martedì 9 maggio 2017

Cercasi esegeta

«Il mio lavoro è logicamente, esteticamente, e narrativamente “sbagliato”, fondandosi sulla stolta speranza di “narrare intorbidando le acque” per dépister il lettore dalla traccia della sua reale esistenza. La sua essenza, il movente vero, è un disperato tentativo di giustificare la mia adolescenza di “destinato al fallimento dall'egoismo narcisistico e follemente egocentrico dei predecessori, dei vecchi, e degli autori de’ miei anni in particolare”. Carità e pudore filiale mi hanno frenato e distorto la penna a una significazione impossibile, tale da rendere impossible ogni vera esegesi. Colpa mia [...]». C.E. Gadda, Lettera a Contini, 9 aprile 1963

Non per vantarmene - non me ne vanto proprio, non perché ne abbia onta ma perché a tale titolo di studio non corrisponde una reale competenza della disciplina - ma io ho, tra gli altri, un diploma di congegnatore meccanico, tre anni di istituto professionale, sai che roba, tutti maschi, tranne la segretaria, alla quale, una volta, il mitico custode con lei tremendamente incazzato, disse: «Io non ce l'ho con lei, signora, no: ce l'ho con Cristaccio, ma più che altro col su' Babbo, il Padre Nostro che decise quel giorno di toglierci una costola per farci bestemmiare ogni giorno che Cristo mette in terra».
Ebbene, mi sovviene ciò (e non l'eterno) perché in quella scuola - frequentata da molti che, come me, erano destinati al fallimento dall'egoismo narcisistico - c'era un professore di, boh, meccanica applicata, che insegnava in pratica come si usavano torni, frese, rettificatrici e altre macchine utensili, il quale - data la mia scarsa attitudine e minor voglia - mi diceva spesso, sorridendo quando ero alle prese con un tornio Breda e le punte al widia: «Eh, eh Massaro che vuoi, da grande farai lo spazzino». E, in un certo senso, ci azzeccò quasi, perché, nei successivi anni universitari, d'estate, quando le amministrazioni comunali avevano in dote più soldi da spendere, e assumevano studenti disoccupati a tempo determinato senza passare dalle cooperative di lavoro o, peggio, da agenzie interinali che ti ciucciano soldi alla fonte, m'è capitato appunto di lavorare come netturbino per due stagioni consecutive, nello stesso comune dove, al tempo, fu girato un film che a me fece molto cagare ma che ebbe un grande riscontro nazionalpopolare. Olé. 

Divago, trivago, Zivago. Dottore, un bersaglio per favore.

Volevo dire che, insomma, anche a me, quasi come al Carlo Emilio «carità e pudore filiale mi hanno frenato e distorto la penna a una significazione impossibile, tale da rendere impossible ogni vera esegesi»,  anche se non ho ancora capito se in me abbia più influenza la carità oppure il pudore filiale.

Stasera ho sciolto i freni alla penna (alla tastiera) apposta. 
A voi lettori l'esegesi.

2 commenti:

Marino Voglio ha detto...

congegnatore meccanico. che invidia (io vorrei cambiare il gruppo corona e pedivelle alla bicicletta ma nun c'ho il coraggio - non sono sicuro di essere capace a "rificcarcelo", come diciamo noi tecnici in gergo tecnico. e se vado dal meccanico lui mi vorrà come è giusto vendere il ricambio suo a prezzo suo) cazzo!!!

(aho amico der sole: "esegeta" joo dici a tu' sorella)

Luca Massaro ha detto...

Ciài raggione: è meglio mi cerchi un prosseneta.