martedì 17 aprile 2018

L'io dismesso


Avevo desiderio di essere me stesso
poi ho smesso di avere desiderio
di essere me stesso
benché chi sia non l'ho mai saputo.
Non per questo che mi sia venuta
l’idea di essere qualcun altro
fatica subito trattenuta
dentro i confini del mio io spaesato.

Chissà chi sarei stato mi chiedevo
se avessi fatto questo e quello
senza sapere cosa esattamente
se mi avesse visitato vocazione
o se avessi avuto semplicemente
un libretto di istruzioni.

Per montare pezzo dopo pezzo
quell’io che in potenza io sarei
da quando sono nato e forse prima
dentro i desideri che mia madre
tesseva come fossero un destino
e rincalzava come una coperta
nella culla del mio io bambino.

Tra l’io che sono e quello che vorrei
c’è uno scarto che sembra un precipizio:
non sono quello che vorrei
vorrei quello che non sono.
Muoverò passi nell'azzurro
fingendo di volare come un pollo
perdendomi come si perde un vizio.

E se essere se stessi fosse
pantomima da teatro della tosse? 
Pagherei il biglietto per entrare
a vedere lo spettacolo proposto
di uno che davanti al cuore
si mette una lente
per farlo vedere alla gente»?
Che cosa vedrebbe la gente
che cosa direbbe di me
potrebbe dare risposta
a un io che cerca e non trova?

Dipende
se sul palco la gente
più di un io vedesse uno specchio
o volesse prendere l'io
come si prende la luna col secchio.




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