il nostro principio è che il partito comanda il fucile e che non bisogna mai permettere che il fucile comandi il partito... Tutto può uscire dalla canna del fucile. Chi vuole impadronirsi del potere statale e conservarlo deve disporre di un forte esercito. In questo senso si può dire che il mondo intero non può essere trasformato che con l'aiuto dei fucili. Noi siamo favorevoli all'abolizione delle guerre: noi non vogliamo le guerre. Ma soltanto con la guerra si può abolire la guerra».
Il Potere ci sta tenendo al guinzaglio travestito da Babbo Natale. Il problema è che ancora stiamo lì, schiavi imploranti, pronti ad attutire il colpo, sempre nella parte di coloro che assecondano i desideri del padrone. Non domando di prendere i fucili, sia chiaro. Guarda cos'è successo in Cina dove una straricca e numerosa classe dirigente di Partito tiene al guinzaglio miliardi di umani. Domando solo, da schiavo, di smetterla di desiderare queste cose, queste mercedes del cuore e del cervello, di giustificare la merda in continuazione, di esserne la manovalanza beota che dice “Buongiorno Generale, Avvocato, Dottore, Cavaliere”... Cavaliere una sega.
Non per mancanza di rispetto, di riguardo. È che qui, senza accorgersene, abbiamo autorizzato coi nostri stessi desideri certe ricchezze spropositate... prendi gli attori di Hollywood che, per divorziare, hanno la possibilità di dare cifre inaudite al coniuge... cantanti miliardari che fanno la beneficenza... sceicchi del cazzo che tengono il popolo alla gogna e poi vanno in Inghilterra a comprare fica e calciatori e lì allo stadio sempre decine di migliaia ad applaudire ventidue che corrono dietro a un pallone... e milioni davanti alla tv, come sempre. 
Ognuno trova il modo per giustificare tale abominio, ognuno trova una via di fuga, ventimila euro per andare all'estero a farsi inseminare o a tirar le cuoia in una clinica svizzera bevendo una cicuta postmoderna. Ma qui occorrono gesti politici... Io  posso offrire... niente, non posso offrire niente che dei regali già scartati.

Natività

Ron Mueck, A Girl, 2006
È nata Christa, parto naturale, 2011 hg, capricorno.

P.S.
Quando ho visto tale “scultura” umana, ho pensato subito a questo post. Ma aspettavo, di grazia, mezzanotte. Nel mentre, circa tre quarti d'ora prima, Giulio Mozzi, da buon cattolico, ha messo un maschio a rappresentare la natività. 
Domande: se si fosse incarnato in una femmina, il Dio cristiano avrebbe avuto la stessa “fortuna” (storica)? Avrebbe trovato abbastanza apostoli? Beh, certo è che uno come san Paolo difficilmente si sarebbe convertito sulla strada di Damasco (secondo me, anzi, sarebbe rimasto lo stesso stronzo persecutore, à la Assad).

sabato 24 dicembre 2011

La solitudine degli ultimi elzeviri

La scrittura bloggheristica, si sa, è una specie di pubblico diario di pensieri di varia natura (personale, politica, filosofica, eccetera). E l'autore del blog ha tutto il diritto di scrivere ciò che vuole (nei limiti del codice penale, naturalmente), tanto chi passa dal suo blog non paga mica dazio.
Quindi, se un giorno un blogger scrivesse
«La mattina dell'antivigilia ho litigato con la mia compagna. Il motivo: mi ha affibbiato un paio di commissioni da sbrigare in centro città, un regalo andava sostituito e c'era da ritirare il salmone per la cena del 24»¹.
un lettore che abitualmente passa da quelle parti non sarebbe legittimato a dire
«e chi se ne frega»
giacché nessuno lo ha obbligato a leggere tale frase. Ma se invece la frase suddetta si trova nella prima pagina del Corriere della Sera, un giornale che rimane in casa minimo due/tre giorni visto che, per le festività natalizie, i quotidiani non usciranno in edicola domani, né dopodomani, allora il lettore, che ha pagato 1,50€ il giornale, non solo ha diritto di dire scortesemente «e chi se ne frega», ma, a fortiori, ha il dovere di manifestare il suo disappunto con un sonoro
«e chi cazzo se ne strabatte le palle in terra?²»
Già altre volte ho detto che una delle fortune per chi ha avuto il merito di scrivere un best seller è quella di diventare pubblicisti di varie testate - quotidiani nazionali in primis - e di vedere i propri articoli pubblicati dietro lauto compenso. È una tradizione culturale, questa, sulla quale non avrei niente da obiettare in linea di principio. In fondo, per i quotidiani scrissero anche Montale, Pasolini, Sciascia... (mi fermo) e scrivono tutt'ora altri insigni autori, che non cito, ognuno metta chi vuole, ma per favore no, non mettete nel novero dei vostri preferiti Paolo Giordano.

¹P.Giordano, «Il valore dell'attesa», Il Corriere della sera 24 dicembre 2011.
²Anonimo toscano.

venerdì 23 dicembre 2011

Rottami


È morto John Chamberlain. Era del '27, come mio padre. Solo mio padre morì dieci anni fa, più o meno in questi giorni. Cosa c'entra mio padre con Chamberlain? Niente, non gli somigliava nemmeno, non aveva i baffi e, quando è morto, non aveva i capelli così bianchi. Non portava nemmeno il cappello (io porto il cappello ed ho i baffi). Però vedere Chamberlain su quella strana poltrona, sorridente, con quella chiazza violacea sulla mano, mi rende presente mio padre ora, sorridente, con la stessa macchia dello stesso colore sulle mani e sulle braccia. Mio padre rincoglionito dai farmaci, da un'operazione del cazzo di cui avrebbe volentieri fatto a meno, a volte, in poltrona, sorrideva. Non aveva intorno tutti quei “rottami”, anche se la sua vita era stata piena di rottami, a cominciare da quelli della guerra, chissà quanti ne vide a Berlino, nel '45. E dopo, la miniera di lignite, e il suo essere meccanico ai tempi della millecento, della cinquecento e della seicento col motore dietro aspirato ad aria (se non ricordo male). E quindi ne avrà visti di tubi di scappamento, di lamiere e penso che se li avesse messi insieme come Chamberlain, io ora (e non solo io) forse ero a grattarmi le palle a Malibù, o al suo funerale ora, visto che è morto ieri Chamberlain, come è morto ieri di dieci anni fa mio padre, come morirò io e se è morto lui non ho paura di morire visto che ci è riuscito colui che mi ha dato parte del suo sangue e delle sue complicazioni.

Propagare. Voler convincere

«Mi ripugna tutto ciò che vuole convincermi - Un partito, una religione che cerca adepti, che vuole la massa e la diffusione, sono colpiti (per me) d'ignominia. Per essere nobile, una dottrina non deve concedere nulla al desiderio di essere condivisa. Sit ut est aut non sit [Che essa sia così com'è, o che non sia].
Non voglio fare agli altri quello che non vorrei che mi si facesse.
Giacché accade che per attirare la massa, si introduce o si tollera quel tanto che basta per disgustare i pochi, e nella dottrina si produce uno sdoppiamento, un'impurità. Non si sa più se quel dato punto è di fede o non lo è. Si arriva a strani intrugli, a riserve segrete. San Tommaso e il sangue di san Gennaro.
- Avere ragione. Voler avere ragione - Propagare. Voler convincere.
Questo porta ai miracoli...alla “pubblicità”

Paul Valéry,Quaderni, (I), Adelphi, Milano 1985, traduzione di Ruggero Guarini, pag. 142

All'amico Scorfano, forse, sarà sfuggito questo post de Il Nichilista (Fabio Chiusi), il quale mostra bene le ragioni che spingono la Lega Nord a fare tutto quel baccano.
E il punto, quindi, giusto a chiosa di due post che massimamente condivido, è sapere quanto ancora tale modo orripilante di far politica convincerà gli elettori alla prossima votazione. Si torna, insomma, sempre lì: come fidarsi di coloro che hanno votato Calderoli, Borghezio, Castelli anche solo una volta?

giovedì 22 dicembre 2011

Forza motivante

[*]
In un primo momento, leggendo questa dichiarazione, mi è sembrato che Nanni Moretti avesse presentato alla stampa un sequel del suo Habemus Papam, questa volta, però, per psicoanalizzare il pontefice per cose più serie. Tali dichiarazioni, infatti, più di un messaggio alla curia, mi sono sembrate le frasi sconnesse di una persona sul lettino dello psicoanalista, che tira fuori il lato più nascosto del suo inconscio individuale (e collettivo). «Non si fanno più sacrifici», dice il Papa e pensa a sé stesso e alla Chiesa che conduce, giacché «manca spesso la forza motivante, capace di indurre il singolo [lui-même] e i grandi gruppi sociali [la Chiesa, appunto] a rinunce e sacrifici». 
Quindi, eminenza Cardinal Bagnasco, poche ciance, parla il Capo: «La volontà che difende l'interesse personale oscura la conoscenza». Si rifaccia il conteggio e paghino l'Ici anche tutti quegli edifici della Chiesa parzialmente commerciali che godono dell'esenzione perché sorgono accanto a luoghi di culto, si dimostri di aver ritrovato la, purtroppo, smarrita «forza motivante».

Euronews

Euronews homepage di giovedì 21 dicembre 2011 ore 17,45

Bursa è una ridente città della Turchia con soli 1.854.285 abitanti. Tra le attività economiche della città spicca l'industria dell'auto; hanno sede qui, infatti, molti stabilimenti dei principali produttori europei di autoveicoli; ricordiamo tra questi la Renault e la Peugeot.

Gli Americani sono appena tornati a casa per le feste di Natale: festeggiamenti a Baghdad.

Medvedev ha fatto il suo ultimo discorso da presidente di Putin.

«In Kazakhstan cadono ai vertici le prime teste, dopo la rivolta dei lavoratori del settore petrolifero.
Licenziato il governatore di Mangistau». Motivazione: ha tagliato poche teste; sono morti, infatti, soltanto quindici lavoratori che scioperavano per richiedere aumenti salariali.
In Siria, nell'attesa dell'arrivo degli osservatori della Lega Araba, Assad ha anticipato, con una legge di emergenza, la mietitura.
In Spagna presentato il nuovo governo; al Ministero dell'economia Luis de Guindos, uno dei tanti fratelli Lehman (una famiglia di genî).
La Sonda Dawn invia immagini mai viste dallo spazio: insegnanti di sostegno avvistati sull'asteroide Vesta.
In Francia e Belgio odissea dei viaggiatori per gli scioperi dei trasporti: molti giornalisti accecati con bastoni arroventati di ulivo.
Sessantanove Patriot arrestati per atti osceni in luogo pubblico in Finlandia.

Conflitti generazionali

«È cosa buona o cattiva, l'eloquenza? Bisogna sacrificare ai destini di una rivoluzione la felicità della generazione attuale, per la felicità della generazione futura?» Denis Diderot, Réfutation suivie de l'ouvrage d'Helvétius intitulé l'Homme, 1774
Com'è scusa che dicono? «I sacrifici oggi sono necessari perché lo dobbiamo ai nostri figli». Già, lo dobbiamo ai nostri figli. Così devo togliermi “privilegi” (privilegi?) e pagare più tasse perché lo devo ai miei figli? Allora oggi, mentre faceva i compiti, sono andato da mia figlia, la maggiore, e le ho domandato se le dovevo qualcosa. «No, no babbo, non ho bisogno di niente, faccio da sola».
Perplesso, mi sono ricordato che “figlio” lo sono anch'io.
Così, per accertarmi meglio se lo stereotipo è vero, sono andato successivamente da mia madre (che ha ottant'anni e la stessa linea politica di Annarella), e le ho chiesto se le avanzava qualcosa della sua pensione da ottocento euro. Lei mi ha risposto: «Accidenti a chi t'ha fatto, figlio di puttana».
Lo sapevo che, in qualche modo, doveva finire con un conflitto tra generazioni.

mercoledì 21 dicembre 2011

Barrire a vuoto

Il discorso di Ferrara sulla democrazia sospesa è, come ci segnala giustamente Giglioli, blablabla. Riflusso dei risentiti, aggiungo io, di coloro che s'attaccano alla retorica del maggioritario e che vorrebbero, per questo, far valere più la sostanza che la forma; ma la forma, in democrazia, è tutto.


scrive Ferrara, salvo poi omettere che in parlamento una parte di quella maggioranza si staccò passando all'opposizione; tutto questo mentre qualcuno staccò assegni e deputati eletti nei partiti di minoranza passarono alla maggioranza. All'epoca la sostanza era di merda, ma la forma profumava tantissimo, vero?

Discutere sul fatto che il governo Monti non sia legittimato dal popolo è pura demagogia, mero tentativo di richiamare l'attenzione su di sé per deviarla dal vero problema che il nuovo esecutivo pone: il fatto, cioè, che governi, bene o male, nell'esclusivo interesse della nazione (e non di una parte di essa). Il governo Monti va giudicato per quello che fa, per quali provvedimenti prende, per quali soluzioni adotta. E solo in questo la critica acquista legittimità, altrimenti, appunto, è solo un pour parler, un confondere le acque già abbastanza torbe della situazione.

Occidente nostro, ché non ci aiuti?


In Cina, a volte, accadono cose che noi umani fatichiamo a comprendere: un intero villaggio affronta l'assedio della fame da parte delle autorità cinesi. Certo, qui di Ugolini ce ne sono più d'uno. Speriamo allora vinca la Resistenza più che il digiuno.

martedì 20 dicembre 2011

Tanto verde

Quando oggi parlavo di paradiso (vedi post sotto) non intendevo mica certi livelli di piacere a Gustavia con milf quarantatreenni, certe perversioni di plutocrati patetici, certi conati di vomito come quelli di un tal Tom Golisano marito della Seles. Mi bastava pensare che, per un attimo soltanto, l'esercizio del piacere non sia vòlto soltanto al mio perimetro di senziente, ma esteso, sì: un piacere esteso, nel senso che il mio godere sia di godimento anche per coloro che in questo momento hanno altro da pensare che godere, per esempio: sono in fabbrica a fare il turno 22 di sera 6 del mattino, con poca pausa e il sonno delle tre di notte che viene e non se ne vuole andare, i sogni che pressano le mente e un tetta improvvisa si palesa tra i neon e il nero del soffitto, il cielo diventa biancolatte e finalmente si può suggere.
Quando si parla di moltitudine di - normalmente o drammaticamente - poveri da una parte e una cospicua minoranza di gaudenti dall'altra, che non si rendono conto, quest'ultimi, dell'abisso che intercorre tra i due modi di vivere, in fondo è questo che si cerca, che - anche se è magra consolazione - non venga dato consenso e sorriso ai luridi sfruttapopolo, è questo che voglio dire, nemmeno fossimo nel novero dei servitori lautamente pagati con quella faccia da direttori del Giornale o di Libero e dio mi fulmini se un giorno ce l'avessi di merda uguale a quella loro. Ma anche i cani intelligenti del potere, gli onesti funzionari dal colletto bianco che tanto la sanno cantare, penso ai Mentana e ai Floris solo come esempio e per capirci, prendiamo i migliori, quando li senti parlare il loro dire somiglia più a un piccolo bau bau che ad un bell'azzannamento del potere, loro che avrebbero visibilità e anche gli ossi a disposizione per spesso mordere. Noi che anche a volere ci troveremmo di fronte scorte e controscorte - mi piacerebbe fare le scuole serali a quelli della scorta, corsi yoga di preparazione allo schiaffo improvviso.

Via, è l'ora in cui qualcuno sognerebbe di avere un letto e invece dorme chissà su quale vagone freddo e fermo ad un binario morto. Potrebbe Emergency, così tanto cara all'alta borghesia italica per spurgare i loro sensi di colpa di ricchi benestanti, affittare un treno merci lungo un chilometro, affittare le linee morte delle ferrovie e andare in giro di continuo in questa Italia fredda che non capisce, che non vuol capire, o che si limita, come me, a sputare i propri pensieri dopo aver fatto gargarismi con il collutorio dell'indignazione? Potrebbe, sì, ma forse aspetta la guerra.

La favola bella che oggi m'illude

Un Olympe in grande spolvero confuta meravigliosamente Beppe Grillo; il quale tribuno, se leggesse tale critica radicale, tornerebbe al genere che lo rese celebre: la comicità.

Detto questo, solo per capire e per uscire dagli incantesimi del mondo, quelli veri, come uno scolaro della scuola media (pardon, secondaria di primo grado), propongo una storiella alla quale spero Olympe risponda con un post dei suoi.

Io invento un oggetto x. Pensando che possa avere successo, prendo soldi in prestito e avvio la produzione. Il prodotto incontra il favore del pubblico. Ripiano il debito, assumo personale dipendente. Mi espando, da piccolo divento un grande imprenditore, assumo migliaia di dipendenti. Ho bisogno di ulteriori capitali per estendere la produzione. Entro in borsa, le azioni vanno a ruba. Divento gigantesco. Il prodotto x raggiunge un picco di vendita e lì si stabilizza nei favori del consumatore.
Problemi: primo, per sopravvivere devo necessariamente crescere? La produzione e quindi il mercato non conoscono la tregua della stabilità? Secondo, io pago tutto quello che c'è da pagare in fatto di tasse e rispetto scrupolosamente tutte le leggi e i regolamenti dello Stato ove svolgo la mia attività; inoltre, assumo ma difficilmente licenzio (l'ho sentita da qualche altra parte questa), e tutto il personale gode di alte retribuzioni e premi di produzione, nel pieno rispetto dei previsti contratti sindacali. Eppure sono a tutti gli effetti un capitalista. Necessariamente brutto, sporco e cattivo?
Direte: questo esempio di capitalismo perfetto difficilmente si dà nella storia. Ma se il sistema capitalistico non è riformabile, per non auspicare improbabili ritorni ai bei tempi della miseria (di quelli di coloro che lamentano “si stava meglio quando si stava peggio”), domando come il giochino della produzione delle merci possa uscire dalle secche del capitalismo (sempre che ne possa uscire). Ovvero, caro Olympe - e domando venia della mia ignoranza marxista - oltre che a descriverci l'inferno, potresti, per cortesia, raccontarci un paradiso

lunedì 19 dicembre 2011

2011: l'anno del tiranno

Annataccia per i tiranni: c'è chi è scappato in esilio (Tunisi-Ryad); c'è chi si cura a Cuba (ché in Venezuela vavavuma); c'è chi si è ospedalizzato (a Sharm el Sheik); c'è chi è morto ammazzato (sti giovani ribellibici); c'è chi si è dimesso perché ama il bene del suo Paese (Cologno Monzese); c'è chi spara sulla folla ad alzo zero perché capiscano (dalle parti di Aleppo); c'è chi - pure imbrogliando - non prende la maggioranza assoluta in parlamento (in Russia, con amore); c'è chi trova un accordo per andare in vacanza con diversi carrarmati d'accompagnamento (ma Sanaa non si sana); c'è chi muore d'infarto in treno (oh, dear).
Certo, molti altri stanno bene, soprattutto in Cina, che sono tanti, affamati e folli tipo quello che nel suo “piccolo” ambiente informatico tiranno era anch'egli, a suo modo. Andreotti è vivo, anche se non era un tiranno e non c'entra niente, solo per ricordare un padre della Repubblica. Anche Benedetto 4x4 sta bene, è uscito di carcere ieri che sembrava unto...

domenica 18 dicembre 2011

Nessuno è niente



Guardate quel piede. Quel piede che sta per colpire il ventre di una donna indifesa, quel piede che nessun dio potrà mai fermare. Quel piedepezzodimerdasperiamotuschianti ma così non accade mai, non accade mai che quei piedi vengano paralizzati all'istante. Quanta letteratura serve per dimenticarlo? Proviamo, chiediamo aiuto a chi può

«Il sorriso gli svanì dalle labbra mentre camminava, una nube pesante nascondeva lentamente il sole, ombreggiando la facciata aggrondata di Trinity college. I tram si incrociavano verso il centro, verso la periferia, fragorosi. Parole inutili. Le cose non cambiano; un giorno dopo l'altro: squadre di poliziotti escono, ritornano: tram in un senso, nell'altro. Quei due lunatici che vanno a zonzo. Dignam caricato e via. Mina Purefoy la pancia gonfia gemente sul letto per farsi tirar fuori un bambino. Ne nasce uno al secondo in qualche posto. Un altro ne muore ogni secondo. Cinque minuti da quando ho dato da mangiare agli uccelli. Trecento han tirato le cuoia. Altri trecento nati, e ne lavan via il sangue, tutti son lavati nel sangue dell'agnello, belano beeeeee.
Un'intera città passa, un'altra ne arriva, passa anch'essa: un'altra arriva, passa via. Case, file di case, strade, chilometri di marciapiede, mattoni uno sopra l'altro, pietre. Cambian di mano. Questo proprietario, quell'altro. Il padron di casa non muore mai, dicono. Un altro si infila nei suoi panni quando gli arriva l'avviso di licenziamento. Comprano la località a forza d'oro, eppure tutto l'oro rimane a loro. C'è sotto qualche ladreria. Ammonticchiati nelle città, erosi dai secoli. Piramidi sulla sabbia. Costruite con pane e cipolle. Schiavi. Muraglia cinese. Babilonia. Rimangono grosse pietre. Torri rotonde. Il resto macerie, sobborghi tentacolari, costruiti da speculatori, case di Kerwan venute su come funghi, fatte di sabbia. Rifugio per la morte.
Nessuno è niente.
Questa è proprio la peggiore ora del giorno. Vitalità. Opaca, oscura: odio quest'ora. Mi par d'essere stato mangiato e vomitato».

James Joyce, Ulisse, 1922. Versione italiana a cura di Giulio De Angelis, Meridiani Mondadori, Milano 1997, pag. 224

In a paradoxical way

Ha un bel dire Obama nel vietare Facebook alle figlie, tanto le figlie cosa gliene importa di Facebook, mica devono fare tanto per essere qualcosa, sono già le figlie di Obama e questo basta per renderle aristocratiche in automatico.
Le figlie di Obama sono già vive, non hanno bisogno di surrogati virtuali, di protesi esistenziali. Sono già belle presenti nella memoria collettiva come figlie del primo presidente di colore della storia degli USA. In fondo, poi, sono giovani; è sufficiente che non si annoino troppo del loro troppo avere, ché il loro essere vivrà bene senza tanti sforzi per dimostrarlo.

Facebook oggi, e insieme tutti i social network, sono dei grandi calderoni dove l'individuo cerca faticosamente di emergere, tirando su la testa, o facendo vedere al mondo (dieci, cento, mille che siano gli "amici") che cosa e come egli pensa, parla, viaggia, legge, ascolta, vede, mangia, respira, in una parola: vive. 

Non ci si accontenta più di vivere nel nostro piccolo, occorre affacciarsi alla finestra-mondo per farsi notare, vedere, perché sono gli occhi e le orecchie degli altri che ci garantiscono l'esistenza. Noi siamo affamati d'essere, ognuno in vario modo, chi più chi meno, d'accordo, ma comunque, tutti noi patiamo il male ontologico.
«So far as we are human, what we do must be either evil or good: so far as we do evil or good, we are human: and it is better, in a paradoxical way, to do evil than to do nothing: at least we exist.» T.S. Eliot
«È meglio, paradossalmente, fare il male che non far niente: almeno esistiamo». C'è un'enorme carica di risentimento individuale là fuori, e sono convinto che, non so quanto consapevolmente, il Potere cerchi di canalizzarla verso forme depotenziate che non rischino di scalfirlo*. La guerra tra poveri, per esempio.
Non so dire se anche con i social network il medium sia il messaggio. Tuttavia, essi sono molto meno controllabili della televisione. Il problema è la dispersione, il fatto che tutti noi, chi più chi meno, siamo lanciati verso un'autoaffermazione che assomiglia alla gara degli spermatozoi durante un'eiaculazione. Vogliamo essere i primi e i soli. Ma contrariamente a quanto accade al vincitore della gara del concepimento, nel mondo dei viventi adulti e vaccinati succede che chiunque vinca non partorisca niente se non l'effimero successo del suo piccolo-grande sé. Ma a cosa serve tutto ciò? Cosa serve applaudire l'uno per la sua genialità, per la sua presunta esistenza moltiplicata? 

E se invece provassimo a esistere insieme? Se infatti, come per magia, curassimo la nostra malattia ontologica per sovvertire l'ordine delle cose, per autodeterminarsi interamente senza farci prender per il culo da un potere che, in ogni parte del mondo, scova modi sibillini per perpetuare se stesso, facendo godere un piccolo numero di benestanti che vogliono continuare a mangiare brioches calde alla mattina?

*Federica Sgaggio e Olympe de Gouges se ne sono accorti da tempo e oggi svelano molti arcani del pensiero emergenziale del governo salva-Italia e, nella fattispecie, del ministro Fornero. È un caso, o il Veneto è una buona culla per i rivoluzionari?

sabato 17 dicembre 2011

Pain

In un precedente post di oggi, quello dove ho riportato un'esteso brano di Nietzsche, Kees Popinga mi ha regalato nei commenti una piccola ma straordinaria poesia, questa:

Pain is hard, 
Pain is free, 
Pain is knowledge, 
Pain in me. 
The holy fraud
Drives ‘em mad
So I’m proud 
To be sad.
Pain is hard, 
Pain is free, 
Pain is human, 
Pain is me.



Un gioiello, vero? E proprio il ripetersi della parola pain (che nel testo vale come dolore, pena, sofferenza - ma chissà perché mi rimbalzava anche il significato francese di “pane”), ha provocato questi versi, molto meno straordinari e preziosi.

Volevo uscire dal seminato
ma ero incatenato
ero insolcato, radicato.
Stavo per spuntare dal terreno
fare capolino -
era quello il mio destino:
aspettare di crescere
diventar maturo
per esser falciato – non so dire
se al momento giusto,
quando si decide si decide,
non ha mai chiesto il permesso
la morte,
anche quando è da altrui donata.
La vita, tu dici sia
una grande cazzata.
Si nasce, si vive e, da ultimo, si spegne
quel che noi ci siamo ostinati a essere,
oppure quello che non volevamo essere.
Comunque sia: un interruttore
all'improvviso, zac,
ci staccano la corrente.
Se ci fosse un dio fotovoltaico
potremmo sperare
nell'energia solare.
Se eolico
nel soffiare de' venti.
Purtroppo siamo nati
con un dio proveniente
da energie non rinnovabili.
Anche lui si è esaurito, non avendo
la pila atomica.
E quindi, amici, io mi commuovo
al pensarci, al di-struggimento,
perché un conto è non essere
senza essere stati
senza aver subito l'inconveniente
di essere nati;
e un conto sarà non essere
dopo averci provato a essere
anche un esserino
che spunta dal terreno
che aspetta di essere colto
essicato, macinato
rianimato con l'acqua
e infornato
pronto per essere
mangiato.
P.S.
Ho sempre sognato
di fare l'amore con una fornaia.

Lungi da me l'odio


È per questo che mai mi ha sfiorato il pensiero di odiarla, Eminentissimo Cardinal Ravasi, Lei e i suoi stimabilissimi confratelli.

Dolore è conoscenza

«Come si vorrebbero cambiare volentieri le false asserzioni dei preti, che esiste un Dio, che egli esige da noi il bene, che è vigilatore e testimone di ogni azione, di ogni attimo, di ogni pensiero, che ci ama, che in ogni sventura vuole il nostro bene: come si vorrebbe cambiarle volentieri con verità che fossero altrettanto salutari, tranquillizzanti e benefiche di quegli errori! Ma tali verità non esistono; la filosofia può opporre loro al massimo delle parvenze metafisiche (in fondo altrettanto non verità). Ma ora la tragedia è questa, che non si può credere a quei dogmi della religione e della metafisica, se si porta nel cuore e nella mente il severo metodo della verità, e d'altra parte si è divenuti attraverso l'evoluzione dell'umanità così delicati, eccitabili e sofferenti, da aver bisogno di mezzi di salute e di consolazione della più alta specie; dal che sorge quindi il pericolo che l'uomo si dissangui sulla verità conosciuta. Ciò esprime Byron in versi immortali:
Sorrow is knowledge: they who know the most

Must mourn the deepest o'er the fatl truth,

The tree of knowledge is not that of life¹.
Contro tali cure, nessun mezzo giova più dell'evocare, almeno per le ore più tristi e buie dell'anima, la solenne leggerezza di Orazio, e del dire a se stessi con lui
quid æternis minorem

consiliis animum fatigas?

Cur non sub alta vel platano vel hac
pinu jacentes²
Sicuramente comunque la leggerezza o la melanconia di ogni grado sono meglio di una fuga e di una diserzione romantiche, di un riavvicinamento al Cristianesimo in una qualsiasi forma: poiché con esso, nell'attuale stato della conoscenza, non si può più assolutamente aver a che fare senza insozzare irrimediabilmente e senza abbandonare di fronte a sé e agli altri la propria coscienza intellettuale. Quei dolori possono essere veramente penosi, ma senza dolori non si può diventare una guida e un educatore dell'umanità; e guai a colui che volesse tentare ciò e non avesse più quella pura coscienza!».

Friedrich Nietzsche, Umano, troppo umano, Adelphi, Milano 1979. Versione di Sossio Giametta.

¹ «Afflizione è la conoscenza: coloro che più di tutti conoscono, devono più profondamente di tutti soffrire per questa verità fatale: l'albero della conoscenza non è quello della vita». Cfr. Byron, Manfredi, I, i.
² «A che tormenti un animo troppo piccolo con disegni eterni? Perché non ci sdraiamo sotto l'alto platano o sotto questo pino?». Cfr. Orazio, Odi, II, 11, 11-14.

Credo che questa lettura nietzschiana sarebbe piaciuta a Christopher Hitchens. Forse, nonostante la bellezza dei versi, avrebbe avuto qualcosa da dire circa l'ultimo della terzina byroniana, giacché avrebbe, credo, replicato che l'albero della conoscenza è, fortissimamente è, parte dell'albero della vita.

Inoltre, mi sembra doveroso segnalare il post commovente di Giovanni Fontana e la conversazione di questi quattro brillanti signori, tra i quali ce n'è uno che fuma sorseggiando scotch.


Il Cardinale twitta

Su Twitter il Cardinal Ravasi ha riportato una citazione, senza virgolette, di Benedetto Croce:


Ebbene, mi domando come possa un cristiano, perdipiù cattolico come Ravasi, accogliere e “twittare” tale frase di Croce senza rendersi conto di stare bestemmiando contro la Croce, dato che il cristianesimo stesso si fonda su un atto di violenza creatrice. Se Gesù Cristo non fosse stato crocifisso, quali altri panni vestirebbe Ravasi oggi? Certo, nel corso della storia, la violenza ha perso, a poco a poco, il suo carattere “vivificante”, in quanto, con la secolarizzazione e l'alfabetizzazione di massa, con il progresso scientifico e il graduale (faticoso) accantonamento della superstizione, è difficile - nella società contemporanea - che la violenza riesca a ricompattare la comunità in modo unanime intorno a una vittima espiatoria sulla quale scaricare tutte le colpe. Per cui, la frase di Croce andrebbe rivista. Vediamo come:
«La violenza non è forza ma debolezza»
Vallo a dire agli americani.
«né mai può essere creatrice»
Forse non può ora, e speriamo neanche domani. Ma, primo: lo è stata in passato, diciamo - per stare in campo biblico - dalla morte di Abele al sangue versato sulla Croce; secondo: non possiamo sapere se la violenza sarà necessaria per creare le condizioni di un ordine nuovo, ovvero per liberare una comunità oppressa dai suoi oppressori. Per capirsi, secondo Croce, e quindi secondo Ravasi, la Resistenza è soltanto distruttiva? E dunque, per non essere deboli, occorre tenerci i malvagi puzzoni?
Infine, come fa il cardinal Ravasi a conciliare una frase del genere con la Parabola della zizzania?
« Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del diavolo, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda! »   (Matteo 13,37-42)
Che cosa sono, in fondo, i falciatori finali se non dei meri creativi?

venerdì 16 dicembre 2011

Il poeta

[Unknown, Man Ray agendas and related materials, ca. 1926. The Getty Research Institute, Los Angeles.]

Si bùccina che viva dando ad altri
la procura, la delega o non so che.
Pure qualcosa stringe tra le dita
il deputante, il deputato no.

Non gli hanno detto al bivio che doveva
scegliere tra due vite separate
e intersecanti mai. Lui non l'ha fatto.
È stato il Caso che anche se distratto
rimane a guardia dell'invisibile.

Eugenio Montale, Diario del '71 e del '72

Re-Munerato

[*]
Stasera, mentre entravo al supermercato, una gentile signora mi ha messo in mano, con un sorriso, un volantino che diceva: «Comprasi oro e argento». Con un simile sorriso le ho risposto: «Signora, non sono in Parlamento».

P.S.
Si vedono bene le frecce rosse? Dovevo farle verdi?