martedì 1 agosto 2017

Incomprensioni 7


Un pomeriggio – sarà stata la quarta o quinta volta che andavamo da lui – Umberto ci chiese il favore di seguirlo in bagno, aveva bisogno di una mano, e noi non capivamo perché. Ricordo ancora quel bagno enorme, disordinato, costruito sulla base di un trapezio scaleno. Entrarci dentro ci disorientò. Lui, con molta naturalezza, si pose davanti al lavandino sopra il quale c’era un classico specchio coi faretti, che accese. Sì tirò giù pantaloni e mutande che si fermarono giusto sotto le ginocchia. Poi chiese a me di prendere un giornale porno (Le Ore?) e di sfogliarlo sotto i suoi occhi, lentamente, mentre lui iniziava a toccarsi. Da quello che ricordo, io e Alessandro restammo imbambolati davanti a quella scena: era la prima volta che vedevamo qualcuno masturbarsi (lo sapemmo poi che di quello si trattava). Nessuno parlava. Si sentiva soltanto il rumore ovattato del movimento. Io continuavo a sfogliare e guardare quello che faceva: vedevo quel suo coso enorme rispetto a quello che avevo tra le gambe io, senza provare né attrazione, né repulsione. Semplice curiosità, forse. Dopo alcuni minuti, Umberto chiese ad Alessandro se poteva avvicinarsi per accarezzarlo. Non lì, non chiese di toccargli il membro, ma di fargli delle piccole carezze sul bacino e sui glutei ipertesi. Alessandro mi guardava e, forse per compensazione al mio impegno, non si rifiutò e cominciò a sfiorarlo, distrattamente, cercando nei miei occhi un segno di approvazione e complicità. Sentivamo, sotto sotto, che stavamo facendo qualcosa proibito, ma senza dargli troppo peso, senza cioè esserne troppo preoccupati perché, in fondo, non era nostra l'idea di trovarci in quel contesto, non eravamo cioè responsabili come nel caso delle sigarette fumate di nascosto. Insomma, più che altro ci sentivamo spettatori di un gioco che non ci apparteneva, non ci riguardava: noi non eravamo in campo, no: tutt'al più, facevamo i raccattapalle.
Dopo cinque, dieci minuti buoni di silenzio e stupore infantile (Zolla), Umberto ebbe un sussulto e dal suo pene uscì della roba tra il bianco e il giallo, mai vista prima. «E quella che roba è?», chiesi. «La stessa che si vede in alcune foto del giornale che hai sott'occhio», rispose Umberto. «E da dove esce esattamente; e perché a noi no?», continuò Alessandro. «Questo... beh, lo saprete tra qualche anno».
Tra qualche anno. 

2 commenti:

Marino Voglio ha detto...

qualcosa mi diceva.

Luca Massaro ha detto...

Diciamo che del racconto Incomprensioni era il climax e che adesso si va in discesa.
Almeno nelle intenzioni.