martedì 9 agosto 2016

Enjoy una sega

Buon compleanno, Vacchi

Non ho la testa da romanziere, ho il fiato corto, non sono tagliato, poca stoffa, il massimo del mio tessuto narrativo consiste in un paio di mutande. Non mi dite che anche in quelle si possono intravedere storie, macchie di orina e liquido seminale compresi (quasi quasi inizio a usare il carefree). E l'intreccio, la trama, la tela, quanti metri?

Scrivere un romanzo oggi - a meno che non si voglia scrivere quella gran rottura di palle che sono i noir con tanto di sequel - mi sembra una pretesa per mettere in scena una realtà che è già sulla scena, una realtà che tutto è fuorché silenziosa. Epoca del trionfo assoluto del pettegolezzo, della frase fatta, sia pure intelligente, dell'aforisma che racchiude quasi sempre una mezza verità (mai una verità e mezzo). 

E io mi metto a scrivere qualcosa per far scopare due persone? Dare i natali ai genitali?

Non esiste più la provincia. E le parabole sono possibili solo sui tetti. 
Ve ne racconto comunque una, captata in questi giorni, su basse frequenze.

***
C'era un signore ricco ricco ma infelice infelice. Era così infelice e scontento che non sopportava più di vivere. Allora, un giorno, andò da un dottore, uno psicoqualcosa, probabilmente oriundo, come Altafini, al quale raccontò della sua condizione di persona infelice. 
- Dottore, dottore, mi aiuti: io non ce la faccio più a vivere così. Mi alzo e mi girano le palle, sono ansioso, incazzato con tutto e con tutti, non mi va mai bene niente tutto il giorno, anche quando dormo, sogno di essere scontento.
- La situazione, caro signore, è grave. Ma se segue attentamente il mio consiglio, vedrà, lei guarirà (goganga goganga...). Ecco, lei deve andare in cerca di una persona felice, ma felice veramente. Non importa dove, l'importante è che la trovi e che si accerti con sicurezza che costui (o costei) sia in effetti felice e contenta di vivere. Una volta sicuro di averla trovata, lei domanderà a tale persona di venderle le sue mutande a qualsiasi prezzo, dopodiché le indosserà seduta stante e vedrà che lei sarà a sua volta una persona felice e contenta.
Soddisfatto di tale suggerimento, pagata la cospicua parcella, il signore ricco e infelice si mise subito in cerca di una persona felice e contenta. Girò tutta la città in lungo e in largo, in corto e in stretto: ma niente. Allora si recò prima al mare e poi in campagna, ma subì molte disillusioni: anche da quelle parti, le persone sembravano leggermente meno scontente e quasi felici, ma non del tutto, no. 
Un giorno, sul far della sera, dopo aver lasciato l'auto su una banchina di una strada panoramica, sentì a un dipresso lo scampanellio tipico di un gregge di vacche che lentamente ritornava alla stalla. In coda, un signore sorridente (un cappellaccio in testa, camicia a quadretti e blu jeans color terra), probabilmente il pastore, fischiettava allegramente un motivetto abbastanza penoso, hit dell'estate. Il nostro signore infelice subito gli si fece incontro e, senza troppi preamboli, gli domandò:
- Mi scusi signore: lei è una persona felice e contenta?
- Oh che domande sono queste [ridendo]. Beh, sì, la mia è una vita piuttosto faticosa, ma tutto sommato sì: posso ritenermi contento e per tanto felice.
- Ah, benissimo signore: lei non sa quanto è fortunato a essere felice. Come vorrei esserlo anch'io. A tal proposito, scusandomi in anticipo per la mia richiesta bizzarra, potrebbe per favore vendermi le sue mutande al prezzo che lei vorrà? Non si faccia scrupoli a chiedermi la cifra che vuole!
- Mutande? Io, da quando faccio il pastore, non indosso più le mutande, mi spiace.
- Nooo... e perché?
- Perché, tra una vacca e l'altra, ogni tanto spesso mungo anche qualcos'altro.

1 commento:

Rachel ha detto...

Se invece deciderai di diventare romanziere non fare come questa qui