martedì 7 marzo 2017

Italia First o Fisting?

«Si stima che circa 25 mila addetti [dei call-center] tra Romania, Albania, Polonia, Croazia, Tunisia, Marocco lavorino per l'Italia. Il governo punta a cancellare l'80% di queste commesse e dunque a creare qui 20 mila nuovi posti di lavoro.» [via]
Una delle proposte politiche-stereotipo più in voga (usata, mi pare, un po' da tutti, da Renzi a Grillo, da Salvini a Meloni) per lottare, fintamente, contro il fenomeno dell'immigrazione, è creare le condizioni affinché le genti, disposte a tutto per emigrare, trovino opzioni di riproduzione della propria vita nel proprio paese d'origine.

Supponiamo adesso che il governo italiano riuscisse a far cancellare dalle aziende che operano nel mercato italiano (non solo italiane, perché, per es., Sky e Vodafone non sono italiane) posti di lavoro (e che lavoro) esteri per ricreare dei posti di lavoro (e che lavoro) nostrani. 

Orbene, se una buona parte dei quei futuri ventimila licenziati (rumeni, albanesi, polacchi, croati, tunisini, marocchini)  venissero poi a cercare lavoro, anche irregolare, in Italia, non sarebbe un po' da figli di puttana lamentarsi?

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O.T. (ma mica poi tanto)

Il comunismo è farla finita, una volta per tutte, con il lavoro salariato, è liberare l'uomo dalla schiavitù del lavoro come necessità e svendita di sé per la produzione di merci o servizi che non gli appartengono, che lo precipitano in una inevitabile condizione di alienazione. 
E se nessun terrestre fosse più disposto a farlo quel mestiere di merda? E se i terrestri non fossero più disposti a vendere la propria forza lavoro? Ok, bisogna trovare prima il modo per sussistere, magari non prendendoci a brani.

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