venerdì 31 agosto 2018

Disfonia politica

«I critici sono come gli studenti di medicina: pensano sempre che lo scrittore soffre proprio di quella malattia che loro studiano in quel momento. Mentre lo scrittore soffre sempre della stessa malattia, quella di incrociare le parole. Di una lingua nella propria bocca vuol farne due». Milorad Palić, Paesaggio con il tè, Garzanti, Milano 1991
La mia lingua, che vorrebbe farsi scrittura, non riesce a far uscire di bocca parole concernenti l'attuale situazione politica, segnatamente riguardo al modus operandi del governo in carica.
Con Berlusconi al governo, invece, criticare era semplice, indubbiamente, perché la trave che egli rappresentava era così grande che risultava impossibile non parlarne, non vederne i difetti, le irresponsabilità, le magagne, le turpitudini della sua politica da basso impero.
Con Berlusconi al governo mi era facile criticare perché stoltamente credevo che al suo governo esistesse una alternativa, rappresentata da quella compagine variamente chiamata di centrosinistra, la quale ritenevo avesse nelle corde la capacità di governare per il bene e per l'interesse generale del Paese.
Insomma, criticavo con l'alibi di una prospettiva più o meno facile di cambiamento: bastava vincere le elezioni (sì, come no).

Uscito di scena l'ex Cavaliere, i governi che gli sono succeduti mi sono sembrati tante pagliuzze, compreso quel bruscolino fastidioso e querulo di Renzi. E perciò, gradualmente, le parole al riguardo sono andate rarefacendosi.

Poi è arrivato il presente governo di Brutti, Sporchi e Cattivi e con esso sto rischiando quasi l'afonia. Perché? Perché non mi sembrano brutti, sporchi e cattivi? No, anzi: lo sono in pieno. Il problema è un altro: è che la critica a questa bruttezza, sporcizia e cattiveria mi riesce solo monca, giacché priva di una concreta alternativa, a portata di elezioni, da offrire come esempio per smarcarsi dall'attuale squallore. Detto altrimenti: se lo schieramento populista è la diretta conseguenza dei fallimenti politici che i precedenti governi hanno dimostrato dinnanzi alla crisi sociale ed economica che perdura da decenni, quale tipo di critica posso esercitare che escluda ogni complicità con le attuali opposizioni?

Inutile m'incazzi a dire quanto sia bestia Salvini, se poi al massimo posso aspirare al ritorno di un Alfano o di un Minniti.

Ho delle vaghe idee sul superamento del capitalismo, ma sono appunto vaghe, non fanno massa critica, non stimolano la sopita coscienza di classe.
Credo che, in linea di massima, siamo ancora piuttosto "drogati" dal consumismo e dal feticismo delle merci (contenuto soltanto dai limiti dei nostri salari).
Una diversa idea di società - anche solo dire, come fu detto pochi lustri or sono: un altro mondo è possibile non è più contemplato da alcun movimento politico o partito.
Anche le anime belle e coraggiose che generosamente si mobilitano contro le turpitudini governative sono poco attrattive: quella che vedo è un'opposizione individualistica, che rende difficilmente partecipi.

Insomma: ecco le ragioni della mia fiocaggine. Riesco a dire soltanto: leggete (leggiamo) Marx, perlomeno per sapere di che morte morire.

E pensare che, ora come ora, mi sarebbe sufficiente un Pepe Mujica tal quale, italiano, qui.

martedì 28 agosto 2018

Circostanziati silenzi

Povero blogger che non riesce più a commentare con costanza la realtà quotidiana, schiacciato anch'egli dal flusso continuo di notizie diffuso dai media e amplificato a dismisura dai social, tramite condivisioni, commenti, analisi brevi od estese, dove tutti sanno tutto di tutto e lo esprimono con acume, ironia, icasticità. Dalla piattola che spiattella pipponi da dieci capoversi (tutti ben argomentati e pieni di buon senso), al freddurista che scacazza battutine a raffica, entrambi condivisi, reiterati, dai loro seguitori perché nel farlo si crede di essere più intelligenti o giudicati tali, in quanto partecipi del pensiero acuto universale che la sa lunga su tutto, tranne il motivo per cui si trovi confinato nell'inazione: labirinto di specchi dove si dà di gomito a se stessi, dato che tra io e io ci si intende benissimo.

E sicché il povero blogger nicchia, tentenna, esita e la diaristica si punteggia di tanti circostanziati silenzi. 

venerdì 24 agosto 2018

Saltare il posso

Non ne posso più. Potrei non poterne più. Potetti poterne di più: il passato ha sempre ragione. 

Se finora ho potuto, come ho potuto? Com'è stato possibile che io abbia potuto potere? Probabilmente, ho potuto perché ero abbastanza potente da potere resistere. Ma adesso che dico «non ne posso più» sarò abbastanza impotente da non potere resistere, da arrendermi, mollare la presa, alzare bandiera bianca? 

Posso di più, giacché potendo potrei poetare, per esempio. Oppure polemizzare, problematizzare, pubblicizzare: tutto un programma di possibilità, insomma. Sì da mettermi nelle condizioni del ‘posso’ ridotto all'osso. Cosicché ne posso di più, vagamente pensando alla mia posizione sociale, allo scatto di anzianità, all'ansietà, alla puttana della su' sorella.

(E com'eri bella stamani con quel vestito leggero color crema, punteggiato da alcuni fiori ingannevoli, che davano, a noi poveri bombi, l'illusione di poterli suggere).

martedì 21 agosto 2018

Una immane raccolta di merci

Non sono un gran frequentatore degli empori cinesi, ma stamani mi serviva un nuovo carica batteria del telefono e da Euronics li vendevano a partire da 15 euro in su. Troppo, per i miei gusti. Sicché mi sono recato in un capannone a poca distanza dal centro commerciale e, là dove pochi anni fa sicuramente v'era un'impresa (un maglificio, credo), adesso tutti i metri quadri dello stabile sono occupati da scaffali pieni di merci di ogni tipo, fuorché i generi alimentari (ma alimenti per animali sì, vi sono).
Grazie all'aiuto di una commessa della Manciuria, ho trovato subito quello che cercavo, ma avevo tempo, sicché non sono andato subito alla cassa e mi sono messo a girellare tra gli scaffali in cerca di non so che.
Niente, infatti, non ho comprato nient'altro, anche se, per un attimo, ho esitato davanti a questi slip.

Emporio Arcazzo

E mentre pensavo alla Lunga Marcia, alla Rivoluzione culturale, a piazza Tienanmen, la commessa della Manciuria si è avvicinata, chiedendomi: 

«Selve aiuto?»
«Nain».


lunedì 20 agosto 2018

Oceania Bronzo

Ansia

«Asia Argento, tra le più importanti attiviste del movimento #MeToo contro le molestie sessuali, si sarebbe recentemente accordata per risarcire un giovane attore che la denunciò per averlo aggredito sessualmente quando lui aveva 17 anni. Lo riporta il New York Times.
L'attrice, 42 anni, avrebbe pagato 380mila euro per fermare l'azione legale che voleva intentare Jimmy Bennett, ora 22enne, poco dopo aver detto a ottobre che il magnate del cinema Harvey Weinstein l'aveva stuprata.»

Oceania Bronzo, tra le più importanti attiviste del movimento #PagaLeTasseStronzo, si sarebbe recentemente accordata con l'Agenzia delle Entrate perché denunciata di evasione fiscale e di esterovestizione. Lo riporta il Gazzettino della Valmerdana.
La celebre tributarista avrebbe pagato 380mila euro per farsi condonare gli illeciti, poco dopo essere stata eletta senatrice grazie a una efficace campagna elettorale incentrata sui valori della legalità e dell'onestà.

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A parte.
Tutto dipende dal contesto sociale in cui uno nasce, cresce e si fa le seghe. Quindi quanto segue, ahilei, non può essere portato in sede di dibattimento a favore della nota attrice italiana. Purtuttavia, per solidarietà umanistica, testimonio che se a me, quando avevo 17 anni, mi avesse molestato sessualmente un'attrice [*] (ma anche non necessariamente una attrice, anche una fattrice, un'impiegata, una operaia, un'insegnante, una avvocata nostra, eccetera), volentieri mi sarei lasciato molestare e col cazzo che di certo non l'avrei denunciata.
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[*] La mia molestatrice preferita sarebbe stata Laura Antonelli.

venerdì 17 agosto 2018

Lasciate in pace i conigli

Uf

Non per fare un discorso animalista, quanto perché credo sia giunto il momento di smettere di utilizzare delle povere bestie per definire il comportamento di altre bestie, quelle umane.
So benissimo che è un modo di dire usare l'espressione "sei un coniglio" per descrivere il pavido, il pusillanime, il vigliacco, e questo accade perché il coniglio è un animale paurosissimo e timidissimo. Ma pensiamoci bene: è colpa del coniglio essere così, è una sua scelta? No. Mentre per i signori verso i quali si rivolge l'Annunziata è una scelta essere così pavidi, pusillanimi, vigliacchi? Sì. E allora si inizi a chiamare chi si comporta in tal guisa col loro nome e cognome e che esso diventi il modo di dire specifico per definire, in futuro, chi si comporterà nella stessa maniera di merda

giovedì 16 agosto 2018

Siamo in un Paese meraviglioso


Quando siamo abbastanza distanti da una disgrazia e/o una tragedia, fatto un pensiero veloce di immedesimazione per le povere vittime che hanno avuto la sfortuna di incombervi, il pensiero dominante si indirizza alla ricerca dei responsabili. Perché è successo? Chi è stato? Di chi è la colpa?
Scartati, per ovvie ragioni, Dio e la Natura, i colpevoli non possono che essere esseri umani. 
Cosicché, una volta che il meccanismo vittimario si è messo in moto - e prima che sia incanalato dentro l'alveo dei procedimenti giudiziari (indagini preliminari, avvisi di garanzia, rinvio a giudizio, processo di primo e secondo grado, cassazione) - si indossano facilmente i panni del giudice che sa sin da subito chi condannare e come; e ciò a seconda dell'educazione, la cultura, l'estrazione sociale che informano la nostra coscienza. 
Ebbene, per quanto riguarda il disastro del viadotto crollato a Genova, la mia coscienza vittimaria si è immediatamente indirizzata verso Atlantia, società che ha in concessione e gestisce Autostrade per l'Italia (sei in un Paese meraviglioso). Subito, infatti, ho pensato che i principali responsabili dell'accaduto siano i proprietari di tale società (in seconda battuta ho pensato come colpevoli anche i politici che hanno favorito la privatizzazione e concessione di un siffatto bene pubblico). E ho pensato: fosse mio potere, a tali figuri gli esproprierei anche il pelo pubico (ammesso e non concesso che non si depilino). 
Questo a botta calda.
Successivamente, ho visto che anche il governo in carica ha avuto, più o meno, la mia stessa idea e sia intenzionato “fargliela pagare”; perciò hanno pensato alla revoca della concessione (per una volta che sono d'accordo con il governo non vuol dire che sia filogovernativo: ricordatevi della metafora dell'orologio fermo).
Gli azionisti di Atlantia, sentendo il fiato dell'opinione pubblica sul collo (è il collo giusto, andate tranquilli), parlano di risarcimenti, ricostruzioni, ma anche - nel caso il governo faccia sul serio - pretendono far valere le clausole rescissorie. D'altronde, viviamo in uno stato di diritto, dove il diritto delle maschere del capitale è particolarmente tutelato. Dunque, non hanno bisogno di tenere le pale degli elicotteri accese: risparmino pure i soldi del carburante per la fuga. 
Ecco perché, da un disastro come questo, spero non tanto avvenga una vittimizzazione classica (si trova un Benetton da crocifiggere e morta lì la faccenda), quanto una presa di coscienza generale sul fatto che questi tragici avvenimenti sono il frutto (maturo) della logica capitalistica e fino a che punto lo Stato sia schiavo di questa logica: dal concedere un bene pubblico all'interesse privato è naturale consegua una privatizzazione dei profitti e una socializzazione delle perdite e senza neanche la soddisfazione di tosare i Benetton come povere pecore sacrificali (sai che maglioni).
Certo, non mi aspetto che questa sensibilizzazione passi attraverso l'opera di un governo piuttosto pietoso. Ma le vie del signore sono infinite (anche se non ancora asfaltate, come disse, mi pare Gervaso), quindi avanti Toninelli, dacci qualche soddisfazion.

lunedì 13 agosto 2018

Come un sommelier

A Library by the Tyrrhenian Sea, 2018 by Ilya Milstein

Potessimo della vita bere il succo
come un sommelier intento a definire
quali frutti o spezie il vino gli rammenta,
anziché rapido d'un sorso 
trangugiare e dissetarsi senza dare 
al pensiero la maniera di sentire
se amaro o dolce il gusto,
allora i ricordi si farebbero
più acuti e capaci di restituire
al presente una precisa rappresentazione
di quello che realmente siamo stati
negli attimi in cui la vita ci ha chiamato
a rendere grazie o a maledire
la vita stessa, il nostro essere che punteggia
di vissuti la curvatura insensata 
dello spazio-tempo.

domenica 12 agosto 2018

La politica della fuffa

Non è infrequente il caso in cui i politici, quando sono chiamati a ricoprire incarichi di governo, siano assaliti da una particolare mania, a tratti parossistica, di fare dichiarazioni anche su ciò che non gli compete. Questo accade soprattutto se costoro sono i portavoce o i segretari dei partiti che formano la maggioranza di governo e perciò stesso occupati più a paupulare, che a impegnarsi in un serio e meticoloso lavoro ministeriale. Sconcertante è altresì constatare quanto il tempo disperso nella esaltazione narcisistica della propria leadership corrisponda, per gran parte della pubblica opinione, a un corretto svolgimento delle mansioni che sono stati chiamati ad assolvere. Esempio: «L'attivismo del ministro dell'interno è ammirevole».

E infatti - e purtroppo - non resta che ammirare, basiti, il susseguirsi di annunci, dichiarazioni, prese di posizione che confermano in pieno la piega che la politica italiana ha preso da alcuni decenni a questa parte: quella della fuffa.

Il problema principale è che, sovente, la fuffa fa rima con truffa. E, ancora più rischioso, è che il termine fuffa sia assonante con arruffapopolo.

P.S.
Dato che anch'egli, nel corso della sua carriera politica, si è talvolta alzato con il «gusto di insultare», ci saprebbe dire Salvini che tipo di educazione ha appreso durante il servizio militare svolto nel 1995?

venerdì 10 agosto 2018

Conforme al Diritto

Almeno 39 bambini sono morti e altre 50 persone sono rimaste ferite oggi nel nord dello Yemen in seguito a raid aerei che hanno colpito uno scuolabus e un affollato mercato nella provincia di Saada.

Secondo quanto riportato in conferenza stampa da un portavoce dell'esercito saudita, il colonnello Turki Al-Maliki, gli attacchi sarebbero avvenuti in risposta alle milizie ribelli huthi "responsabili del lancio di un missile balistico contro il sud del regno arabo, che ieri aveva ucciso una persona e ne ha ferite altre 11.
"Le incursioni - ha aggiunti al-Maliki - sono un'azione militare per colpire gli elementi che hanno progettato e preso di mira i civili a Jizan. I raid sono stati effettuati in conformità con il diritto internazionale umanitario e le sue regole abituali". Euronews

Fosse stato un raid aereo siriano, Trump avrebbe twittato immediatamente: «Assad è un animale» (non specificando quale, però).
Ma è stato un raid saudita e Mohammed bin Salman resta un conspecifico (un umano, con l'aggravante nobiliare).

Interessante il commento del colonnello saudita: i raid sono stati effettuati in conformità con il diritto internazionale umanitario e le sue regole abituali. 
Infatti, nel diritto internazionale umanitario c'è scritto specificamente di colpire scuolabus con bambini a bordo e pure i mercati affollati, anche se non mi ricordo il paragrafo e il comma (e sarà per questo che non ho superato l'esame di diritto internazionale).


A parte.
Più o meno, fin dagli anni Settanta dello scorso secolo si sente parlare di crisi petrolifera. Una volta si sentiva persino dire che le riserve si sarebbero esaurite e che l'umanità avrebbe dovuto fare a meno del petrolio. Al momento, tale ipotesi è smentita, credo per tanti anni ancora. Quindi, non resta che aggrapparsi alla fantascienza per immaginare un futuro senza petrolio, fatto di energia rinnovabile e pulita. Ma più di questo, per tentare di immaginare un mondo nel quale a comandare Potenze e Principati non siano più gli stronzi.

mercoledì 8 agosto 2018

Il morbillo


A inizio estate del 1974, durante i mondiali di calcio disputati in Germania Ovest, ebbi il morbillo che - come da foto - mi costrinse alcuni giorni a letto. Unica consolazione: l'album delle figurine del mondiale Panini, bellissimo (come mostra questo video), che leggevo minuziosamente.
Non ricordavo di indossare un pigiama semi ufficiale dell'Argentina, ma a vedere la foto ricordo che mi costrinsero a indossare, sotto di esso, una maglietta elasticizzata a maniche lunghe, perché non mi grattassi le bolle che il morbillo provocava.
Mi giravano le palle, ricordo benissimo anche questo, perché mi faceva caldo e non potevo andare in piazza a giocare con gli amici a rifare la “differita” - da noi interpretata - delle partite migliori.
Come tutti, o quasi tutti, avevo un debole per l'Olanda, per Cruijff in particolare, anche se, non essendo il più bravo degli interpreti, mi toccava accontentarmi del ruolo di Neeskens.

A quel tempo, il morbillo non rientrava tra i vaccini previsti dall'ordinamento sanitario, anche se ero nato in tempo per ricevere quello del vaiolo (al quale i genitori non mi sottrassero).
Comunque, per farla breve,  pur di evitare quella settimana di rompimento e impedito grattamento, se i miei si fossero rifiutati di somministrarmelo, credo che da grande glielo avrei rinfacciato.

E a proposito: ho sentito dire, mi pare dalla onorevole Taverna in video amatoriale, che una volta le famiglie, quando incombeva una delle malattie infettive infantili (delle quali oggi è disponibile il vaccino), favorivano il contatto con gli untori affinché prendessimo la malattia anche noi da piccoli, anziché rischiare di averla da grandi con maggiori complicazioni. È vero, io presi così la varicella. Ma, dall'alto della mia ignoranza medica e farmacologica, non è meglio rendersi immuni tramite un vaccino, anziché sviluppare anticorpi beccandosi la malattia stessa? Pensiamo all'Ebola, per esempio: nella sciagurata eventualità che tale terribile virus si diffonda anche in Europa (tocchiamoci, va’) e nella auspicata e già probabile disponibilità di un vaccino che ne contrasti la diffusione, i No-Vax  ne preferirebbero la somministrazione o lo rifiuterebbero a favore di un Ebola Party?

martedì 7 agosto 2018

Un atteggiamento spirituale

«Così come il migliore degli astronomi, nonostante il suo sapere copernicano, soggiace comunque alla sensazione del “sorgere” del sole, la più decisa analisi marxista dello Stato capitalistico non potrà mai sopprimere la sua realtà empirica. E neppure lo deve. La conoscenza marxista deve far sì che il proletariato assuma un atteggiamento spirituale nel quale lo Stato capitalistico si presenti, nel momento in cui viene osservato, come un elemento dello sviluppo storico. Esso non costituisce perciò “il” mondo circostante “naturale” dell'uomo, ma soltanto un reale dato di fatto, del cui potere effettivo occorre tener conto, ma che non può di per se stesso pretendere di determinare le nostre azioni. La validità dello Stato e del diritto deve quindi essere trattata come un fatto meramente empirico. Nello stesso modo un aliante deve adeguarsi alla direzione del vento, non perché sia esso a determinare la sua rotta, ma al contrario per attenersi alle mète originariamente fissate, utilizzando il vento ed a suo malgrado. Eppure, questa spregiudicatezza che l'uomo ha acquisito a poco a poco di fronte agli avversi poteri della natura nel corso di un lungo sviluppo storico, manca ampiamente ancora oggi al proletariato di fronte ai fenomeni della vita sociale. E con ciò è ben comprensibile. Infatti, benché nei casi particolari le regole coercitive della società siano tanto duramente e brutalmente materiali, tuttavia il potere di ogni società è essenzialmente un potere spirituale, e da esso ci può liberare soltanto la conoscenza: non certo la conoscenza astratta, puramente cerebrale che è propria anche di molti “socialisti”, ma una conoscenza che sia divenuta carne e sangue, una “attività critico-pratica” secondo le parole di Marx. 
L'attualità della crisi del capitalismo rende una simile conoscenza tanto possibile quanto necessaria. Essa diventa possibile per il fatto che, a causa della crisi, la vita stessa fa apparire visibilmente ed in modo direttamente esperibile la problematicità del mondo circostante sociale abituale. Ma essa diventa decisiva e quindi necessaria per la rivoluzione perché il potere effettivo della società capitalistica viene scosso al punto che essa non è più in grado di imporsi con la violenza, nel momento in cui il proletariato contrappone coscientemente e decisamente il proprio potere al suo. È un elemento di natura ideologica che impedisce un simile agire. Ancora durante la crisi mortale del capitalismo, le larghe masse del proletariato sentono lo Stato, il diritto e l'economia della borghesia come l'unico mondo circostante possibile della loro esistenza, nel quale indubbiamente molte cose debbono essere migliorate (“organizzazione della produzione”), ma che forma tuttavia la base “naturale” della società.»
György Lukács, Storia e coscienza di classe, ("Legalità ed illegalità", II).

sabato 4 agosto 2018

Oh Maria Salvador

D'altronde, la legge - seppur stupida, grottesca, retrograda - è legge e, quindi, è nell'ordine delle cose per le forze dell'ordine farla rispettare. Quello che trovo fuori luogo, inappropriato e piuttosto grottesco, è che, in certi casi, come questo, le forze dell'ordine diffondano video promozionali della loro attività anticrimine, come per dare all'opinione pubblica un maggiore senso di sicurezza e protezione.
«Scoperta una coltivazione di marijuana in un insolito vivaio di Lanuvio». 
Segue filmino emozionante con alla fine due carabinieri in posa davanti al tavolo con la refurtiva:


Da notare, sul tavolo: ai lati due cappelli dell'Arma e una composizione floreale di due rametti incrociati di cannabis a contorno di un sacchetto contenente foglie della stessa, con sopra (colpo di genio: come quando a un posto di blocco si intima l'alt) una paletta dei carabinieri. Una scenografia da Oscar, complimenti.

Ora, non è escluso che i carabinieri realizzino video a conclusione di ogni loro attività investigativa e solo alcuni sono dipoi diffusi dalle agenzie di stampa, in questo caso perché la “curiosità” mediatica è determinata dal fatto che la piantagione fosse visibile pure su Google Maps.
Orbene, se con tale applicazione si scova un minuscolo appezzamento di marijuana a Lanuvio, com'è che con la sorveglianza satellitare non si riesca a contrastare più efficacemente il contrabbando di stupefacenti dal loro luogo di produzione, raffinazione, confezionamento e spedizione al loro arrivo nei porti, aeroporti di destinazione? In breve: a quando un altro video avente come refurtiva qualche quintale di cocaina?

venerdì 3 agosto 2018

God Bless Earth

«La borghesia elimina sempre più la dispersione dei mezzi di produzione, della proprietà e della popolazione. Ha agglomerato la popolazione, ha centralizzato i mezzi di produzione, e ha concentrato in poche mani la proprietà. Ne è stata conseguenza necessaria la centralizzazione politica. Province indipendenti, legate quasi solo da vincoli federali, con interessi, leggi, governi e dazi differenti, vennero strette in una sola nazione, sotto un solo governo, una sola legge, un solo interesse nazionale di classe, entro una sola barriera doganale.»
Karl Marx, Friedrich Engels, Il manifesto del partito comunista, (1848)

Dato che l'attuale situazione storica e sociale concede poche illusioni circa la rivoluzione del proletariato, a mio avviso non sarebbe politicamente peregrino pensare di favorire tale tendenza imperialistica verso il dominio di una sola nazione, un solo governo, una sola legge, una sola barriera doganale (che, giocoforza, non avrebbe più ragione di essere: addio dazi). E, in questo caso, ovviamente, la nazione candidata a guida unica e suprema sono gli Stati Uniti d'America (democrazia! libertà!), i quali, con una piccola modifica al riquadro della bandiera sì da essere capace di contenere i circa duecento stati sovrani presenti sul pianeta, potrebbero diventare la sola nazione esistente e imperante del mondo.

Certo, in un primo momento l'interesse nazionale sarebbe sempre a vantaggio - come lo è attualmente - della borghesia, intesa come quella classe che ha il mero compito di favorire, per quanto possibile, il movimento di valorizzazione del Capitale. Ciò nondimeno, dato che tale processo, per la contraddizione intrinseca al modo di produzione capitalistico (spiegata dalla legge marxiana della caduta tendenziale del saggio di profitto), nelle classi subalterne, sempre più impoverite e/o espulse dal processo produttivo a favore della robotizzazione, potrebbe a poco a poco sorgere una autentica coscienza di classe globale, giacché il proletariato non avrebbe più motivo di essere confuso dai vari nazionalismi, sovranismi e altre cazzate che lo tengono distratto dalla vera questione: il superamento del capitalismo, ossia la liberazione dell'individuo dalla schiavitù del lavoro e della logica del valore.

Comunque, mai fare i conti prima dell'oste. Vale a dire: ci starebbero gli americani a farci diventare tutti americani? In fondo, come riescono a stampare il dollaro, potrebbero pure stampare i passaporti.