martedì 12 marzo 2013

Bisogna tener conto dei fatti


«“Bisogna tener conto dei fatti”, ripete il realista. Chi lo nega? A chi è mai accaduto di sostenere che così, in generale e in assoluto, non bisogna tener conto dei fatti. Ma: quali sono i fatti di cui bisogna tener conto? Questo è il problema, sempre, in politica come nella vita di tutti i giorni.
Napoleone andava decisamente contro il fatto della superiorità numerica del nemico. E prima di lui, i Giacobini. E dopo di lui Lenin certo andò contro tutti i “fatti” possibili, compreso il fatto che i proletari non avevano nessuna voglia di cadere sotto un regime più duro di quello zarista.
Il punto cruciale dell'azione politica (o militare) è la decisione immediata nel momento attuale – dunque un giudizio basato su una certa conoscenza della situazione e un'esperienza della realtà in cui si agisce, sì, ma certo non una conoscenza “scientifica” o comunque completa e razionalmente ordinata: questa è propria dell'esperto, del tecnico, del teorico dell'amministrazione, non del politico. Ma, la conoscenza e l'esperienza senza le quali, è da credere, nessun politico si periterebbe di agire non sono poi nulla – solo i presupposti – rispetto al giudizio immediato e all'azione risoluta nel momento dato.
Questo è proprio dell'uomo politico di qualche statura e non è detto che l'intervento dell'uomo fuori dal comune, intelligente, ambizioso e risoluto, sia di per sé cosa desiderabile: spesso appare ammirevole e desiderabile solo après coup, a causa del fatto compiuto, il “passaggio del Rubicone” o del 18 Brumaio: eventi che creano una situazione nuova o ne cristallizzano una già esistente, però non riconosciuta e incerta, quindi causa di malessere e di crisi».
Nicola Chiaromonte, Che cosa rimane, Taccuini 1955-1971, il Mulino, Bologna 1995 (pag. 206-7)

Prima di tener conto dei fatti della mia vita (cosa altamente antipolitica, anche se la tentazione sarebbe forte - lo è, ma si dispiega nel farsi costante del blog), offro l'acuta riflessione di Chiaromonte al Partito Democratico. 
A forza di aver tenuto sempre conto dei fatti,  la classe dirigente del Pd* non è mai riuscita a sfruttare il momento storico dato (non ha mai preso per la palle la storia, direbbe la voce di un Guzzanti-Funari d'oltretomba). Oh, sì, sono stati al potere dopo aver vinto delle elezioni (con un agente infiltrato della democrazia cristiana, politicamente molto più a sinistra di D'Alema e Violante), ma cosa hanno ottenuto? 
Cesare, dopo il Rubicone, ottenne tutto - perfino di essere ucciso. Questi dirigenti, invece, brave persone, sì, moralmente irreprensibili, sì, razionali, costanti, prudenti, che nessuna congiura ha necessità di uccidere, cosa hanno ottenuto di sinistra in questi anni? Per quale “riforma”, o atto politico in genere, potranno essere ricordati?
Ci sono sempre state delle scuse, delle giustificazioni. Sempre a rimandare, rimandare. 
Il Pd mantiene l'azione politica costantemente nell'ambito del possibile.
Io, che con tutto me stesso, schifo antropologicamente la caterva dei parlamentari scodinzolanti che, ieri, dietro Angiolino Miracieli (my mother says) sono andati in marcia (vergognosamente) al Tribunale di Milano, mi rendo conto che essi hanno compiuto uno straordinario atto politico, di merda, ok, ma straordinariamente politico.

Mah. In attesa della rottura della prassi...

*Mi limito a considerare il Pd, ma il discorso vale (forse) per tutta la storia politica del più importante partito comunista “occidentale”, giù giù a scendere fino al Pds e ai Ds. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

°°°
surrealtà

200 ragazzi. studenti.
per richiamare l’attenzione sullo sfascio della scuola pubblica, sono andati a protestare sotto il palazzo di giustizia. ad accoglierli, poliziotti in tenuta antisommossa: 23 arresti, 170 manganellati.

200 lavoratori, rimasti senza lavoro.
sono andati sotto il palazzo di giustizia a chiederla, in nome della loro dignità. non li han fatti neanche avvicinare: 15 arresti, 150 manganellati.

200 parlamentari: studiosi di opportunità. lavoratori pro-domo-nostra.
sono entrati nel palazzo di giustizia, nonostante i carabinieri di servizio si fossero affrettati a suggerire, cortesemente, che veramente non si potrebbe …
ma perché han dovuto mobilitarsi proprio lorsignori ?
se fosse passata l’idea primitiva di far arrivare la gggente, a chiedere che la giustizia venisse sospesa, lì, sotto il palazzo di giustizia non ci sarebbe stata anima viva. han dovuto andarci loro, essendo al servizio di sua maestà: molti in quanto sudditi, alcuni da dipendenti. tutti stipendiati dal popolo sovrano (a cominciare da quegli avvocati onorevoli - nel senso di parlamentari - che fanno solamente i difensori della suddetta maestà)

Edoardo Sanguineti:
« … bisogna restaurare l’odio di classe: loro ci odiano, perché non dobbiamo ricambiare? loro fanno la lotta di classe, perché chi lavora non deve farla, proprio in una fase in cui la merce dell’uomo è la più deprezzata e svenduta in assoluto? recuperare la coscienza di una classe del proletariato di oggi, è essenziale.
oggi i proletari sono pure gli ingegneri, i laureati, i lavoratori precari, i pensionati. poi c’è il sottoproletariato, che ha problemi di sopravvivenza e al quale la destra propone con successo un libro dei sogni »

ciao, Edoardo …

°°°
Claudio

Luca Massaro ha detto...

Grazie di cuore, Claudio, di aver riportato quanto sopra. E - caso vuole (il caso?) - proprio nel momento in cui scannerizzavo la poesia di Fortini che adesso vado a pubblicare.
Ciao.