domenica 10 aprile 2016

Ponte petì Perugia

Io penso che il Festival del Giornalismo Internazionale di Perugia, come tutti i festival di carattere culturale, ma questo in particolare, serva soltanto a mettere in mostra l'ego di chi vi partecipa da protagonista per farsi dire quanto è bravo, quanto è dentro, quanto è profondo, quanto è perseguitato, quanto ha viaggiato, quanto ha informato e scandagliato o mamma mia, gesù, di modo che il pubblico plaudente, composto di addetti ai lavori, molti dei quali vivono dei riflessi di questi piccoli soli, possa applaudire, promuovere e riflettere i quintali di autostima che i conferenzieri spargono, come concime, sulla platea.
Quanti sorrisi, quante strette di mano, quanti riconoscimenti e approvazioni. 
Ascoltiamoci, abbiamo tante cose da dire, ma in fretta, ché dopo servono il buffet. La notte è giovane e c'è caso che ci possa scappare una trombata, così, giusto per approfondire le relazioni. 
Oh, come sono euforici gli organizzatori, che bell'ambientino hanno "creato" utilizzando al meglio finanziamenti pubblici e privati. E compartecipati.
Che beau monde, il difficile è entrarci, ma una volta dentro è come diventare dei villi dentro a un intestino: si assorbe più o meno tutto quello che il mondo ingerisce per produrre, dipoi, gli escrementi informativi.
Oddio, ci sono anche i comici sul palco, che ci fanno tanto sorridere perché l'autoironia è una dote indispensabile per una categoria come la nostra. I comici che mandano in onda filmati e diapositive dal loro pc portatile col logo della mela posto in bella mostra sul leggio, da bravi torsoli qual sono. Non manca niente. La realtà, forse.  

2 commenti:

Marino Voglio ha detto...

a leggerti descriverlo sembra quasi di essere lì.
(sei per caso lì?)

Luca Massaro ha detto...

No, preferisco Gubbio. O Spello. O Spoleto e il festival dei due immondi