mercoledì 12 ottobre 2016

Chimica redazionale

Tramite Cinquantamila, sito che offre in lettura un'ampia selezione di articoli dei quotidiani - selezione curata da Giorgio Dell'Arti (non si sa bene perché lui possa rendere disponibile a gratis quel che gratis non è, ma dato ch'egli appartiene all'ordine è probabile che tra cani non si mordano, boh) - ho letto una cronaca su un'inchiesta fatta da un giornale francese, Le Canard Enchaîne, su quanta chimica è presente nei vini francesi.
Tanta. 
Se vi interessa sapere quanta e quale, leggete qui.

Tuttavia non è di questo tema che voglio parlare, ma di come il giornalista chiude il suo articolo
«Ovviamente «cet auxiliaire chimique ne laisse aucun résidu dans le vin», insomma non c’è pericolo di avvelenarsi con un bicchiere di vino, ironizza il Canard Enchaîné. Che, però, non può esimersi dal ricordare che il vigneto è la coltivazione agricola in cui si utilizzano più pesticidi, almeno il 20% del consumo totale, e che non c’è nessuna norma, nessun disciplinare che obblighi a verificare le conseguenze di quest’uso massiccio di sostanze chimiche sul prodotto finale, cioè nel vino. In Italia, che ha 403 Dop, il discorso non è tanto diverso. Solo che da noi non c’è un Canard Enchaîne che lo scrive.»
Tale finale non descrive con spietata esattezza qual è lo stato dell'arte nelle redazioni dei giornali italiani? Il giornalista non sta lanciando un S.O.S. dal naufragio in cui versa il quarto potere nostrano tutto perso in cazzate e distintivi? È chiaro, infatti, che il giornalista, prima di scrivere l'articolo, abbia pensato: «Cazzo che bomba: invece di star qui tutto il giorno a scribacchiare su notizie redazionali, posso moi-même fare un'inchiesta su come si produce il vino in Italia, se cioè anche i nostri campioni Dop siano “dopati” di chimica tanto quanto i vini francesi. Evviva, adesso vado dal direttore e gli propongo subito di fare questa inchiesta...» dopodiché sia tornato amareggiato davanti al computer a scrivere platealmente «solo che da noi non c'è un Canard Enchaîne che lo scrive».

O forse no? Forse ha scritto tale frase in automatico, senza neanche porsi il problema di poter scrivere una vera inchiesta, tanto chi se ne frega, mi pagano uguale, i contribuiti me li versano, il tesserino ce l'ho così entro gratis alle partite e alla Citröen mi offrono una macchina con lo sconto, come faceva una volta e forse fa ancora la Volkswagen coi preti, tanto siamo in Italia, tutto fa brodo, anche quello schifo di vino pieno di chimica[*].


N.B.
[*] Attenzione: per amor della chimica non sono contro la chimica. Sulle posizioni alimentari la penso molte volte alla stessa maniera di Bressanini.

4 commenti:

Marino Voglio ha detto...

chiudi gli occhi e butta giù. tanto il vino degli antichi romani - fidati - non ti piacerebbe.
prosit!

Olympe de Gouges ha detto...

in vino veritas: non è più così

Olympe de Gouges ha detto...

per una volta quoto marino

Anonimo ha detto...

Le Canard però è un giornale satirico, e sappiamo che in Francia i giornali satirici non vengono pubblicati per far fare quattro risate ma per far arrivare al pubblico cose "scomode", che la stampa istituzionale non ha troppo interesse a pubblicare.

Quanti giornali francesi sarebbero pronti a pubblicare inchieste scottanti sul vino?