sabato 29 novembre 2014

Il Fronte giocondo della Sinistra italiana

Guido Liguori, su Il Manifesto (Pd sconfitto, sinistra ferma), argomenta che nonostante dalle regionali in Emilia Romagna e in Calabria emerga una crisi del renzismo, da ciò non consegue che a sinistra del Pd ci sia uno spazio di manovra immediatamente percorribile, giacché
«L’Altra Emilia-Romagna ha rac­colto il 4% e Sel, nell’ambito del centrosinistra, il 3,23%. In Cala­bria “La Sini­stra” (Sel, Pdci, Idv), pur in una coa­li­zione scre­di­tata, il 4,36%, e L’Altra Cala­bria (Prc e Alba, altre com­po­nenti della ex Lista Tsi­pras erano per il non voto) si ferma all’1,32%.»

Secondo Liguori, tali magri risultati della sinistra, uniti al crescente astensionismo, ci dicono due cose:
«In primo luogo, non vi è oggi spa­zio a sini­stra del Pd per più di una proposta poli­tica. In secondo luogo, se le forze a sini­stra del Pd si unis­sero in un Fronte arti­co­lato e plu­rale, lasciando da parte in nome del bene comune le reci­pro­che avver­sioni, con una lea­der­ship col­let­tiva e rico­noscibile, que­sto sog­getto politico-elettorale avrebbe di fronte a sé poten­zia­lità rilevanti.»

Su quali basi dovrebbe costituirsi un Fronte unitario che raccolga tutte le forze sparpagliate della sinistra? Leggiamo la proposta di Liguori:
«Questo Fronte della Sinistra dovrebbe partire dalle lotte sindacali, dei precari, dei disoccupati: senza radici nel mondo del lavoro non si è sinistra.»

Suggerimento: forse, per la Sinistra italiana, sarebbe utile considerare che piccoli commercianti, artigiani, agricoltori, esercenti vari sono anch'essi "radicati" nel mondo del lavoro. Ma lasciamo da parte questi dettagli. Proseguiamo:
«Ma anche presentare un progetto di rinnovamento e di crescita rivolto a tutta la società. E una elaborazione che prospetti un tipo nuovo di convivenza, alternativa a quella attuale. Credo sia importante avere un duplice programma: uno di misure immediate, per fronteggiare l’emergenza; e un Programma fondamentale, per dire verso quale società si vuole andare.»

Ecco, sì, questa potrebbe essere un'ottima base programmatica. Ma, di concreto, cosa essa dovrebbe prevedere?
«Da subito poche proposte e chiare: per il lavoro, il Mezzogiorno, i giovani, la scuola e la cultura, la casa, il welfare. Si deve essere in grado di dire dove si troveranno le risorse, colpendo quali interessi: è necessario avere dei nemici. Perché questo nuovo soggetto deve essere di parte, anche se non minoritario. Dovrebbe pronunciarsi, ad esempio, sul ruolo del pubblico, proponendo una economia mista secondo quanto previsto dalla stessa Costituzione. Dovrebbe avviare una Riforma antiliberista.»

Eccolo qua, l'approdo: un nuovo deserto. Il deserto delle riforme.
Se la Sinistra italiana langue, o meglio, è assente, è perché ancorata all'idea di riformismo.
Riformismo una bella sega. Anzi, una brutta sega mentale che fa della politica un mero esercizio masturbatorio.
Tutto il rigido (e fragile) arco politico italiano spara le frecce del lavoro, del Mezzogiorno, dei giovani, della scuola e della cultura, della casa, del welfare. Tutto. Da Renzi a Salvini, dal Direttorio pentastellato, all'ex Cavaliere dimezzato. Oh, certo: cambiano le modalità del come trovare risorse e colpire quali interessi. Ma chi, chi non ha o chi non si fa dei nemici? Questa menata dei nemici sfiora il ridicolo: i nemici non si devono avere, si devono ammazzare abbattere. In politica (nel gioco del potere politico) vale un solo assunto: distruggi i tuoi nemici, il resto è pappa e ciccia, culo e camicia, Berlusconi e Renzi.

Essere di parte non significa altro che essere parte del sistema: c'est tout. In altri termini: o il Fronte della Sinistra riporta al centro della lotta politica la lotta di classe, avente come obiettivo primario il superamento e/o l'abbattimento del sistema economico e produttivo capitalista, oppure è destinato nuovamente a disperdere nel parlamentarismo d'accatto («pronunciarsi sul ruolo del pubblico, proponendo una economia mista» ma va’ a cacare, va’) l'unica ragion d'essere della Sinistra: la rivoluzione.

2 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

ancora non si vogliono rassegnare che quella sinistra è morta. in un post del 12 gennaio 2010 scrivevo (scusa l'autociatazione):

La quantità di tutto ciò che questa società ci impone e ci infligge ha già superato la soglia oltre la quale ogni equilibrio faticosamente costruito viene rotto con violenza. Marx ha scritto che ogni epoca si pone solo i problemi che può risolvere, e questo è vero; e oggi siamo giunti precisamente al punto in cui non è più possibile risolverne nessuno senza risolverli tutti. Resta il fatto, detto tra noi, che i cocci della sinistra dei paesi occidentali sono sempre pronti a farsi raggirare da tutte le propagande di scarto. E questo succede ad ogni cambio di stagione

Luca Massaro ha detto...

Senza piaggeria: se ho compreso perché la sinistra italiana è morta lo devo a te.