domenica 10 febbraio 2019

Oh, Sheep

1. «I pastori sardi chiedono che il latte di capra e di pecora – venduto prevalentemente all’industria casearia – venga pagato di più ai produttori e sostengono che i grandi produttori di formaggi si siano accordati per fare abbassare i prezzi del latte. Il prezzo di 60 centesimi al litro che viene pagato in queste settimane ai produttori di latte – dicono gli allevatori – non è sufficiente a coprire le spese di produzione e per questo in molti hanno deciso di buttare via centinaia di litri di latte, piuttosto che venderlo sottocosto». 

2. Gli operai e i dirigenti della RWM chiedono che le bombe a grappolo e le mine antiuomo - vendute prevalentemente all'industria bellica dei paesi arabi - siano pagate di più ai produttori e sostengono che i grandi distributori di armamenti si siano accordati per fare abbassare i prezzi degli esplosivi. Il prezzo di X euro a bomba che viene pagato in queste settimane ai produttori - dicono gli operai - non è sufficiente a coprire le spese di produzione e per questo in molti hanno deciso di buttare e quindi far esplodere per strada centinaia di bombe, piuttosto che venderle sottocosto. 

***
Il fatto che, purtroppo, l'industria bellica non conosca crisi, spero non veli la nuda assurdità del modo di produzione capitalistico. Dato lo sviluppo delle forze produttive, quasi tutto, oggi, potrebbe essere prodotto sottocosto, affinché tutti (e non solo pochi) godano del prodotto sociale complessivo.

Nella Critica al programma di Gotha si può leggere:

«In una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione servile degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto di lavoro intellettuale e corporale; dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita, ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo generale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti delle ricchezze sociali scorrono in tutta la loro pienezza, - solo allora l'angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato, e la società può scrivere sulle sue bandiere: - Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!» 

Ma attenzione: come Marx stesso spiega più avanti, non è una questione di distribuzione, bensì di produzione, di come, cioè, si produce e di cosa si produce.

«La ripartizione dei mezzi di consumo è in ogni caso soltanto conseguenza della ripartizione dei mezzi di produzione. Ma quest'ultima ripartizione è un carattere del modo stesso di produzione. Il modo di produzione capitalistico, per esempio, poggia sul fatto che le condizioni materiali della produzione sono a disposizione dei non operai sotto forma di proprietà del capitale e proprietà della terra, mentre la massa è soltanto proprietaria della condizione personale della produzione, della forza-lavoro. Essendo gli elementi della produzione così ripartiti, ne deriva da se l'odierna ripartizione dei mezzi di consumo. Se i mezzi di produzione materiali sono proprietà collettiva degli operai, ne deriva ugualmente una ripartizione dei mezzi di consumo diversa dall'attuale. Il socialismo volgare ha preso dagli economisti borghesi (e a sua volta da lui una parte della democrazia), l'abitudine di considerare e trattare la distribuzione come indipendente dal modo di produzione, e perciò di rappresentare il socialismo come qualcosa che si aggiri principalmente attorno alla distribuzione. Dopo che il rapporto reale è stato da molto tempo messo in chiaro, perché tornare nuovamente indietro?»

Sciaguratamente, siamo tornati molto indietro. Ciò che era stato messo in chiaro, è stato offuscato. Forse però la lotta, d'accordo giustificata epperò retrograda, dei pastori potrebbe far trapelare qualcosa.

1 commento:

Sabina_K ha detto...

A me è spiaciuto veder buttare via il latte, potevano regalarlo a chi ne ha bisogno.
Questo senza nulla togliere alle loro sacrosante rivendicazioni e alla simbolicità forte del loro gesto.