sabato 14 aprile 2018

Uno strano triedro

«È successo quello che doveva succedere
ci siamo addormentati perché è venuto il sonno
a fare il nostro periodico ritratto»

Volevano attaccare, hanno attaccato. Aspettavano un pretesto, se lo sono costruito; hanno atteso soltanto che fosse rivestito di una certa plausibilità mediatica («Abbiamo le prove, abbiamo le prove!». Quali? «La varechina») e, infine, i missili sono entrati in scena.
Atto dovuto. Per scacciare animali, fermare criminali - dicono, senza aggiungere che animali peggiori scappano dalla gabbia, compiendo ben peggiori crimini.


È una gara assurda, una contesta piena di contraddizioni, illogicità, insensatezza, barbarie. Eppure, anche questa guerra...

«...non solo rassomiglia al camaleonte perché cambia di natura in ogni caso concreto, ma si presenta inoltre nel suo aspetto generale, sotto il rapporto delle tendenze che regnano in essa, come uno strano triedro composto:
1. della violenza originale del suo elemento, l'odio e l'inimicizia, da considerarsi come un cieco istinto;2. del giuoco delle probabilità e del caso, che le imprimono il carattere di una libera attività dell'anima;3. della sua natura subordinata di strumento politico, ciò che la riconduce alla pura e semplice ragione.La prima di queste facce corrisponde più specialmente al popolo, la seconda al condottiero ed al suo esercito, la terza al governo. Le passioni che nella guerra saranno messe in giuoco debbono già esistere nelle nazioni; l'ampiezza che acquista l'elemento del coraggio e del talento nel campo della probabilità e del caso dipende dalle qualità del condottiero dell'esercito; gli scopi politici, per contro, riguardano esclusivamente il governo [...] La soluzione del problema esige che la teoria graviti costantemente fra queste tre tendenze, come fra tre centri di attrazione».
Carl von Clausewtiz, Della guerra, trad. it. Mondadori 2007, pag. 40-41

Com'è evidente, dopo le due grandi guerre mondiali, non è regnata la pace e sparita la guerra dal mondo, bensì le guerre, a livello micro e macro regionale, sono state una costante presenza che non ha mai abbandonato il pianeta. Riguardo alle guerre iniziate post 11 settembre e - in pratica  - mai conclusesi, a esse è andato gradualmente sparendo una faccia dello strano triedro di cui sopra von Clausewitz parla, vale a dire - a parte quella in Afghanistan, che ebbe molto favore popolare, le macerie delle Torri Gemelle erano ancora calde - le guerre attuali (nonostante il goffo tentativo mediatico di farle apparire necessarie) non riescono più a generare nei popoli alcun desiderio interventista, a insufflare in essi quell'elemento della violenza originale, dell'odio e dell'inimicizia necessari affinché le guerre si trasformino in guerra totale.



Detto altrimenti: la guerra è un elemento inevitabile, inestirpabile, l'esito più sicuro a cui conduce l'attuale sistema generale delle relazioni umane, fondato sulla competizione, sulla contesta non più ideologica, ma sfacciatamente mercantilistica; e questo accade perché il mondo è informato dalla (asservito alla) logica capitalistica. Allo stesso tempo, nei popoli - perlomeno alle nostre latitudini (la mia è una speranza) - ancora il cieco istinto resta sopito, camuffato da stomaci relativamente pieni e desideri indotti parzialmente soddisfatti. Per questo, io credo (voglio credere, insomma) che, nello spazio pubblico, perduri abbastanza lucidità (e sazietà) al fine di riconoscere che, allo stato presente, la guerra condotta dai nostri cari leader occidentali sia soltanto l'estensione della politica con altri mezzi, mezzi del cazzo (fanno a chi ce l'ha più lungo, il missile) che nondimeno tornano utili per fabbricare il proprio utile.



Nello sconquasso siriano, i piani non sono andati come volevano i sabotatori (sauditi e israeliani in testa). Assad, certamente un dittatore piuttosto spietato, è altrettanto certamente meglio di coloro che, pochi mesi or sono, stavano per scalzarlo. Egli ha il solo difetto di essere meno allineato agli standard atlantici di quanto lo siano altre testedicazzo della regione (tra queste, ci metto anche senz'altro la monarchia saudita e Netanyahu). C'est tout.



Perciò, dato il palese, venale movente («C'è da spartirsi la torta siriana, non può tutto andare ai russi e agli iraniani eccheccazzo») voglio sperare che i nostri condottieri e/o comandanti in capo non riescano a convincere alcuno della bontà delle loro azioni, che invece saranno anch'esse ben presto catalogate, inutilmente, tra i tanti altri crimini contro l'umanità.

1 commento:

Anonimo ha detto...

....passivo, aggressivo, stanco, sovrappeso, senza spirito, prigioniero dei soldi e del lavoro. Marte, che è sicuramente portatore di nuova vitalità, rischia o propone di essere il benvenuto.

http://bonste.typepad.com/blog/2018/04/nel-regno-di-marte.html