martedì 5 giugno 2018

La differenza strutturale

Tra le dieci misure che il professor Galli Della Loggia suggerisce al nuovo ministro della (pubblica) Istruzione ve n'è una, la prima, assai fantasiosa:
«Reintroduzione in ogni aula scolastica della predella, in modo che la cattedra dove siede l’insegnante sia di poche decine di centimetri sopra il livello al quale siedono gli alunni. Ciò avrebbe il significato di indicare con la limpida chiarezza del simbolo che il rapporto pedagogico — ha scritto Hannah Arendt, non propriamente una filosofa gentiliana, come lei sa — non può essere costruito che su una differenza strutturale e non può implicare alcuna forma di eguaglianza tra docente e allievo. La sede propria della democrazia non sono le aule scolastiche
E io me la ricordo bene, la differenza strutturale, in terza media, durante un intervallo, quando alcuni maschi (io tra questi) cercavano di allungare - a volte con successo - le mani su culo o tette di alcune compagne di classe, quelle che parevano arrabbiarsi meno e stare al gioco, correndo gli uni dietro le altre, le quali fuggivano tra banchi o cercavano di ripararsi spalle alle pareti e mani pronte a mollare ceffoni. La campanella interrompeva quasi sempre il "gioco" perché, appunto, il (o la prof) entrava in classe per iniziare la lezione. E una volta di queste, cinque secondi dopo il suono della campanella, un nostro compagno, quello che in quell'intervallo aveva avuto minor occasione di soddisfare il senso del tatto, in un tentativo goffo e disperato di allungare la mano sulle terga di una compagna che filava dietro la cattedra, inciampò sulla predella e cadde distendendosi bocconi e mano avanti come un portiere che tenta di parare un rigore, dritto sino alla porta che in quell'esatto momento si aprì sulla sua testa, un tonfo secco che soffocò il "buongiorno" del professore.


Va da sé che tutti ci eravamo alzati «in segno di rispetto (e di buona educazione)». 

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