giovedì 7 aprile 2016

Disaffezioni

Durante le conversazioni con il prossimo che sporadicamente mi occorrono, sto facendo fatica a mantenermi dentro i margini della ragionevolezza e del senso comune. Quando ci riesco, obbedisco a una sorta di costrizione, più che altro per troncare quanto prima il discutere, dando ragione allo stereotipo nella stessa misura in cui si dà ragione agli stolti. Ma stolto - beninteso - non è l'interlocutore, bensì il discorso comune, la cosiddetta vulgata, quella che ci rende compartecipi della narrazione storica e politica che caratterizza la nostra epoca.

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Ci sono vari modi per dimostrare la propria impotenza e, nelle moderne società liberal-democratiche, uno dei più peculiari è quello di credere che la propria opinione possa qualcosa contro l'opinione comune. Averne una, anche originale, contrastante, eccentrica, è un po' come indossare l'elmo di Mambrino. Finché si rimane nell'incanto, disputare conviene, anche nel caso di rimanere scornati, gambe all'aria. Il problema è non guardare troppo fissa la realtà, sì da accorgersi che
«l'ordine esistente, è il disordine messo in leggi». Saint Just (via Olympe de Gouges).
perché in questo caso, come mi succede in questo periodo primaverile, si può essere assaliti dallo scazzo, dalla voglia di non pensare o pensare che questo sia il migliore dei mondi possibili, perché è il mondo che più assomiglia nostra testadicazzo.


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Quanto tempo, quanta energia, quanto denaro si perdono per nutrirsi: sinceramente, non vedo l'ora di essere abbastanza grasso per poter digiunare. Con il cibo ho un rapporto che adesso, per ragioni di tempo, non qualifico. Posso dire di aver provato vari tipi di diete, tranne il respirianesimo (a proposito: se un respiriano ha ospiti per cena, sapete cosa prepara per dessert? Io sì, ma mi taccio per ovvi motivi di buona creanza). 
Accenno a questo tema dopo aver visto una parte del pregevole servizio telegiornalistico di SkyTg24 Un piatto di salute. Brava Sarah Varetto. Solo un appunto. Io, al professor Veronesi che con la pacatezza e l'autorevolezza che lo contraddistinguono, quando ha detto che, da un punto di vista scientifico,
«la carne fa male, l'abbiamo visto, io l'ho detto vent'anni fa quando mi ero accorto, facendo il giro del mondo come presidente dell'Unione mondiale contro i tumori, che i paesi dove non si mangia carne, non esistono, o esistono molto poco, i tumori dell'intestino, più carne si mangia, più ci sono tumori intestinali».
e poi dopo anche quando decantava la virtù della pratica del digiuno, avrei domandato:
«Ma perché professore non si candida a presidente del WFP?».

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