sabato 9 luglio 2016

La mente in folle

Mi sono lasciato andare, ho messo la mente in folle e finché la forza d'inerzia me l'ha consentito sono andato, piano, piano, finché ho raggiunto un punto fermo, uno stop e sono sceso, da me stesso, quello che ero l'ho lasciato parcheggiato in divieto di sosta in un'area in cui c'era persino scritto che avrebbero potuto portarmi via col carro attrezzi, comunque non potevo fare diversamente, mi sono avviato così a piedi senza sapere esattamente dove andare, né che fare. 
A un certo punto mi sono imbattuto in un netturbino che stava facendo una pausa appoggiato alla sua Ape, mangiava di gusto pane e formaggio (mi pareva), mi ha sorriso e mi ha chiesto che stavo facendo a piedi da quelle parti con aria cogliona, «Io? Niente», gli ho risposto, e lui mi ha chiesto se potevo dargli una mano, anzi due, ossia se potevo continuare a spazzare per lui la piazza mentre finiva di fare colazione, non mi sono sottratto, ho preso la ramazza e, con ampie volute a semicerchio, ho spazzato il selciato con estrema perizia, sembrava fossi nato per quel mestiere, come infatti mi predisse il professore di meccanica non quantistica mentre, studente vagabondo, giravo tra i torni e le frese senza fare il compito previsto «Massaro, Massaro, tu farai lo spazzino», e infatti, lo stavo facendo, finalmente, ma purtroppo le signore coi passeggini, dai fianchi morbidi e il culo di più, che parlavano amabilmente tra loro delle aggiunte di latte artificiale perché quello delle loro mammelle pareva insufficiente (mi sembrava impossibile, data l'entità delle mammelle), ignoravano le mie volute artistiche, non scorgendo, dunque, che i miei colpi di scopa mimavano egregiamente le pennellate di Tiziano e di Goya. 
Dopo un po’, il vero netturbino mi ha richiamato all'ordine, gli ho reso la ramazza e lui, per ringraziarmi (forse) e congedarmi, mi ha assestato un colpo sulla scapola sinistra, un colpo forte, così forte che mi ha rintronato tutto, per un attimo mi è sembrato che si fosse spostato qualcosa, avrei voluto reagire, rendergli la pariglia, poi mi sono ricordato che ero da solo, non c'era il mio doppio, la mente, colui (o colei?) che avevo parcheggiato in divieto di sosta e che forse i vigili avevano già portato via con il carro attrezzi.

5 commenti:

Marino Voglio ha detto...

...meglio così.

se reagivi quello superciuk poteva ammazzarti, e io oltre a sopportare il grave senso di perdita dovrei mettermi a litigare.

e mi sa tanto che tu manco negro sei...

Luca Massaro ha detto...


No, purtroppo: sono soltanto un aspirante angelo

Alter Jack ha detto...

i piccoli racconti improvvisi sono i miei prediletti nella tua variegata produzione bloggheristica.
Un saluto.
G.

Luca Massaro ha detto...

Ti ringrazio, Gioacchino, anche per essere passato da queste parti, così avrò modo di conoscere le tue.

Rachel ha detto...

Divertente e piacevole come al solito. Sono anche i miei preferiti.