venerdì 16 settembre 2016

Un sacchetto di lavanda

Adelina restava spesso sospesa sul da farsi, non sapendo più che fare in quella casa in cui era stata assunta, a ore, come femme de ménage. Il padrone era morto da alcuni mesi e nelle disposizioni testamentarie aveva richiesto, finché i nipoti in perenne disaccordo non avessero venduto l'immobile per ricavarne un'eredità condivisa, che Adelina continuasse a occuparsi della casa debitamente remunerata con la cospicua parte di denaro che sarebbe stato anch'esso destinato ai nipoti non appena fossero riusciti a vendere la casa.
Una mattina, durante le sue solite quattro ore di riordino e pulizia (ma di che cosa oramai, visto che non c'era nessuno tranne lei a poter mettere in disordine e a sporcare), si mise a riflettere sulla sua condizione di donna, madre, moglie, e lavoratrice part-time. «Che rottura di palle. Ma che vuoi fare, è la vita, quale altra cosa oltre a quello che ho e che faccio potrebbe farmi smettere di riflettere sulla mia condizione di donna, madre, moglie costretta a lavorare? Quale altra cosa potrebbe, in sintesi, rendermi felice?» I figli, certo, ma per il resto non sapeva rispondere, non le era possibile rispondere: ne trasse le conseguenze, le ripiegò e le ripose in un ripiano dell'armadio insieme a un piccolo sacchetto di stoffa contenente lavanda essiccata che lei stessa aveva raccolto, poche settimane prima, nel giardino della casa.

L'indomani, aprendo l'armadio per controllare che le conseguenze fossero al loro posto, sì da non turbarla troppo durante le ore del suo lavoro inutile, fu investita piacevolmente dal profumo di lavanda: socchiuse gli occhi e ripensò a un particolare pomeriggio estivo mentre - era poco più che una bambina e si trovava a casa dei nonni - inspirando lo stesso profumo, fece un sorriso a un giovane sconosciuto che girovagava senza meta, orientato soltanto dal profumo dell'estate. Quel giovane ricambiò il sorriso e le chiese se gli fosse consentito raccogliere alcuni rametti di lavanda del giardino. Lei non rispose, non seppe rispondere, non poteva. Il giovane interpretò quel silenzio come un assenso, quindi colse alcuni piccoli rametti, dai quali separò due spighe, le infilò nelle narici, chiuse gli occhi a lei davanti e inspirò a fondo e ristette. Dopo di che, congedandosi, la salutò con lo stesso sorriso con il quale si era presentato.
Anche allora Adelina, seppur giovanissima, trasse le conseguenze, che ripose nell'armadio insieme un sacchetto di lavanda e a quel sorriso che sembrò darle, per un attimo, l'incanto della felicità.

5 commenti:

lozittito ha detto...

che goduria iniziare la giornata con un piccolo racconto improvviso

redshift ha detto...

“ne trasse le conseguenze, le ripiegò e le ripose in un ripiano dell'armadio”

Adoro questi piccoli particolari “nonsense”

Luca Massaro ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Luca Massaro ha detto...

Grazie di cuore a entrambi.

Anonimo ha detto...

Bello e non lo dico per piaggeria, continui, c'è ben poco da leggere di 'sti tempi.