martedì 11 marzo 2014

Testa di cavolo

via
Allora, ricapitolando, anche se non serve a niente ricapitolare, se non a mantenere un certo ordine mentale, che, personalmente, vivo come un contrappasso.

Nell'autunno 2012 (se era autunno, non ho voglia di controllare), ho partecipato alle primarie di coalizione per eleggere il candidato premier del centrosinistra. Al primo turno ho votato Puppato, al secondo Renzi perché volevo, in qualche modo, dati i due euro, dare un segnale alla vecchia classe dirigente del PD. Ma vinse, da pronostico, Bersani.
Nel febbraio 2013, alle elezioni politiche, abbastanza convinto, votai PD, contribuendo quindi, nella misura del mio voto, ovvero nell'esercizio impotente della mia parte di sovranità popolare, ad eleggere deputati e senatori del mio collegio (chissà chi erano di preciso, potrei fare una ricerca... c'erano liste bloccate, non si potevano dare preferenze, dunque poteva esserci chiunque, persino Rosa Quota).
Da allora, dalla non-vittoria di Bersani, è trascorso un intero anno con, nel mezzo, i seguenti accadimenti
a) il tentativo, fallito, di fare un'alleanza inedita col M5S;
b) la vittoria di Pirro dei presidenti delle Camere, Grasso e Boldrini;
c) la figura di merda fatta con Prodi, l'ostinato rifiuto di eleggere Rodotà, la miserabile rielezione di Napolitano;
d) l'accordo con Berlusconi e la nascita del governo Letta;
e) l'uscita dal governo di Berlusconi e sua decadenza da senatore;
f) la Corte Costituzionale dichiara incostituzionale la legge elettorale che ha eletto il presente Parlamento;
g) le primarie del PD per eleggere il segretario, vinte da Renzi.
h) l'intesa extraparlamentare per le riforme (elettorale e costituzionale) tra Renzi e Berlusconi;
i) la scelta del PD di far cadere il governo Letta e di far “nascere” il governo Renzi;

Questo è, in sintesi, con alcune omissioni, quanto politicamente è accaduto in Italia, con il Partito Democratico protagonista. Il partito che ho votato. Il partito che non voterò più – e non vedo l'ora di poterlo fare alle prossime elezioni (non votando tout court, probabilmente). Mi piace ricordarlo, anche se è una magra consolazione, che non ripaga, certo, il voto che gli diedi, sperando chissà che. Ecco: in quel chissà tutto pensavo fuorché quello che è accaduto e ciò che sta accadendo. E se ho rimesso in fila quanto sopra riportato è per non dimenticare la moderata convinzione che mi portò a tracciare una X sul simbolo del PD, cosa che, nel mio piccolo, mi fa sentire una sorta di piccolo figlio di Eichmann, una maniera come un'altra per non dirmi quanto sono stato figlio di puttana.

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