venerdì 14 dicembre 2018

Lo sbadiglio riformista

Piccola annotazione a margine dell'intervista rilasciata da Jeremy Corbyn a Euronews.

Tra i tanti difetti che caratterizzano i politici riformisti, in ispecie quelli orientati a sinistra, oltre a non dire mai qualcosa che azzanni il reale in modo concreto, oltre alle due (dure a morire) parti in commedia di lotta e di governo, una cosa che non riescono proprio a fare, nell'immediatezza del confronto e del conflitto per il potere, è riuscire a trovare, non dico la causa dei problemi che attanagliano la società, ma anche solo di indicare - come sanno fare da sempre, con ottimi risultati, le destre - un nemico, un colpevole, un capro espiatorio sul quale convogliare la gran parte di malcontento e disagio e rabbia che covano dentro il popolo e, una volta trovato, offrirlo in pasto alla folla, come il corpo di Cristo.

Solo a destra hanno imparato la lezione insuperabile di Caifa.

A sinistra cincischiano. Eppure porci da infilzare allo spiedo sai quanti ce ne sarebbero e belli grassi (benché tirati da diete salkazan e idrocolonterapia).

Questo, beninteso, non risolverebbe alcuna delle cause reali della crisi. Epperò, visti da sinistra, i colpevoli offrirebbero - diciamo così - una porta d'accesso migliore per individuare perché, a fronte di tanta ricchezza e benessere prodotti globalmente, corrisponda un aumento della povertà e conseguente malessere.

In buona sostanza: prendere a brani le maschere del capitale potrebbe, in linea teorica, mostrare che cosa c'è dietro quella maschera, ovverosia un sistema economico e produttivo che non è riformabile, aggiustabile, emendabile, perché la sua "natura" innaturale persegue un fine che pone l'uomo al servizio di una entità astratta, eppure dannatamente concreta, chiamata Capitale.


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