mercoledì 31 dicembre 2014

Dal Papocchio al Papoglio

C'è vento. Conoscete il vento. Tira forte. Scassaforte. Mi porta la neve davanti alla porta. Abito una casa con le porte. A volte esco, a volte entro. Stasera esco per entrare in un'altra casa, da un'altra porta. Pensavo: e se torno e la neve ha seppellito la porta, ritrovo la casa?  Per fortuna, la casa che abito ne ha due di porte. Delle due una, è vero. 
Settimana santa della politica vaticana. Gli italiani ripongono molta fiducia nel Papa. Il Papa ha citato Benigni, grande artista italiano. Ma io penso che i veri grandi artisti italiani siano per forza antipapisti o non siano. 
Detto seriamente: perché i media italiani danno tanto spazio politico ai discorsetti parrocchiali del Papa? Forse perché Napolitano sta per abdicare? C'è tanto bisogno di un monarca in Italia.

martedì 30 dicembre 2014

Flessioni divine.

Se voi foste nati altrove, io adesso dove sarei.
Voi siete, io non so se sono.
Se fossi voi, forse crederei anch'io. Ma dato che sono io, permettete: dubito.

Voi sapeste. Io seppi. Cosa seppi non saprei.
Voi udiste la leggenda dei nudisti, io invece li vidi e glieli vidi, ché li feci.
Noi facemmo dei patti bravi, tra me, l'Eterno, e voi no.
Cantaste mentr'io giocavo a canasta, altro che dadi.

Io diedi sette denari, quattro picche, dieci domandamenti e Mosè ristette, sbagliando consonante.

Io non glieli scrissi, essendo un analfabeta disgrafico.

Io non fui, gli dèi furono, io furbo.

Voi credeste e credete credendo che io credessi e creda, mica scemo.

Io tornai conto, voi aspettaste il resto.

Voi deste, ma io non ricevetti.
Io detti e voi non riceveste. 

Andate a morire così io menerò il cane per l'aia.

Io vi lasciai liberi. Siete voi che mi tenete incatenato a voi.


E pregate: perché? Cosa direste se qualcuno vi pregasse e lodasse e implorasse tutti i giorni che io metto in terra? Stelle supergiganti?

I fui educato. Non ricordo il nome del precettore. Soffriva di orchite.

Io volli, non Ugo. 
Mai misi una camicia cremisi, già sparsi sufficienti indizi di colpevolezza.

Poi sostai. E presi una multa. Pagai in natura. 

[...]

lunedì 29 dicembre 2014

L'olmo e la vite

 Come olmo a cui la pampinosa pianta
cupida s’aviticchi e si marite,
se ferro il tronca o turbine lo schianta
trae seco a terra la compagna vite,
ed egli stesso il verde onde s’ammanta
le sfronda e pesta l’uve sue gradite,
par che se ’n dolga, e piú che ’l proprio fato
di lei gl’incresca che gli more a lato
Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata, XX, 99 [¹]

Sono stanco, – disse Ester, la moglie di Andrea.
Come sei “stanco”?, – chiese Andrea, il marito di Ester.
Sì, sono stanco, hai capito bene. Sono stanco di fingere, di continuare a negare quello che veramente sono. Io non posso continuare a dire mi sono rotta i coglioni come fosse un modo di dire, perché io i coglioni, caro Andrea, ce li ho veramente.
Ma che ti è preso?
Niente mi è preso. È la realtà che mi ha preso, e che ti prende, se vuoi. Toccami e senti se dico una bugia.
Andrea sorrise.
Che fai, non mi credi? Credi che ti prenda per il culo? Se vuoi, te lo prendo veramente il culo perché, insieme ai coglioni, che frequentemente mi rompo, spesso mi rompo anche il cazzo e pure questo non è più un modo di dire.
Ma sei rintronata? Ti ha dato di volta il cervello? Cosa ti è successo Ester?
È successo che voglio vivere la mia vita mostrando per intero il mio vero essere.
E chi te l'ha mai negato? Io, per caso? Quando mai ti ho impedito di essere te stessa e di dimostrare quello che sei e quello che vali?
Sei fuori strada: non sto rivolgendo a te alcuna accusa specifica. Non è un problema coniugale, è un problema di identità. Mi sono accorta... accorto di non essere più la donna che hai amato e che hai sposato. Soprattutto: mi sono accorto di non essere più una donna, ma qualcos'altro.
Non ti seguo.
Andrea ascoltami bene: non sono più una donna, sono un uomo.
Cazzo dici?
Toccami se non ci credi, avvicinati e, appunto, toccami il cazzo.
Ma quando mai!
Non fare lo stupido, Andrea. Sono mesi che non mi tocchi, che non ci tocchiamo. Tutto può essere accaduto in questo lungo periodo di indifferenza. Per esempio, anche tu potresti essere diventata una donna. E forse non sarebbe peggio.
Che cosa hai bevuto? Hai preso qualche pasticca? Vuoi che chiami la guardia medica?
Smettila e vieni qui, su. Dammi una mano. E senti.
Cazzo!
Proprio quello. Che te ne pare?
Ma cosa hai fatto, perdio! Ti sei fatta operare? Perché? Cosa diranno i nostri figli, i tuoi genitori, gli amici. Ester! Ma che cazzo hai fatto, Ester!
Mi sono fatto trapiantare un cazzo, tutto qua. Non ne potevo più di stare senza. Volevo averne uno tutto mio. Non di avere un cazzone qualsiasi (sia detto senz'offesa). Uno mio, esclusivo, personale, che corrispondesse per intero ai miei bisogni, ai miei desideri, alla mia vera nuova natura.
Ma come hai potuto? Perché non mi hai detto niente, hai tenuto tutto nascosto, potevamo chiedere aiuto, consiglio.
Ma che consiglio e aiuto! Io ho fatto tutto in piena coscienza e spontanea volontà, senza alcun condizionamento o costrizione. Ho approfittato del viaggio a San Paolo e di un bravo chirurgo di laggiù.
Oh, Gesù! Perché? Potevamo discuterne, litigare, al limite separarci. Perché hai stravolto il tuo corpo dall'oggi al domani?
Perché il mio corpo e la mia mente lo volevano. Volevo quello che non avevo. Tu piuttosto, dimmi. Come puoi continuare a vivere senza fica?
Me ne sono comprata una, di plastica.
_______________
¹ Il titolo è ricopiato da qui

Sempre allegri bisogna stare

«Se oggi, negli Stati Uniti o nell'Europa occidentale, i relativamente poveri possono avere un'automobile o un frigorifero, fare un viaggio in aereo, avere una radio, al prezzo di una moderata quota del loro reddito, ciò è dovuto al fatto che nel passato altri, con redditi più alti, potevano comprare ciò che allora era un lusso. Il cammino del progresso è molto facilitato dall'essere già stato percorso prima. È dovuto agli esploratori che hanno scoperto che la strada si può costruire per i meno fortunati e i meno energici. Quel che oggi può sembrare una stravaganza o anche uno spreco perché è patrimonio di pochi e nemmeno sognato dalle masse, è il prezzo della sperimentazione di un nuovo sistema di vita che, alla fine, sarà accessibile ai più. La gamma delle cose che si tenteranno e quindi si svilupperanno, il patrimonio di esperienza che diventerà accessibile a tutti è molto ampliato dalla sperequazione nella distribuzione degli attuali benefici; e la velocità del progresso sarà di gran lunga aumentata se i primi passi saranno fatti molto prima che la maggioranza possa usufruirne. In realtà molti dei miglioramenti non avrebbero mai potuto diventare una possibilità per tutti se non fossero stati già da molto tempo accessibili a pochi. Se tutti dovessero aspettare le cose migliori fino a quando si renda possibile fornirle a tutti, in molti casi quel giorno non sorgerebbe mai. Oggi persino i più poveri devono il loro relativo benessere alle sperequazioni passate.»
Friedrich A. Hayek, La società libera, Vallecchi, Firenze 1969 (ed. originale, The Constitution of Liberty, Chicago, 1960)


Sono allegro stasera, sì. Allegro perché, quando aggiungo un tassello di senso alla vita, dico: - Eureka, finalmente so chi dobbiamo ringraziare, so per cosa siamo qui al mondo; e non importa che non siamo arditi esploratori o stravaganti sperimentatori (che non siamo abili capitalisti, o fortunati redditieri o testedicazzo affama popoli). L'importante è che abbiamo capito quale posizione occupare per ingrassare l'ingranaggio che muove il sistema. E saper aspettare è il vero comandamento: mai lamentarsi se qualcuno ce lo mette in culo di traverso senza il nostro consenso né tantomeno il nostro gradimento, dacché un domani avremo il medesimo tornaconto, una simile emancipazione, lo stesso riscatto. Non perché, vicendevolmente, lo metteremo anche noi nel culo ai fottimondo, no, no. I filantropi, di necessità, devono loro sacrificarsi per sperimentare nuovi stati di benessere; per tal motivo, continueranno a fotterci, magari con più garbo e attenzione, in maniera politicamente più corretta, secondo quanto l'epoca impone, usando, per esempio, lo stesso lubrificante sintetico che serve a tenere ben unti e fluidi i capelli di Marchionne. L'importante è che tutto cambi, che il mondo migliori e progredisca senza fine; nondimeno, allo stesso tempo, occorre che i rapporti sociali restino immutati. Il leone resti leone, e il vitello vitello. Dormiranno insieme, ok, ma solo e sempre uno, oltre a dormire poco, sarà carne da macello.

domenica 28 dicembre 2014

Senza traccia


È successo qualcosa là fuori? Non vedo tracce di passi, tutto è fermo, c'è soltanto silenzio. Anche i motori sono silenziosi, a parte il puzzo degli scappamenti che stordisce l'olfatto. La sciarpa come filtro non è sufficiente. Trattenere il fiato non fa bene quando è freddo, perché dopo, quando devi recuperarlo a pieni polmoni, ti butti dentro tropp'aria diaccia tutta insieme - e c'è un rischio: tropp'aria al cervello fa vedere chiaro il termine delle cose. Non saprei dire quali cose. Sto sul vago apposta. Comunque, una volta abituato il respiro al freddo, sovente accade l'euforia dell'ossigenazione, che purtroppo non serve a capire, ma a illudersi di capire come stanno le cose. Non saprei dire quali cose. Le cose che accadono, suppongo, e che sono tante, disordinate, irriducibili, in parte avvilenti. La rigidità è avvilente, indispone, respinge, a tratti ferisce. 
Sono quasi ubriaco. Per scaldarmi, prima ho bevuto un vino dell'Etna. Aveva il fuoco dentro. Adesso lo erutto: fonde la neve.


«È come se a comunicarci qualcosa fosse chi emette la frase per dare un'informazione, ma anche la frase stessa, a titolo di mero esempio.» 
Ludwig Wittgenstein, Osservazioni (cit.)


venerdì 26 dicembre 2014

Diventeremo petrolio

«La curva li buttò contro la porta, le mani scivolarono fino a unirsi all'estremità della sbarra. La ragazza continuava a parlare, scusandosi scioccamente: Lucho sentì nuovamente le dita del guanto nero arrampicarsi sulla sua mano e stringerla. Quando lei lo lasciò bruscamente mormorando un saluto confuso non c'era che una cosa da fare, seguirla lungo il corridoio della stazione, mettersi al suo fianco e cercarle la mano quasi smarrita a testa in giù alla fine della manica, a dondolarsi senza scopo.
No, – disse la ragazza. – Per favore, no. Mi lasci andare da sola.
Ma certo, – disse Lucho senza liberare la mano. – Ma non mi piace che se ne vada così, adesso. Se avessimo avuto più tempo nel metro...
A che scopo? Cosa serve aver più tempo?
Forse avremmo finito per trovare qualcosa, insieme. Qualcosa da fare, contro di loro, voglio dire.
Ma lei non capisce, – disse la ragazza. – Lei pensa che...
E chi lo sa che cosa penso, – disse onestamente Lucho. – Chi lo sa se c'è da queste parti un caffè dove fanno un buon caffè, e se esiste questo caffè, perché questo quartiere quasi non lo conosco.
C'è un caffè, – disse lei, – ma è cattivo.
Non neghi che l'abbia fatta sorridere.
Non lo nego, ma il caffè è cattivo.
Comunque esiste un caffè da queste parti.
Sì, – disse lei, e questa volta lo guardò sorridendo. – Esiste un caffè ma il caffè è cattivo, e lei crede che io...
Io non credo niente, – disse lui, ed era maledettamente vero.»

Julio Cortázar, “Collo di gattino nero”, Ottaedro, Einaudi, Torino (traduzione di Flaviarosa Nicoletti Rossini).

Neanch'io credo a niente, tantomeno alla ripetizione. È opportuno, quindi, su quei fogli non ci sia scritto niente  perché sarebbe faticoso e forse inutile rileggerli  e tentare di ripercorrere le istruzioni che hanno portato a questa sospensione, come di gancio appeso al cielo, a pensare soprattutto all'atterraggio, che richiede più saggezza e più pazienza del decollo.
A cosa serve avere più tempo, appunto? A sprecarlo, minuti come perline del rosario, io, da piccolo, tra le gambe della nonna e della zia, preferivo sempre la seconda parte, quella dove si rammenta l'ora della nostra morte, amen.
Crescendo si comprende l'insensatezza delle preghiere e delle intercessioni ultraterrene, ma non si resta delusi finché si riesce a restare padroni dell'equilibrio che permette, a tratti, di compiere passi felpati, di velluto, in momentanea assenza di gravità. Abitati dalla leggerezza e dal sorriso che muove il simpatico (probabili innatismi), si finisce sempre per trovare qualcosa d'incantevole, non per nutrire speranze, no, ma le nostre radici. 
Riecco la terra. Diventeremo petrolio.

Una vocina.
Dato il trambusto digestivo, più facilmente gas metano.

giovedì 25 dicembre 2014

Tenerezze

« Je maintiens qu'il faut qu'il y ait des malheureux dans le monde, que la nature le veut, qu'elle l'exige, et que c'est aller contre ses lois en prétendant remettre l'équilibre, si elle a voulu du désordre.
Comment donc, Duclos, – dit Durcet, – mais tu as des principes! Je suis bien aise de t'en voir sur cela; tout soulagement fait à l'infortune est un crime réel contre l'ordre de la nature. L'inégalité qu'elle a mise dans nos individus prouve que cette discordance lui plaît, puisqu'elle l'a établie et qu'elle la veut dans les fortunes comme dans les corps. Et comme il est permis au faible de la réparer par le vol, il est également permis au fort de la rétablir par le refus de ses secours. L'univers ne subsisterait pas un instant si la ressemblance était exacte dans tous les êtres; c'est de cette dissemblance que naît l'ordre qui conserve et qui conduit tout. Il faut donc bien se garder de le troubler. D'ailleurs, en croyant faire un bien à cette malheureuse classe d'hommes, je fais beaucoup de mal à une autre, car l'infortune est la pépinière où le riche va chercher les objets de sa luxure ou de sa cruauté; je le prive de cette branche de plaisir en empêchant par mes secours cette classe de se livrer à lui. Je n'ai donc, par mes aumônes, obligé que faiblement une partie de la race humaine, et prodigieusement nui à l'autre. Je regarde donc l'aumône non seulement comme une chose mauvaise en elle-même, mais je la considère encore comme un crime réel envers la nature qui, en nous indiquant les différences, n'a nullement prétendu que nous les troublions. Ainsi, bien loin d'aider le pauvre, de consoler la veuve et de soulager l'orphelin, si j'agis d'après les véritables intentions de la nature, non seulement, je les laisserai dans l'état où la nature les a mis, mais j'aiderai même à ses vues en leur prolongeant cet état et en m'opposant vivement à ce qu'ils en changent, et je croirai sur cela tous les moyens permis. 
Quoi, – dit le duc, – même de les voler ou de les ruiner?
Assurément, – dit le financier; – même d'en augmenter le nombre, puisque leur classe sert à une autre, et qu'en les multipliant, si je fais un peu de peine à l'une, je ferai beaucoup de bien à l'autre. »

Donatien Alphonse François de Sade, Les 120 journées de Sodome, (Quinzième journée).


Ci siamo intesi, Sua Santità?

mercoledì 24 dicembre 2014

Confessioni di un io poco potente

Fratelli, per celebrare degnamente i santi misteri, riconosciamo i nostri peccati.

Dunque, confesso. Confesso a... 
A chi confesso? Cosa confesso? Perché confesso? Che cosa ho sbagliato, dove e come? 

Pensieri 

Quanti pensieri. Penso continuamente. Tranne la fase in cui, per fortuna, ancora mi addormento - perché, naturalmente, considero la fase onirica una fase di pensiero -, penso sempre, come tutti, ma quasi sempre a vuoto, senza uno scopo preciso, pensieri dispersivi, masturbatori in senso proprio, ossia pensieri che trovano gratificazione immaginando di aver trovato qualcosa piuttosto che nulla, qualcosa sulla vita e sulla pretesa che la vita valga la pena di essere vissuta.

Parole 

Le parole, essenzialmente, sono quasi tutte qui, in questa sorta di confessione quotidiana che il blog è. Quante parole ho peccato in un anno? Tranne le bestemmie, praticamente tutte, tutte sono un peccato contro il silenzio.

Opere 

Anche in esse c'è di mezzo - e molto in mezzo - la parola, giacché considero l'uso della parola, in forma scritta e pure orale, la sola opera liberamente compiuta (non considerando libere le opere imposte dalla necessità). Della parola mi sentirei in peccato soltanto se avesse involontariamente ferito qualcuno al di fuori, appunto, delle mie intenzioni. Viceversa, se volontariamente il mio operare (parlare) è volto all'attacco o alla critica di qualcuno o qualcosa, non vedo perché dovrei pentirmene, a meno di non, successivamente, constatare che critica e attacco erano fuori luogo.

E omissioni

Omettere è il contrario di commettere. E chi non fa non falla. 

«Con quali azioni invece di canzoni 
Chiara faremo la tua notte nera 
Terra che bruci, terra che dolori 
Tristezza d'uomo, malattia d'uomo? 
Fare dolore è tutto il vostro fare: 
Se tu hai guardato in una faccia d'uomo 
Non fare niente; fare bene è non fare.»


Verseggiava Ceronetti circa una trentina di anni fa (una poesia che mi è rimasta in mente e ritorna, come una preghiera).

Ma c'è qualcosa che non ho fatto, che invece dovevo fare, per cui sono imputabile di peccato? 
Tutto. 
Non ho fatto la rivoluzione, per esempio. 
Per contro, tra le cose che ho omesso, ce n'è una di cui veramente mi sento orgoglioso? 
Sì, per la prima volta da quando ne ho diritto, non ho votato alle elezioni (europee): oh, che splendida omissione.

Dunque, non ti batti il petto tre volte per confessare la tua colpa?

No, la mano, stretta a pugno, la riservo per altro. C'è qualcosa di più urgente che mi supplica.

Natura morta italiana

Inea
«In questo rapporto la politica di embargo attuata dalla Russia viene analizzata su tre livelli: il primo capitolo offre una panoramica degli effetti dell'embargo a livello europeo e del posizionamento dell'Italia all'interno di tale contesto, con una rassegna delle politiche adottate dall'UE per sostenere i settori colpiti dalle restrizioni commerciali russe. Nel secondo capitolo l'analisi si concentra sul nostro paese, con il dettaglio degli effetti dell'embargo a livello merceologico e territoriale; vengono, inoltre, analizzati gli andamenti degli scambi agroalimentari italiani nei primi mesi successivi all'introduzione dell'embargo. Infine, nell'ultimo capitolo, vengono svolte delle simulazioni tramite modelli ex-ante per valutare eventuali scenari futuri di impatto dell'embargo.»

Artdaily
«Painted just after his arrival in Rome in 1591, Michelangelo Merisi da Caravaggio’s Boy peeling a fruit may be the artist’s earliest known work (estimate: $3,000,000-5,000,000). The painting maintains the hallmark elements that would revolutionize the art world and make Caravaggio one of the most innovative and recognizable artists in history. It exemplifies the early style of the artist, a visionary, whose interpretations of deceptively simple subjects continue to shape the course of art history. A young boy, seemingly painted from life, sits at a table peeling a Seville or Bergamot orange that he has selected from a bunch of fruit and shafts of wheat laid out before him. The composition is conceived with the dramatic chiaroscuro that is one of the defining characteristics of Caravaggio’s style, which would fascinate and inspire generations of painters from Giuseppe Ribera, Artemisia Gentileschi and Gerard van Honthorst to contemporary artists such as Frank Stella, Cindy Sherman and Vik Muniz. Rich in evocative lighting and meditative mood, Boy peeling a fruit conveys with quiet power a seemingly mundane moment that is moving in its intimacy. Caravaggio’s forceful naturalism was one of the most revolutionary qualities of his style, as can be seen in his lavish attention to rendering the still-life elements. Boy peeling a fruit has an illustrious provenance, having belonged to Sir Joshua Reynolds in the late 18th century. Additionally, the painting has significant exhibition history, having been included in the definitive 1985 show The Age of Caravaggio at New York’s Metropolitan Museum of Art and Naples’ Museo Nazionale di Capodimonte, and the 2001 The Genius of Rome exhibition at London’s Royal Academy of Arts and Rome’s Palazzo Venezia. Works by Caravaggio are extraordinarily rare to the market and this painting was last on the auction block in 1976 in London.» 

martedì 23 dicembre 2014

Non si dice certo che un lattante spera


«Qualcuno dice: «L'uomo spera». Quale sarebbe la descrizione appropriata di questo fenomeno di storia naturale? – Potremo osservare un bambino finché, un bel giorno, non esprima speranza: e allora potremmo dire: «Oggi ha sperato per la prima volta». Ma suonerebbe strano! Mentre sarebbe, invece, del tutto naturale dire: «Oggi ha detto per la prima volta ‘Io spero’». E perché mai suona strano? In effetti, non si dice certo che un lattante spera..., mentre lo si può dire tranquillamente dell'adulto. – Ebbene, la vita quotidiana diventa a poco a poco quella cosa in cui c'è spazio per la speranza.»

Ludwig Wittgenstein, Osservazioni sulla filosofia della psicologia, Adelphi, Milano 1990 (pag. 325).

lunedì 22 dicembre 2014

È più ricco Roberto Benigni o Paolo Berlusconi?

Dato il plauso nazionalpopolare, unitamente a quello istituzionale ed ecclesiastico, non si sono lette o udite critiche o, meglio ancora, stroncature mediaticamente rilevanti allo spettacolo televisivo di Benigni sui Dieci comandamenti (non considero quelle che probabilmente sono state riportate sul Foglio, oh, l'avevo detto a naso: ecco un Langone! purtroppo anche lui ha smesso di leggere prima della fine).

Lo capisco benissimo, richiede un certo sforzo e una buona conoscenza esegetica effettuare una critica puntuale al monologo del comico toscano - e soprattutto occorre averlo visto (o letto... che palle).

Un blogger potrebbe pure tentare ma cosa gliene viene? Non è sufficiente un'alzata di spalle? Sì, è sufficiente.

Mentre per un giornale, soprattutto quelli di area berlusconiana che da anni hanno a culo Benigni per ragioni deontologicamente discutibili, storcere il muso non è sufficiente, e lor compito precipuo sarebbe stato effettuare un'analisi testuale per cogliere eventuali falle esegetiche e mostrarle al pubblico ludibrio.

Invece niente di tutto questo. Ma anziché tentare la carta dell'indifferenza, cercano quella del discredito miserrimo, come ad esempio fa oggi, Luca Fazzo, su Il Giornale che indaga sui soldi in tasca di Benigni e consorte. Che pena. Che brutta gente. Ha evaso qualcosa Benigni? Ha commesso qualche infrazione fiscale? Niente, purtroppo (per loro): tutto in regola. Che merde secche. Tipo quelle di vacca d'estate sui prati che, se ci cammini distrattamente sopra, si sgonfiano con un puf soffocato¹ e non mandano più alcun puzzo. Come camminare per sbaglio su un piede di Luca Fazzo, il quale per rigonfiarsi un po' dovrebbe fare altrettanti articoli per ogni divo dello show business, compresi quei milionari semi analfabeti che lavorano nel mondo del calcio.

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¹Immagine beckettiana che non ricordo più a quale testo appartenga.

La capacità di immaginare

«La concezione di un uomo già dotato di un intelletto capace di immaginare la costruzione della civiltà e di crearla è tutta fondamentalmente falsa. L'uomo non ha semplicemente imposto al mondo un modello creato dal suo intelletto. Il suo intelletto è esso stesso un sistema che, nel tentativo di adattarsi all'ambiente circostante, cambia di continuo. Sarebbe un errore credere che per realizzare una più alta forma di civiltà dovremmo solo mettere in pratica le idee che oggi ci guidano. Se vogliamo progredire, dobbiamo lasciare posto alla continua revisione delle nostre idee attuali che le future esperienze renderanno necessaria. Siamo così poco capaci di immaginare quel che la civiltà sarà o potrà essere fra cinquecento o anche cinquant'anni, quanto lo furono i nostri antenati medioevali o persino i nostri nonni, che non seppero certo prevedere il nostro sistema di vita di oggi.
L'idea di un uomo che deliberatamente costruisce la sua civiltà deriva da un falso intellettualismo che considera la ragione umana come qualcosa al di fuori della natura e provvista di una capacità intellettiva e razionale indipendente dall'esperienza. Ma lo sviluppo della mente umana è parte dello sviluppo della civiltà; e lo stato della civiltà in qualsiasi momento determina la portata e le possibilità di fini e valori umani. La mente non può mai prevedere il proprio progresso. Dobbiamo sempre lottare per la realizzazione dei nostri scopi attuali, ma dobbiamo anche dar modo alle nuove esperienze e agli eventi futuri di decidere quale di tali obiettivi sarà realizzato.»

Friedrich A. Hayek, The Constitution of Liberty, Chicago 1960 (edizione italiana, La società libera, Vallecchi, Firenze 1969, traduzione di Marcella Bianchi e di Lavagna Malagodi). Cap. 2, “Le capacità creative di una civiltà libera”.

L'uomo no, non ha deliberatamente creato alcuna civiltà, ovvero l'ha creata compiendo delle azioni che indirettamente hanno dato vita a delle particolari civiltà. La natura delle azioni compiute e quindi sommate le une alle altre, il cosiddetto lavoro svolto, sono state di volta in volta incanalate all'interno del sistema produttivo in vigore in ciascuna epoca.
Ma che cosa principalmente impedisce alla mente di non «prevedere il proprio progresso»? 
La storia dimostra che gli uomini, dominanti e dominati, ritengono il sistema produttivo nel quale si trovano a vivere come l'ambiente naturale dal quale non possono prescindere pena, una volta, l'ira degli dèi funesti e il crollo del degree (l'ordine sociale garantito dal quel figlio di puttana del monarca di turno), e, oggi, pena la fine della democrazia liberale, perché solo attraverso il libero mercato e la proprietà privata dei mezzi di produzione l'uomo è veramente libero.

Libero una sega[*].
Anche quella.

Da ciò deriva il nostro difetto di immaginazione e di previsione. Tuttavia, se la mente «non può mai prevedere il proprio progresso», può (anzi, deve/dovrebbe) comprendere le leggi che regolano il processo dell'agire umano (il suo fare e la sua produzione) e quel che da esso scaturisce. Rifiutarsi di compiere questa operazione critica, per tema di ledere la legittimità del potere, è respingere a priori ogni idea di progresso reale e garantire giocoforza lo status quo. 

Cazzo, in due secoli di svolgimento il capitalismo è salito più in alto degli dèi dell'Olimpo e di Yahvé.

[*] Ho segato un piccolo albero nel bosco, un abete bianco, alto come un uomo. Ha i rami storti. L'albero di Immanuel. 

sabato 20 dicembre 2014

La selezione della classe politica

C'è agitazione nello studio televisivo. Il conduttore, Fabio Fazio, e gli autori (Michele Serra, Francesco Piccolo, Mattia Feltri e Marcello Veneziani) sono in fibrillazione. Il direttore di produzione poi è su di giri come un pilota di motogp pochi secondi prima della partenza. Il pubblico, pagato, è pronto. Ancora tre minuti di pubblicità e avrà inizio quello che nelle previsioni di Endovenol, società multinazionale di produzione televisiva, sarà il “format” del secolo:

Zoon Politikon.

«Buonasera signore e signori. Stasera ha inizio Zoon Politikon la trasmissione che tutti gli italiani, e forse non solo gli italiani, aspettavano: il primo talent show interamente dedicato alla selezione della classe politica. Dopo il vaglio delle selezioni nazionali, sono stati scelti i quaranta concorrenti politicamente più talentuosi d'Italia. Tra poco costoro dovranno affrontare la prima prova in diretta tv, un comizio. Soltanto la metà sarà ammessa nella Polis, la casa fucina di formazione politica.
I concorrenti avranno un minuto a disposizione per tentare di convincere i nostri giudici.
Diamo il benvenuto a

Concita De Gregorio, per la categoria Rainbow Left.
Giuliano Ferrara, per la categoria Tea Porky.
Ernesto Galli Della Loggia, per la categoria Italian Void.
Alan Friedman, per la categoria European Void.
Andra Scanzi, per la categoria Crazy Stars 

(Applausi scroscianti)

Ricordiamo ai telespettatori che dalla prossima puntata saranno loro, con il televoto, a decidere chi eliminare e chi invece far proseguire sino alla puntata finale in cui verrà proclamato il primo vincitore di Zoon Politikon. Il vincitore, oltre al ricco premio di centomila euro in gettoni d'oro, potrà pubblicare il proprio manifesto politico per i tipi della collana Saggi Mondadori. Ma soprattutto avrà l'opportunità di presentarsi come candidato alle prossime elezioni politiche nel partito...»

~~~
Lo sapevo che prima o poi sarebbe accaduto. Dopo cena non devo mettermi sul divano e addormentarmi davanti a certe trasmissioni; ché poi è normale sogni cose che qualcuno prima o poi metterà in pratica.

venerdì 19 dicembre 2014

Capirai


Eppure, in Italia, ci sarebbero tutti i presupposti per una rivoluzione. Ma mancano gli artefici: gli italiani. Qualcuno ha il fucile e, mi è stato riferito, saprebbe anche sparare a notevole distanza: 

«Lo vedi quella macchia bianca giù a fondovalle? Io potrei colpire un politico da questa distanza, come fosse un cinghiale». 
«Per un cinghiale potresti anche trovare un ristoratore a cui venderlo, un politico no».

Per rivoluzione non intendo decapitare le mele che sono già a terra, marce. Questo, seppur nobile, è un compito da decompositori, non da rivoluzionari. I rivoluzionari sono, o dovrebbero essere, i consumatori primari della politica, così ammalata di (finta) moderazione che sottende soltanto salassi che i rappresentanti somministrano ai rappresentati.
Il rivoluzionario azzanna il potere per la gola, attratto dal sangue e dalla carne. Purtroppo, chi comanda ora è così anemico, che abbatterlo non vale lo sforzo della caccia: la carne d'allevamento politico inibisce la ferocia.

Più o meno è un mese, per fortuna, che non accadono esondazioni, forse perché, timide, non osano competere con il Presidente Napolitano.
Per brevità, diciamo dal 2011, da quando ha impedito con ogni mezzo le elezioni anticipate e provocato (imposto) la nascita del governo di larghe intese a guida Monti; e ancor più da quando ha accettato il secondo mandato presidenziale (con un discorso di insediamento che dovrebbe aver il coraggio di rileggere per intero la sera di San Silvestro - e spararsi il tappo di spumante addosso), Napolitano «il peggio che poteva fare, l'ha fatto», la crisi istituzionale è lì a testimoniarlo, amplificata dalla paura paradossale di lasciare il trono in mani inopportune, come se, costituzionalmente, noi italiani dovessimo aver paura a prescindere di quale sarà il prossimo presidente delle repubblica. 

Non sarà Stasi (anche perché troppo giovane).
Non sarà Carminati.
Non sarà Berlusconi. 

Io spero in Pippo Baudo.


P.S.
È passato quasi un intero semestre con l'Italia a guida dell'Europa: un semestre in bianco, con molto burro e poco, poco cacio. Per dessert: Lady Pesc sciroppata.

giovedì 18 dicembre 2014

Il femminile di cubo


Dal 14 dicembre, dunque presago dell'imminente sgretolarsi del muro, Mike Dowson pubblica un suo fotoreportage su Cuba. Ne sono deliziato, perché Mike ha un occhio fino e luminoso.


Parimenti luminoso è, per me, il seguente capoverso, tratto dal post di giornata di Olympe de Gouges:
«Considerare Cuba come un paese comunista, sarebbe come considerare gli Usa un paese democratico. Nessuno può negare che a Cuba si siano sperimentati alcuni elementi che sono fatti passare per “comunismo” o simili, così come non si può negare che gli Usa siano genericamente un paese di principi “democratici”. Dipende da che cosa s’intende con questi termini, quindi che cosa s’è disposti a riconoscere e quanta mistificazione s’è disposti ad ingoiare. Del resto ognuno di noi annaffia serafico le proprie illusioni, a cominciare da coloro che affermano solennemente di non averne affatto.»
Infine, è indubbio vi sia stata una mediazione del Papa tra i leader delle due nazioni (e sarei curioso di leggere le due letterine del pontefice). Tuttavia, penso che, 
più di Gesù Cristo,  
ha potuto l'olio di scisto.

mercoledì 17 dicembre 2014

C'è sabato e sabato

Lo so, dovrei lasciar perdere - come ho lasciato perdere Benigni mentre ricordava gli insegnamenti del suo prete catechista. Ma che volete, sono accadimenti culturali che invadono l'Italia, e più di Benigni - con il quale, dopo le due serate su Rai Uno, ite missa est - sono preoccupato per Jovanotti: è uscito il suo nuovo singolo, preludio al prossimo album, e macinerà le orecchie finemente, su ogni possibile piattaforma mediatica, radio, televisioni e web. 
In verità, non avrei voluto dir nulla al riguardo, dacché per la musica riservo la mia (modesta) capacità di giudizio agli scaffali del degustibus. Purtroppo, ho colto al volo un passaggio della canzone di Jovanotti:

Come in un sabato sera italiano
Che sembra tutto perduto poi ci rialziamo

Ed è stato un uno due micidiale, roba da stendere al tappeto un cinghiale.

Che fare? Facile. Ho chiamato i soccorsi:


Vorrei fottermene

«Gli scrittori di questa generazione [fine Ottocento] odiavano la società borghese perché essa non concedeva alla personalità questo margine di libero sviluppo. Essi si volgevano verso i ceti inferiori, perché là vedevano i propri compagni nella sofferenza, soprattutto nella repressione della personalità. Essi divennero “socialisti” in seguito a confusi sentimenti messianici. Via via che le loro idee diventarono, almeno soggettivamente, più consapevoli, e che essi si volsero sempre più decisamente verso il problema dello sviluppo della personalità – il loro vero problema cardinale –, andò dileguandosi il loro interesse per gli ideali socialisti, e in pari tempo essi cominciarono ad allontanarsi dal Naturalismo, che era diventato ormai per loro un abito troppo stretto. […]
Il notevole poeta lirico Detlev von Liliencron […] esprime chiaramente lo stato d'animo dell'epoca del superamento del Naturalismo:
No, le assurdità socialdemocratiche non le capisco. Quel che capisco è l'anarchismo.. questo mi piace, perché qui viene fuori direttamente, senza ipocrisie, l'orribile animale da preda che ha nome uomo”.

Le simpatie anarchiche, in molti casi legate a Nietzsche, sono generali in questo periodo, ma pochissimi gli scrittori in grado di esprimere le conseguenze di questa svolta con la schietta disinvoltura mostrata qui e altrove Liliencron. Egli non si perita nemmeno di dichiarare apertamente che tali simpatie anarchiche si possono benissimo conciliare intimamente con l'accettazione dell'imperialismo. Egli si chiede una volta che cosa troveranno i posteri nel suo poema epico Poggfred, e risponde:
... la miseria filistea del tran tran quotidiano; l'ipocrisia sociale, morale e religiosa; il vile punzecchiamento di tutti i forti impulsi; e, ciò nondimeno, l'irrefrenabile volo della fantasia personale, la gioia indistruttibile per l'esistenza naturale, per le avventure dell'amore, della guerra e dei viaggi per il mondo; ma soprattutto l'illimitato umorismo dell'uomo di mondo che si affida solo a se stesso, che davanti ad ogni bassezza dell'umano destino finirà sempre per dire: Je m'en fiche.

Qui l'imperialismo è approvato apertamente e senza ambagi.»

György Lukács, Breve storia della letteratura tedesca, Einaudi, Torino 1956 (traduzione di Cesare Cases).

È una grande tentazione quella di dire, più o meno tra i baffi, «davanti ad ogni bassezza dell'umano destino» “me ne frego”, vada a farsi fottere il mondo, tanto è irredimibile, disastri, storture, carneficine che non hanno fine e tante facce tante che ripetono, ipnotiche, che «dobbiamo procedere con coerenza e senza battute d'arresto sulla via delle riforme».

La via delle riforme battuta da decenni più della Salaria. Quante puttane, quanto lavoro, quanti soldi sprecati. Il pensiero, soprattutto, che si è smarrito a forza di procedere con coerenza. La coerenza non è più la bussola adatta per orientarsi in un mondo d'incoerenti...
Ma come conciliare il fottersene e il rifiuto dell'«imperialismo»? 
Ora ci dormo su.

martedì 16 dicembre 2014

Mappe concettuali


Vedendo la su esposta mappa e le altre riportate in questo sito, subito mi sono sconfortato, ma dato che un commentatore ha espresso prima di me la lamentazione (anche se, senza vanteria, l'ho pensato prima di leggerla), lascio a lui l'onore della risposta.
«It's a sad day when nobody cares about vaginas any more.»
Allo stesso tempo, per non venir meno alla parità di genere, si potrebbe altresì sostituire vaginas con penis - sì da esprimere un altrettale sconforto.

lunedì 15 dicembre 2014

Uno su sessantamila ce la fa

«Ha 17 anni, non ha ancora finito il liceo, ma potrebbe già andare tranquillamente in pensione. Perché nelle pause pranzo Mohammed Islam gioca con i titoli in Borsa, e gioca oggi, gioca domani, ha accumulato un patrimonio valutato in 72 milioni di dollari.  La sua storia è così curiosa, che il magazine New York l’ha messa al dodicesimo posto nella sua edizione speciale annuale sulle “Ragioni per amare New York”». Paolo Mastrolilli
Chiaramente, tra le ragioni per amare New York non compaiono le seguenti:
«Il numero dei senza tetto raggiunge livelli record a New York: dopo decenni di calo, torna a salire il numero di quanti vivono per strada, scegliendo i parchi e le piazze pubbliche come casa. Un trend recente che crea tensioni con i cittadini e aumenta la pressione sulle autorità, chiamate a intervenire in alcuni casi anche con misure estreme, come la rimozione delle panchine dai parchi. Da Brooklyn a Harlem le lamentele e le denunce dei newyorkesi sono aumentate: i senza tetto che vivono per strada violano le norme pubbliche, urinando dove capita, dormendo sulle panchine e non rispettando l’orario di chiusura dei parchi. Mancanze riscontrate soprattutto da chi, nelle aree verdi della città, si reca per correre o per portare a passeggio il cane. Agli inizi di novembre si contano 57.676 persone che vivono in rifugi e ricoveri pubblici, alle quali se ne aggiungono 3.357 che vivono per strada, il 6% in più rispetto all’anno scorso.»
Forse, ai senza tetto non resta che giocare le elemosine a Wall Street. Vuoi vedere che gioca oggi, gioca domani... purché non comprino azioni FCA, beninteso.

Comandamento

Ho provato a guardare 
Benigni per un po’ - 
poi mi sono alzato dal divano 
perché per troppe volte ho 
udito pronunciare 
il nome di Dio invano.

domenica 14 dicembre 2014

Amarcord


«Abbiamo realizzato 36 importante [(!)] riforme. Nessuno si ricorda le cose che abbiamo fatto, ne abbiamo fatte talmente tante che non ce lo ricordiamo nemmeno noi.» Silvio Berlusconi
Un po' come le seghe, ce ne siamo fatte talmente tante che non ci ricordiamo più quante, anche se, con poco margine d'errore, potremmo individuarne il numero, basterebbe contarne, come media, almeno una al giorno, dall'età in cui abbiamo cominciato, e il sub-totale è fatto.

Masturbazioni a parte, il vero motivo del lapsus memoriae berlusconiano è senz'altro dovuto all'imbarazzo del ricordarsi il contenuto di almeno 37 importanti riforme [Fonte]:
  • Le leggi ad personam 
il Decreto Biondi, approvato il 13 luglio 1994, provocò la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350 erano colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (compresi la signora Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino Cinà, il medico di Totò Riina), al fine di impedire l’arresto di Paolo Berlusconi, del capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia e di Massimo Maria Berruti, consulente del gruppo Fininvest;
la Legge sulle Rogatorie, approvata nel 2001, serviva a cancellare le prove giunte dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese ovviamente quelle che dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte di Previti & C;
la non ratifica del Mandato di cattura europeo (2001), da parte del governo Berlusconi, vide l’Italia come unico paese fra quelli dell’Unione europea a non aver ratificato, ma solo relativamente ai reati finanziari, ai reati contro la Pubblica amministrazione, e il motivo della mancata ratifica, secondo “Newsweek”, è che Berlusconi temeva di essere arrestato dai giudici spagnoli per l’inchiesta su Telecinco;
la Legge Frattini sul conflitto d’interessi, approvata il 28 febbraio del 2002, che consente di “legalizzare” la posizione di conflitto di interessi di Berlusconi: chi possiede aziende e va al governo, ma di quelle aziende è soltanto il “mero proprietario”, non è in conflitto d’interessi e non è costretto a cederle, quindi l’unica conseguenza per il premier è stato lasciare la presidenza del Milan;
la depenalizzazione del falso in bilancio, legge fatta dal governo Berlusconi nel 2002, ha permesso a Berlusconi di ottenere l’assoluzione perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato” nel processo All Iberian 2 e nell'ambito dell'ultimo stralcio del processo SME, e di giungere alla prescrizione nel processo sul caso del calciatore Lentini;
la Legge Cirami sul legittimo sospetto, approvata il 5 novembre 2002, che reintroduce il concetto di “legittima suspicione” sull'imparzialità del giudice, quale causa di ricusazione e trasferimento del processo, viene sistematicamente invocata dagli avvocati di Berlusconi e Previti nei processi che li vedono imputati;
il cosiddetto Lodo Schifani (legge n.140/2003), per l’impunità delle alte cariche dello stato, ha consentito la sospensione dei processi a carico di Berlusconi fino alla bocciatura da parte della Corte Costituzionale;
la riapertura dei termini per il condono fiscale, Dl 143 del 24 giugno 2003, estende il condono a coloro che hanno “concorso a commettere i reati”, anche se non hanno firmato la dichiarazione fraudolenta, come nel caso dei 9 coimputati del premier, accusati di aver aiutato Berlusconi a evadere con fatture false o gonfiate;
la cosiddetta Legge ex-Cirielli, Legge n. 251/2005, denominata anche legge salva-Previti, ha introdotto una riduzione dei termini di prescrizione per gli incensurati e trasformato in arresti domiciliari la detenzione per gli ultrasettantenni, consentendo l'estinzione per prescrizione dei reati di corruzione in atti giudiziari e falso in bilancio nei processi "Diritti tv Mediaset" e”Mills” a carico di Berlusconi;
la cosiddetta Legge Pecorella, che introduceva l'inappellabilità da parte del pubblico ministero per le sole sentenze di proscioglimento, fu respinta dal presidente Ciampi in quanto incostituzionale, così Berlusconi la ripresentò uguale per farla riapprovare (legge n.46) nel gennaio 2006, ma la Consulta la bocciò con la sentenza n. 26 del 2007;
Il cosiddetto Lodo Alfano (legge n. 124/2008), per l’impunità delle alte cariche dello stato, ha consentito la sospensione dei processi a carico di Berlusconi fino alla bocciatura da parte della Corte Costituzionale, nonostante le pressioni ricevute da quest’ultima;
il cosiddetto legittimo impedimento, legge del 7 aprile 2010 n. 51, che consente di rinviare i processi per Berlusconi e i ministri, si applica per tutte quelle attività "coessenziali" alle funzioni di governo e a certificare che esiste un impedimento "continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni", sarà la Presidenza del Consiglio;
il cosiddetto decreto “salva liste”, Dl 5 marzo 2010 n. 29, è stato il tentativo, palesemente incostituzionale (comma IV art. 72, art.117 della costituzione), da parte del governo Berlusconi di cambiare le regole nel corso della competizione elettorale;
il Disegno di legge sul “processo breve” stabilisce che per l'imputato incensurato, il processo non può durare più di sei anni (due anni per grado e due anni per il giudizio di legittimità), tutto a beneficio di Berlusconi nelle vicende sui diritti tv Mediaset, Mediatrade, corruzione dei senatori.
  • e le leggi ad aziendam
Berlusconi a suon di leggi ad aziendam ha triplicato il proprio patrimonio, in particolare dall’inizio del 1994 (3,1 miliardi di euro), quando è entrato in politica, al 2005 (12 miliardi di euro secondo Forbes).
Di seguito si riportano le norme approvate dai governi Berlusconi che, in modo evidente, hanno favorito le società del premier e la crescita del suo patrimonio:
la Legge Tremonti, approvata il 10 giugno 1994, per la detassazione del 50% degli utili reinvestiti dalle imprese, ha consentito alla neonata Mediaset di risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per i film d’annata;
la cosiddetta Tremonti-bis, Legge del 18 ottobre 2001 n. 383, abolisce l’imposta su successioni e donazioni per i patrimoni superiori ai 350 milioni di lire (fino a quella cifra l’imposta era già stata abrogata dal centrosinistra);
il cosiddetto “Decreto Salva-Calcio”, Decreto legge n. 282/2002, introduce una norma che consente alle società di calcio (tra cui il Milan che risparmia 242 milioni di euro) di diluire le svalutazioni dei cartellini dei calciatori sui bilanci in un arco di dieci anni, con importanti benefici economici in termini fiscali;
il condono fiscale, contenuto nella Legge Finanziaria del 2003, ha consentito a Berlusconi di sanare con appena 1800 euro un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano e a Mediaset di sanare le evasioni di 197 milioni di euro, contestate dall’Agenzia delle entrate, pagandone appena 35;
la detassazione delle plusvalenze da partecipazione, riforma introdotta da Tremonti nel 2003, venne subito utilizzata dal premier Berlusconi nell’aprile 2005 quando cedette il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi di euro, risparmiando 340 milioni di euro di tasse;
il Decreto Salva-Rete 4, firmato da Berlusconi il 24 dicembre 2003, concede una proroga per continuare a far trasmettere Rete 4 in analogico, a danno di Europa 7, pur non avendo la concessione per farlo dal 1999;
la Legge Gasparri del 2004, sul riordino del sistema radio-televisivo e delle comunicazioni, assicura che Rete 4 non avrebbe sforato il tetto antitrust perché, entro il 30 aprile 2004, il 50% degli italiani avrebbe dovuto captare il segnale del digitale terrestre, però, a quella data, solo il 18% della popolazione riceveva il segnale digitale, inoltre, tale legge regala a Mediaset una potenziale crescita dei ricavi di 1-2 miliardi di euro l’anno, come ha candidamente ammesso lo stesso Fedele Confalonieri;
le norme sull’acquisto del decoder, cui fanno riferimento la Legge n.350/2003 (Finanziaria 2004) e la Legge 311/2004 (Finanziaria 2005), introducono un incentivo statale all'acquisto di decoder e a beneficiare in forma prevalente dell'incentivo è la società Solaris, il principale distributore in Italia dei decoder digitali Amstrad del tipo "Mhp", controllata al 51 per cento da Paolo e Alessia Berlusconi;
l’estensione del condono edilizio alle aree protette, Legge n.308/2004, inserisce le zone protette tra le aree condonabili e tra queste ci sono anche le aree di Villa Certosa di proprietà della famiglia Berlusconi;
la riduzione delle aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti, varata dal governo Berlusconi a fine 2004, consente a Berlusconi, secondo i calcoli de L’Espresso, di risparmiare 764.154 euro all’anno;
il Testo unico della previdenza complementare, Decreto legislativo n. 252 del 2005, prevede norme che favoriscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale, a beneficio soprattutto di Mediolanum di proprietà della famiglia Berlusconi;
il servizio Postescuola di consegna e ordinazione, per telefono e online, dei libri di testo destinati agli alunni della scuola secondaria, tramite l’accordo stipulato il 9 giugno 2005 tra il Ministero dell’Istruzione e le Poste Spa, ha previsto la consegna dei libri tramite la Mondolibri Bol, una società posseduta al 50 per cento da Arnoldo Mondadori Editore Spa, di cui è mero proprietario Berlusconi;
l’innalzamento dal 10% al 20% del tetto per l’acquisto di azioni proprie, da parte delle società quotate in borsa, è stato subito messo in atto dalla Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset;
lo spostamento di pubblicità da Rai a Mediaset da parte delle aziende e delle istituzioni controllate dal governo: ministeri, Poste, Eni, Enel, ecc., si è verificato in misura cospicua da quando nel 2008 Berlusconi è tornato al governo;
il Decreto legge n. 185/2008 ha stabilito l’aumento dal 10 al 20% dell'aliquota IVA sulla pay tv "Sky Italia", il principale competitore privato del gruppo Mediaset;
le norme contenute nel decreto Romani, entrato in vigore il 15 marzo 2010, regolano gli spazi pubblicitari televisivi a vantaggio di Mediaset e a svantaggio di Sky, costretta a scendere entro il 2013 dal 18 al 12% di affollamento orario di spot;
il cosiddetto Lodo Cassazione, norma fatta su misura per la Mondadori, inserita di nascosto all'interno del Dl incentivi del 25 marzo 2010, consente di archiviare i processi tributari arrivati in Cassazione con due sentenze favorevoli al contribuente mediante il pagamento del solo 5% del valore della lite.

Ne hanno fatte davvero tante che, per via indiretta, tramite patti extra parlamentari detti del Nazareno, è normale il pregiudicato ambisca a farne ancora, l'Italia lo merita, non dobbiamo perdere il primato di nazione più corrotta d'Europa.