domenica 16 marzo 2014

Faux feuilleton

Ho deciso d'iniziare a scrivere un romanzo. 
Dove. 
Qui. 
Perché.
L'assenza di punti esclamativi nell'interrogante non frenerà le mie ambizioni.
Ne hai.
Ne ho soltanto di inconfessabili, per il momento.
E quindi approfitti della finzione per estrarle dalla tua coscienza e dal tuo inconscio.
Ascolta: il romanzo è mio, ancora non è iniziato e tu mi deframmenti le palle con tutte ’ste domande che mi fanno perdere il filo, se solo l'avessi avuto, il filo. Avevo una volontà, meglio: un proponimento: scrivere un romanzo a puntate, qui, nel mio spazio d'azione e reazione alle cause perse del mondo, un fogliettone, come si conviene a colui il quale non ha ancora un'idea ben definita su cosa andrà a scrivere nel suo romanzo di in-formazione.
Senti, un consiglio: sia la prima e l'ultima la lineetta spezza parole di stampo heideggeriano e giù a cascata, nel rimpozzamento della filosofia post-moderna, che utilizzi.
Convengo, anche se non lo faccio per posa, ma perché mi sembra necessario sia colta la pluralità di senso che fornisce una medesima parola.
Suvvia, comincia.
Non spingere, non pressarmi, ho detto che scriverò un romanzo ma ancora mi manca il soggetto, l'azione, il fine e la causa efficiente.
Mena il can per l'aia: mettiti al centro, diventa imperatore del tuo spazio, comanda, ordina, imponi un ordine e una successione, godi a tuo piacimento di ogni millimetro di vita che si consuma.
Sei uno stress, sappilo. Averti addosso m'impedisce una seria analisi della situazione, un esame approfondito mediante il quale dar cominciamento al tutto. M'inibisci all'incipit. Mi fai temere che, se parto, subito vengo, eiaculazione romanzesca, uno sputo, pochi milligrammi di piacere e finita lì, una sciacquata e via.
Millimetri, milligrammi: sei sulla buona strada, le misure sono tutto, soprattutto quelle piccole, dalle quali tutto ebbe inizio, anche tu, organismo pluricellulare che non sei altro.
Scrivendo, acquisto senso, mi dispongo, mi sfaccio, mi destituisco e impressiono, mi sprigiono: una sorta di imitatio del Grande Inizio, da alcuni legittimamente chiamato the Big Bullshit.
Sappi che, così facendo, ti precludi le simpatie di Vito Mancuso, il teologante.
M'importa sega. Senso o non senso, io scrivo per ottenere un manufatto, pur se etereo e impalpabile, come questa sequenza di parole in formato elettronico: io digito e saltano fuori le concrezioni di un pensiero indomito.
Ti piacerebbe.
Mi piacerebbe e piacque fin dal primo momento in cui m'accorsi che, con esse, potevo incantar le allodole.
E succhiare tette - è indubbio: non hai ancora smaltito il trauma dello svezzamento.
Lasciami in pace, va' a fare un giro, fuori c'è un sole velato, vedrai: camminerai benissimo, temperatura ideale, pochi pollini, quindi eviterai persino di starnutire. Va' e lasciami solo qualche momento. Fammi raccontare una storia.

Space Race, BBC, via Giavasan

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