sabato 31 marzo 2018

Stringiamci a Bardonecchia

Lo specifico dei fatti di Bardonecchia lasciamolo alle urlate cronache, qui occupandoci, sommessamente, marzullianamente sottovoce, piano piano, del fatto che - salvo un Salvini che ha fatto un bau e morta lì - della costrizione atlantica che ha imposto alla Repubblica italiana di seguire i desiderata inglesi circa il caso Skipral, quando invece essa avrebbe potuto e dovuto fare la riottosa e dir di no a quei rottinculo sudditi della regina, la stampa nostrana ne ha parlato come fosse un atto dovuto, con pochissimi autorevoli commentatori a suggerire l'evidenza che, per una volta, e per così poco, anche di fronte ai ripetuti schiaffi atlantici dall'Italia ricevuti, dal colpo di mano anglofrancese contro Gheddafi, alla mancata solidarietà per l'emergenza profughi, al caso Regeni e, in ultimo, alla nave Eni sequestrata al largo di Cipro dall'alleato stronzo ma turco, lo Stato italiano avrebbe avuto solide e inconfutabili motivazioni per dire no, noi non cacciamo alcun diplomatico russo, punto e basta, ecco, riguardo allo sconfinamento di doganieri francesi a Bardonecchia, dobbiamo rilevare che questa indignazione, questi richiami dell'ambasciatore¹, questo stracciarsi le vesti perché il vile francese ha varcato il confine, beh, fanno veramente ridere la cappella, sia essa circoncisa oppure no.

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¹ Quando quella testadicazzo corrotta di Sarkozy bombardò la Libia non mi risulta che fu richiamato alcun ambasciatore d'Oltralpe.

venerdì 30 marzo 2018

Sarò prezioso per lui

«Sto ricevendo migliaia di lettere, suggerimenti, consigli: il vostro punto di vista è prezioso per me e non smetterò mai di ringraziarvi.»

Vero o falso che sia, vorrei aggiungere anche la mia di lettere a Matteo Renzi, per dire che, aldilà del postfordismo, della crisi di accumulazione del capitale, dell'acuirsi del divario tra chi ha quasi tutto e chi quasi niente, è giusto che l'Apocalisse non tardi perché non se può più di sentire qualcuno, che sta ai vertici dei triangoli amorosi della politica, ragionare così. 
Non si può essere così spudorati e futili, insieme.
Lo so che la selezione dell'attuale classe dirigente è stata determinata dal vaglio a maglie larghe di una società slabbrata, epperò la decenza, un minimo d'orecchio, di sensibilità, di pudore... Che soddisfazione ci sia, per un politico, sbavare considerazioni pleonastiche sulle cose che accadono senza dire un cazzo di nulla, se non per mostrare il proprio vuoto interiore, miseria intellettuale pura, che svilisce, sfinisce e conduce l'ordine del giorno direttamente in discarica? Per rendere tutto annacquato, insipido, antidialettico: soprattutto il merito, il contesto, la ragione per cui si parla.

Niente è riciclabile, recuperabile, riutilizzabile. E, peggio ancora, le parole non si possono neppure incenerire, perché, se bruciate, inquinano più della diossina. 

Lasciar dire, lasciar andare, lasciar scrivere e parlare; ma soprattutto: lasciar cadere nel vuoto... Porca miseria: non ci sono riuscito.

mercoledì 28 marzo 2018

Accendi la torcia

Franco parcheggiò la macchina al secondo piano del parcheggio sotterraneo di un supermercato e si congratulò di essere riuscito, al primo colpo, a mettere le ruote perfettamente dentro gli spazi appositi. Scese di macchina e si avviò dentro un tunnel in penombra che conduceva verso gli ascensori per salire al piano dei negozi, quando vide un uomo di colore dai capelli brizzolati, seduto all'indiana su un tappeto liso e bisunto sul quale aveva appoggiato merce di vario tipo, calzini di spugna bianca compresi. Chiese a Franco se aveva da accendere, il quale rispose: «Ok, Google: accendi la torcia», al che l'uomo di colore, con un moto di sdegno, tirò fuori dall'interno del suo caffettano multicolore l'autobiografia di Malcom X.
Franco si scusò per l'equivoco, giammai aveva avuto l'intenzione di passare per un suprematista bianco, gli era sempre bastato uno specchio o un selfie per capire che sentirsi superiori era davvero difficile. Si sentì dunque in debito e la coscienza gli impose di comprare qualcosa da scegliere tra quelle cianfrusaglie invendibili, inservibili e piuttosto laide. Scelse una specie di collana di pietre colorate, tre colori alternati, bianco, blu e arancione.
«Quant'è?» chiese, comunque pronto ad aggiungere cinque o dieci euro, quale che sia stata la cifra «Niente. I portafortuna non sono in vendita: si possono soltanto regalare.»

[...]

domenica 25 marzo 2018

Duca Alfonso Maria di Sant'Agata dei Fornari

Io penso che se davvero gli spagnoli avessero voluto rimpatriare, con estradizione, Puigdemont, avrebbero dovuto consentirgli, per vie traverse, di arrivare gentilmente in Italia, dopodiché confidare nella benevolenza dei nostri giudici e governanti e zacchete, un Torquemada avrebbe avuto la soddisfazione di averlo presto sottomano, tal quale i turchi ebbero speditamente il povero Ocalan, sia stramaledetto il governo D'Alema responsabile del mancato asilo politico e quindi della consegna del leader indipendentista curdo agli aguzzini di Turchia.


§§§
L'elezione dei presidenti della camera e del senato mi vede alquanto defilato, ma nel brusio ho percepito qualcuno del partito democratico sollevare critiche per l'intesa raggiunta da M5S e centrodestra. Che coglioni: dopo quello che fecero cinque anni fa prendendosi le presidenze di entrambi i rami del Parlamento (e furono vincitori di misura, smisurati grazie al Porcellum), avrebbero dovuto tacere, o al limite proporre nuovamente loro due nomi.
- Guarda che l'hanno fatto. Dopo aver selezionato due figure unitarie e autorevoli, il Pd ha candidato alla Camera Giachetti e Fedeli al Senato.

E comunque, diciamolo all'unisono: Presidente Onorevole Maria Elisabetta Alberti Casellati.


sabato 24 marzo 2018

Cépage Epo?

via
Ho guardato il ciclismo televisivo finché Pantani ha corso, poi basta, mio ultimo eroe sportivo, dopo ho smesso e credo che la sua vicenda (morte tragica compresa) - nonostante le patenti colpevolezze di doping che lo riguardavano - abbia seppellito, definitivamente, ogni credibilità al valore sportivo di tale disciplina agonistica.
Da piccolo, invece, il mio eroe era Moser: lo preferivo a Saronni (e me ne dispiaccio, così come rimpiango di aver preferito, nel tennis, Borg a McEnroe - stupido me). Ricordo che ai mondiali del 1978, quando arrivò in volata con Knetemann e perse, piansi. Ricordo anche quando vinse il Giro d'Italia, nell'84, il cui percorso fu clamorosamente disegnato per le sue caratteristiche (ci saranno state due salite, infatti). In quell'occasione, il tifo nei suoi confronti iniziò a traballare, minato dalla inaspettata simpatia che ebbi nei confronti di Laurent Fignon.

Poi seppi di Conconi e del suo lavoro alchemico, che in Messico non c'erano soltanto altura e nuvole e che quindi tanto valeva battere il record dell'ora con un cinquantino truccato, ci sarebbe stata più soddisfazione.

Comunque complimenti a Moser: è stato democristiano e previdente, persona morigerata e garbata, mai sopra le righe e in fondo anche onesto nel riconoscere l'ineluttabilità del doping nel ciclismo. Speriamo non nel vino.

venerdì 23 marzo 2018

Il coraggio di Napolitano

... di presentarsi, parlare, fare analisi, dare giudizi, non avere il minimo sentore di essere uno dei massimi artefici del disastro legislativo e governativo compiutosi nelle due ultime legislature; uno che ha dato un forte indirizzo politico acciocché il Partito Democratico si rivelasse definitivamente quello che è; uno che si rifiutò di assegnare, al segretario del partito di maggioranza (Bersani) della  precedente legislatura, l'incarico di presidente del consiglio con riserva, per provare a formare un nuovo governo; uno che nel 2011 impedì lo scioglimento anticipato delle camere, preferendo (imponendo) la nascita di un governo di "unità nazionale" guidato da Monti (divenuto, grazie a lui, senatore a vita senza certo avere le caratteristiche precipue per diventarlo); uno, la cui vicinanza alle istanze “popolari” specifiche dell'orientamento politico di cui è provenienza si misura in unità astronomiche; uno che non è ancora morto.

Napolitano: meglio di lui anche Cossiga.

mercoledì 21 marzo 2018

Posa una poesia per terra

Posa una poesia per terra
come un seme
vedi se cresce un niente
vedi se cresce un meme
se le parole daranno frutto
da mordere o da suggere
nella vita che fugge
a normale scadenza.

Io vedo una poesia senza
padrone girovagare
in cerca di fame e carezza
di mare riflesso in fondo laggiù
e di tenerezza
ad aspettare una voce capace
di sillabare parole
sottovoce
guardando in basso 
i piedi stanchi.

Poesia come nebbia a banchi
che improvvisa copre la mente:
davanti agli occhi si disfa
il presente 
si scioglie nel bianco
che copre le forme
che nasconde la vita
la attenua e rallenta
rallenta e addormenta
e infine si sogna.

Sogna la poesia 
di cadere per terra
come un seme
per vedere se cresce niente
che assomiglia a qualcosa 
piuttosto che niente
foss'anche una spina
o se spunta una rosa.

domenica 18 marzo 2018

Trascendi e sali


Ieri sera sono andato a vedere Alessandro Bergonzoni mettere in scena la prima del suo nuovo spettacolo, Trascendi e sali (titolo non definitivo, come lui stesso, da ultimo, ha rivelato).

Impressioni: ascoltarlo è come far salire la mente su un ring per allenarsi a ricevere una serie ininterrotta di frasi e parole usate, vissute, giocate, rimescolate, affascinate, gettate tutte per fare centro con la loro polisemia. 
Funambolo della lingua, Bergonzoni fa stare gli spettatori sul filo, in equilibrio, eppure senza pericolo perché si fa lui stesso rete che ci raccoglie, piegati in due dalle risa o da subitanee, fugaci rivelazioni di senso. 

Bergonzoni è irriassumibile, solo godibile nell'attimo, un'artista autenticamente carpe diem, eppure non carpibile, non perché incomprensibile, ma perché il suo è un tessuto narrativo irriducibile, neanche a lavarlo a novanta gradi con la liscivia (alla fine, ci si lascia e via). Infatti, tra gli spettatori soddisfatti, ma comunque attoniti, a fine spettacolo, si poneva la seguente questione: perché non mi ricordo niente di quello che ha detto, nonostante che, mentre lo diceva, sentivo la lingua italiana diventare finalmente adulta, piena, esposta, pornografica senza mai dire una parolaccia o una bestemmia, senza mai uscire dal seminato eppure seminando in noi, impossibilitati dipoi a una qualsiasi imitazione, l'idea che la parola sia qualcosa di più che un suono con un significato, ma che sia, di per sé, verbo incarnato, carne della nostra stessa carne, fisicità pura, «salto nell'Altro».

Eccolo qua, l'obiettivo di Bergonzoni: saltarti addosso, venirti in collo, raccontarti una storia che non vuole farti addormentare, bensì risvegliare, farti ricordare che il linguaggio e, nel nostro caso, la lingua italiana, possiede tutte le parole necessarie per arrivare a comprendere il non sense della vita, sì, ma con una necessaria, imprescindibile postilla: acclaratone il non senso, un solo senso rimane: capire che il male esiste e che il bene potrebbe esistere di più. Proviamo a farlo.

Intanto io alluco.

sabato 17 marzo 2018

È tornato a casa


Grazie a una segnalazione, l'abbiamo ritrovato a circa dieci km da casa, nascosto dietro una siepe, lungo l'Arno in piena. È venuto incontro spaurito, smagrito, ma contento di salire in auto e tornare a casa. Affamato e, soprattutto: assetato nonostante credessi che la sete - date le insistenti precipitazioni e le conseguenti pozzanghere - non fosse un problema (lui, che quando si va a giro col guinzaglio beve a ogni pozza). Scusate se sono un po' patetico, ma incredibile come ci si affezioni al proprio animale da compagnia. Vado a riposare.

Torna a casa, Milo





Giovedì mattina, mentre ero al lavoro, è scappato di casa. Si chiama Milo, ha tredici mesi e, per ora, ho fatto tutto quello che c'era da fare: cercarlo, denunciarne la scomparsa alle autorità competenti, all'Enpa, al Canile circoscrizionale, dirlo al vicinato, far correre la voce con volantini e su facebook. 

In molti mi dicono: ritornerà. Io dico: non lo so. Semplicemente aspetterò. Intanto sto male, non riesco a pensare ad altro e quindi ci si sente tra un po'. 


mercoledì 14 marzo 2018

Strascichi postelettorali

4.590.774 (pari al 14,01% di votanti) è il numero di coloro che hanno votato Forza Italia - Berlusconi Presidente. Qualcuno dice «sono stati pochi». Io rispondo: se vi sembran pochi. Poi ho cercato persino di mettermi nei panni di Piersilvio, per capire. Infine ho rinunciato a capire.

***
Renzi è il maggiore responsabile del risultato negativo del Partito democratico, d'accordo. Ma Renzi è solo in parte responsabile del travaso di voti dal Pd al M5S e credo sia verosimile che, senza di lui, il Pd avrebbe preso anche meno di Forza Italia. Ricordiamo anche, per completezza, che l'illusorio risultato delle europee 2014, col 40,81% di percentuale votanti, fu sì ottenuto grazie alle 80€, concediamo, purtuttavia, se non ci fosse stato Renzi al governo, bensì Letta, il Pd non avrebbe conseguito un simile risultato.
Ma la verità è che è stato sotto la guida Bersani che il Pd ha costruito le basi della sua disfatta. Prima con l'appoggio incondizionato al governo Monti, e poi con le vicende di inizio legislatura 2013 ricordate con esattezza da Marco Travaglio. Molti furono i protagonisti del disastro piddino, ma il regista, senza ombra di dubbio, fu Napolitano, il quale mise in scena un vero e proprio thriller facendo fuori, politicamente, Bersani (e l'ex segretario del Pd cadde nella trappola del mandato esplorativo, come un ebete, senza prima accordarsi, anche su basi minime, con Grillo). Questi i fatti - inutile congetturare con i «se».

***
Padoan, a Bruxelles, nonostante abbia detto le cose come stanno, in quanto ministro sotto giuramento, doveva fare ammuina e non rispondere «non lo so». Gli bastava sorridere o ribattere «fatevi i cazzi vostri, cari colleghi».

Io posso dire non lo so, e dirlo con cognizione di causa. E questa volto posso dirlo anche in forza di non avere alcuna aspettativa, rispetto al 2013. Non mi attendo niente di nuovo. Anche l'inedito è, per me, già edito. Ci sarà un governo M5S - Lega? Ne dubito. Cavalli di battaglia diversi e diverse platee elettorali. E poi Salvini non molla Berlusconi, su. Più probabile che Berlusconi operi affinché una cospicua squadra di deputati e senatori piddini sia pronta a un'operazione simile a quella a suo tempo compiuta da Alfano, Lupi, Lorenzin e Verdini. Ma la vedo dura, perché la campagna acquisti deve essere fatta in entrambi i rami del parlamento.


lunedì 12 marzo 2018

La voce della fogna



A margine della meritoria lettera di Laeticia Ouedraogo, vorrei giusto far notare che se cancellassimo la parola «negri», si otterrebbe una splendida autoesortazione a fare piazza pulita degli stronzi, giacché sarebbe plausibile leggere la scritta inneggiante a Luca Traini così come segue:
«Uccidiamoli tutti sti ࿕ + 🕈 [nazisti + neofascisti]»
Chissà, forse lo scrivente (demente) anonimo, per rappresaglia, rincarerebbe la dose con una nuova scritta. Già. Ma a quel punto la sorveglianza ha piazzato una telecamera nascosta che lo coglie in fallo (anche per vedere se egli - è un maschio, state sicuri - si lava le mani dopo essere stato in bagno)*. Sarebbe interessante scoprire chi è il milite ignoto fascista dentro e grafomane nei cessi, più che altro per sapere a quale corso di laurea della Ca' Foscari è iscritto, quali lezioni frequenta, magari scienze politiche e/o affini, sì da sapere se, di poi, è in grado di sostenere la sua fede politica anche pubblicamente, o forse no, non mi sembra, a naso, un tipo da outing.

Io mi auguro che le intelligenze di destra provvedano, quanto prima, a una riedizione, anche online, de La voce della fogna che abbia una rubrica dedicata alle scritte sui cessi dei fascisti repressi, sì che “sti” poveri mentecatti trovino un canale di scolo di sfogo più pertinente ed elegante: la carta o la pagina web stampata. Così a sera si rileggono e magari trovano anche il coraggio di firmarsi. Belli a papà.

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* Nota: ho messo l'indicativo perché, nel caso, faranno così i sorveglianti, nevvero?

Non posso fare a meno di compiacermi

Dentro di me si affrontano 
l'entusiasmo per il melo in fiore
e l'orrore per i discorsi dell'imbianchino.
Ma solo il secondo impulso
mi spinge alla scrivania.

Bertolt Brecht, da Tempi grami per la lirica, Poesie 1937-1941


«Il podestà mi riconosce e mi chiama È un giovinotto alto, grosso e grasso, con un ciuffo di capelli neri e unti che gli piovono in disordine sulla fronte, un viso giallo e imberbe da luna piena, e degli occhietti neri e maligni, pieni di falsità e di soddisfazione. Porta gli stivaloni, un paio di brache a quadretti da cavallerizzo, una giacchetta corta, e giocherella con un frustino. È il professor Magalone Luigi: ma non è professore. È maestro delle scuole elementari di Gagliano; ma il suo compito principale è quello di sorvegliare i confinati del paese. In quest'opera egli pone [...] tutta la sua attività e il suo zelo. Non è egli forse stato definito da S. E. il Prefetto, come subito trova modo di dirmi con una vocetta acuta da castrato, che esce sottile e compiaciuta dal quel suo corpaccione, il più giovane e il più fascista fra i podestà della provincia di Matera? Non posso fare a meno di compiacermene con il professore».

Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, Einaudi 1951


***
Non avendo votato mi dicono di stare zitto, perché non ho partecipato al voto e quindi non posso lamentarmi se ha vinto quello o quell'altro, o se ha perso qualcun altro, chiunque abbia vinto o abbia perso; e me lo dicono nonostante, pianamente, spieghi loro che il mio non voto è stato un gesto altamente politico, l'unico che ritenevo necessario, anche se poi, tutto sommato, l'astensione non ha avuto un risultato soddisfacente - e posso capirlo, sono stato tentato sino all'ultimo di andare alle urne, è stata la mia prima volta in bianco da quando ho maturato il diritto di voto, potete capire, la prima volta in vita mia che non ho esercitato il potere sovrano demoltiplicato conferito dalla costituzione a ogni cittadino...
A una settimana dal non voto, nonostante mi si dica di tacere, confesso, senza sarcasmo, che sono contento della mia decisione (e di ciò mi compiaccio), giacché è e sarà dimostrato che la volontà popolare sarà, una volta di più, mortificata e derisa, sarà resa vana, perché il voto una tantum la imprigiona e la schiaccia, perché il votare incatena l'elettore e fa volare l'eletto sui piani alti della responsabilità e del senso dello Stato. 
E lo Stato, gli Stati, nonostante abbiano le costituzioni più belle del mondo, hanno l'obiettivo primario di mantenere inalterati i rapporti di produzione e quindi di classe sociale, rimanendo così inalterato l'abisso che separa sfruttati e sfruttatori - tanto ci ha pensato il voto a dare uguaglianza ai cittadini. Che vuoi di più? Un abbonamento a Sky?

Infine, sorvolando non con compassione, ma con indifferenza sulle meritate disgrazie degli sconfitti, due parole sui giovinotti leader dei partiti che hanno vinto le elezioni, Di Maio e Salvini: chiunque di voi sarà il prossimo presidente del consiglio, sappiate che vivrò la vostra esperienza governativa da lontano, come fossi in esilio o al confino, confidando in cuor mio che non sarete imbianchini e professori, nonostante i vostri corpaccioni e le vocette acute, da castrato.

sabato 10 marzo 2018

Legga ancora

È tardi, direte, ma io, che non riesco più a identificarmi con le sequenze libresche che pur tuttora insufflano in me moti di adesione cameratesca, io non cito più volentieri come una volta, piuttosto fono, chi è?, un testimone, di chi?, mi dica lei quale dio preferisce, quello di Spinoza, ah, ho capito, allora stiamo freschi, come i pisellini primavera surgelati.
Davvero: il blog, inizialmente, traeva dalle citazioni linfa per scrittura quotidiana, quasi sempre nel senso di Pierre Menard, autore del Don Qijote de la Mancha. Adesso, invece, trovo difficile specchiarmi, càpita di rado, sono meno entusiasta, ho meno cose da dire, certamente, anche attraverso la scrittura altrui. Il disincanto prevale sull'impegno. E poi leggo meno, molto meno di una volta: da ciò ne consegue che mi è più facile scrivere (poco) anziché sottolineare - e riscrivere.
Sancho: - La signoria vostra s'intende anche di poesie?

Don Chisciotte: - E più di quanto ti immagini e lo scoprirai quando porterai una lettera, scritta in versi dal principio alla fine, alla mia signora Dulcinea del Toboso. Perché devi sapere, Sancho, che tutti i cavalieri erranti del passato erano grandi trovatori e grandi musicisti; infatti queste due attitudini, o virtù, per dirla meglio, sono proprie dei cavalieri erranti innamorati [...]
Sancho: - Legga ancora signoria vostra, può essere che ci sia qualcosa che soddisfi le nostre domande [...]

XXIII.


mercoledì 7 marzo 2018

Itajani



Ansia

I disfatti

Nel giro di una notte, ho perso tutto, anche la mia cintura
Sono tornato al mondo nudo
E quando cielo e terra si sono capovolti
mi sono ritrovato a testa in giù appeso a un vecchio albero
disfatto come un cencio logoro
guardando avanti

Bei Dao, La mia ricapitolazione, in Antologia di poesie oscure, Beijing, 1984

Come ha fatto il ministro Calenda, forte sarebbe la tentazione di prendere la tessera del Pd per risollevare quello che ne è rimasto, da par mio consolando i disfatti cenci logori con poesie oscure, da leggere durante accigliate riunioni interprovinciali, vissute similmente agli incontri tra alcolisti ex anonimi, durante le quali, a turno, ogni iscritto sfoga le proprie paturnie politiche.
Io vorrei parlare dopo Orfini.

lunedì 5 marzo 2018

Valzer

La vita scorre comunque sui prati inzuppati di neve disciolta veloce da pioggia insistente, e il fiume, in piena potente, a portare l'ombra dei passi nel mare. Quello che succede, succede, restiamo disposti, aperti e conseguenti, perché inutile forzare la mano, la mano che forza si piega, si duole, e poi pure l'intenzione rientra nel fondo di sé, si scusa e capisce che è meglio non insistere come la pioggia, lasciare che la piega del vento alzi il cappuccio e copra i capelli che sembravano pronti a ricevere gocce dal cielo che finisce di essere grigio nel lampo di occhi che hanno riflesso un arcobaleno a mezz'aria, di cui sono stato l'unico spettatore.
E il caffè è stato possibile e la gentilezza è diventata visibile e ci ha fatto restare sospesi in un incantevole silenzio che diceva tutto, rispettando i segreti della non parola, del pensiero che deve prendere forma ma non osa, perché la forma è davanti, si ha voglia di accarezzarla, ma il pudore subentra, il timore di far dire qualcosa di più di quanto la faccia già esprima, qualcosa che trasformi la benevolenza in diffidenza - e invece no: solo a vederti mi fido.
Forse perché ti penso senza motivo, senza conoscerti oltre le sillabe del tuo nome e la grazia fuggevole con la quale hai detto arrivederci, come se ti vedessi di già.

domenica 4 marzo 2018

Exit post


I blog sono così marginali, ininfluenti, simili alle collane di poesia, vox populi essendo finita nelle finestrelle dei social pieni di tag, sentenze e immagini in cui, se va bene, vi si trova intelligenza condensata come latte in polvere, grandemente utilizzata dall'industria mediatica, per far sì che tra chi produce la notizia e chi la commenta si crei un circolo vizioso che ammansisca la realtà, e la renda sopportabile perché commentabile.
I blog, per contro, per quanto possono, escono dalla timeline, dal flusso del discorso corrente e quando parlano di attualità cercano di immobilizzarla per qualche attimo, come se fosse un modello davanti a un pittore. Si ricomponga e torni domani, la prego: stessa ora.
Si fa così tanta fatica a star dietro alle parole, a quelle che si leggono e a quelle che si dicono. Le parole hanno bisogno di un fermo, di una sosta, un hotel meublé perché richiedono un corpo a corpo prolungato e non delle pugnette di pensiero che fanno godere un secondo e mezzo e poi via daccapo a farsene un'altra, che una sola non basta mai perché non dà la stessa soddisfazione di un rapporto completo.
Avrei tante cose da dirti e te le dico, mille parole a raffica, dolci, suadenti, spiccate, così tante che, a un certo punto, mi dici: basta parole, indirizza la lingua ad altri usi, più persuasivi e meno retorici, a misura di parola che si farà ricordo bello impresso, sì da non disperdere il silenzio di certi momenti.



giovedì 1 marzo 2018

Io non diffido

MATTIA FELTRI
«Le ricorrenti cronache dalle scuole, di alunni maneschi coi professori o di maestre antifasciste per passatempo che augurano la morte ai carabinieri nell’Italia gioconda d’oggi, in cui per fascismo la morte non la rischia nessuno, se non qualche immigrato, mi suscitano diffidenza.» [grassetto mio]

Da padre stronzo, figlio testadicazzo o viceversa?

Dato che egli diffida di certe questioni, io diffido di chi diffida. Oh, non temete, non cadrò nella trappola vota sennò vince la destra, vince Berlusconi, vince Grillo e Casa Eliot. 
Io contribuii a far vincere il PD nel 2013 e ancor devo spurgarmi, per cui, lassate perde me, e tuffiamoci in una delle questioni verso le quali Feltri Mattia nutre diffidenza.

L'insegnante che ha gridato «dovete morire» alle forze dell'ordine, che tanto scandalo ha provocato e tanta carne da braciere elettorale ha dato alle penose destre nostrali (liberali una sega) e pure a quelli tutto ordine e distintivo della sinistra di governo e di governo di scopo (elettore vota me che dopo ti scopo), che volete fare: por'ella, ha sbagliato, non doveva gridare tali nefandezze contro quei poveri figlioli in divisa che tutelavano l'ordine anche per lei (forse). Essi facevano il loro dovere, quello di contenere i disordini di piazza e menare qualche manifestante. Magari, avendo come contraddittorio i giovini dei centri sociali, essi (le forse dell'ordine, intendo) non lo facevano controvoglia, si sa, in tutti i lavori, anche nei peggiori, ci sono cose che si fanno più volentieri di altre; ad esempio, se i celerini godono di più a manganellare quelli dei centri sociali anziché i fascisti e i naziskifosi, che dire? I gusti sono gusti.
Ma insomma, alla maestra oramai le è partito l'embolo, le toccherà difendersi in tribunale, forse. Per il momento, subisce un'aggressione mediatica peggiore di quel carabiniere di Latina che prima ha sparato alla moglie, poi ha ucciso le figlie e infine si è suicidato (e se la maestra avesse augurato la morte di costui come atto preventivo al male indicibile che, di lì a poche ore, avrebbe commesso?). Perché in pratica, sì: per certe persone, in Italia, è preferibile internare una che augura la morte a qualcuno, la quale, di per sé, non farebbe male a una mosca, anziché a uno che non la augura, ma che è veramente in predicato di uccidere qualcuno e nessuna autorità, nessuna forza dell'ordine gli toglie la pistola per proteggere le probabili vittime (forse perché è era un carabiniere?). 
Ma insomma.

Ora, siccome ho detto che io, rispetto al Feltri Mattia, non provo diffidenza verso la maestra, mi si accuserà che provo simpatia? Nient'affatto. Mica la conosco. Anzi, per quel che vale, dico in tutta sincerità che ella si sarebbe dovuta contenere. Non ci si fa prendere dalla rabbia, non si perdono le staffe, non si augura la morte così... a babbo morto. E tuttavia, ella oramai l'ha gridato ed è finita, suo malgrado, sotto la gogna della pubblica opinione perbenista che tanto bene vuol alle nostre care, irreprensibili forze dell'ordine.

È venuto, dunque, per lei il momento di difendersi, di replicare a eventuali provvedimenti disciplinari che incombono per il suo lavoro (e il suo stipendio) di insegnante della scuola pubblica italiana (pubblico ufficiale pure lei). Orbene, io avrei due ideuzze, rubate a Zeropregi, che le porgo:


La prima: quante persone in Italia augurano di morire ai pubblici ufficiali?

La seconda, forse più efficace, dato che un altro pubblico ufficiale sospeso per insulti è rientrato in servizio: