lunedì 30 settembre 2019

Nelle sere blu d'autunno


Non so più che strada prendere
Forse perché non ci sono strade
Una rotatoria forse e quattro uscite
E sto dentro a girare e a girare
Senza prenderne alcuna
Finché gli ulivi d'intorno
Mi fanno pensare a un frantoio
Per immaginare la vita spremuta
Extra vergine d'ignavia
Dato che nessuna goccia d'olio
Cola dai miei gomiti.

E quindi come direbbe un poeta
Americano quando aveva senso
Tradurre i poeti americani in Italia
Andiamocene a fare in culo camminando
Che sarebbe la maniera migliore
Per non accorgersene.

sabato 28 settembre 2019

Vita assistita


Nei momenti in cui uno non sa cosa scrivere, è bene che scriva (tenti di scrivere) romanzi. Inventare storie, intrecci di persone prendendo naturalmente spunto dalla realtà circostante, modificandone chiaramente alcuni tratti, sennò non sarebbe realtà romanzata (inventata), ma ben più dignitosa cronaca – e dato che io non sono un reporter, non riporto, narro e invento una quasi realtà, giusto per esorcizzarla, tenerla a bada, dirle, alla realtà: stai alla larga, non mi devi dimostrare niente, che ho già visto tutto. 
Ed ecco quello che ho visto (invento di aver visto – e udito).

Due signori, sui settanta, uno già elettricista, l’altro già tecnico geometra di un’impresa di costruzione di capannoni industriali, attualmente pensionati, conversare nei corridoi d’una corsia d’ospedale, spalle al muro davanti alla porta della camera, chiusa, mentre attendono che si riapra dopo la visita giornaliera dei medici di turno, dentro ci sono le loro mogli, paralizzate, una per un ictus occorsole anni fa, l’altra per una grave forma di diabete, ricoverate da alcuni giorni per controlli.
I due signori che, dopo alcuni giorni, pur non conoscendosi, hanno preso una naturale confidenza, conversano tra loro, su vari temi: innanzitutto su come sia brava e gentile la dottoressa che stamani visita, accenna uno, «E anche carina», rinforza il concetto di bravura e gentilezza, l’altro. Poi il discorso passa sulla fatica di accudire le proprie mogli, e come questo impedisca loro di avere tempo libero sufficiente per dedicarsi ad attività appunto di tempo libero, dato che devono fare tutto in casa, la spesa, il mangiare, il lavare, tutto, tanto che alla fine sono stanchi e il poco tempo che rimane conviene riposare. Infine – e qui il discorso li accalora – di come l’Italia, oh povera!, sia messa male, di come cialtroni e ladri siano quelli della politica, di come due mesi in Parlamento bastino per avere la pensione e tanti privilegi ingiustificati, loro che invece si sono fatti un mazzo tanto, una vita di lavoro e adesso vedi come sono ripagati, con la legge sul suicidio assistito.
La porta si apre, dottoressa e infermiera escono e salutano. È il momento del pranzo e così, di seguito, due inservienti portano il mangiare alle mogli dei due signori che si apprestano a imboccarle con cura e amorevolezza. Accanto, un altro signore un po’ più giovane, dopo aver apparecchiato controvoglia il tavolino dell’anziana zia ricoverata nella stessa camera, zia fortunatamente in grado di portarsi il cibo in bocca da sola, dopo aver distrattamente orecchiato la conversazione dei due signori mentre aspettava con loro fuori della porta, dubbioso, chiede: «Scusatemi, ma che cosa ci sarebbe di sbagliato nella legge sul suicidio assistito?».
E i signori, all’unisono: «Ce ne vorrebbe un’altra che consentisse anche l’omicidio: assistito pure».

giovedì 26 settembre 2019

Bagatelle per un Massaro

Son piuttosto stanco, ma volevo depositare tre o quattro bagatelle di giornata. 

1. Mi pare di aver udito Clemente Mastella interessarsi al nuovo partito Italia morta: che gioia. E tutt'a un tratto mi torna in mente la coalizione che sostenne il governo Prodi 2.

2. Dice Salvini: 
"Mi è arrivato un messaggio dal presidente della Regione Piemonte, è ufficiale: la primavera prossima avremo un referendum sul maggioritario, finalmente potranno votare 60 milioni di italiani, chi vince governa, chi perde non rompe le palle".
Dubbio: che in Italia avere diritto di voto sono poco più di 51 milioni, gli altri nove Salvini dove intende trovarli? Tra gli immigrati?

3. Piketty ha pubblicato un altro Capitale [con] Ideologia. Borghese.

4. È morto Chirac: che la terra gli sia radioattiva


martedì 24 settembre 2019

Modi per confermare lo stato di cose presente

Il regime nazifascista e il regime comunista.
Due totalitarismi: qualcosa da obiettare? No.
Due dittature, due regimi illiberali, due Stati polizieschi, militarizzati: qualcosa da obiettare? No.
Due libri neri*: qualcosa da obiettare? No.
Si possono equiparare? Sì.

Ma perché il Parlamento europeo ancora si occupa di questo confronto e di questa ammonizione? Vedono gli europarlamentari per caso i pericoli di un imminente, temibile ritorno in auge di tali ideologie totalitarie? O, forse, tutto ciò serve per replicare l'ingannevole idea che il regime il democratico liberale a conduzione capitalistica sia il migliore, il più naturale, che sia insomma il regime finale della storia dell'umanità?

Stanno bene gli eurodeputati a Bruxelles, a Strasburgo. Stanno tanto bene come non sono stati mai e guai a loro cercare altrove, immaginare altri regimi, altri mondi possibili, magari leggermente più attenti e prossimi alle reali necessità umane; mondi in cui sia superata la costrizione di vendere se stessi (la propria capacità o forza lavoro) per sopravvivere; mondi in cui sia resa superflua la mediazione fottuta del denaro e il valore perseguito dalla produzione ritorni a essere quello d'uso; mondi in cui il futuro non appartenga ai patrioti, ma semplicemente ai terrestri.

___________
[*] Ne esiste un terzo, che al momento attende di essere pubblicato in Italia.

domenica 22 settembre 2019

Al cuore immacolato della storia

Mio padre, pardon: mio babbo, Vittorio Massaro, classe 1927, deportato a 16 anni dai tedeschi (allora nazisti) e internato, nell'agosto 1943, in un "campo di lavoro" nei pressi di Berlino, raccontava che, dopo un anno e mezzo di prigionia, mentre gli americani bombardavano dal cielo, il cancello del lager gli fu aperto dai russi (allora sovietici). Stamani sono andato al cimitero a dirgli che gli europarlamentari (tra i quali anche i nostri del Pd) dicono che non è vero, che i russi (i sovietici) erano anch'essi male assoluto. Dalla tomba è uscita una "porcamadonna".

venerdì 20 settembre 2019

In questo mondo di ladri

Indubbiamente, è una vergogna che Sozzani (bel cognome) sia stato salvato dai propri onorevoli colleghi. Tuttavia, fossi un giornalista forcaiolo, sarei stato un po' più cauto e non avrei usato una simile pietra di paragone tra povero ladruncolo di bottiglie e il politico che pare abbia ricevuto un finanziamento illecito di 12 mila euro; o perlomeno: avrei specificato che tipo di bottiglie, perché un conto è se il ladro ha sgraffignato due bottiglie di spuma al cedro, e un altro è se ha rubato due bottiglie di Romanée-Conti.

In fondo, per i taccheggiatori, la galera non pare sia prevista.
[via]

«È successo martedì 17 settembre: sul posto sono intervenuti i carabinieri di Calenzano, allertati dalla vigilanza privata del supermarket. L’uomo è stato denunciato per furto: tuttavia, vista la particolare tipologia di merce oggetto dell’interesse dell’uomo, il pm di turno della procura di Firenze ha ritenuto di non chiedere per lui gli arresti.»

giovedì 19 settembre 2019

Bachi da sego

È il giorno degli improbabili assensi al vuoto politico, al potere impotente di potere di fronte al volere della volontà, alla sarabanda intristita di figuri che non hanno altra preoccupazione che preoccuparsi dei destini e non degli intestini degli italiani, perché - essendo stronzoni di natura - sanno di essere facilmente evacuati e allora si accaniscono a costipare, a occludere, a produrre blocchi politici che chiamano in causa purghe a voce di popolo, lassativi lavativi che magari facessero andare di corpo, macché, anche loro a costipare il transatlantico - e l'unica speranza è il vomito bulimico, sì che alla fine niente resti degli avanzi, dei disavanzi, delle indigeste facce di cazzo mencio che architettano delle costruzioni politiche insensate che mirano a occupare il vuoto lasciato al centro, circa trent'anni fa, dalla fine della DC, perché per loro è sempre valida la massima «al centro c'è un buco, ch'è quello del culo», e le suddette facce non si sono accorte che il buco si è andato via via riempendo a forza stronzate prodotte da una prassi sempre più invereconda e incentrata su degli ego che si credono giganti e invece sono dei bachi da sego.

martedì 17 settembre 2019

Italia morta

Italia morta: di sonno, di fame, di voglia di fica o di cazzo, di così va il mondo, di caldo, di azzurro e di merda che fanno pendant.

Italia morta: prendo la tessera del Pd?

Italia morta: guardavo un documentario americano sui buchi neri e speravo.

Italia morta: è molto bello morire da Trieste in giù.

Italia morta: la ripresa, la ripartenza, la finanziaria, 

Italia morta: sulle rive dell'Arno, una casa col mutuo pesante, i figli che studiano, le madri che invecchiano.

Italia morta: perdendo a carte, o vincendo, ch'è uguale. Bello solo bere dopo con chi si è perso.

Italia morta: nei cimiteri la salvezza. Niente fiori, ma sampietrini o molotov (quest'ultime, per i fuoci fatui).

Italia morta di musica, di poesia, di salcazzo che.

Italia morta: please, visit our dead country.

Italia morta, pietà.


domenica 15 settembre 2019

Jack Ma

Continuare a essere qui, sforzarsi anche con poche frasi smozzicate, perché? Perché non fumo. Se fumassi, forse, potrei smettere. Ma pare che il fumo faccia male, mentre lo scrivere no. No? È faticoso, non è faticoso, è un sforzo, è una liberazione, una costrizione, forse. «È tutto un complesso di cose che fa sì che io mi fermi qui». Almeno sapessi suonare come Marino che ha smesso (almeno non ne parla quasi più). Almeno parlassi o leggessi di più. Fossi più mondano, mi mondassi, mi mandassi a: insomma, per farla breve, per farla franca, per dirla tutta, dovrei accontentarmi di ripetere quanto già detto e la smettessi una buona volta con la smania di originalità. Finalmente dire le cose come stanno: tutta la noia che c'è in me, trasporla qui, senza sforzo, come a rileggersi e trovare che non ho detto in pratica niente, senza dare dello stronzo a nessuno: purtroppo, abito lontano da Pontida.

sabato 14 settembre 2019

Dello sfinimento

Egon Schiele, Composition with Three Male Nudes, 1910, Leopold Museum, Vienna

Sfinirsi: andare aldilà della fine, disfatto o fatto finito, perché preso da sfinimento. Cosa vedi oltre la linea che traccia la fine? La sfinitezza? O l'infinità moltiplicata per zero? Senza punto di riferimento sentirsi sfinito, gettato là nello spazio più vuoto del vuoto, roteando come un'astronauta che si stacca dalla base spaziale e si allontana verso un punto perduto laggiù. E, infine, come in una pausa infinita che finisce, riprendere quota in vista di un vuoto maggiore del vuoto più vuoto, fino alle fine, a sfinirsi di vita che, meno male, non è infinita - solo sfinita, soprattutto quella delle ore vissute perché altrimenti non sarebbe concesso il vivere, solo il finire, tra massi di spazzatura che straborda nelle vie delle città. Una vita sfinita, a frinire, a brusire, a dirugginire, a dire: fine, mentre scorrono i titoli di coda. 

venerdì 13 settembre 2019

L'odore della pelle

«Si soffre e si lotta per la propria pelle». Curzio Malaparte


Comprese quelle delle ascelle.



mercoledì 11 settembre 2019

Parte della normale vita quotidiana

Sono queste le notizie per cui vale la pena iscriversi alla newsletter e io ringrazio la redazione di Euronews, in particolare la giornalista Cristina Abellan Matamoros (nomen-omen in questo caso fantastico) per non essersi lasciata sfuggire la vicenda processuale di un salariato francese morto durante un viaggio di lavoro commissionato dalla ditta per cui lavorava, per un infarto occorso mentre si concedeva una pausa amorosa adulterina.
Ma, per completezza, lasciamo parlare la giornalista e le carte della procura:

«Morire di arresto cardiaco mentre si fa sesso durante una trasferta per la propria azienda può essere considerato un incidente di lavoro. Lo ha deciso la corte di appello di Parigi.
La sentenza riguarda il caso di un tecnico della sicurezza francese, in viaggio di lavoro nel dipartimento del Loiret, nel nord-ovest della Francia, deceduto durante un amplesso con una donna non identificata. Euronews ha potuto consultare le carte del processo. L'incidente è avvenuto al di fuori del turno di lavoro e l'uomo è morto in un'altra stanza d'albergo rispetto a quella assegnatagli dall'azienda: per questi due motivi il suo datore di lavoro, la compagnia di costruzioni TSO, non si ritiene responsabile del suo trapasso. Durante un'udienza al tribunale di Meaux, nell'est della capitale francese, TSO ha sostenuto che il decesso sia occorso in un momento in cui "l'impiegato aveva coscientemente interrotto il suo viaggio di lavoro per una ragione di interesse personale, indipendente dal suo impiego". Ovvero: profondersi in "una relazione adultera con una perfetta sconosciuta". La causa è arrivata fino alla corte d'appello di Parigi dove i togati hanno condannato la società affermando che il decesso è equiparabile ad un incidente sul lavoro.
Queste le motivazioni che la corte stessa ha fornito a Euronews:
"Secondo la legge francese (articolo L 411-1 del codice di sicurezza sociale), l'infortunio sul lavoro è un incidente che si verifica durante il lavoro". Il portavoce del tribunale indica che "lavoro", in questo contesto, si riferisce all'orario di lavoro effettivo nel luogo di lavoro abituale o al tempo trascorso dal lavoratore in viaggio per conto del suo principale. "In questo caso particolare, il dipendente era in viaggio di lavoro, la qual cosa include: il tempo di viaggio, il tempo lavorativo durante la giornata e quello di riposo durante il viaggio. Ciò vale anche per la notte in cui l'impiegato è costretto a stare lontano da casa propria". "Durante l'intero periodo del viaggio d'affari, egli rimane sotto l'autorità del datore di lavoro fino a quando non dimostra di averlo interrotto per un'attività che non può essere considerata come parte della vita quotidiana". In questo caso, i giudici hanno ritenuto che fare sesso sia considerabile un'attività "parte della normale vita quotidiana".
Il tribunale ha inoltre stabilito che il fatto che l'incidente sia avvenuto al di fuori della stanza riservata al dipendente da TSO non lo pone al di fuori della sfera di competenza del datore di lavoro. Il tribunale non ha saputo indicarci se l'uomo deceduto fosse sposato. Euronews ha contattato l'azienda parte in causa e rimane in attesa di risposta.»

Mentre Euronews resta in attesa, mi occorre (toccata di palle sfuggente) pormi delle domande che sicuramente ti porrai anche tu, amico mio plurale, come dice Sermonti durante il commento della Commedia.

1. Se il deceduto non fosse sposato, chi diamine ha portato la sua causa alla corte d'appello di Parigi? Eros e Thanatos? Sicuramente, dunque, a perorare la causa d'indennizzo per la "morte bianca", vi sono la moglie e/o dei congiunti, chi altri sennò? La «perfetta sconosciuta» già magari pagata con la diaria del dipendente?
2. Se questa sentenza, oltre che in Francia, facesse giurisprudenza in Europa, le mogli dei camionisti europei sarebbero più sollevate?
3. Se fare sesso è, secondo la legge, un'attività che fa parte della normale vita quotidiana, tutte le maestranze avranno il diritto-dovere di svolgerla. È forse così che il diritto borghese significa l'imperativo del motto Proletari di tutto il mondo, unitevi ? Nel caso, saranno previste pause adulterine anche durante l'orario di fabbrica o di ufficio? Oppure questo diritto sarà concesso soltanto per i viaggi di lavoro? «Ehi, com'è questa storia che tutti vogliono fare i commessi viaggiatori?»

September 11

« Comunque stammi a sentire. Pensa al volo che da Boston va a Los Angeles ed è proprio quel giorno lì.
L'hostess passa col carrellino tra i passeggeri e chiede gentilmente cosa vogliano da bere. - Una vodka, - chiede il russo. - Io prenderei un calice di champagne, - dice il francese, e l'italiano: - A me va bene un bicchiere di vino rosso -. Tutti gli altri te li puoi immaginare. Ma tra le prime file c'è un gruppo di arabi; arrivata accanto a loro, la signorina sorridendo fa la stessa offerta e quelli prendono acqua o aranciata. «Sarà per la religione che glielo impedisce?» pensa lei e si avvicina al più serio di tutti offrendo una birra per vedere quale reazione avrà. Quello infatti la allontana con un gesto. Così lei chiede spudoratamente: - Non beve alcol per il divieto della sua religione? - E il tipo serio: - No. È che tra poco devo guidare. »

Ascanio Celestini, Barzellette, Einaudi, Torino 2019

martedì 10 settembre 2019

Consigli social


Suggerimenti per i due movimenti (di corpo) politici.

1. Aprire social personali: Fasciobook e Fascinstagram nei quali, oltre ai programmi e interventi politici, mostrare anche liberi e arditi capezzoli.
2. Tentare l'iscrizione con nomi nuovi: Casa Paunde e Forza Fava; quindi diffondere pace, amore, gioia infinita.
3. Mantenere e potenziare l'account su Twitter usando gli hashtag giusti per avere più probabilità di essere retwittati da Salvini, Trump o da un professore della Luiss che scrive articoli per Limes.
4. Ultima ratio: rinunciare ai socialmedia, aprire un blog cadauno (questa è cattiveria mia pura).

domenica 8 settembre 2019

Che ci faccio qui?

La strada si posa sui piedi che spesso
si sentono in grado di fare passi giganti
restando piantati per terra a percepire
i movimenti di rotazione e rivoluzione
terrestre.

Chissà quanti chilometri la mia vita
ha fatto sebbene non abbia mai fatto
neanche un millesimo dei km di Chatwin:
il calcolo sarebbe facile, eppure
mi limito solo a pensarlo per piangere meno
di fronte al totale del mio essere qui.

Che cosa ci faccio qui? È una domanda
che vale sia per chi parte, sia per chi sta.
L'abilità consiste soltanto nel come
eludere la risposta.

Lo specchio è la persona più accreditata
per ricevere segnali di approvazione o discredito
che accompagnano la finzione del vivere.
La strada invece è il compagno più necessario:
a braccetto dei paracarri cercare consolazione
negli orizzonti mutevoli dei giorni che passano

finché stanchi, sul far della sera, disfarsi
dei sogni con il sonno della ragione:
una minestra di zucca, il computer,
un bicchiere di rosso, la televisione.

Non è più tempo di innamorarsi
dicono appunto in tv. La Groenlandia
si scioglie, l'Amazzonia che brucia
e tu che lasci a mezzo una serie di 12
puntate sei sicuro di stare bene,
di avere il cuore puro e pronto?

Sicuro di niente è il mio solo bene
come abbracciare il cavo
di un castagno secco in pianta
che duro resta in attesa del fulmine

per accendere il cuore.

sabato 7 settembre 2019

Dare il concio alle colonne

Nelle concitate (citate con?) giornate della formazione del novissimo governo giallorosso, ciò che più mi ha colpito è stato quando, al termine dell'incontro con il presidente del consiglio incaricato, il Presidente della Repubblica è uscito dai suoi uffici, sollevato e sorridente, non per fare una dichiarazione ma per un piccolo saluto ai giornalisti stipati nella sala stampa del Quirinale, dicendo loro:
«Sono entrato in questa Sala stampa soltanto per salutarvi e ringraziarvi del vostro lavoro e dell’impegno con cui avete informato i nostri concittadini, sperando che il Quirinale vi abbia messo in condizione di poterlo fare senza troppi disagi. Vorrei aggiungere che per me è stato di grande interesse leggere ogni mattina, sui giornali stampati oppure on-line, o ascoltare la sera in tv, le cronache e le interpretazioni dei fatti da diversi punti di vista. Questo confronto tra prospettive differenti, opinioni diverse e diverse valutazioni, è prezioso per me, come per chiunque. E, ancora una volta, sottolinea l’importanza e il valore della libera stampa.»
Riflettiamo: quanto è davvero prezioso il confronto tra diversi punti di vista, tra prospettive differenti e opinioni diverse e diverse valutazioni? Soprattutto: il grande interesse di cui parla Mattarella è dovuto al fatto che la sua opinione sulle vicende politiche (da cui scaturiscono le sue "limitate" deliberazioni) si forma veramente, in grande misura, dalla lettura e dall'ascolto quotidiani delle cronache e delle interpretazioni dei fatti politici? Se così fosse, di questo miscuglio informativo, quanto peso ha La Verità? Quanto Il Manifesto, Il Foglio, Il fatto quotidiano, Il Post, Linkiesta, Giornalettismo, Il Corriere, il Tg1, 2, 3, 4, 5, 7, la Repubblica, La Stampa, Il Messaggero, Il Mattino, il QN, Libero (!), Il Sole 24 Ore, Il Giornale, Il Piccolo, Il [mal]Tempo, Avvenire e ora basta, mi fermo qui?
E in particolare: quali editorialisti saranno risultati i più letti dal Presidente? 

Lo dico senza vergogna (ma forse con il rimpianto di avere avuto meno stimoli bloggheristici a supporto): non ho comprato alcun cazzo di quotidiano durante i giorni della crisi. Ho letto giusto i titoli dei giornali online, non ho ascoltato mezzo minuto di intervistato in tv, sia esso in onda o in cielo. Confesso qualche temporeggiamento sulla timeline di twitter e facebook ma senza eccedere, eppure e in pratica, da umile chiunque, e fatto salvo che non nego il valore della libera stampa, io non ritengo affatto prezioso il vaneggiare politico insulso prodottosi durante l'agosto più uggioso del secolo in corso, regata della Greta a parte; prezioso no, piuttosto vacuo, inutile e vaporoso, come una scorreggia a salve.

Se un domani poi saranno desecretate le motivazioni che hanno indotto la crisi di governo in favore della formazione del nuovo, allora potremo - legittimamente - aspettarci di trovare qualche pepita. Al momento papeete: una palata di concio per le colonne dello Stato.

mercoledì 4 settembre 2019

Don't cry for me Angola

Sarà per via di Kapuściński, ma ho sempre avuto un debole per l'Angola. Così, ogni tanto, guardo volentieri notizie che arrivano da laggiù - sebbene spesso siano notizie sponsorizzate da agenzie governative o da multinazionali operanti nella zona. 
Nel servizio pubblicato oggi da Euronews si parla di agricoltura, in particolare di una grande fattoria situata nella provincia di Malanje (il granaio dell'Angola), che fa capo a Castel, produttore francese di vini che, in questo caso, coltiva mais in loco per produrre birra angolana destinata per lo più al mercato interno. E fin qui nulla di strano nell'edificante racconto delle magnifiche sorti e progressive del capitale (del fare business) in Angola. Quello che invece strano è vedere come in un Paese con 30 milioni di angolani (che presumo essere, almeno al 95%, di colore - concedo un 5% di bianchi lascito della colonizzazione portoghese), gli unici inquadrati occupino una posizione ben precisa nella divisione sociale del lavoro: alla catena di montaggio.

Avranno almeno una paga sufficiente per pagarsi quella birra francese del cazzo che producono?

lunedì 2 settembre 2019

Nietzsche che dice

«Chi non sa mettersi a sedere sulla soglia dell’attimo dimenticando tutte le cose passate, chi non è capace di star ritto su un punto senza vertigini né paura
come una dea della vittoria, non saprà mai che cosa sia la felicità.» [via]

Da un'analisi veloce della citazione di Nietzsche, possiamo trarre la conclusione che entrambi gli assunti garantiscono, più o meno a tutti, di sapere che cosa sia la felicità. Infatti, chi non sa mettersi, rapido, sulla seggetta dell'attimo dimenticando tutte le cose passate? Ma soprattutto: chi non sa star ritto su un punto senza vertigini né paura (per esempio: su una mattonella di cotto o di travertino, sul listone giordano, su un tratto di asfalto, o di strada sterrata, o di prato all'inglese), in particolare se questo punto non dà a picco su uno strapiombo? Il problema casomai è star ritti su quel punto come una dea della vittoria; problema superabilissimo, converrete, se a) si è una donna, oppure b) ci si traveste da drag queen con un paio di Nike.


domenica 1 settembre 2019

Vernissage

Ieri pomeriggio sono andato all'inaugurazione di una personale di pittura. Quando, durante la presentazione dell'artista, il relatore ha citato, a raffica, Heidegger ed Edgar Morin, mi è caduta la palla sinistra. Mi sono chinato immediatamente per raccoglierla ma purtroppo, nel rialzarmi, con la nuca ho colpito la maniglia antipanico dell'uscita di sicurezza. Non ho neanche avuto il tempo d'imprecare che gli occhi degli astanti si sono rivolti verso di me e io, in quel momento, ho invocato la madonna di Salvini e di Tonino Socc'mel, quel tizio cattolico integrale balilla che condusse una trasmissione in prima serata sulla Rai del '22, quando capo del governo era un signore col riporto trapiantato in testa. Per fortuna il relatore ha proseguito senza interrompersi, così da riguadagnare egli velocemente il centro dell'attenzione e lasciarmi cadere nel meritato oblio di pubblico non pagante capitato lì non per caso, ma per inseguire (sorbire) chissà quali meriti culturali, ovvero demeriti socio mondani che, di buono, hanno solo il fatto che, normalmente, un ottavo dei partecipanti è composto  da riguardevoli madame che posseggono senz'altro i requisiti necessari per un'osservazione più accurata delle opere esposte. 
Ma a quel punto - e conseguemente a quella fuguce figura di merda - non mi è convenuto restare, piuttosto scendere velocemente a pianterreno e darmi all'arte della fuga. Per l'altra, con cambio vocalico, ci sarà da attendere il prossimo vernissage.