martedì 18 novembre 2014

W la diga



Questo sito lo conosco abbastanza. Quand'ero bambino, mio padre mi ci portava a vedere la diga in costruzione. È Romagna, ma una Romagna vicina, quella che disseta la riviera. 
Avevo paura dell'altezza, ce l'ho ancora, se guardo il vuoto, le gambe fanno fico. 
Un'estate, avevo dodici o tredici anni, andai in vacanza a pochi chilometri da quel posto, più in alto, in albergo con mia zia che aveva bisogno di una vacanza climatica. Una settimana bella. Non avevamo il bagno in camera e mi ricordo che di notte orinavo nel lavandino. 
«Fai scorrere bene l'acqua, mi raccomando».
«Certo, zia, certo».
C'era una giovane cameriera, poco più grande di me, che mi sorrideva. Aveva delle belle tette e io sognavo di essere da lei iniziato alle pratiche dell'amore. Rimase un sogno, la realtà limitò il contatto a frequenti partite di ping pong e al suo portarmi la sera la piadina con affettati e formaggio per cena.
Anni dopo, mi sembra quello in cui radio e discoteche erano dominate da Losing my religion, conobbi in discoteca una ragazza che abitava in un paese a pochi chilometri da quel posto, ma più in basso. Mi disse quella sera: 
«Vieni domani a trovarmi, che ti porto a vedere la diga».
Le risposi se conosceva quel detto di Robert Frost: “Scrivere poesie senza rima è come giocare a tennis senza rete”.
Lei non capì.
Se non capite nemmeno voi ve la spiego.
Comunque l'indomani andai a trovarla e lei era lì, puntuale all'appuntamento, ma col fratello.
Aveva capito la frase di Robert Frost con qualche ora di ritardo.



1 commento:

Olympe de Gouges ha detto...

s'è capito benissimo: hai giocato a tennis con il fratello!