domenica 16 marzo 2014

White Russian Galaxy

Domenica:
con una Simca
blu prussia
sono andato a Simferopoli
a votare sì
alla Russia
arruffapopoli.

Prima, colui che ha iniziato a scrivere un romanzo, ha twittato i suddetti versucoli. Si sappia, tuttavia, che il romanziere che si occupa di politica internazionale non è credibile.

Io non mi occupo, mi preoccupo, mi prende una sorta di magone ad assistere a certune cose, e così cerco di stabilire un contatto tra la mia periferia esistenziale e il centro dell'attenzione mediatica, di carattere politico.

Che anima gentile e pia. Sembri uno che non aspetta altro che diventare famoso per andare a fare il tuttologo in tv, sai quei salotti con ospiti seduti su poltrone e il conduttore più o meno in piedi o più o meno a sedere anche lui. Dalla cronaca al costume, dalla politica allo spettacolo, dalla cultura all'economia, dappertutto, salvo che per lo sport (anche il tutto ha un limite), a dire la tua opinione, attesa come quella di un oracolo.

Tu sai come mortificarmi, come seppellire quello che resta della mia volontà di scrivere. Fai bene, e tuttavia ti sfido: più che alla fama, aspiro alla fame, intesa come appetito continuo di attenzione alle faccende che mi circondano, per addentare bocconi di storia, masticarli bene, cioè a lungo, inghiottirli e, si spera, digerirli, assimilarli, farli diventare propria carne e, il resto, il sovrappiù, via, espulsione più o meno rapida per le vie rettali.

Sei patetico: usi similitudini spurie, dovute sicuramente alla banale realtà delle tue funzioni organiche. Caghi spesso, vero? Quante volte, figliolo? Ti netti bene il didietro?

Non mi abbasso al tuo livello, quindi mi elevo. La mia intenzione di scrivere non sottostà alle tue bassezze, deve osare, così entro nel merito della questione su cui intendevo esprimere un parere.

Sono tutto orecchie, disse un elefante a una farfalla.

Oggi, su Repubblica è stato pubblicato, in traduzione italiana, un articolo di Thomas L. Friedman del quale condivido solo il titolo: Non fate qualcosa. State fermi. Il resto no, soprattutto questo passaggio mi ha fatto drizzare tutti i peli pubici:
«La più importante linea divisoria nella geopolitica del mondo odierno è “fra quei Paesi che vogliono che il loro Stato sia potente e quei Paesi che vogliono che il loro Stato sia prospero”, sostiene Michael Mandelbaum, professore di politica estera all'università John Hopkins» 
Infatti gli USA, non volendo che il loro Stato sia potente, hanno l'esercito più potente del mondo. 

Vedi, caro romanziere: se tu sapessi l'inglese a un certo livello potresti fare domanda alla John Hopkins e spararle te simili cazzate. Altro che Publish or Perish. Agli ammericani digli che sono prosperi (soprattutto quelli con le tette rifatte) e vedrai come ti coccolano.

Già, ma io e l'America... te lo spiego dopo.

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