sabato 23 marzo 2013

Scenderemo nelle piazze a parlar d'amore

Dopo una campagna elettorale da leone in gabbia mediatica che gli ha consentito di addentare un ottimo risultato elettorale (secondo per un soffio), Berlusconi è tornato oggi in piazza (non c'era mai stato in piazza durante la campagna elettorale, ricordarsi), in una piazza di medie dimensioni che potrebbe contenere al massimo 65000 persone, ha preparato però le telecamere che riprendessero il popolo dall'alto, come ai concerti, dimodoché risultassero moltiplicati i presenti (ch'erano molti, per carità) - e insomma il leone è uscito in piazza e ha parlato di cose che non sto a riassumere, m'interessa che abbia nuovamente ritirato fuori la storia della sinistra comunista che lo odia e che lo invidia e che lo vuole distruggere per odio e per invidia appunto, non per altro.
Per la verità ha parlato anche di odio di classe, cioè di quelli di sinistra comunista che odiano i moderati benestanti di centrodestra perché nella vita, quest'ultimi, hanno saputo intraprendere per raggiungere un moderato benessere (c'era un cartello sotto Silvio da cui si leggeva: «sono stato brigadiere dei carabinieri 35 anni»)
La retorica berlusconiana è nota; per lui è sufficiente mettere a punto quattro, massimo cinque stereotipi della persecuzione, chiari e distinti, e intorno a essi tessere un eloquio logorroico e antidialettico che, mediante un iterarsi sfinente, cerca di tappare le falle logiche e fattuali che lo costituiscono. E tale eloquio entra nelle menti di chi lo ascolta, per mestiere o per vocazione, in maniera tale che ogni portavoce riesce poi a rimanere indenne a qualsivoglia critica elementare, perché, così argomentando, si viene a creare in lui una sorta di corazza impermeabile a ogni richiamo alla realtà dei fatti. 
In breve, da domani, in qualunque spazio mediatico che li vedrà ospiti, i berlusconiani ripeteranno il nuovo canone oggi stabilito dal Presidente e benedetto in piazza dalla folla. La parole d'ordine saranno ancora, odio e amore.
La sinistra comunista che odia e invidia Berlusconi e chi lo vota. E loro che, invece, amano l'Italia e che hanno a cuore gli italiani.
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Il Carme 85 di Catullo contiene, forse, una chiave per capire la diversità tra l'elettore medio di sinistra e l'elettore medio moderatodicentrodestra. Il primo vive le elezioni ogni volta come un cruccio, come un tormento, come un coito interrotto. Il secondo, invece, vota con gioia e con la sicurezza che, alla fine, qualcuno che godrà ci sarà sempre, almeno uno, per tutti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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