venerdì 28 novembre 2014

Se salgo in cielo vedo Giove, ma Dio no

via Avvenire
Caro direttore, lunedì sera, seguendo in televisione le immagini dell’arrivo sulla stazione spaziale ISS della nostra astronauta italiana Samantha Cristoforetti, ho colto un’immagine che mi ha fatto trasalire di gioia; una felicità che voglio condividere con quanti avranno già notato un "particolare" della stazione spaziale e anche con coloro ai quali è sfuggito. Per un momento, vedendo le immagini, sono rimasto incredulo: «Ma davvero?», pensavo. «Avrò visto male...», mi ripetevo. Poi ho cercato su internet tra le immagini e i filmati della missione ISS 42/43 "Futura" è ho ritrovato quell’immagine che mi era passata davanti in uno spezzone di filmato televisivo. Sappiamo quanto sia costoso portare nello spazio del carico "non essenziale"; tutto viene ridotto al minimo; ma nella fotografia qui allegata, si osserva chiaramente nella parete della stazione spaziale ISS, dietro agli astronauti Samantha Cristoforetti, Anton Shkaplerov e Terry Virts che consumano allegramente uno spuntino, come con grande dignità e visibilità, siano state disposte quatto bellissime icone (sembrano in stile russo); l’icona centrale, più grande, mostra la Vergine Maria con bambino Gesù. Più in alto delle icone c’è un bel Crocifisso dorato. Difficile, guardando quelle icone antiche in una modernissima stazione spaziale, avamposto remoto dell’umanità, non osservare anche che quella missione è partita da un territorio della ex Unione Sovietica nel giorno della festa di Gesù Re dell’Universo! «Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti.» (dal Salmo 139).

Con grande gioia, Sergio Vicàri

Già, caro amico, quanto... cielo c’è tra questa immagine dallo spazio e quella fatta circolare 53 anni fa, ai tempi dell’Unione Sovietica, attraverso parole messe sulla bocca di Yuri Gagarin, primo uomo a volare oltre l’atmosfera terrestre. Fecero sapere al mondo che da lassù Gagarin aveva esclamato qualcosa che potrebbe suonare come: «Ho visto le stelle, ma non ho visto Dio». In realtà, la frase pare debba essere interamente attribuita a Nikita Krusciov. L’allora capo del Superpotenza comunista disse, infatti, ai compagni del comitato centrale del Pcus: «Gagarin è stato nello spazio, ma non ha visto Dio». E la propaganda antireligiosa del partito fece ciò che c’era da fare... Testimonianze emerse in seguito ci hanno fatto scoprire un Gagarin assai diverso dal racconto mediatico, battezzato nell’ortodossia e credente. Potremmo concludere che il cielo sopra la Terra è, dunque, lo stesso. Ma, davvero, quanta distanza c’è tra quel lontano volo spaziale e questo di oggi... Ciò che nel 1961 il cristiano Gagarin doveva nascondere in cuore, oggi infatti può venire espresso con libertà, con chiarezza e con bellezza. Non ovunque quaggiù è così, ma vedere che lassù succede è certamente una gioia.


Non in diretta, bensì in differita, vedendo e ascoltando la telefonata di Samantha Cristoforetti alla mamma, avevo notato le sunnominate icone, ma senza dar loro molto peso, un po' come quando mi capita di vedere i santini di padre Pio esposti negli autoveicoli, o crocefissi nei locali pubblici, scuole comprese. Arredo. 
Il signor Vicàri, emozionato, si chiede come le icone e il crocefisso abbiano potuto arrivare sin lassù, nella Stazione Spaziale Internazionale dato il costo e restrizioni inerenti il bagagliaio. Beh, dal 1998 
al 20 novembre 2014 hanno visitato la stazione 100 navette russe (Sojuz e Progress) [Wikipedia]
Pensa un po' se erano navette del Vaticano quante Madonne e quanti Cristi lassù appesi.
Da notare: con ogni probabilità, le icone e il crocefisso fanno parte di una precisa strategia politica di Putin a suggello del ritrovato abbraccio dello Stato russo con la Chiesa ortodossa. Tuttavia, Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, saluta la ritrovata simbologia religiosa come frutto di un autentico afflato spirituale degli astronauti russi. Finalmente, egli sostiene, il sentimento religioso può trovare la sua libera espressione anche nello spazio, a riscatto del torto subito dal primo astronauta che fu (pare) costretto a dichiarare di non aver visto Dio lassù nell'oscurità dello spazio.

No, perché da allora a oggi è stato visto, Dio? In quale altro luogo al di fuori del chiuso della mente può abitare il Grande Assente? Qui sotto?



2 commenti:

Marino Voglio ha detto...

povero yuri, costretto dal bieco totalitarismo a nascondere la verità:
"sono stato nello spazio e dio non l'ho visto; dunque esiste!"

Olympe de Gouges ha detto...

dovremmo invece chiederci seriamente per quale motivo persone istruite e altamente specializzate abbiano bisogno di questo genere di superstizione.
del perché tale superstizione sia sopravvissuta in Urss lo sappiamo, del perché essa sopravviva diffusa oggi lo sappiamo pure, ma sarebbe bene ogni tanto ricordarcelo in dettaglio.