lunedì 31 gennaio 2011

Un rapido carotaggio

Lo so che politicamente oggi la lettera di Berlusconi (o chi per lui) al Corriere della sera ha la preminenza sul dibattito. Ma storicamente c'è un altro articolo più significativo. L'ha scritto Vittorio Messori. C'è solo un problema: o sono io che esagero e fraintendo, oppure Messori – fedele servitore della Chiesa – ha elencato inconsapevolmente (?) sufficienti motivi storici per detestare l'Istituzione Ecclesiastica fin dai primordi della sua longeva storia.
«Radici cristiane e storia rimossa. Un fantasma s'aggira per l'Europa». Il pretesto è chiaro: si vuole criticare, con forza e nuovamente, la “nomenklatura” europea perché rifiuta non tanto di riconoscere, quanto di dare al cristianesimo lo status di unico elemento costitutivo dell'Europa stessa. E Messori attribuisce questo rifiuto di privilegiare il cristianesimo alla cosiddetta political correctness che, a suo dire, impedisce una serena analisi storica. «Qualcuno ha detto che negare quelle radici non è un peccato contro la religione, bensì contro la storia. Ma è davvero così? Ebbene, in quella storia vale la pena di tentare un rapido carotaggio, mai dimenticando le parole con cui Leone XIII annunciava l'apertura agli studiosi dell'Archivio segreto vaticano: “Il cristianesimo ha bisogno solo di verità”».
Ed ecco che Messori elenca, nei limiti posti da un editoriale, una serie di “ragioni” storiche che dimostrano, a suo dire, l'impossibilità di negare le tanto amate radici cristiane. Ma il bello (il brutto) a mio avviso consiste proprio in questo: che in questo rapido excursus verrebbe voglia di estirparle, o quanto meno di devitalizzarle queste radici visto che – e soprattutto in Italia – sono il portato di numerose storture; di più: esse sono d'ostacolo a una benefica desacralizzazione (religiosa) del mondo, ed offuscano, quindi, la verità della croce. Sarà ch'io sono un teorico girardiano, eretico in pectore con tendenze fortemente agnostiche: ma – non so come – io vedo nella Chiesa il principale scandalo (pietra d'inciampo) alla piena rivelazione della verità della vittima. Ma leggiamo Messori:
Come testimoniano gli Atti degli Apostoli, fu proprio l'Impero – coi suoi magistrati e i suoi soldati – a impedire che il giudaismo ufficiale soffocasse nella culla quella che non pareva altro che una eresia ebraica. Le persecuzioni romane furono discontinue, quasi sempre locali, proclamate da un imperatore ma messe da parte dal successore. Anche il numero dei martiri pare sia molto ridotto rispetto alle cifre iperboliche date dagli antichi apologeti. Meno di quanto si creda i martiri, ma meno di quanto si immagini anche i battezzati quando, quasi tre secoli dopo. Costantino estese la libertà di culto ai cristiani. Nell'Africa del nord e in Medio Oriente, le comunità erano numerose, anche se dilaniate da feroci conflitti teologici. In Europa, invece, il cristianesimo aveva creato roccaforti quasi soltanto in alcune grandi città, circondate dalla massa enorme dei “pagani”, cioè gli abitanti dei pagi, i villaggi contadini. Una prima cristianizzazione di massa iniziò qualche decennio dopo ma per volontà imperiale, quando Teodosio andò ben oltre il decreto costantiniano che dava libertà ai cristiani e tolse la libertà ai non cristiani, imponendo la chiusura dei templi e la distruzione dei segni pagani. Ma molti ignorano che soltanto poco prima che Francesco d'Assisi mostrasse a quali vette fosse giunta da noi la spiritualità cristiana, gli ultimi pagani europei - quelli degli attuali Stati Baltici – si arrendevano al lungo assedio cristiano [molto spirituale questo vero?] e accettavano rassegnati il battesimo. Gli altri popoli erano stati convinti a rinnegare (almeno ufficialmente, ma spesso non nella pratica occulta) i culti ai loro dèi non sempre con le buone, anzi talvolta con le cattive [che spettacolo!]. Ci furono anche episodi terribili come l'offensiva di Carlo Magno contro i Sassoni, terminata col massacro di coloro che rifiutavano il battesimo. Poco edificanti pure le imprese dei Cavalieri Teutonici, questi monaci-soldati che “cristianizzarono” l'Est europeo con in pugno una croce e una spada che spesso grondavano di sangue. La loro fama era tale che non a caso Himmler riesumerà le loro insegne e bandiere, per quell'Ordine bruno in cui voleva trasformare le sue SS. Intendiamoci: quella verità storica cui deve ispirarsi soprattutto il credente, impone di ricordare l'altro volto della realtà. E, cioè, l'apostolato coraggioso, tenace, spesso eroico, di schiere di inermi religiosi che si fecero missionari tra i barbari, tra gli idolatri, tra i pagani di ogni sorta e razza, avendo come sola arma il Vangelo e l'esempio personale. Né va dimenticato che, se da qualche parte il battesimo fu imposto dalla legge del più forte, in molti altri luoghi il Vangelo fu accolto liberamente e praticato sinceramente. Ne è testimonianza irrefutabile l'Europa che in un paio di secoli si coprì di meravigliose cattedrali costruite con il lavoro, l`impegno, la fede di tutto il popolo. Dagli aristocratici alle prostitute.
In conclusione, per Messori,
Andrebbe ricordato, soprattutto, che ogni dottrina o ideologia nata in Europa contro il cristianesimo in realtà ha proposto, e propone, ideali incomprensibili senza il retaggio evangelico. A cominciare dalla “trinità” degli scristianizzatori giacobini - liberté, égalité, fraternité - che è una sorta di quintessenza cristiana» o «quel giudeo-cristianesimo secolarizzato che è il marxismo. Insomma, la storia è sempre troppo complicata per chi – da una parte e dall'altra – voglia partire in crociata. Per stare alle radici europee: verità impone di riconoscere che a questo nostro Continente il cristianesimo fu talvolta imposto piuttosto che proposto. Ma venti secoli stanno alle nostre spalle: che metteremmo in questa nostra storia, se rimuovessimo ciò che li ha riempiti a tal punto che anche chi ha cercato di liberarsene ha dovuto rifarsi ai suoi valori?
Bene, ho riportato di proposito gran parte di quanto Messori scrive perché gli sia ricordato a futura memoria. Con questa operazione di “verità storica” messa al servizio di una ragione politica, egli cerca di rendere inoppugnabili le motivazioni che spingono la Chiesa a chiedere il riconoscimento delle radici cristiane non accorgendosi, però, che sì facendo contribuisce a gettare profondo discredito (com'è giusto che sia) nella missione salvifica dell'Unico Referente terreno Autorizzato dal Trascendente. Messori ci racconta che la Divina Provvidenza, “talvolta”, ad maiorem gloriam dei, si è imposta un po' – ehm ehm – bruscamente. Messori, in buona sostanza, certifica quello che è un dato di fatto: la Chiesa è solo esercizio di potere temporale che si perpetua grazie all'indebita commistione di sacro e profano. La Chiesa è struttura di potere mondano e Gesù Cristo è sempre meno cristiano. 

domenica 30 gennaio 2011

Un baffo visibilissimo

Catherine Ashton, la donna invisibile (qui un'ulteriore analisi sulla situazione di politica europea).

Io credo, di contro, che Massimo D'Alema sarebbe stato visibilissimo. Certamente, se fosse stato scelto lui - a suo tempo - come Alto Rappresentante agli Affari Esteri dell'Unione Europea, egli avrebbe rilasciato meno interviste sulla politica interna e questo, credo, sarebbe stato di per sé proficuo, perlomeno per il bene dell'Italia.

Un mammifero disponibile

Com'era stato anticipato da Stampacadabra, Giuliano Ferrara inaugura oggi con un editoriale la sua collaborazione con Il Giornale.
È un articolo dove vi si possono leggere tante cose, anche per esempio un subliminale suggerimento al Suo Amore di togliersi dalle palle con garbo e savoir faire, tanto c'è chi garantirà continuità alla sua politica (del cazzo). Politica che, seppur sperimentata pienamente in 8 anni complessivi di governo, contrariamente a quanto pensa Ferrara, secondo me non ha prodotto granché di buono. Soprattutto, come da anni ci raccontano Phastidio, Malvino e altri autorevoli commentatori, tutto è stato il governo Berlusconi fuorché un governo autenticamente liberale, sia sul versante economico che su quello prettamente politico-sociale. Dunque, ci vuole proprio una gran faccia di Riace a scrivere:
Però questo non vuol dire che il giocoliere galante di Arcore sia un caudillo sudamericano nelle mani di una plebe adorante e vociante, uno incapace di formare una classe dirigente se non di plastica. Le rancorose oligarchie di un certo giro mondano puntano su questa rappresentazione della realtà perché, se Berlusconi fosse soltanto un simbolo irrazionale, un idolo, invece che un uomo di Stato un po’ particolare, abbatterlo alla fine sarebbe più facile, specie con l’aiuto delle Procure militanti e dei media d’assalto. Una volta eliminato il simbolo, il nuovo potere ingrasserebbe nella desertificazione della destra italiana. Parlo di una destra riformatrice, antifiscale, antistatalista, popolare e liberale, ché la destra immobilista e illiberale è ben radicata nella foresta pietrificata della sinistra.
Ora, chi se non Berlusconi è il maggior responsabile della desertificazione della destra italiana? Onestamente, i governi Berlusconi quanto sono stati riformatori, antifiscali, antistatali, liberali? Le uniche riforme vere realizzate dal governo sinora son quelle che hanno tutelato in primis il «giocoliere galante di Arcore» (le celebri leggi ad-personam); e poi che io sappia le uniche tasse abrogate da B. sono state la tassa di successione e l'Ici entrambe togliendo i limiti (se non ricordo male, infatti, il centrosinistra aveva fatto qualcosa in proposito, ma emendatemi se sbaglio); e poi ancora, riguardo ad Alitalia proprio un bell'esempio di antistatalismo; infine... liberali sì, cosìPopolari, forse, nel senso che sono attaccati alla gonna vaticana per vanificare le richieste, queste sì liberali, in materia di bioetica, di diritti civili e di laicità dello stato.
Dunque, la squadra di governo successiva a Berlusconi che Ferrara suggerisce come può aver credito di riuscire là dove finora ha fallito?

P.S.
Scrive Ferrara nel suo p.s.
Scalfari sull’Espresso civetta un po’ con me e poi mi dice che devo provare vergogna. Mi sono sforzato ma non ci riesco, mi spiace. Se però lui o il suo Peppe D’Avanzo volessero farsi una bella chiacchierata in televisione con me, evitando naturalmente postriboli televisivi e fumerie d’oppio, sono disponibile. Vediamo chi arrossisce e, se mi è permessa una innocente guasconata, glielo do io il bunga bunga.
Ecco svelato l'arcano: Ferrara ha accettato di fare l'editorialista del Giornale per far capire anche alla sua nuova platea di estimatori quanto gli manchi andare in televisione. Ma possibile che il suo amato Cav non gli trovi uno spazio di 5 minuti prima del telegiornale? Suvvia, lo si accontenti sennò alla fine s'impermalisce.

Queste belve larvate

«Essere giusto in modo tale da contenersi entro i limiti delle leggi umane è proprio dell'astuzia piuttosto che della vera giustizia. Chi agisce così infatti non provvede tanto all'utilità pubblica quanto alla sua, che non è parte alcuna della giustizia […] ma è un effetto dell'amore di sé. Tolte le leggi, queste belve larvate indulgerebbero all'amore di sé con un impeto così sfrenato, che quello che solo per legge poteva sembrare un uomo buono si rivelerebbe un briccone dissolutissimo e disonestissimo. Chi volesse davvero essere giusto, sarebbe persuaso di esserlo solo avendo già maturato la convinzione di poter essere veramente giusto astraendo dalle leggi».

Henry More, Enchiridion Ethicum (1667), traduzione di Mario Micheletti [vedi pag. 940]

Astraendo dalle leggi, Berlusconi sarebbe più o meno “briccone”, ovvero sarebbe più o meno «pezzo di merda» nell'elegantissima accezione della signora assessoressa Nicole Minetti?

Me lo sa dire perché?


A volte ho l'impressione di coricarmi e parlare. Cioè: vado a letto, chiudo gli occhi, penso e scrivo nel buio della notte. Vorrei avere una biro sulla punta del naso.

sabato 29 gennaio 2011

Un D'Agostino su di giri



Scrive D'Agostino sull'Avvenire di oggi:

...l’offesa che lo spot arreca al dignità umana è particolarmente subdola. La dignità umana, infatti, è offesa non solo quando viene sadicamente umiliata, ma anche, paradossalmente, quando viene ideologicamente esaltata. Nello spot i fautori dell’eutanasia volontaria costruiscono un’immagine irreale e quindi ideologica dell’ uomo, un’immagine nella quale il malato che "sceglie" la morte e chiede di essere ascoltato dal "governo" appare sereno, lucido, consapevole, coraggioso e quindi esemplarmente ammirevole: ma in tal modo (chissà se se ne rendono conto i radicali) essi sottraggono dignità, umiliandoli, a tutti i malati terminali che vivono la loro esperienza nella debolezza, nella solitudine, nella paura, nella fragilità e spesso nella disperazione, meritano paradossalmente il biasimo che va riservato ai pavidi, a chi non avendo il coraggio di chiedere l’eutanasia… 

Io non vedo in tale spot questo. Sarà che sono prevenuto, ma non lo vedo. Io non credo che il "malato" debba rappresentare tutti i malati. Così come quello che chiede non lo chiede per tutti. Lo chiede per sé. E l'individuo adulto che prende in mano la sua vita e ne dispone non offende la vita, ma la difende, non la umilia, ma la gratifica. Il malato non sceglie la morte: sceglie di non proseguire la sofferenza che rende invivibile la vita.

Intervenire su di un dibattito così tragico e sottile come quello sul fine vita ricorrendo, anziché ad argomentazioni esplicite, articolate e sofferte, a uno spot umilia la democrazia, prima ancora che l’etica. Sappiamo infatti che esistono visioni del mondo che banalizzano il dono della vita o che non riescono più a percepirne il senso quando la malattia si impadronisce ineluttabilmente del corpo.

Ammesso e non concesso che visioni del mondo contraddittorie a quelle del cattolicesimo banalizzino il dono della vita, il punto fondamentale è: se la vita è un dono io, tenutario della mia, ho il diritto di banalizzarlo, se voglio, quanto mi pare e piace. Mica pretendo di banalizzare la vita altrui, banalizzo la mia. Chi sei tu poi per giudicare che io sto banalizzando? Mediante quali criteri dài giudizi di valore sulla mia vita? Sui tuoi criteri, immagino. Bella fava d'un D'Agostino. Così son capaci tutti di ragionare, vero? 

È doveroso però che queste visioni del mondo, quando entrano nel dibattito etico, politico e sociale rispettino fino in fondo i valori non solo formali, ma sostanziali della legalità. Legalità significa in primo luogo rispetto sincero e onesto delle leggi vigenti (anche di quelle che non si condividono!) e nel nostro Paese è tuttora vigente una legislazione (per di più penale) esplicitamente orientata alla difesa della vita e di quella terminale in particolare. Legalità significa correttezza nell’informazione data al pubblico: i radicali non possono non sapere che le indicazioni statistiche che essi forniscono in chiusura dello spot (e cioè che il 67% degli italiani sarebbe favorevole all’eutanasia) sono inattendibili, fino a che il termine non sia rigorosamente precisato nel suo significato. 

Ecco perché D'Agostino è così incazzato! Perché sa benissimo che gli italiani, anche se non sono al 67% favorevoli all'eutanasia, sono in tal percentuale contrari all'accanimento terapeutico qualora si presentino le condizioni di un Piergiorgio Welby o di un'Eluana Englaro. 

Legalità significa soprattutto rinuncia a forme indebite di propaganda mediatica, soprattutto quando la posta in gioco verte su temi etici fondamentali. Uno spot mediaticamente efficace attiva una sorta di corto-circuito mentale, induce cioè a comportamenti fondati non su convinzioni autentiche e su scelte meditate, ma su emozioni, su sentimenti o peggio ancora su sottili e occulte forme di condizionamento psicologico. Lo spot sull’eutanasia sembra paradossalmente pensato per confermare l’accusa alla televisione di essere una "cattiva maestra".

Be', visti i buoni uffici con il gruppo mediatico di cui il presidente del consiglio è proprietario, ci vuole poco a replicare con un spot avente un messaggio contrario a quello dei Radicali. Quindi, egregio D'Agostino, perché si surriscalda così tanto?

Una parte di un Poema in tre parti


1. Love

«Once I let a guy blow me.
I kind of backed away from the experience.
Now years later, I think of it
Without emotion. There has been no desire to repeat,
No hangups either. Probably if the circumstances were right
It could happen again, but I don't know,
I just have other things to think about,
More important things. Who goes to bed with what
Is unimportant. Feelings are important.
Mostly I think of feelings, they fill up my life
Like the wind, like tumbling clouds
In a sky full of clouds, clouds upon clouds.»
1. Amore

«Una volta mi lasciai fare un pompino da uno.
Io, diciamo, come rinculato dall'esperienza.
Adesso, anni dopo, ci penso
senza emozione, non c'è stata voglia di ripetere,
strascichi nemmeno. Probabilmente in circostanze adeguate
la cosa potrebbe riaccadere, ma non ho idea,
ho altre cose che mi occupano il cervello,
cose più importanti. Non è importante chi va a letto
con cosa. Importanti sono i sentimenti.
Penso quasi sempre ai sentimenti, colmano la mia vita
come il vento, come nubi che si scompigliano
in un cielo pieno di nubi, nuvole addosso a nuvole.»



John Ashbery, Autoritratto in un specchio convesso, Garzanti, Milano 1983 (traduzione di Aldo Busi).

Nessuno mette in dubbio che il sesso sia una cosa bellissima e che una fellatio o un cunnilungus, sapientemente eseguiti tra persone consenzienti, siano uno dei momenti di massima espressione del godimento. Ciò nonostante, se uno si fa tarlare la mente da queste cose è inevitabile che sbrocchi e che gli dia di volta il cervello e mandi videomessaggi registrati a raffica per dire menzogne alla nazione. Farebbe meglio a dedicarsi alla sua presunta (e sicuramente pudica) fidanzata...
Sono passati più di dieci giorni, infatti, e la strategia dei sentimenti non ha avuto sbocchi perché è difficile trovare una donna a modo che non passi per una leccaculo di un squallido leccafiche a pagamento (a sua insaputa: pagava il suo esattore). Insomma, nessuna sosia della Santanché sarà mai legittimata come amante, giacché nessuna galoppina potrà rivestire i panni di una donna che colma la vita di un uomo anche (e soprattutto) mediante il più sublime dei sentimenti. L'amore, superfluo ripeterlo, è una cosa tra pari. E come si può amare alla pari un uomo che si considera lui-même (ed è considerato da molti) un dio sacro? Ci vorrebbe una principessa, forse. Illibata, meglio. Monarchie di tutto il pianeta, state attente a quest'uomo che non rapisca le vostre giovani creature. Soprattutto, non mandatele in giro sole in una notte di tempesta: ahiloro se, dopo, si ritrovano a dormire su un materasso con un pisello. Sopra.

Il ritardo della rivoluzione

Che peccato che la rivolta in Egitto non sia accaduta un anno fa.
Fosse stato così, il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana avrebbe telefonato in questura spendendosi personalmente per dare asilo politico alla nipote del suo Omologo egiziano.

venerdì 28 gennaio 2011

Un fragore di cordiale ilarità

Mi sono alzato con un nervoso addosso, una rabbia intensa, vera, forte¹. Oh se solo potessi colpirlo con qualche oggetto contundente, se solo potessi essere sicuro di centrarlo con un'incudine sulla crapa incatramata. Bum, colpito e affondato mezzo metro nel selciato. Ma il mio timore è che lui la scampi ancora come quell'antipaticissimo struzzo e io faccia la fine del nostro caro Willy
Ma perché somatizzare questa stronzaggine infinita? Cosa posso fare per non pensarci? A cosa posso pensare per non pensare a lui? Come posso estirpare dalla mia mente il mostro
C'è una soluzione:
Uccidere il tiranno [è] impresa tanto facile che [potrei] compierla senza muovermi da[lla mia] stanza. Per l'attentato potrei usare o una vecchia rivoltella ben conservata, oppure un gancio, sopra la finestra, che un tempo doveva servire per l'asta delle tende. Meglio questo che quella, poiché avevo i miei dubbi sull'efficienza d'una cartuccia vecchia di venticinque anni. Uccidendo me stesso avrei ucciso anche lui, poiché egli era totalmente dentro di me, ingrassato dall'intensità del mio odio. Assieme a lui avrei ucciso il mondo da lui creato, tutta la stupidità, la codardia e la crudeltà di quel mondo che, con lui, era cresciuto a dismisura dentro di me [...] Poi, d'un tratto, l'incredibile intensificarsi di tutti i sensi che m'aveva sopraffatto subì una metamorfosi strana, quasi chimica.² 
«Non è un paese libero quello in cui quando si alza [Egli alza la cornetta] il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle nostre conversazioni. Non è un paese libero quello in cui un cittadino può trovarsi sui giornali delle proprie conversazioni che fanno parte del proprio privato e che non hanno nessun contenuto penalmente rilevante. Non è un paese libero [Egli riaggancia la cornetta con difficoltà] quello in cui una casta di privilegiati può commettere ogni abuso a danno dei cittadini senza mai doverne rendere conto». (Ultimo videomessaggio di S.B.).
Il riso, in effetti, mi [ha salvato]. Dopo aver sperimentato tutti i gradi dell'odio e della disperazione, io [salgo] a quell'altezza donde lo sguardo spazia sul ridicolo. Un fragore di cordiale ilarità mi [ha guarito], così come succede in quella fiaba a un certo signore, «nella cui gola un ascesso scoppiò alla vista di un buffo cagnetto ammaestrato».³
¹Discutendo con una mia collega poco informata sui fatti, la quale ribatteva al mio livore riassuntivo con il solito qualunquista “ma sono tutti uguali”, ho replicato: «Sono tutti uguali un cazzoCi vorrebbe un golpe militare, le ho detto. «Sì, proprio così. È che un De Lorenzo oggi dove lo si trova». 
²Vladimir Nabokov, La distruzione dei tiranni, (Istreblenie Tiranov, 1938), Guanda, Parma 1990 (traduzione di Pier Francesco Paolini).
³Ibidem. 

Le nuove scarpe del Presidente Culo Flaccido

Diffondete


Un grande Malvino.

giovedì 27 gennaio 2011

Dare ragione

Forse il problema vero – considerando quanto accade in Tunisia, in Algeria, in Egitto, in Albania – è che in Italia non stiamo (ancora) abbastanza male.
Il male berlusconiano tocca solo le corde della ragionevolezza, della sapienza, dell'estetica, dell'etica (la lascio per ultima la morale di proposito, anche se – spinozianamente – in cuor mio è al primo posto).
La faccia di merda del berlusconismo, insomma, non tocca ancora gli stomaci; e niente quanto uno stomaco vuoto è pronto per la rivoluzione. I nostri magazzini sono pieni di merci che, soprattutto per la maggioranza della popolazione, sono ancora – più o meno – accessibili. «Chi me lo fa fare a me, che ho un reddito mensile più o meno alto [o aspiro ad averne uno], con carta di credito e bancomat, di rischiare il mio “benessere”. Ho più da perdere che da guadagnare». Così dicendo, si cerca di soffocare quella rabbia naturale che ti monta addosso quando si vedono e si ascoltano gli scherani del Puttaniere a sua insaputa offendere il minimo comune senso del pudore intellettivo (meglio ascoltare il suono di un organo genitale nell'atto di orinare che sentire le filippiche difensive dei sodali del capo del governo).
Attenzione: qui nessuno si illude che, una volta tirato il collo a Berlusconi, l'Italia diventi un paradiso. Ciò nonostante, non ritenere che Berlusconi sia un male oramai interamente fuori controllo è cosa o da pazzi o da complici. E dato che con queste due categorie di individui è impossibile ragionare o ci litighi e addirittura fai a botte (cosa sbagliata, inopportuna, assolutamente non conveniente) oppure gli dài ragione. Sì, avete capito bene: in qualsiasi circostanza di pubblico dibattito, sia esso televisivo, radiofonico, o semplicemente durante una normale conversazione con dei conoscenti o dei colleghi di studio o lavoro, appena si annusa la presenza di chi prende le difese del Presidente Berlusconi, precipitarsi a dargli (o darle) ragione, muovendo in ispecie la testa dall'alto verso il basso (come quei cagnolini di peluche dentro una cesta che alcuni mettono nel vetro posteriore della propria automobile) e dicendo: «Massì, ma certamente, è proprio così, è indubbio, hai (ha) ragione in effetti, indubbiamente, indiscutibilmente, non può essere che come dici tu (o dice lei), eh sì, è evidente, io mi meraviglio che ci sia chi dica il contrario, e certo che ognuno a casa sua faccia quello che vuole, ci mancherebbe, le versioni sono tante, il fango con tutto quello che è piovuto, la neve non mi dica quanta neve è scesa anche a St. Moritz, è un complotto, si vede lontano un miglio che c'è volontà persecutoria, si vuole sovvertire la volontà popolare tutto qui, eh ma le gente che lavora è con noi, bisogna prendere provvedimenti contro certa magistratura politicizzata, è un uomo generoso che ha fatto tanto per il Paese, sapesse quante volte l'ho visto fare di nascosto beneficenza, ma come ha fatto a vederlo se l'ha fatta di nascosto?, lei è un comunista, non sappia la mano destra cosa fa la sinistra, è vero già, mi scusi, ogni tanto metto in funzione il cervello e divento insolente...

Questa tattica potrebbe essere, alla lunga, l'unica vera strategia per vincere questo tipo di male: mostrarsi speculari, fare cioè da specchio alle “supposte” ragioni berlusconiane, mostrandone la nefandezza. 

Effetto domino

Quanto vorrei che dopo la tessera di Mubarak, anche in sesta o settimana posizione, ci fosse anche quella del nostro caro Pezzo di Merda.

Il giardiniere di Arcore


via Boing Boing.

Did they notice me, this time?

Non so esattamente chi sia stato per primo a pronunciare questa frase:
«Ma cos'altro deve fare ancora quest'uomo perché tu smetta di difenderlo, di giustificarlo, di votarlo»?
(C'è anche un Gruppo su Facebook che sia chiama così).
Fatto sta che, forse anche perché è stata la domanda sospesa che Beppe Severgnini avrebbe voluto fare al Ministro Carfagna, - se fosse rimasto in studio a Matrix (vedi video trasmesso da Le invasioni barbariche qui dal 2'20'' alla fine) -, tale proposizione è diventata, in questi giorni, il cavallo di battaglia, la frase fatta di tutti coloro che si trovano a discutere con dei berlusconiani indefessi, in specie durante i “dibattiti” televisivi. Ripetiamola: ma cos'altro deve fare ancora quest'uomo [Berlusconi] perché tu [intelocutore berlusconiano] ti renda conto chi è [Minetti dixit]?
Bene, nonostante sia una domanda ineccepibile, mi sembra che, se usata a sproposito, essa perda il suo alto valore retorico. Soprattutto andrebbe usata solo alla fine della discussione, come “arma di riserva”. 
Pensavo a questo, oggi, quando mi sono imbattuto in questa strofa dell'ode As One Put Drunk into the Packet-Boat (Come uno caricato ubriaco sul postale) di John Ashbery, nella traduzione di Aldo Busi*.

A look of glass stops you
And you walk on shaken: was I the perceveid?
Did they notice me, this time, as I am,
Or is it postponed again? The children
Still at their games, clouds that arise with a swift
Impatience in the afternoon sky, then dissipate
As limpid, dense twilight comes.
Un riflesso di vetro ti arresta
e procedi infiacchito: fui io lo scorto?
Si sono accorti di me, stavolta, come sono,
o la cosa è di nuovo rimandata? I bambini
tuttora ai loro giochi, nubi che s'alzano con celere
impazienza nel cielo pomeridiano e poi si disperdono
quando sopraggiunge la limpida, densa luce crepuscolare.


*John Ashbery, Autoritratto in uno specchio convesso, Garzanti, Milano 1983

mercoledì 26 gennaio 2011

Intercettazioni atee

Telefonata 11/1/2011 Da Minetti a Clotilde 
N: C'è un limite a tutto non me ne frega un cazzo se lui è il presidente del consiglio e cioè... un vecchio e basta. Io non mi faccio pigliare per il culo così.. si sta comportando da pezzo di merda. 
C: Lo sapevamo.


N: Perché uno che fa così è un pezzo di merda. Perché lui mi ha tirato nei casini in una maniera che solo dio lo sa.... In cui non ci sarei finita neanche se mettevo tutto l'impegno. Gli ho parato il culo e non si può permettere di fare così.


Dio, con la minuscola.

P.S.
A proposito: telefonando a Gad Lerner, Berlusconi ha elogiato la consigliera regionale lombarda, signora Nicole Minetti, di avere  molte qualità, tra le quali quella di essere “madrelingua” inglese. In questo caso ha vinto il padre.


P.S.2
In quel «lo sapevamo» di Clotilde c'è tutto lo sconforto di chi lo ha sempre saputo.

Prima che lo faccia Blob stasera


La bufera (e altro) passerà.

Les princes n'ont point d'yeux voir ces grand's mervelilles,
Leur mains servent plus qu'à nous persécuter...
(Agrippa D'Aubigné: À Dieu)
La bufera che sgronda sulle foglie
dure della magnolia i lunghi tuoni
marzolini e la grandine,
(i suoni di cristallo nel tuo nido
notturno ti sorprendono, dell'oro
che s'è spento sui mogani, sul taglio
dei libri rilegati, brucia ancora
una grana di zucchero nel guscio
delle tue palpebre)
il lampo che candisce
alberi e muri e li sorprende in quella
eternità d'istante - marmo manna
e distruzione - ch'entro te scolpita
porti per tua condanna e che ti lega
più che l'amore a me, strana sorella, -
e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere
dei tamburelli sulla fossa fuia,
lo scalpicciare del fandango, e sopra
qualche gesto che annaspa...
Come quando
ti rivolgesti e con la mano, sgombra
la fronte dalla nube dei capelli,
mi salutasti - per entrar nel buio. 



Eugenio Montale, La bufera e altro.

Banquero tu tiene cartera no tengo dinero

Che bellezza.
via Boing Boing

Truccato di niente

«Del catalogo non resta che la numerazione, e della numerazione il numero uno abbigliato in trucco di donna, e quindi truccato di niente.
Trucco che più si lascia guardare e più attira nella sua vertiginosa cifra. Vertigine della cifra. Sollazzo più certo a un matematico che a un amatore.
La donna. Non si può che contarla in Leporello e mai trovarla in Don Giovanni. È mai trovandola che Don Giovanni s'“indonna”.
Quel che qui ritorna puntuale tra odor di femmina e lenzuola sfatte è sempre l'impossibilità di coucher avec. Milletré occasioni mancate.
Tacciato da certa saggistica di piglio femminista d'“impotenza”, celebrato da Da Ponte piuttosto come campione di potenza mascolina, trovo che sia davvero finalmente il caso di restituire a Don Giovanni la femminilità che gli è propria – milletré volte derubato, milletré volte se ne riappropria –.
Di ogni donna messa a nudo il corpo è terra irriducibile, limite che esclude ogni conquista. “Conquista” ogni volta in Don Giovanni è la sua stessa perdita, in quel deliquio che disfa illusione di qualunque sesso e dei sessi la relazione. Conquistatore, sì, Don Giovanni, ma del suo proprio scacco. “Matto” di milletré disavventure, più che fallire non può il seduttore nella rovina in sé che germoglia e dilaga al femminile.
Il donnaiuolo per eccellenza non troverà mai più donna in corpo di donna. Gli fu fatale aver distolto un attimo l'occhio. Da quanto osceno si mostra al desiderio ecceduto.
Tant'è che in una eventuale mise en scène del Don Juan, a dirla tutta sulla impossibilità della congiunzione tra i sessi, abbandonerei Donn'Anna e tutte le Donn'Anne della terra a smaniare ignude sole in su la scena, lasciando a Don Giovanni il piacere di masturbarsi altrove.
Spettacolo grandioso, invero, di debolezza».

Carmelo Bene, “Ma quelli che vedono, non vedono quello che vedono...”, da Sono apparso alla Madonna, in Opere, Bompiani, Milano 1995 (pagg. 1141-1142).

martedì 25 gennaio 2011

Evoluzione della specie

Questa è la nuova Fiat Freemont

Questa la vecchia Stilo S.W.

Comincia a farsi sentire la “cura” Marchionne che assomiglia tanto alla cura Romiti d'antan.
Alla Fiat non hanno ancora capito che, per riconquistare il mercato occorrono, essenzialmente, due cose. 
Primo: vendere auto allettanti a chi le può comprare. Infatti, per un po' di anni, la maggioranza dei motorizzati che hanno acquistato auto mediante gli incentivi della rottamazione, non cambierà auto. E questo mercato delle medio-piccole, se non ha una vendita di "massa", rende poco.
Secondo: fare automobili qualitativamente elevate, soprattutto del settore medio-alto, ad un costo notevolmente inferiore agli attuali marchi di successo (penso all'Audi, Bmw, Mercedes). Oramai in casa Fiat hanno dilapidato un patrimonio di credibilità. Se solo si pensa, per esempio, agli anni '80-'90  le auto punto di riferimento del settore medio alto erano queste:
Lancia Thema
Mercedes 200E


Le Audi e le Bmw dovevano ancora imporsi, perlomeno nel mercato italiano. Bene, in meno di un decennio, la Fiat ha perso completamente il mercato della fascia medio-alta della popolazione italiana. Come fare a recuperare questo deficit? Come fare, cioè, a convincere chi ha i soldi comprare autovetture a del Gruppo Fiat invece delle auto tedesche, giapponesi o francesi?
Io qualche idea ce l'avrei, costano meno di una Panda.

Prolusioni

Dopo la prolusione del presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco, riguardo al noto scandalo Ruby, sono, nei prossimi giorni, attesi altresì gli interventi (uno al giorno) dei seguenti responsabili religiosi.
  • Del Pastore capo della Unione delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° giorno;
  • Del Presidente delle Assemblee di Dio in Italia;
  • Del portavoce dei Pastori della Chiesa Valdese e delle chiese metodiste;
  • Del Pastore capo della Chiesa Evangelica Luterana in Italia;
  • Del Rabbino Capo di Roma;
  • Dell'Iman di Milano (anche se gli avvocati del premier ne contestano la giurisdizione);
  • Del Testimone Capo di Geova di Genova;
  • Del Maestro Buddista di Abbiategrasso;
  • Del Ministro di Scientology Italia;
  • Del Responsabile del Movimento Raeliano in Italia (l'intervento di quest'ultimo è caldamente atteso dalla parte berlusconiana);
  • Del Pastore pastafariano di Farra San Martino.

Trascorsi questi pronunciamenti, sarà aperto il dibattito parlamentare.

Era facile, ma non potevo resistere




via Malvino

lunedì 24 gennaio 2011

Foglie secche


Il gioco funziona così: c'è un editorialista affermato in fase calante della sua considerazione pubblica (politica) che, per fare l'eccentrico e per far sì che qualcuno se lo fili, scrive una stronzatina politicamente scorretta, cosciente di averla scritta per attirare su di sé l'attenzione. È vero che poi molti – per riflesso condizionato – si indignano e lanciano appelli non facendo altro che abboccare ad un'esca intellettualmente poco invitante, dando così visibilità al modesto pescatore
Ma andiamo avanti. Ecco che a difesa del suddetto “pescatore liberale” si erge un altro fine elzevirista, il quale, per sostenere la sua tesi difensiva, tira in ballo un colosso del pensiero come Montaigne. E tra culi filosofici e altri cazzi metafisici ci viene a ribadire che il politicamente corretto è una farsa, come se non l'avessimo capito e ci volesse e ci voglia sempre e solo lui tutte le volte a ripeterlo, sennò magari ce lo scordiamo - e non si rende conto, il poverino, ch'è proprio questo suo ricordarcelo che diventa il coretto del politicamente corretto corretto – davvero nauseante.

La base del discorso, in soldoni, è questa: chiunque si appresta a difendere o a giustificare Berlusconi sappia che non potrà mai e poi mai avere una pezza d'appoggio intellettuale degna di questo nome. Visto che sono chiamati in causa, a sproposito, Montaigne, Macchiavelli, Croce, Bobbio vorrei che si provasse a immaginare davvero un famoso pensatore del passato che, se fosse stato alle prese col fenomeno berlusconiano, lo avesse giustificato. 
Avete cercato? Trovato qualcuno? Io credo che nemmeno quel geniale filosofo nazista e piccolo-borghese coi pantaloni alla zuava che fu Heidegger avrebbe speso una parola in difesa del grande cialtrone. Qui non ci sono destra/sinistra, liberale/integralista, conservatore/progressista che tengano. Il fenomeno Berlusconi travalica i limiti dell'intelligenza: è una lotta estenuante contro qualcosa che supera l'umana comprensione. All'ombra dell'albero Berlusconi ci sono molti, tanti (troppi ancora, forse) che mangiano i frutti; ma la moltitudine mangia solo le foglie accartocciate che si apprestano a concimare il terreno. Ogni tanto spicca qualche ghianda, boccone prelibato per i cinghiali.

Una prova musicale

Alexi Murdoch - Towards The Sun by cityslang

L'equivalente di un attimo un cazzo

Al Presidente Silvio Berlusconi detto Yu Draghu

Dal mio arrivo nel mondo degli uomini
non sono ancora passati cent'anni,
l'equivalente d'un attimo
nel mondo dei Tre Cieli.
Per tutto questo tempo sono stato
un semplice Funzionario del Tuono,
e ora che è giunto il mio turno di riposo,
mi chiedo che tipo di Immortale potrò mai essere.*

Un Tritapalle.

*Bay Yuchan, Con il braccio piegato a far da cuscino, Einaudi, Torino 2010 (traduzione di Alfredo Cadonna)

domenica 23 gennaio 2011

Sono nato

«Evolution created in us a basic drive of purpose, but higher moral purposes must be learned. To reach the highest levels of moral purpose that concern abstractions such as society, the species, and the biosphere requires volitional action and a social conscience». Michael Shermer.

Mi ricordo il giorno in cui venni al mondo. Innanzitutto io nacqui in casa, non all'ospedale. Appena uscii da mia madre mi rivolsi, sorridendo, alla levatrice dicendole: «Signora Marisa, dopo avermelo tagliato e “unto”, mi farebbe un piercing all'ombelico?» Già prevedevo le mode, ero ante-litteram. Non mi ricordo bene, però, se la prima luce che vidi fu quella di una lampada al neon o a incandescenza. Ricordo che piansi un pochino perché faceva un freddo bestia rispetto al caldo buio, là “dentro” e, ciò nonostante, vollero farmi il bagnetto con dell'acqua riscaldata sulla stufa a legna della cucina. Anche troppo calda per i miei gusti. Non avevano mica il termometro per misurare la temperatura, facevano a tatto. E un conto è il tatto di chi è appena uscito dal ventre materno e un altro è quello di chi è stato fuori a temperatura ambiente. È chiaro che, appena immerso, io cominciai a piangere. «Amorino, senti come piange? Scotta?». Ancora non conoscevo la parola vaffanculo. Comunque cominciai a percepire che piacere e dispiacere sono strettamente connessi con le relazioni che abbiamo con gli altri. Gli altri, già. Questo inferno, sartrianamente parlando. Ma è l'unico mondo, gli altri, dove ci è concesso di vivere per non essere dei morti viventi. La vita è nella relazione. E la relazione va allargata, come l'organo genitale femminile si allarga per dare la vita. Allargare la relazione tra umani consente di salire nella gerarchia dei bisogni (vedi immagine sotto). Altrimenti ci tocca in sorte la tristezza di essere dei miseri individui determinati biologicamente. Oltre Food, Drink, Safety, Sex esiste qualcos'altro di immanente per cui la vita acquista un senso (anche se un senso non ce l'ha).

Sono nato.
Sono sopravvissuto.
Mi sono riprodotto.
Ma mi sono rotto.
Mi manca il senso:
dove lo trovo?
Lo provo
quando penso
quando mi muovo
quando cerco
tra libri, tra mani
di altri esseri umani.

Palazzo (della) Fava

«Bologna si rivela: vede la luce Palazzo Fava.
Definitivamente restaurato e restituito alla città, inaugura il 28 gennaio 2011 come spazio espositivo articolato. Nei diversi piani del palazzo sono allestite mostre di opere appartenenti alla collezione della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e mostre di opere provenienti da altre importanti collezioni pubbliche e private».
Sarà presente alla cerimonia il Presidente del Consiglio dei Ministri.

Behind brown and mild eyes


Paranoid Eyes

Button your lip don't let the shield slip
Take a fresh grip on your bullet proof mask
And if they try
to break down your disguise
With their questions
You can hide
Behind paranoid eyes

You put on your brave face
and slip over the road for a jar
Fixing your grin as you casually lean on the bar
Laughing too loud at the rest of the world
With the boys in the crowd
You hide
Behind petrified eyes

You believed in their stories
of fame fortune and glory
Now you're lost in a haze
of alcohol soft middle age
The pie in the sky turned out to be miles too high
And you hide
Behind brown and mild eyes



Occhi Paranoici

Serra la bocca, non far scivolare lo scudo
Stringi bene la tua maschera antiproiettile
E se loro cercano
Di distruggere il tuo travestimento
Con le loro domande
Ti puoi nascondere
Dietro occhi paranoici

Assumi un' espressione coraggiosa
e cerca di filartela verso la strada per un litigio
Imprimendo il tuo sorriso, mentre t'appoggi comodo al bar
Ridendo troppo forte dietro al resto del mondo
Con i ragazzi fra la folla
Ti nascondi
Dietro occhi pietrificati

Hai creduto alle loro storie
Di fama, fortuna e gloria
Ora sei perso nella nebbia
d'una soffice mezz'età alcolizzata
Alla fine il traguardo si è rivelato esser lontano miglia
E tu ti nascondi
Dietro miti occhi castani

sabato 22 gennaio 2011

Brevi dal mondo

Bielorussia. L'investitura di Lukashenko boicottata da UE e USA. 
Berlusconi: «Agenzie internazionali cercano di boicottare il voto popolare».

Nuova Zelanda. Donna di 44 anni paralizzata da un succhiotto.
Data l'età della vittima, i giudici di Milano rifiutano di concedere l'estradizione agli omologhi neozelandesi dell'imputato Berlusconi.

Brasilia. Battisti torna a parlare: «Per il bene dell'Italia sono disposto a ritornare a condizione che Berlusconi venga a riposarsi, a vita, sulle spiagge di Bahia».

La Biblioteca Umana

Se nel suo - speriamo lungo - periodo di riposo “raccomandato”, Berlusconi si regalasse un viaggetto all'estero e capitasse dalle parti di Toronto, gli suggerisco di partecipare a questo esperimento organizzato dalla Biblioteca della città; pare che alle più illustri personalità del pianeta abbiano riservato una parete intera e 30 ore, anziché 30 minuti, per raccontare la propria vita.

Provare orrore

È difficile rendersi conto fino a che punto un figlio possa e debba rimanere solidale coi genitori. Il caso Berlusconi, è un caso eccezionale, fuori della norma, occorre uno sforzo di comprensione maggiore. È probabile che, essendo Berlusconi un parvenu, soltanto alla seconda o terza generazione si avranno dei ribelli interni alla famiglia. Qualcuno più competente di me potrebbe verificare, io mi limito a guardare di scorcio quello che è accaduto con la famiglia Agnelli. Gianni ebbe problemi coi propri figli, tanto che per designare un erede ricorse al nipote Giovannino, figlio di Umberto, scomparso poi prematuramente; e successivamente all'attuale John Elkann figlio di sua figlia Margherita e di Alain Elkann, noto scrittore-intellettuale italiano.
Ora, io non auguro ai figli di Berlusconi una fine simile a quella di Edoardo Agnelli o di Mark Madoff. Nella progenie berlusconiana, quello che mi stupisce, è che sia i figli di primo letto che quelli di secondo letto  hanno vissuto sulla loro pelle un conflitto matrimoniale tra i genitori. Della prima moglie conosciamo poco, la signora Carla Dall'Oglio; ma io non credo che, dopo il divorzio, ella abbia continuato a tessere lodi sperticate dell'ex-marito nonostante i cospicui alimenti e la "cura" dei figli Marina e Piersilvio che lui non faceva certo mancare. Così come poi Veronica Lario, tra la crisi e la rottura, avrà non dico sputtanato palesemente l'ex-marito davanti ai suoi "bambini" (lo ha fatto pubblicamente!) ma quantomeno manifestato un disagio.
E vengo al punto.
Poniamo che i miei fossero stati ricchi, straricchi e poi avessero divorziato. E che mia madre avesse divorziato da mio padre perché quest'ultimo andava continuamente con giovani puttane. Poniamo quindi che io, giovane adolescente, avessi notato tristezza nella faccia di mia madre. Ecco, io non dico che sarei andato in piazza o in televisione (per es. da Signorini) a piangere, a inveire e a infamare mio padre davanti a tutti. No, questo no. Ma in cuor mio - questo è sicuro - oltre ad aver sognato il parricidio, avrei sicuramente infamato quello stronzo di mio padre. È un topos naturale, vero? Perché voi continuereste a portare rispetto e a difendere vostro padre nel caso che avesse fatto del male a vostra madre? A meno che uno non sia stato educato, fin da piccolo, al libertinaggio e alla più completa promiscuità sessuale questo stato di cose dovrebbe determinare (vorrei poter dire: necessariamente) dei conflitti. Se ciò non accade è preoccupante per la salute mentali dei figli stessi, dacché chi non ha mai pensato di uccidere il padre o la madre dentro sé (tutto a livello metaforico, beninteso: non auguro a nessuno di diventare dei Pietro Maso o delle Erika di Novi Ligure) non sarà mai il figlio di se stesso. Meglio ancora: non sarà mai se stesso. Io credo, infatti, che lo svezzamento totale dai propri genitori avvenga quando si acquista la libertà dall'essere figlio. Questo non significa smettere di voler bene o mancare di rispetto ai propri genitori. Significa solo assumersi la responsabilità di essere se stessi. E che Marina Berlusconi, presidente del più grande gruppo editoriale italiano e forse europeo, dica queste cose è orribile. Mi dispiace per lei sentirla parlare come se fosse una Gelmini o una Carfagna qualsiasi.

Affari interni

Invece di chiedere pronunciamenti vaticani (in base a cosa poi? Alla morale? Come semplici cittadini non siamo tenuti ad averne una e a tenercela in tasca?), sarebbe preferibile dimandare alle cancellerie dei vari nostri Stati amici, alleati e democratici, di esprimersi loro sulla vicenda in questione. Non tanto per metter bocca nei nostri affaracci interni, ma per sapere cosa essi avrebbero fatto di fronte a uno scandalo del genere. Lo sappiamo, direte, ma sarebbe tanto bello sentircelo ripetere. Soprattutto dagli americani, dei quali ci vantiamo di essere tanto amici, sarebbe piacevole prendere una lezioncina di moral suasion.
Perché limitarsi a tirare in ballo Bertone? Perché allora non la Merkel o Cameron? Certo, l'influenza della Chiesa in Italia ha il suo peso storico. È da quando è nata l'Italia, infatti, che porta sul groppone la Chiesa e se il Vaticano restituisse l'un per cento di quanto gli è stato concesso... ma lasciamo perdere.
In buona sostanza, quello che critico è il bisogno di avere un solo particolare giudizio esterno (quello della Chiesa) per condannare (o assolvere) certi comportamenti. Visto che noi italiani non siamo capaci di guardarci allo specchio, allora abbiamo bisogno che qualcuno ci dica, al posto nostro, che facciamo pena.
Comunque sia, dando per scontato che nessun capo del governo straniero rischierà una crisi diplomatica per certe “facezie” (sono cazzi nostri in fondo e ce li meritiamo), mi auguro però che a un prossimo summit internazionale vi sia un omologo del nostro presidente del consiglio che, prima di stringergli la mano, si sputi nella propria.

Lo stato (dell'arte) di Wikipedia


Qualcuno mi aiuta a tradurre cosa dice Jimmy Wales tra il 1'55'' e il 2'04''?
Cioè, io ho capito - più o meno - che nella Wikipedia in inglese circa il 50 % non ha religione (ma tra chi? tra coloro che la “costruiscono” o tra coloro che la “consultano”?) e il 40 e rotti % è pastafariano.
Ho capito bene?
Perdonatemi... come diceva Franco Fortini nella sua Lontano, lontano,
ho l'arabo nullo, ho scarso l'inglese.

Céline mi fa ridere lei

La Francia non celebrerà il prossimo primo luglio il 50° anniversario della morte di Louis-Ferdinand Céline. Ed è giusto così, in fondo, da misantropo qual era (anche se molte sue pagine sono, insieme, schiaffi salutari e preziose carezze) credo che l'écrivain maudit non sarebbe affatto dispiaciuto di questa decisione. Insieme a tanti capolavori, ha scritto delle cazzate terribili, ingiustificabili e non si è mai nascosto dietro scuse peregrine. Ha pagato duramente i suoi errori con l'esilio e il carcere e un ritorno in patria da appestato.
Ma ogni tanto, leggere una sua pagina fa bene, e io stasera mi rileggo l'incipit di Rigodon nella traduzione di Giuseppe Guglielmi (edizione Einaudi-Gallimard, Torino 1994).

Vedo bene che Poulet mi tiene il muso... Poulet Robert¹ condannato a morte... parla mica più di me nella sue rubriche... una volta io ero il grande questo... l'incomparabile quello... adesso appena una piccola parola occasionale più che sprezzante. So da dove viene questo, che ci si è beccati duro... alla fine mi aveva smerdato a menarla tanto in lungo!... è sicuro lei che le sue convinzioni non la riconducano a Dio!
«Puttana che no!... sono più che sicuro! Io sono del parere di Ninon de Lenclos! Il buon Dio, un'invenzione dei preti! Interamente antireligioso!... ecco la mia fede una volta per tutte!
Un'autorità la sua Ninon! Tutto qui, Céline? Ehm! Ehm!
Sì! Sì Poulet! Meglio ancora!
Ah!... aspetto! Voglio sapere!
Tutte le religioni con “Gesù Bambino”, cattoliche, protestanti o giudaiche, nello stesso sacco! Le sbatto tutte al passo! Che sia per metterlo in croce o farlo mandar giù in ostie, stessa farina! Stessa impostura! Dicerie! Trufferia!
Allora?
Allora, dico ancora meglio! Cerchi di seguirmi rincoglionito carissimo.
Via! Via!
Non c'è che una sola religione: cattolica, protestante o giudaica... succursali della bottega “al Gesù bambino”... che si azzuffano si strippano?... inezie!... corride cruente per balordi! Il gran da fare il solo il vero loro accordo profondo... abbrutire, distruggere la razza bianca.
Ma come Céline? Lei?
Puro meticciato, matrimonio perdio! Con tutti i sacramenti! Amen!
La capisco mica bene Céline...
Capisca invece, condannato a morte! Tutti i sangui delle razze di colore sono “dominanti”, gialli rossi o violacei... il sangue dei bianchi è “dominato”... sempre! I figli delle belle unioni miste saranno gialli, neri, rossi, mai bianchi, mai più bianchi!... palla in buca! Con tutte le benedizioni!
La civiltà cristiana!
Creazione, Poulet! Immaginazione! Trufferia! Impostura!
Comunque! Creazione del grande.
Meticciato! Distruzione di venti secoli, Poulet! Nient'altro! Fatta apposta! Creata apposta! Ogni creazione porta in se stessa, con sé, con la sua nascita, la sua propria fine, il suo assassinio!
La Chiesa assassina, Céline!
Eccome! E lei insieme! Non fa che questo la sua Chiesa! Baciapile!
Lei ama troppo i paradossi! Céline! I cinesi sono antirazzisti! I neri uguale!
Questa cazzata! Che vengano qui soltanto un anno ci chiavano tutti! Il gioco è fatto! Più un bianco! Questa razza non è mai esistita... un “fondo tinta” è tutto! L'uomo vero da vero è nero e giallo! L'uomo bianco religione del meticciamento! Delle religioni! Giudaiche, cattoliche, protestanti, il bianco è morto! Non esiste più! Chi credere?
Céline mi fa ridere lei... »
Non ho mai rivisto Poulet... ho letto i suoi articoli di tanto in tanto … piccole allusioni... mica di più... l'ho un po' urtato...

¹Robert Poulet era un critico letterario contemporaneo di Céline.

venerdì 21 gennaio 2011

Si riposi, dorma

 [*]
Stai con me, oppure no?
Soltanto un attimo, ti pagherò.

Il peccato che più fa adirare Gesù

Ad Alberto: ci sarà una prossima volta, eccome.
Splendidamente riassunte in questa intervista le ragioni per cui è più importante e urgente essere contro il Vaticano che contro Berlusconi.
Letta? Ecco, non bestemmiate come me, vi prego, porcadella.... sssssssttt. Zitto. 
Ma, in fondo, si pecca di più a bestemmiare o a riportare le bestemmie altrui? Perché anche questa risposta finale di Messori non mi pare male come bestemmia, vero? Ah già, direte, egli bestemmia contro Gesù, non contro la Chiesa - peccato meno grave.

C’è chi dice: meglio un politico disordinato nella vita privata ma che fa buone leggi, piuttosto che un politico irreprensibile nel privato che fa leggi contro i «principi non negoziabili». Che cosa ne pensa?
«Preferirei un politico dalla vita privata irreprensibile che fa buone leggi. Detto questo, ricordo che il peccato che più fa adirare Gesù nei Vangeli è l’ipocrisia, vale a dire il presentarsi come ossequiosi e morali, ma poi avere una vita privata che va da tutt’altra parte*. Il cristiano deve confrontarsi con il mondo così com’è e dunque, per rispondere alla domanda, è certamente meglio un politico puttaniere ma che faccia buone leggi di un notabile cattolicissimo che poi fa leggi contrarie alla Chiesa».



[*Grassetto mio]