venerdì 14 novembre 2014

Un miliardo di poveri in me.

Pensavo di essere me, tuttora lo penso, seppur miscelato col resto, con quello che fuori ci stava anche prima, anche durante, anche dopo, l'espressione del mio me che mai ha indugiato, se non per celia, a pensare di essere lo stesso anche senza il resto, anche solo, tipo il centro.
Ma il centro, come conferma ogni sana teoria dell'osservazione, non esiste, neanche Dio ci fosse sarebbe il centro, eventualmente - diciamo così per concessione all'assurdo - sarebbe dispersione. Così io mi adatto a disperdermi, come se fosse l'unico compito sensato di crescenza e decadenza insieme, mi sfarino e mi rimpasto, mi sbriciolo e mi ricompongo, saldamente ancorato a questo suolo, dentro il cerchio magico della biosfera. Qui piovvi, secondo dinamiche più o meno uguali a tutti, e iniziai la carriera di vivente, in un dato contesto storico e sociale.
Sono passati anni, più o meno il contesto è rimasto uguale, nella variazione determinata dallo scorrere del tempo, della storia, della società. Ho fatto cose minime, non ho scoperto niente di particolarmente rilevante, sì, ma adesso basta, questo post non voleva cadere nell'autobiografismo, solo esprimere che il me dentro di me non serve a niente se non incontra quello che c'è fuori. Di più, il me nemmeno sarebbe se lui stesso non fosse immerso in un qualcosa che c'è a prescindere dalla sua esistenza, il me è dentro l'assoluto, sciolto in esso, avete presente la particella di sodio nel Lete, ecco, qualcosa del genere.
Questo pippotto in premessa perché ho trovato sul Foglio quanto segue (cioè, non sul Foglio ma qui a gratis):
«La Banca mondiale, lo scorso 9 ottobre, ha pubblicato un rapporto sulla povertà nel mondo. I dati dicono che la percentuale della popolazione mondiale che vive in condizioni di povertà estrema – ovvero con meno di 1,25 dollari al giorno – è crollata dal 36,4 per cento del totale nel 1990 al 14,5 per cento nel 2011. È la più grande riduzione della povertà nella storia dell’umanità, circa 1 miliardo di poveri in meno»
Yu hu, c'è nessuno? Dove sono finiti i poveri? Si sono ridotti? Dove siete, poveri? Tutti a Tor Sapienza?
O poveri poveri, vi siete smarriti, vi siete appunto disciolti nell'Assoluto delle statistiche ufficiali? Oppure che altro, vi siete trasformati, cosa siete diventati per vostra disgrazia? Redattori del Foglio? O più semplicemente dei salariati, persone che per vivere sono costrette a vendere la loro forza lavoro a... a chi? Ma a chi gliela compra.
Ma chi gliela compra, come e quanto gliela paga?
Le statistiche della Banca Mondiale non lo dicono.
Posso dire una cosa della interpretazione delle statistiche della Banca Mondiale?
Dilla. 
Che è un'interpretazione da imbecilli o da pezzi di merda.
L'hai detto.
Chi l'ha detto?
Il mio me, un me disperso come una particella di sodio nel Lete.

1 commento:

Olympe de Gouges ha detto...

grazie Luca, hai fatto bene a riportare la notizia.
come tu ben sai, quello che la banca mondiale dimentica di dire è che sotto 1,25 dollari il giorno (cioè 1 euro e 55 centesimi), non è povertà, ma miseria e disperazione, in molti casi una sopravvivenza sempre in bilico con la morte. infatti sono circa un miliardo le persone che hanno problemi di mera sopravvivenza, di esistenza in vita. i parametri per misurare la povertà non possono essere uguali per tutti e per tutte le epoche (nemmeno quelli di 20 anni fa). e ciò va da sé, tranne che alla banca mondiale.