mercoledì 27 febbraio 2019

Panni da lavare

[Perché scrivo questo post? Per appuntarmi certi discorsi, tendere fili per stenderci alcune impressioni politiche...]

1.
Uno dei principali errori, forse il principale ma lasciamo stare le classifiche, che il Movimento Cinque Stelle, nell'attuale esperienza governativa, compie, è quello di credere possibile governare il Paese mantenendo lo stesso piglio antisistema di prima, quando - piovuti dal cielo del blog di Grillo - erano all'opposizione. Adesso che sono nella stanza dei bottoni, si divertono a gingillarsi con le asole, scoprendo i fianchi dell'espressione geografica, come se l'Italia non avesse già dato prova nella sua storia di puttaneggiare col e poi girare il culo al vincitore di turno.

2.
In Sardegna esultano i vincitori appartenenti alla coalizione di Centrodestra. D'altra parte hanno concorso e sono arrivati primi con quarantasette e rotti per cento. Bravi. Ma qual è stata la percentuale dei votanti e quale quella degli astenuti? Hanno votato il 53 e rotti per cento degli aventi diritto. Dunque quasi il quarantasette per cento non sono andati a votare. Domanda: è più numeroso il quarantasette per cento dei votanti del Centrodestra o il quarantasette per cento degli astenuti? I primi che cantano vittoria, o i secondi che, in silenzio, ridono o fanno gli indifferenti? Ma poi - onestamente - chi ha diritto di cantare vittoria oltre a chi trarrà un diretto, sostanziale beneficio da essa (presidente, assessori regionali, vincitori di prossime commesse, qualche assunto raccomandato in regione...)?

3.
E che dire di quelli che si credono a galla del Pd? Oggi è un giorno fortunato:




P.S.
Il titolo è preso da questa canzone.

lunedì 25 febbraio 2019

Una provvida stroncatura

Tra le tante, troppe cose che non ho letto, ce n'è una di cui non ero affatto orgoglioso, anzi: me ne vergognavo un po', dato l'ampio consenso  della critica, del pubblico, dei media in generale, che, in modo pressoché unanime, ne lodano l'opera e inseguono le vicissitudini quasi eremitiche e oracolari dell'autore, considerato dalla vulgata un genio e i suoi romanzi un must imprescindibile.

Devo ammetterlo: stavo per cedere, quando, improvvisa come una lavata di viso benefica che schiarisce le idee, è arrivata una provvida stroncatura, che mi ha confortato e offerto - per quel che mi riguarda - una valida conferma a un mio pregiudizio, o presentimento, quello di essere in presenza di un guitto.

- Come sarebbe a dire? Non hai letto niente di Houellebecq?
- A parte qualche paragrafo o giro di frase, no.
- E ti basta una recensione a convincerti che è preferibile non leggerlo?
- Sì. Mi basta poco. Mi avvalgo della facoltà insindacabile di evitare di conoscere nel dettaglio tutto ciò che si presenta alla mia attenzione con un ronzio.
- Suvvia, non fare lo schifiltoso. Al limite, leggerlo potrebbe risultare un ottimo fertilizzante.
- Sei più acuto di Nicola Lagioia.
- [con tono faulkerneriano] Al Salone! Al Salone!

sabato 23 febbraio 2019

Un dramma radiofonico

«Basta parlare di ebrei... Dovete fare cultura, non politica». Ascoltatore di Radio Tre

«Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola». J.Goebbels

Dato che la Lipperini e Sinibaldi sono dei miti, datela a me la direzione di Radio Tre.
____________________

A partissima.

1. Il fatto che l'Italia detenga uno dei più ingenti patrimoni artistici e culturali del mondo non dimostra forse che l'Italia è una cosa e gli italiani un'altra?

2. «Dopo il Lager il lavoro, anzi, i miei due lavori (la chimica e lo scrivere) hanno avuto, e tuttora hanno, un'importanza fondamentale nella mia vita. Sono convinto che l'uomo normale è biologicamente costruito per un'attività diretta a un fine, e che l'ozio, o il lavoro senza scopo (come l'Arbeit di Auschwitz), provoca sofferenza e atrofia». Primo Levi, Conversazione con Philip Roth, da P. Roth, Il mestiere dello scrivere, Einaudi.

3. «L'uomo pensa. Dio ride». Proverbio ebraico.

venerdì 22 febbraio 2019

Mangiate e bevetene tutti

Sebbene molte di noi abbiano l'illusione che le sbarre siano aperte, noi pecore siamo da tempo volontariamente rinchiuse in una parte d'universo web, sicché non ci dobbiamo meravigliare se il padrone della tenuta fa un po' come gli pare con noi che pascoliamo bit in campo bianco con lo sfondo blu.
Ci piacciono le tette? E grandi quantità di décolleté avremo.
Ci piace la filosofia? E allora compriamoci questa maglietta con la faccia e una frase di  Nietzsche o di Platone.
Ci piacciono i nazisti dell'Illinois? E allora abbeveriamoci alla fonte di Goebbels, Himmler e Mengele.

Se poi qualcuno farà notare al pastore che non si dà erba cattiva da mangiare al proprio gregge, lui - pacifico e innocente come la croce - dirà che la colpa è nostra, dei nostri gusti, che il concime del suo campo bianco con lo sfondo blu sono i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre intenzioni. Tutto si genera automaticamente. Anche la catastrofe.

giovedì 21 febbraio 2019

La terra era bassa

«La sproporzione è clamorosa: per ogni euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi - svela uno studio di Coldiretti - soltanto 22 centesimi finiscono nelle mani di chi ha zappato la terra e colto i suoi frutti.» [via]

Chi ha zappato la terra?

Vediamo

[*]
Anche se i valori sono di qualche anno fa, più o meno oggi, nel 2019, i valori saranno i medesimi. Solo il 4% della popolazione è attiva nel settore primario. Bene. Tra costoro, quanti zero virgola zapperanno ancora?
Nel settore primario, l'automazione (il capitale costante) è da tempo predominante. E meno male! Merito della scienza e della tecnica agricole e dell'allevamento. E (anche) grazie a esse che le tavole d'occidente risultano ancora (nella maggior parte dei casi) imbandite. Questo cosa vuol dire? Semplice:
«Maggiore è il perfezionamento tecnologico, più il numero di operai e addetti richiesti per la stessa quantità di produzione è minore. In altri termini, si eleva la composizione tecnica del capitale.» Olympe de Gouges
Ma questo, purtroppo, lo studio della Coldiretti non lo rivela, anzi. Debitamente tace il fatto che, pochi che siano, quanti dei 22 centesimi vanno al capitale agricolo e quanti alla vera e propria forza lavoro agricola (braccianti e zappatori).

Dire che «la grande distribuzione beffa i contadini» è un ennesimo tentativo di nascondere che cosa realmente si fa beffe dei contadini, degli operai, degli impiegati, di tutti i lavoratori di ogni settore economico: il capitalismo tout court. 

Immaginiamo che la sproporzione clamorosa sia clamorosamente proporzionata e che il governo stabilisca per decreto che nelle mani del capitale agricolo finiscano 44 centesimi. 
Dove pensate che la grande distribuzione vada a recuperare i mancati guadagni?

Nessuno prende mai in esame il fatto che, dato lo sviluppo generale delle forze produttive, si potrebbe ragionevolmente svincolare l'agricoltura e l'allevamento dalla logica del valore, giacché l'alimentazione è un bene primario imprescindibile, subito dopo o insieme alla respirazione.

- Ma come, nessuno ti ha avvertito?
- Avvertito per cosa?
- Che sarà messa in vendita anche l'aria.

_____________________
[*] Già alla scuola primaria e secondaria di primo grado si insegnano queste cose.

lunedì 18 febbraio 2019

Mi tocca

Delle implicazioni distopiche presentate dalla lettura di questo articolo, lascio parlare persone più competenti di me. Che il capitalismo (dispotico o democratico) miri allo sfruttamento massimo e al controllo capillare della forza lavoro rientra nella natura delle cose: perciò, la diffusione di dispositivi digitali atti al conseguimento degli obiettivi previsti sarà inarrestabile. Forniremo ai datori di lavoro informazioni anche su quante volte andremo di corpo al giorno - e come, acconsentendo, naturalmente, al trattamento dei dati personali (clicca qui).

Ma al momento, sarò ingenuo, la cosa mi rivolta poco lo stomaco. Di più, invece, quello che le foto sotto riportate mostrano:


L'atteggiamento padronale del datore (prenditore) di lavoro; la sua untuosa magnanimità; la benevolenza interessata; il palpeggiamento analogo a quello dell'allevatore che controlla la muscolatura dei vitelli. In breve: l'esistenza di classi sociali e la disparità socioeconomica tra individui che ne consegue. E che questo non scandalizzi le coscienze (dei lavoratori, dei subalterni in generale), anche fosse soltanto per lanciare un hastag di ribellione simile a quello del metoo¹.

________
¹ Verrà un giorno che tali atteggiamenti padronali saranno considerati alla stessa stregua delle violenze di Weinstein?

domenica 17 febbraio 2019

Richieste di amicizia

Alla battuta "punto 1", manca un "non" prima di avresti.

Se poi a scrivere, anziché Michella (o Michello), ci fosse stato veramente un gatto¹, chiedo prima di tutto scusa all'Ente Nazionale per la Protezione degli Animali e poi li sprono, loro e il WWF: che vadano a salvarlo! Quante patte aperte avrà avuto la disgrazia di vedere?

Excusatio non petita.

Saltuariamente, arrivano richieste di amicizia fasulle alle quali non do alcun peso perché provenienti da donne con nomi stranieri e, in questi casi, senza che mi si accusi di leghismo o sovranismo, ho da sempre tenuto chiusi i porti.
Oggi, invece, seppur ad armi spianate, li ho aperti perché, a parte la doppia elle del nome, il cognome è uguale a quello di una mia collega e, in più, il presunto cassiere single, portava in dote due amici in comune con me, uno dei quali stimato collega. Sicché sono andato a vedere...
_____________
¹ Mi avesse detto una (bella) topa, ci sarei cascato.

Al limite le crescerà la barba

Ammesso e concesso (e concediamo, una volta tanto) che il sovrappiù di testosterone della atleta sudafricana, Caster Semenya, sia dovuto esclusivamente alle sue caratteristiche fisiche naturali, qualora la IAAF le imponga di prendere farmaci per abbassare il livello di tale ormone, saremmo in presenza di doping all'incontrario? Forse sarebbe meno discutibile (e forse auspicabile) che, oltre alle donne e agli uomini, fosse inaugurata un'altra categoria di gare. Se poi all'inizio stravince tutto la Semenya, pace. Ne faremo una leggenda.

sabato 16 febbraio 2019

Capetti si nasce

«Nell'opera da oltre 200 pagine»...
È altamente probabile che tale libro possa essere considerato un'opera perché somma di numerosi discorsi a pera.

Cogliamone uno:
«"il suo [di Federica Mogherini] impatto sulla politica estera europea è stato purtroppo prossimo allo zero su tutti i dossier più importanti"»
Nell'opera da oltre duecento pagine c'è scritto chi ne promosse la candidatura?

Ma veniamo al punto: perché Matteo Renzi reclama tanta attenzione estera e tanto si prodiga per arruffianarsi la gente che ancora conta qualcosa sui banchi del potere?
Semplice: perché mira, spudoratamente, a ricevere un'investitura di prestigio di quale che sia organismo o ente internazionale (o continentale). In fondo, ha sempre presieduto qualcosa, fin da quando era un giovane invecchiato sui banchi della presunzione; mentre adesso, il grigio scranno da senatore gli sta stretto (ricordiamoci che ha da pagare il mutuo). 
Ma dico io: perché perseverare nella politica? Non potrebbe seguire il mirabile esempio di Gerhard Schröder?

venerdì 15 febbraio 2019

Meglio di una canna

Per quel che vale
Io ho firmato e voi fate come vi pare.

P.S.
Questa è, dopo quella della liberalizzazione dell'uso legale della cannabis, la seconda petizione che firmo, ma questa mi sballa di più.

giovedì 14 febbraio 2019

Eurotropismi

Del fatto che Verhofstadt (complimenti per il suo italiano) abbia dato del burattino a Conte, ho da obiettare due cose: a) dacché un burattino non può essere mosso contemporaneamente da due mani appartenenti a due persone diverse (in questo caso: le mani di Di Maio e Salvini), il termine più corretto da usare sarebbe stato marionetta; b) per quanto legittime le critiche rivolte dal capogruppo dei Liberaldemocrati al Parlamento europeo al nostro Presidente del Consiglio, opportunità avrebbe voluto che, dato che il suo discorso è stato introdotto dal Presidente Tajani, Verhofstadt si fosse dapprima rivolto a costui affibbiandogli un congruo epiteto[*] per le "patriottiche" dichiarazioni di Basovizza.

_______________
[*] Chiedo venia ma, al momento  la mia debole immaginazione suggerisce soltanto epiteti passibili di querela.

lunedì 11 febbraio 2019

Tribuna politica

Da una corretta analisi del voto alle regionali in Abruzzo, estraggo il capoverso finale:
«Gli iscritti ad esercitare il diritto di voto erano 1.211.204, gli elettori che lo hanno esercitato sono stati 643.287, con un calo in termini assoluti sia rispetto alle precedenti politiche (786.533) che rispetto alle precedenti regionali (745.865). Le schede bianche sono state 6.057 e quelle nulle 12.679, calando rispetto alle precedenti politiche (rispettivamente 9.277 e 17.118) ed alle precedenti regionali (rispettivamente 25.122 e 29.251).»
Si dirà: l'astensionismo è una questione fisiologica delle democrazie mature. Forse che la democrazia stessa è caduta dall'albero come una nespola? Non per negare il dato che il centro destra e, soprattutto, la Lega abbiano vinto le elezioni. No. È semplicemente per notare che, se non si confrontano i numeri in dote del vincitore, con il numero complessivo dei non votanti, si fanno dei lillipuziani dei giganti. 

***
Io, come non mi capacitavo di Berlusconi, figuriamoci se mi capacito di Salvini.

***
Chi sarà il primo boccaperta a chiedere a Mario Draghi - un minuto dopo che gli sarà scaduto il mandato alla Bce - di salvare la patria? Orfini, che intanto firma il manifesto di Calenda a nome del Pd?

***
Un gruppo politico scozzese ha lanciato una proposta radicale e pragmatica: una settimana lavorativa più breve (quattro giorni). Quanto sarebbe opportuno che un partito cosiddetto progressista la potesse fotocopiare (oltre ad altri consigli: vedi qui) e proporre anche da noi, in Italy.

***
La dichiarazione di Tajani a Basovizza dimostra solo una cosa: che gli italiani, una gran parte degli italiani, non ha fatto, non vuole fare i conti con la storia, perché la storia racconta che hanno torto marcio e a loro non va giù sentirselo dire

***
Il presidente Mattarella è stato invitato oggi a Firenze a inaugurare il tratto di tranvia che collega la stazione all'aeroporto. Che evento. Chissà chi inviteranno i fiorentini quando riusciranno a togliere dalle palle tutte le macchine dal centro, tutte, elettriche comprese. Dio?

domenica 10 febbraio 2019

Oh, Sheep

1. «I pastori sardi chiedono che il latte di capra e di pecora – venduto prevalentemente all’industria casearia – venga pagato di più ai produttori e sostengono che i grandi produttori di formaggi si siano accordati per fare abbassare i prezzi del latte. Il prezzo di 60 centesimi al litro che viene pagato in queste settimane ai produttori di latte – dicono gli allevatori – non è sufficiente a coprire le spese di produzione e per questo in molti hanno deciso di buttare via centinaia di litri di latte, piuttosto che venderlo sottocosto». 

2. Gli operai e i dirigenti della RWM chiedono che le bombe a grappolo e le mine antiuomo - vendute prevalentemente all'industria bellica dei paesi arabi - siano pagate di più ai produttori e sostengono che i grandi distributori di armamenti si siano accordati per fare abbassare i prezzi degli esplosivi. Il prezzo di X euro a bomba che viene pagato in queste settimane ai produttori - dicono gli operai - non è sufficiente a coprire le spese di produzione e per questo in molti hanno deciso di buttare e quindi far esplodere per strada centinaia di bombe, piuttosto che venderle sottocosto. 

***
Il fatto che, purtroppo, l'industria bellica non conosca crisi, spero non veli la nuda assurdità del modo di produzione capitalistico. Dato lo sviluppo delle forze produttive, quasi tutto, oggi, potrebbe essere prodotto sottocosto, affinché tutti (e non solo pochi) godano del prodotto sociale complessivo.

Nella Critica al programma di Gotha si può leggere:

«In una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione servile degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto di lavoro intellettuale e corporale; dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita, ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo generale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti delle ricchezze sociali scorrono in tutta la loro pienezza, - solo allora l'angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato, e la società può scrivere sulle sue bandiere: - Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!» 

Ma attenzione: come Marx stesso spiega più avanti, non è una questione di distribuzione, bensì di produzione, di come, cioè, si produce e di cosa si produce.

«La ripartizione dei mezzi di consumo è in ogni caso soltanto conseguenza della ripartizione dei mezzi di produzione. Ma quest'ultima ripartizione è un carattere del modo stesso di produzione. Il modo di produzione capitalistico, per esempio, poggia sul fatto che le condizioni materiali della produzione sono a disposizione dei non operai sotto forma di proprietà del capitale e proprietà della terra, mentre la massa è soltanto proprietaria della condizione personale della produzione, della forza-lavoro. Essendo gli elementi della produzione così ripartiti, ne deriva da se l'odierna ripartizione dei mezzi di consumo. Se i mezzi di produzione materiali sono proprietà collettiva degli operai, ne deriva ugualmente una ripartizione dei mezzi di consumo diversa dall'attuale. Il socialismo volgare ha preso dagli economisti borghesi (e a sua volta da lui una parte della democrazia), l'abitudine di considerare e trattare la distribuzione come indipendente dal modo di produzione, e perciò di rappresentare il socialismo come qualcosa che si aggiri principalmente attorno alla distribuzione. Dopo che il rapporto reale è stato da molto tempo messo in chiaro, perché tornare nuovamente indietro?»

Sciaguratamente, siamo tornati molto indietro. Ciò che era stato messo in chiaro, è stato offuscato. Forse però la lotta, d'accordo giustificata epperò retrograda, dei pastori potrebbe far trapelare qualcosa.

sabato 9 febbraio 2019

Signora Lia

Come se fossi una sentinella della Nasa che sorveglia la caduta di possibili meteoriti, faccio varie piroette per difendermi dall'invasione periodica degli eventi: mi tappo le orecchie, devio lo sguardo, cambio discorso e canale, scorro rapidamente la barra laterale delle pagine web, fischietto Stravinskij. Tuttavia, contrariamente alla suddetta sentinella, non svolgo tale missione di sorveglianza altro che per me: lungi da me la pretesa di biasimare e quindi giudicare chi non sente la necessità di adottare una simile barriera anti-notizia e che, anzi, volentieri si fa bombardare il sistema nervoso dai duetti delle cariatidi (ahimè, qualche bruscolino passa lo stesso) con il volto siliconato.

Scrive Pascal:
«Divertissement. Les hommes n'ayant pu guérir la mort, la misère, l'ignorance, ils se sont avisés, pour se rendre heureux, de n'y point penser». (Pensées, 133-168
Non che io sia contrario al panem et circenses, no. Mi dà solo da pensare il fatto che, anno dopo anno, decennio dopo decennio, (secolo dopo secolo? L'Italia come repubblica millenaria), una settimana all'anno si tributi mediaticamente tanta attenzione su una manifestazione canora di merda.

Signora mia.

giovedì 7 febbraio 2019

I sensi cantati

Bancarella di donazioni librarie di basso conio, situata presso supermercato ove abitualmente faccio spesa. Mi soffermo e, tra trante Steel, Grisham e Connelly, l'unico titolo che trovo degno d'attenzione è questo



Apro pagina a caso, lo giuro: a caso. Mi sono guardato intorno peggio che se avessi avuto tra le mani l'ultimo libro di Fabrizio Corona.

martedì 5 febbraio 2019

Google -

Vedo sfuggirmi. Tipo fossi Google +. E mi chiedo: prima di sparire, di lasciarsi morire d'aprile (dicono dalla base che già da ieri non avrei potuto utilizzarlo e che il 2 aprile - perché non il primo così per celia? - tutto sarà chiuso ed eliminato e chissene tanto non l'ho mai considerato più di tanto il G+) non sarebbe stato meglio vivere per un po' da Google - ? Tipo me, Luca - (meno... il can per l'aia) da tempo, una vita - che vita! - che il tempo passato lo vedo lontano, da una certa altezza, o bassezza, non metaforizziamo troppo sennò perdo l'uditorio - e insomma, Luca il minus habens sotto certi aspetti perché - perché? - non so perché, perché sono un idiota a stare qui a sbattermi senza concludere niente? Senza uno scopo? Senza scopo? Mi vengo in faccia da egregio segaiolo che sta qui a sbattersi (avevo promesso di non metaforizzare troppo e non ho mantenuto) (man tenuto ferma) (sembro Sanguineti a Parigi che conta quanti gatti sono grigi e quante coppie di tette hanno le parigine). Suvvia! Stoppati! È bello però stare qui. Mi dà conforto. Mi fa sentire - lo dico con somma presunzione - come Patrizia Cavalli dopo che ha scritto una poesia. 

È inutile fare sforzi
diventare più adulti più maturi
interessarsi alle tante sorti
del mondo nei giornali
e intanto guardare con sensi approssimati
scomparse e ricomparse
dentro e fuori e i minuscoli regali
della memoria inacidita
nelle scatole e nelle scatolette.¹

È bene che l'intelligenza (il minus habens) (o quello che) si dispieghi (ho disposto così). Nel cassetto ci starà o sparirà perché magari un giorno Google deciderà di far morire anche Blogger. E io non avrò di pubblicato alcunché. Io che non mi sono peritato di alcun backup (o almeno, di pochissimo). Oh, bella piattaforma bloggeristica non mi lasciare nell'oceano del nulla, almeno, se proprio devi, diventa rifiuto e aggregati al Plastic Trash Vortex (tanta roba: ho riconosciuto una mia Ferrarelle).

Ma io amo. All'amo. E anche. Io sono un uomo (se questo). Praticamente una cosa.

________________
da Il cielo, Einaudi, 1981


domenica 3 febbraio 2019

Come fare poesia?

Si chiede Fabio Galli (editorialista del Gruppo Alfabeta 2). Lui dà la sua risposta (che non linko, è su facebook), e anch'io provo a dire la mia, in dieci punti:

1. andando a capo ogni tanto;
2. guardandosi allo specchio e non vedersi.
3. con l’impressione di comunicare (farsi mangiare: sacramento!);
4. respirando (la polvere dell’auto che ti porta via);
5. con brevità e sospensione;
6. andare in vacanza nel luogo comune, per es. Pisa, e fare una foto facendo finta di sostenere la Torre e vergognarsene;
7. da innamorati o da incazzati a mente fredda;
8. con urgenza e l’intestino libero;
9. con la presunzione che saremo in due a leggerla
10. applaudendo con una mano sola.

Far credere

Su Facebook, tramite Riccardo Bellofiore (ordinario di economia all'Università di Bergamo) ho trovato questa notizia riportata da Mauro Gallegati (anch'egli professore presso l'Università Politecnica delle Marche)
Sotto riporto il commentino che ho depositato in quella pagina.

Chi fa credere? Il 20% degli italiani? Oppure: chi detiene i mezzi d'informazione fa credere che...? Nello specifico: quanti dell'80% degli italiani che credono che la colpa sia dei migranti fanno parte del 20% benestante e quanti invece sono "proletari"¹? Insomma, anziché semplicemente pubblicare delle statistiche, sperando che esse da sole bastino a scuotere le coscienze, sarebbe meglio spiegare che, tali dati, non sono una questione di "credenza" o di "fede", ma delle condizioni che determinano la riproduzione sociale ed economica. Dato che è oggettivamente (e storicamente) improponibile far "credere" ai proletari che sia sufficiente l'assalto alla diligenza borghese (il 20% dei benestanti che se la spassa) per ottenere giustizia sociale e prosperità economica diffuse (almeno: nessun partito è più capace di convogliare nelle masse tale credenza), allora - visto che, ahinoi, nessuna critica radicale del capitalismo fa presa nella coscienza sociale - è chiaro che per sedurre il proletariato sia sufficiente qualche imbonitore (populista o sovranista e anche un po' razzista) che non promette più il sol dell'avvenire, ma un semplice riempimento del «tristo sacco che merda fa di quel che si trangugia» e tale promessa - urlano o cinguettano i sovran-populisti - sarà mantenibile solo coi porti chiusi. 
____________
¹ Con proletariato intendo, credo marxianamente, tutti coloro che per vivere (sopravvivere) devono (o dovranno o hanno dovuto) vendere la propria forza lavoro in cambio di un salario. 

sabato 2 febbraio 2019

L'oroscopo del giorno prima

Riguardo alla supercazzola venezuelana, per ovvie ragioni onomastiche, tra Maduro e Guaidò sarebbe preferibile lo scappellamento a "sinistra".

***
L'ex presidente e l'ex direttore generale di Banca Etruria sono stati condannati a cinque anni di carcere con il rito abbreviato. E chiedo: i ministri Salvini e Bonafede andranno a tradurli in carcere personalmente?

***
Ho visto arance tarocco a più di due euro al chilo.

***
Segretaria bresciana licenziata perché passava molte ore su Facebook al lavoro, assunta da Facebook e licenziata perché passava molte ore su Facebook al lavoro.

***
Conte: «Il 2019 sarà bellissimo». Era una poesia.

***
Gli Stati Uniti si ritirano dal trattato nucleare sulle armi. Speriamo che decidano di spararsele sulla Luna.