giovedì 7 gennaio 2016

Come convolvoli


Non sono sicuro, non sono me stesso. Mi smungo e mi sfilo, entro ed esco, assorbo e disperdo, metto piede e lo tolgo, avanzo e indietreggio, cresco e decresco, nel senso che diminuisco elevandomi al cubo, mi sfaccetto, divento tutto rosso da un lato, ma negli altri cinque rimango multicolore.
Tra le piccole crepe dei polpastrelli e delle attaccature delle unghie applico la disciplina tantrica, per far star bene le dita mentre digitano frasi a caso, come queste. Almeno esse godono e, a volte, anche la mente a leggere se quello che ne scaturisce la smuove e la solletica.
Ho sempre pensato d'avere, forse presuntuosamente, una mente assai orgiastica che si eccita molto per le parole, in particolar modo da quelle che escono fuori dalle mani. Frasi come convolvoli, d'innumerevole specie. Quello che conta è la varietà più che la verità. La verità è triste e a me la tristezza fa girare le palle. E la testa. Per questo mi esercito a depositare petali: sono così ingannevoli, effimeri, inutili. 

4 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

come sarebbe squallido e triste questo pianeta senza gli alberi, i fiori e i ... poeti

Rachel ha detto...

Tutte queste parole uscite dai polpastrelli hanno un bel suono se lette a voce alta.

Luca Massaro ha detto...

Come diceva quel tenore mancato di Eugenio, l'importante è che non siano laureati.
:-)

Luca Massaro ha detto...

:-*
Se non erro, questi segni corrispondono a un bacio.