domenica 10 gennaio 2016

L'antisemitismo di sottofondo

«L'esperienza non fa sorgere la nozione d'ebreo, al contrario è questa che chiarisce l'esperienza; se l'ebreo non esistesse, l'antisemita lo inventerebbe». (pag. 11)


«Ricordiamoci che l'antisemitismo è una concezione del mondo manichea e primitiva in cui l'odio per l'ebreo prende posto a titolo di grande mito esplicativo. Abbiamo visto che non si tratta di una opinione isolata, ma della scelta globale che un uomo in una determinata situazione fa di se stesso e del senso dell'universo. È l'espressione di un senso selvaggio e mistico della proprietà immobiliare. Se vogliamo rendere questa scelta impossibile, non basta rivolgersi con la propaganda, l'educazione e le interdizioni legali alla libertà dell'antisemita. Dato che questi è, come ogni altro uomo, una libertà in una determinata situazione, bisognerà modificare fondamentalmente questa sua situazione. Basta infatti cambiare le prospettive della scelta perché tale scelta si trasformi. Non è che in questo modo si attenti alla libertà: ma la libertà decide su altre basi, in riferimento ad altre strutture. L'uomo politico non può mai agire sulla libertà dei cittadini; la sua posizione stessa gli impedisce di curarsene altrimenti che in forma negativa, cioè prendendo cura di non ostacolarla: egli agisce solo sulle situazioni. Abbiamo constatato che l'antisemitismo è uno sforzo passionale per realizzare una unione nazionale contro la divisione della società in classi. Si tenta di sopprimere la suddivisione della comunità in gruppi ostili gli uni agli altri portando le passioni comuni ad una temperatura tale da far fondere le barriere: poiché ciò nonostante le divisioni sussistono, in quanto le loro cause economico-sociali non sono state toccate, si tenta di riunirle tutte in una sola: le distinzioni tra ricchi e poveri, tra classi lavoratrici e classi possidenti, tra poteri legali e poteri occulti, tra cittadini e rurali, ecc. ecc. vengono riassunte tutte in quella di ebreo e non ebreo. Ciò significa che l'antisemitismo è una rappresentazione mitica e borghese della lotta di classe e che non potrebbe esistere in una società senza classi. Dimostra la separazione degli uomini e il loro isolamento nel seno della comunità, il conflitto di interessi, lo smembramento delle passioni: può esistere solo nelle collettività in cui un debole legame di solidarietà unisce delle pluralità fortemente strutturate: è un fenomeno del pluralismo sociale. In una società i cui membri sono tutti solidali perché tutti impegnati nella stessa impresa, non ci sarebbe posto per esso. Infine, dimostra un certo legame mistico e partecipazionista dell'uomo al suo “bene” che risulta dal regime attuale della proprietà. In una società senza classi e fondata sulla proprietà collettiva degli strumenti di lavoro, quando l'uomo liberato dalle allucinazioni del retromondo si lancerà infine nella sua impresa, quella di fare esistere il regno umano, l'antisemitismo non avrà alcuna ragione di esistere: lo si sarà colpito alla radice.» (pag. 104-105)

Jean-Paul Sartre, L'antisemitismo. Riflessioni sulla questione ebraica, Edizioni di Comunità, Milano 1964 (ed. orig. Paris 1947, traduzione di Ignazio Weis)

Ho cancellato dal mio elenco di lettura tal blog di AA.VV. perché, nonostante vi si trovino, a volte, spunti interessanti, il sito è permeato da un antisemitismo di sottofondo, sopratutto in certi autori che non vale la pena citare, che me fanno venì 'no sturbo e tanta voglia d'essere, contro essi, a mia volta, parimenti razzista. Di sottofondo.

2 commenti:

giovanni ha detto...

Quella di Sartre è una cazzata, una grossa cazzata.

Luca Massaro ha detto...

Tieni conto la data in cui è stata scritta, la cazzata, e del fatto che Sartre parla soprattutto dell'antisemitismo presente nella società francese dell'epoca.
Comunque, per completezza, ti rimando all'edizione completa.

Wikipedia francese ne parla qui.
E qui c'è un bell'articolo.