venerdì 22 marzo 2013

Il caso e la necessità

Alle 17:34 odierne la mia macchina segnava 171734 km.
Ero in curva, in un tratto pianeggiante di strada di montagna. Ho rallentato, ho controllato che la selvaggina vagante non vagasse. Mi sono venute in mente due cose: la morte di Mennea, che «era malato da tempo», e i più di 50 milioni di euro vinti al superenalotto da qualche parte in Friuli. Morte e soldi, dunque. Il primo pensiero, legato vagamente al concetto di malato da tempo (eufemismo per evitare di dire che l'olimpionico era malato di cancro), verteva sul fatto che, poiché siamo vivi, siamo tutti destinati a diventare malati da tempo; vale a dire, che la vita è di per sé una malattia che, ancorché priva di dolori, conduce tutti, presto o tardi, alla morte. (E mentre pensavo tutto questo, in quel preciso punto di curva, dopo aver scalato marcia dalla quarta alla terza, una leggera sfioratina alle palle mi sono dato, sì.)
Di poi il pensiero è corso al superenalotto, (perché io ogni tanto gioco al superenalotto) per immaginare cosa farei con tutti quei milioni improvvisi, quale prima azione, quale prima spesa - e devo dire che nessun desiderio è emerso sugli altri e presto sono tutti svaniti: i chilometri sono diventati 171735.

4 commenti:

siu ha detto...

...una macchina nuova? (con una vincita anche più modesta, eh...)

Anonimo ha detto...

nun da' retta; decresci.

Alberto ha detto...

Mi fermo solo al cancro. Che più e più volte in questo caso, radio e televisione, hanno definito "malattia incurabile".

Luca Massaro ha detto...

@ Siu
Mah, vediamo se le mie giocate d'azzardo (3 o 4 euro a settimana, gioco i numeri de La Passeggiata di Palazzeschi e, in tutti questi anni, ho vinto solo una volta 22 euro) mi aiuteranno, ché altrimenti, come dice

@ Riccoespietato
continuerò in questa splendida decrescita a tasso zero.

@ Alberto
Già, ottima osservazione.