lunedì 10 novembre 2014

Di luogo in luogo

"Il Kazakistan - ha ricordato Karim Massimov [Primo Ministro kazako] rivolgendosi agli imprenditori italiani - appartiene all'Unione economica eurasiatica, che inizierà il suo lavoro nel 2015. Si tratta di un nuovo mercato, con una popolazione di 170 milioni di persone, con un grande potenziale per gli investimenti nell'economia kazaka, per la creazione di joint venture e per la produzione". [via Il Velino]

«Il capitale punta a produrre un paesaggio geografico favorevole alla sua stessa riproduzione e alla sua ulteriore evoluzione. Non c'è nulla di strano o di innaturale in questo: in fin dei conti lo fanno le formiche, lo fanno i castori, perché non dovrebbe farlo il capitale? Il paesaggio geografico del capitalismo, però, è reso perpetuamente instabile da varie pressioni tecniche, economiche, sociali e politiche, che operano in un mondo di variazione naturale e di enorme trasformazione. Il capitale deve forzatamente adattarsi a questo mondo che evolve selvaggiamente, ma ha anche un ruolo fondamentale nel plasmare quel mondo. […]
Il capitale deve essere in grado di resistere all'urto della distruzione dell'antico ed essere pronto a costruire sulle sue ceneri un nuovo paesaggio geografico. A questo fine debbono essere disponibili eccedenze di capitale e lavoro. Per fortuna, per la sua stessa natura, il capitale crea continuamente queste eccedenze, spesso sotto forma di disoccupazione di massa e sovraccumulazione di capitale. L'assorbimento di queste eccedenze attraverso l'espansione geografica e la riorganizzazione spaziale contribuisce a risolvere il problema delle eccedenze che non hanno sfoghi redditizi. […]
Il principio è questo: il capitale crea un paesaggio geografico che soddisfa i suoi bisogni in un certo momento solo per doverlo distruggere in un momento successivo per agevolare l'ulteriore espansione e la trasformazione qualitativa del capitale. Il capitale scatena le forze della “distruzione creatrice” sulla terra. Alcune parti ottengono i benefici della creatività, mentre altre portano il peso della distruzione. Invariabilmente, questo comporta una disparità di classe. […]
Le relazioni tra Stati possono essere ostili o collaborative a seconda dei casi, ma esistono sempre relazioni e conflitti geoeconomici e geopolitici che rispecchiano gli interessi caratteristici dello Stato e convertono le pratiche dello Stato in forme di azione che possono essere o meno coerenti con gli interessi del capitale […]
Quanta intensità ha avuto la forza dello sviluppo geografico disomogeneo per sfidare il capitale a reinventarsi? Senza sviluppo geografico disomogeneo il capitale sicuramente avrebbe subìto una stagnazione e avrebbe dovuto soccombere alle sue tendenze sclerotiche, monopolitistiche e dispotiche e avrebbe perso completamente la sua legittimità come motore dinamico di una società che pretende di essere civilizzata anche se rischia di finire direttamente nella barbarie. Liberare la concorrenza interurbana, interregionale e internazionale non è solo un modo fondamentale per cui il nuovo soppianta il vecchio, ma un contesto in cui la ricerca del nuovo, definita come ricerca del vantaggio competitivo, diventa determinante per la capacità del capitale di riprodursi. Soprattutto, lo sviluppo geografico disomogeneo serve a trasferire i fallimenti sistemici del capitale di luogo in luogo. Quei fallimenti sono un bersaglio in perpetuo movimento.»

David Harvey, Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo, “Contraddizione 11. Sviluppi geografici disomogenei e produzione dello spazio”, Feltrinelli, Milano 2014

Quanto letto credo aiuti a capire perché l'animale-Capitale non si è ancora estinto. Perché sinora è riuscito e riesce a trovare nicchie ambientali dove destinare la produzione di merci (di vario ordine e tipo), in modo da mantenere acceso il motore che consente la sua propria riproduzione, motore che è alimentato - ricordiamolo - dal carburante forza lavoro (dalla quale e solo dalla quale il capitale ottiene l'eccedenza che sta alla base del profitto monetario).

E così il capitale italiano cerca un po' di respiro in Kazakistan, dato che quello che guardava alla Russia, da alcune settimane non può, giacché vige una sorta di embargo del cazzo voluto dagli Usa e dalla Merkel per le note vicende ucraine.
Non c'è niente da fare: gli interessi del capitale più forte hanno la priorità. Lo sanno bene anche i produttori di mele polacchi, che in tale settore agricolo vantano un primato mondiale:
«La Polonia è il primo produttore mondiale di mele, l’anno scorso il raccolto è stato di tre milioni di tonnellate. E sono circa 100mila le aziende locali impegnate nel settore: nel 2013 sono state esportate mele per un valore di 430 milioni di euro e di queste il 55% e’ andato in Russia. Nessun Paese al mondo può assorbire tre milioni di tonnellate di mele polacche (… ), dobbiamo trovare altro modo di utilizzarle, magari convertirle in biogas» [via Internazionale]

4 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

ciò prova che non gl'importa nulla delle mele, possono diventare pure biogas o qualsiasi altra cosa poiché esse contengono una sostanza molto più preziosa delle vitamine e dell'acido malico, contengono pluslavoro da trasformare in profitto.

Romeo ha detto...

"Non c'è nulla di strano o di innaturale in questo: in fin dei conti lo fanno le formiche, lo fanno i castori, perché non dovrebbe farlo il capitale? ... Il capitale deve... Il capitale deve... Il capitale scatena le forze della “distruzione creatrice” sulla terra.... David Harvey, Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo"
La diciottesima contraddizione sarà quella fatale! per chi? per cosa? per il pensiero certamente: del resto le contraddizioni sono del pensiero, mica della realtà.
Nota come formiche e castori continuano a vivere nell'immaginario di David Harvey mentre gli uomini sono stati inghiottiti dall'entità capitale scesa sulla terra per volere alieno - ciò che spiega sic et simpliciter l'alienazione sul lavoro e anche sotto: tutto minuslavoro quello di Marx, poteva evitare d'affaticarsi tanto. Oh, essa entità scatenerebbe addirittura le forze della distruzione creatrice! di chi? delle formiche e dei castori, è chiaro: gli uomini sono stati decapitaticapitalizzati dall'entità aliena - scomparsi alla vista del frastornato David.
Sì, ammetto, si capisce quello che scrive questo signore in questa tua citazione, però non è accettabile un minestrone così accozzato. Penso che non faccia bene.

Luca Massaro ha detto...

Caro Romeo, la colpa è mia, ché non potendo riportare il capitolo per intero ho provveduto a stralci arbitrari (qui segnalate da [...]).
Il saggio è un gran libro che chiaramente e manifestamente si rifà alla teoria marxiana. Per contro, salvo alcune escursioni in territori per me nuovi, Harvey svolge la stessa opera divulgativa di quella di Olympe de Gouges.

Romeo ha detto...

Luca, il minestrone si riferiva a quello di castori, formiche e capitale - non al tuo stralciamento, ma all'interno di essi.