mercoledì 15 marzo 2017

Il peccato del lavoro

"Ognuno deve poter vivere del proprio lavoro: questo è il principio enunciato. Da questo discende che la condizione per poter vivere è il lavoro, e che non esiste il diritto di vivere se non si adempie a tale condizione".

Johann Gottlieb Fichte, Fondamenti del diritto naturale secondo i principi della dottrina della scienza, 1797 [via]

Ha detto Papa Francesco che 

«Chi per manovre economiche, per fare negoziati non del tutto chiari chiude fabbriche, chiude imprendimenti lavorativi e toglie il lavoro agli uomini, fa un peccato gravissimo.»

e molti potrebbero pensare che questo sia un discorso di sinistra, addirittura comunista e tra quelli più duri e accesi ultimamente pronunciati da pubblica autorità. Ebbene, sappiate, o molti che potreste così pensare, che così pensereste male, ché il discorso del papa è analogo pari pari a quelli che ha fatto Trump per essere eletto, a Putin per essere amato, e a tutte le altre Potestà e gli altri Principati che si prodigano di dare lavoro agli uomini purché non abbiano a lavorare loro.
Il Papa e gli altri non sanno o fingono di non sapere che gli «imprendimenti lavorativi» il lavoro lo tolgono di già agli uomini che lavorano, estraendone il succo principale e lasciando a essi la ridotta capacità di sussistenza. Gli uomini sono costretti a lavorare per vivere, ché altrimenti, a pari condizioni, col cazzo che si metterebbero a lavorare per le fabbriche che producono questo e quello sempre e comunque a beneficio non del lavoro, ma del capitale e di coloro che ne rivestono i panni.

Se le fabbriche chiudono è perché la produzione, nel sistema capitalistico, ha un unico fine: accrescere la quantità di capitale investito nella produzione stessa; in caso contrario, quando la produzione risulta improduttiva è naturale che le fabbriche chiudano o siano allocate altrove per ottenere dal pluslavoro il plusvalore di cui il capitale si appropria al fine della sua (e non del lavoratore) valorizzazione.

Ma questa è una lunga storia che rimanda a un grande vecchio morto lo ieri di 134 anni fa.

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