giovedì 31 dicembre 2020

Così gli dèi sarebbero

Protratto, dunque, lo stato d'emergenza sarà. Quatto, quatto, ratto ratto, protratto protratto a tempo indeterminato... I tecnici dei vari comitati scientifici, gli statistici, gli eccetera, lancia in resta, sul campo - non sul campo di mota pieno e di sangue e di urine e di feci (chi le fa le feci?), ma sul campo mediatico e quindi politico, annunciano che non ci sono cazzi: l'Italia deve stare attenta, attenta!, in guardia (guardie! quello è scappato!), e ferma, fermamente ferma!, in sicurezza protocollare, tanto e tanto tempo ancora perché l'Rt (Rieti?) sale e niente pepe, perapapà perepepè piripipì. L'arrivo del vaccino non significa niente, italiani, nonostante sarete convinti a farlo con le buone o con le superbone (la Arcuri a tetta libera?), non («ahinoi» dicono tante sinistre testedicazzo) costretti perché pare che insomma un po' di libertà occorra concederla ancora in questo belpaese allucinato - voi italiani dovrete sottostare (stare sotto) coprifuochi, non varcare confini nazionali, regionali, provinciali, comunali - dovete stare a casa e fare la spesa (dal dentista ci si può andare a fare una pulizia del tartaro?) liberi di cliccare sui pollici facebookiani o cuoricini twitteriani e riempire carrelli di amazon e zalandon.
E non rompete il cazzo che siamo noi l'autorità.

Ma soprattutto: stasera, durante il discorso, niente rutto libero.

martedì 29 dicembre 2020

Pressione e frizione

«Chissà se una lingua foneticamente caratterizzata da maggiore pressione e frizione possa essere più pericolosa come veicolo di infezione virale. Basti pensare a come siano diverse dal punto di vista meccanico alcune inflessioni o dialetti nel solo nostro territorio nazionale (calabrese aspirato o toscano con la c espirata). Allo stesso modo mi incuriosisco su alcuni difetti di pronuncia — come il sigmatismo, meglio noto come zeppola — forse possano creare un volume di goccioline maggiore a quello che emetterebbe chi non l’ha o ha l’erre moscia». Ilaria Capua

Adesso ho capito la vera ragione per cui Venticello pigliava tanti schiaffi dall'ispettore

***
A parte - e fuori tema.

Da giovane neo patentato, provai - per un certo periodo - la vecchia Fiat 500 di famiglia, a quattro marce (più la retromarcia) che, quando si dovevano "scalare" (esempio, dalla terza alla seconda), bisognava fare la "doppietta" (pressione doppia cadenzata del piede sinistro sulla frizione), altrimenti, al passaggio di marcia, il cambio grattava. Crrr.
All'inizio fu piuttosto complicato; tuttavia, a poco a poco, riuscivo nell'operazione almeno nove volte su dieci. Ero così abituato a fare la doppietta che, quando la 500 fu dismessa e passai alla 127, continuai tale pratica, anche se nella nuova (!) macchina non occorreva più.

***
Sempre a parte - forse meno fuori tema.

In un certo senso - lo dico perché per la prima volta posso dirlo senza non vergarmene, dato che l'ha detto, senza vergognarsene, la Capua -, aldilà della questione infettiva, ascoltare persone che, parlando, spruzzicchiano saliva, o di essa fanno - inconsapevolmente - bolle e/o filamenti impercettibili tra lingua e palato, fa piuttosto schifo; certamente, non si ha mai il coraggio di dirglielo apertamente a costoro del loro difetto (anche se a volte uno è tentato), magari - se proprio si avvicinano per una maggiore confidenza, se ne accorgono dal fatto che torciamo il collo nella direzione opposta al loro eloquio.

Ma in fondo non è solo per coloro che hanno la zeppola, ma per chiunque abbia una semplice fiatella.

Rientrando, in tackle scivolato, nel tema.

Occorre proprio una specializzazione in virologia per arrivare a queste conclusioni?

domenica 27 dicembre 2020

Pacchi

Se la retorica salvifica del vaccino disponibile (e, si spera, realmente efficace), iniettato sotto la luce dei proiettori, prenderà il posto di quella mortifera (la retorica del bollettino e delle foto delle terapie intensive), non potremo che rallegrarcene.
E, contrariamente a un investment manager nella vita reale e commentatore economico in quella virtuale, il quale scambia sovente cispe per sassi, la "sceneggiata" dei politici non mi scandalizza; anzi, bene che essi diano prova di speranza e ottimismo e volontà di smetterla di rompere il cazzo con norme e ordinanze che limitano la libertà personale, sociale ed economica. Quindi, al che i politici si facciano fotografare o riprendere mentre portano le prime dosi di vaccino destinate là dove previsto (ospedali ed rsa), non ho niente da obiettare. Niente, o quasi niente se non avessi visto queste due foto scattate oggi:




Ammesso e concesso (concedo, concedo) che il contenuto, dentro la scatola, sia conservato a norma con del ghiaccio secco (come mi è stato fatto notare), è assai deprecabile vedere utilizzato un contenitore del genere per delle fiale di vaccino. Un imballaggio che se, in un supermercato, contenesse degli alimenti, dopo pochi minuti sarebbero chiamati i Nas. 
Nastro adesivo marrone e trasparente appiccicato a bell'e meglio, la busta trasparente contenente una bolla di accompagnamento con l'indirizzo probabilmente illeggibile dato che i trasportatori hanno dovuto rimediare scrivendo con un pennarello indelebile (di quelli la cui puzza trapassa la pelle) "Toscana" (sennò dove sarebbe arrivato il pacco? In Molise?).
Infine, dei personaggi presenti in posa, solo il militare (della Folgore?), aveva i guanti. E Nardella, il sindaco Nardella con la manina a toccare la scatola, come una reliquia.


sabato 26 dicembre 2020

Santo Stefano

Auguri a tutti gli Stefano. Oggi si celebra, infatti, il primo martire della storia cristiana (anche se, in realtà, fu il secondo, giacché il primo fu Giovanni il Battista, decollato da Erode). Stefano morì lapidato da una folla che lo giudicò "eretico" perché predicava il messaggio evangelico (tra la folla, c'era anche Paolo di Tarso, colui che poi diventerà San Paolo). A proposito di lapidazione - pratica di omicidio rituale molto in voga nei millenni passati - è universalmente noto l'episodio evangelico dell'adultera che stava per essere lapidata dalla folla (una volta, la gente si poteva assembrare sotto le feste) e che, in extremis, fu salvata da Gesù con la celebre frase «Chi è senza peccato scagli la prima pietra». Ebbene, le cose non andarono proprio a questo modo... Infatti:
«Gesù sta camminando per strada quando s'imbatte in una folla di persone che sta per lapidare un'adultera. Gesù dice: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. All'improvviso un sasso sibila nell'aria. Gesù si volta e dice: “Mamma?”».¹

_______________________

¹Cathcart-Klein, Platone e l'ornitorinco, Rizzoli 2007

 
 

 

 

mercoledì 23 dicembre 2020

Cash Bacco

Stasera, prima del coprifava, sono entrato in una enoteca e ho fatto cash Bacco: ora voglio vedere se davvero mi ammortizzano la goduria.

In precedenza, ho fatto un po' di spesa generale, durante la quale ho notato che, contrariamente alla politica, i "bolliti" erano presi di mira. Che bei capponi eviscerati! Che bei pezzi di manzo sanguinolenti! Tutti rigorosamente allevati, gli ultimi tre mesi prima della pena capitale, senza l'uso di antibiotici. Non so se sia vero, ma ho sentito parlare di alcune razze di suino evolute che, per ritardare la macellazione, sottraggono gli antibiotici ai porcelli più giovani. Si vocifera che ci sia un certo traffico illegale, alimentato sotto banco dalle grandi case farmaceutiche...

Infine, strano ma vero: ieri l'altro, solstizio d'inverno, poco prima della congiunzione tra Giove e Saturno (che non ho visto dal vivo, ché era nuvoloso), mentre prendevo pezzi di legna da ardere dalla legnaia, ho sentito una puntura dolorosa a una coscia. Sono corso in casa a togliermi i pantaloni della tuta e, pzifer!, una vespa (che forse ho inavvertitamente svegliato dal suo letargo dentro la legnaia) m'era entrata dentro non so come, ed è uscita dirigendosi verso la finestra. L'ho catturata e bruciata senza chiederle se, negli ultimi tre mesi, aveva fatto uso di antibiotici o meno.

lunedì 21 dicembre 2020

E

 La congiunzione tra Giove e Saturno.


N.B.
Date le nuvole, noi astrofili ci s'arrangia come si può



domenica 20 dicembre 2020

Una bella ideologia

Per ritornare ancora su Massimo D'Alema: «perché non mettiamo due o tre princìpi insieme e costruiamo una bella ideologia?»
 
«Che cosa significa essere “persona”? Essere liberi, uguali, avere proprietà, avere capacità di decidere che cosa fare. Ma qual è la condizione strutturale perché questi individui/persone possano fare queste cose? Nel mondo della produzione e circolazione di merci la condizione strutturale è che essi abbiano dei soldi; avere un reddito è la condizione materiale della pratica della personalità. Essere libero nel mercato capitalistico vuol dire poter comprare quello che si vuole; ma se non si hanno i soldi non si può comprare un bel niente. Essere uguali vuol dire poter fare quello che fanno tutti gli altri, ma se non si hanno soldi non si può praticare questa uguaglianza, perché mancano le condizioni materiali. La carenza di lavoro e di reddito mette in crisi materialmente il concetto di persona, in quanto, se la pratica della personalità passa attraverso la disposizione di reddito, il non avere reddito crea la condizione materiale affinché non si possa essere persone. 

Nella prospettiva del singolo individuo che cosa si può fare per essere persone? Avere un reddito. Come si può avere un reddito se non esistono le condizioni di impiego? Qui inizia strutturalmente una dinamica per cui molti individui sono propensi ad avere un reddito in maniera illegale; illegale non vuol dire semplicemente lavorare in nero, ma vuol dire anche raccomandazione, avere una pensione grazie al cugino del ministro ecc. ecc.; tutte dinamiche che permettono di essere persone avendo un reddito; ma - e questo è il punto decisivo - per avere questo reddito ed essere persone si viola il concetto stesso di persona perché non si rispetta, nemmeno a livello formale, la libertà ed eguaglianza delle altre persone. Per avere un reddito e praticare la propria libertà ed eguaglianza si attuano delle pratiche che violano libertà ed eguaglianza. Ciò è necessario perché lo stesso sistema che crea l’ideologia della persona, determina condizioni materiali per cui sia strutturalmente impossibile che tutti diventino persone. Diventa dunque una pratica di massa la violazione della personalità per essere una persona. È una dinamica contraddittoria che culmina nella distruzione ideologica del concetto di persona o quanto meno della sua universalità

Roberto Fineschi, Violenza, classi e persone nel capitalismo crepuscolare.

 
 
 

Colpo di fulmine

 4.
 
Quanto t'innamori, disse mia sorella,
è come essere colpiti da un fulmine.
 
Parlava augurandoselo,
per attirare l'attenzione del fulmine.
 
Le ricordai che stava ripetendo esattamente
la formula di nostra madre, che lei e io
 
avevamo discusso da piccole, perché tutte e due sentivamo
che quello che vedevamo negli adulti
 
erano gli effetti non di un fulmine
ma della sedia elettrica.
 
 
4.
 
When you fall in love, my sister said,
it's like being struck by lightning.
 
I reminded her that she was repeating exactly
our mother's formula, which she and I
 
had discussed in childhood, because we both felt
that what we were looking at in the adults
 
were the effects not of lightning
but of the electric chair.
 
______________
 
 
Louise Glück, da Prism, in Averno, Il Saggiatore, Milano 2020 (traduzione di Massimo Bacigalupo). 

sabato 19 dicembre 2020

A Sinistra c'era vita

Sinceramente, ascolto o leggo quasi sempre volentieri D'Alema: non mi sta antipatico, piuttosto il contrario, perché lo ritengo - forse a torto - una persona intelligente. 
Viceversa, la sua storia politica mi sta antipatica eccome, sebbene salutai con favore la parabola ascendente che lo portò a diventare presidente del consiglio e, poi, qualche anno dopo, anche ministro degli esteri del Prodi bis.
Venuto meno lo scandalo Berlusconi (che mi faceva da paraocchi, lo confesso) e finita l'illusione riformista e la possibilità di dare qualsiasi credito al Pd (più o meno, dal governo Monti in poi), il credito politico che avevo concesso a D'Alema si è esaurito e non c'è stato verso di concedergli un centesimo in più, anche in funzione anti-renziana (sebbene il vacuo e svilente discorso di Renzi sulla rottamazione stava per farmi riaprire il portamonete).

Per venire all'oggi: sul Corriere, D'Alema ha rilasciato un'intervista ad Antonio Polito, nella quale dice - come quasi sempre gli capita - cose sensate. Purtuttavia, questa volta, certe considerazioni mi hanno dapprima disorientato e poi hanno fatto girare le palle. Vediamo perché:
Di recente ha detto che «a sinistra c’è vita». Gli chiedo dove l’abbia vista, ora che sono chiusi i bar per gli apericena. Risponde che c’è poco da scherzare, alle regionali la sinistra ha retto grazie alla tenuta del Pd, e sta affrontando bene la prova del governo in condizioni terribili. Ma il problema è: come si va avanti? Secondo D’Alema bisogna fare «un partito nuovo». Il ragionamento è questo: «Il Pd era nato con la vocazione maggioritaria; ma non solo non ha raggiunto il 50%, è anche lontano da quel 30% di italiani che si riconoscono nella sinistra. Le formazioni che se ne sono staccate, compresa quella che per ragioni morali ho contribuito a fondare, hanno anch’esse fallito il loro obiettivo politico. Serve una forza nuova, una vera e propria associazione politica. Che abbia degli iscritti, non dico i milioni di un tempo, ma cento, duecentomila persone che possano volersi iscrivere a un partito, abbiano il potere di decidere e non deleghino ai meccanismi casuali delle primarie la selezione della classe dirigente. In più dovrebbe avere una ideologia».
Una ideologia? Nel 2020? «Certo. Una visione del mondo, un insieme di valori e un’idea del futuro. La destra mondiale è rinata su basi ideologiche: la terra, i confini, la nazione, la religione, l’identità. Come può vivere la sinistra senza idee-guida? Non bastano i programmi per appassionare le persone. E senza partiti non c’è classe dirigente. In Francia la produce lo Stato; ma l’Italia, dopo la morte dei partiti, la famigerata casta, si è afflosciata come un corpo senza più ossatura. Oggi gli strati alti della società si tengono lontani dalla politica, e quelli popolari ne sono esclusi e respinti. Rischiamo di regalarne il monopolio a una classe di déraciné».
Ecco, la cosa che mi fa incazzare, molto incazzare (e forse è anche colpa di Polito che si è guardato bene dal chiedergli spiegazioni) è: come sarebbe, compagno D'Alema («e la parola compagno non so chi te l'ha data, ma in fondo ti sta bene, tanto è ormai squalificata»), tu sbandieri il bisogno di ideologia, di visione del mondo, di valori e idee del futuro e le uniche che elenchi, come esempio da dare al giornalista, sono ideologia, visione, valori e idee della destra e non dici niente, non offri neanche un accenno su quale sarebbe l'ideologia che dovrebbe avere il (l'ennesimo) nuovo partito di sinistra? Ma chi pensi di prendere per il culo?

O, forse, è stata la decenza a farti tacere? Giacché per uno che «presiede l'Advisory Board di Ernst Young, società di consulenza globale, pezzo da 90 del capitalismo anglosassone», per uno che «è anche consulente dei think thank organizzati intorno alla Silk Road Initiative del governo cinese», dire qualcosa di sinistra è diventata cosa praticamente impossibile?

O, magari, sulla rivista Italianieuropei hai lasciato che lo dicessero, nei loro articoli, la Meloni e Giorgetti?



Lavoro poco

«Qualche tempo fa il mio editore mi chiese¹»...

... ma ci sei mai andato a fare in culo?




venerdì 18 dicembre 2020

Le tavole

Aspettando Mosé con i dieci (mila) dpcm


- Ho una questione in sospeso.
- A che altezza?
- Non saprei. Ho perso il filo ed è volata in su, come un palloncino.
- L'avevi gonfiata di parole?
- Sì, di imprecazioni.
- Erano rivolte a qualcuno?
- Sì, agli alti profili istituzionali.
- Perché sei così esacerbato?
- Perché sono maturo al punto giusto per giudicare chi è una ostinata testicazzo, senza timore di essere, poi, smentito.
- Non ti sembra di peccare di supponenza?
- No, mi preoccupa di più la non desiderata chiaroveggenza.
- Che cosa chiarovedi?
- Che chi comanda può alzarsi e decidere cosa cazzo gli pare sulla vita degli altri perché farà credere - e tanti (tanti quanti? quasi tutti) crederanno - che sia fatto per il bene degli altri. 






martedì 15 dicembre 2020

Cerchi che si allargano

Mio fratello precipizio, mia sorella acqua di torrente,
mia madre canne per una capanna, mio padre
muffa su rocce rossobrune, suo padre parente dei pesci,
figura acquatica con polmoni, come te.

Nessuno ci ha inventato, eravamo nella polvere
già nel primo istante, esistiamo fin
dall'inizio. Solo più tardi abbiamo avuto anime e ci è stato
permesso di scrivere. Nostre sono le parole

di pietra e d'acqua. Mai abbiamo rinnegato
la nostra origine, siamo quel che c'è,
numeri con un nulla alla fine. Una volta qualcuno
lanciò un sasso nell'acqua, quei cerchi che si allargano

ancora, siamo noi

_____________
Cees Nooteboom, L'occhio del monaco, traduzione di Fulvio Ferrari, Einaudi, Torino 2019

***
Mijn broer afgrond, mijn zuster bergstroom,
mijn moeder riet voor een hut, mijn vader schimmel
op roestbruine rotsen, zijn vader familie van vissen,
watergedaante met longen, net als jij.

Niemand had ons bedacht, wij zaten in het gruis
van de eerste seconde, wij zijn er vanaf
het begin. Pas later kregen wij zielen en mochten
we schrijven. Van ons zijn de woorden

van steen en van water. Nooit hebben wij
onze afkomst verloochend, wij zijn wat er is,
getallen met een niets aan hun einde. Ooit gooide iemand
een steen in het water, die steeds verdere kringen,

nog altijd, zijn wij.

Cees Nooteboom (1933)
uit: Monniksoog (2016)

domenica 13 dicembre 2020

Equivoci morti

Quando i bar erano aperti, era bello la domenica mattina, ogni tanto, andare al bar ad ascoltare dal vivo vox populi, soprattutto per parlare di morti, gli altri, le voci del popolo morto, del tizio, del caio e della sempronia, di tumore, d'incidente, di droga, di trombosi, d'infarto, di suicidio, di umilissima indefinibile vecchiaia. Si ricordavano per alcuni minuti quei vivi che, prima, erano appunto vivi, la loro storia, famiglia, vicissitudine ed essi, per un attimo, si reincarnavano nei nostri ricordi, soprattutto se a qualcuno veniva in mente un aneddoto o una semplice battuta. 

Invece, adesso che i bar sono chiusi, i morti si contano, persino coloro i quali speravamo avessero in animo di dargli un nome sparano cifre:
«L’Italia è un Paese superficiale perché abbiamo centinaia di morti e non credo che questo venga considerato con il giusto rispetto».
Io non rispetto i numeri. Rispetto i nomi.

«Cassiodoro Vicinetti
Olindo Brodi, Ugo Strappi...»



giovedì 10 dicembre 2020

Rarefare

Rarefacendomi
vado
e cambio di stato:
quel poco che sono
si muta
nell'ombra del bambino
che fui, nell'uomo
distratto che ero, 
nel giunco piegato che sono.

Ma non ti perdono:
non mi serve il perdono
se non ti serve quell'uomo
che ero, quel bambino che sono.

Le parole, le nostre parole
quella parte di noi che, aeriforme,
si è espansa fuori di noi
per cercare di definire -
inutilmente - chi eravamo
si è persa.

Mi manchi: ma più che altro
mi manca la tua mente
mi manca quello che tu
riuscivi a specchiare di me
nella tua faccia ridente.

Non è vero: mi manchi per niente.

In questi giorni che sterilizzati
se ne vanno via senza abbracci
io penso allo sforzo degli inceneritori
alla parte di noi inutile
di ricordi che saranno
fumo, diossina.

martedì 8 dicembre 2020

Sproni

Sii delicato:
usa parole come carezza;
e, anziché 
mandarla/o a fare in culo
come merita,
inviale/gli un cuoricino,
segno d'affetto affettato.

La nobiltà d'animo va coltivata
come le ortensie dei giardini d'Europa
che vanno innaffiate con regolarità.
Lo sputo riservalo
al prossimo tuo che ripete
gli slogan della serva.

Sorvola sulle consorterie,
sulle strizzate d'occhio accademiche,
sui frantoi che frangono sansa
sulla gente che aspetta gli anniversari
per ricordare chi era vivo
e si affretta a contare i morti
per sentirsi viva.

Fai finta di essere in tinta tanto,
quando tutto è grigio,
i colori non si riconoscono.

domenica 6 dicembre 2020

Deriva, o cara

Leggo che
«Donald Trump ha invitato i suoi sostenitori ad andare a votare al ballottaggio del 5 gennaio perché "il controllo del Senato significa il controllo del Paese" ammonendo che se vinceranno i dem l'America rischia una deriva socialista.»
Esagerato. Neanche fosse il Berlusconi d'antan. Epperò, se il contenzioso presidenziale (tra lui che non se vuole andare e Biden che vorrebbe entrare alla Casa Bianca) portasse a una bella guerra civile e da essa scaturisse una siffatta deriva, non mi dispiacerebbe affatto. Anche se ci sono più probabilità di mandare degli astronauti su Marte, non chiudiamo le porte all'immaginazione. 

giovedì 3 dicembre 2020

Facciamo la conta

«Scoprire che il medico non è un Dio fa soffrire, perché non riusciamo ad abbandonare l'idea di un Dio guaritore sopra di noi».


- Buonasera Dio.
- Buonasera uomo. Era tanto che non ti sentivo.
- Era tanto che non credevo.
- E stasera credi?
- Un po' di più. Quel tanto che basta per telefonarti.
- Che fortunato che sei: trovi sempre libero.
- Già. Anche se pensavo che disturbarti nelle settimane, anzi: nei mesi più duri dell'epidemia non sarebbe stato opportuno.
- Sono settimane ostiche anche le presenti, per questo.
- È vero. Ma non ho resistito.
- Dimmi, dunque. Cosa c'è che non va?
- Non sono diventato uno scrittore affermato.
- Dove?
- Tiburtina.
- Allora scendi a Chiusi e prendi un taxi per Cetona, come faceva Ceronetti.
- Chissà che cosa avrebbe detto lui, di questi tempi.
- «Durante la grande pestilenza del 1665, a Londra era caduto l'uso della parrucca, per timore che i capelli caduti provenissero dagli appestati». 
- Durante l'attuale pestilenza, in Europa (e in Italia, soprattutto) è caduto l'uso del buon senso, per il timore reverenziale nei confronti dei dati del dio Bollettino.
- Dio bollettino... nessuno mi aveva chiamato così.
- È colpa degli sbandieratori: verso sera, col rullo di tamburi, fanno sventolare alte le bandiere dei numeri per dimostrare le loro ragioni.
- Anche oggi un numero cospicuo di morti.
- Ma Dio morto (cantava Guccini), i morti ci sono sempre stati... e ci saranno, solo che erano contati (e speriamo tornino a essere contati) con una certa misura.
- E quale sarebbe, la misura giusta?
- Lasciarli al dolore dei loro cari, amici, conoscenti, tifosi. Non accomunarli. Non accumularli, farne cumulo, usarli per seppellire le ragioni di chi non pensa come gli sbandieratori. 
- Ti spaventano i numeri?
- No, mi spaventa il loro uso a fini di controllo, persuasione e terrore.
- Quanti anni pensi che io abbia?
- Quanti siamo nell'universo a pensarti?
- Un numero imprecisato.
- Allora, secondo me, sei vecchio tanto quanto il primo essere che ti ha nominato.
- Magari, sarei così giovane... Premesso che molti (ma non tu) pensano che io sarei il Creatore, avrei un'età anche di un solo secondo maggiore del Big Bang.
- Miliardi di anni, dunque.
- Già. Come vedi: numeri. Puoi nominarli, riempirtene la bocca, ma sai davvero contarli o anche solo immaginarli?
- In che senso?
- Sai quanto tempo ci vorrebbe a contare da uno a un miliardo, contando tutti i numeri, nessuno escluso, e concedendoti anche facoltà di dire ogni numero in un secondo?
- Dovrei fare un calcolo.
- Lascia stare, te lo dico io: ti ci vorrebbero più di trent'anni.
- Una vita di numeri.
- E tu la vuoi passare a contare?

_________________________
¹ Le citazioni sono tratte da G. Ceronetti, Il silenzio del Corpo, Adelphi 1979 (ed. 1987)

lunedì 30 novembre 2020

Vedo la santità e vedo la maestà

I criteri per stabilire se una regione (un'intera regione, senza differenziare tra province e tra città metropolitane e piccole cittadine) è di uno dei tre colori scelti dal governo per indicarne il rischio epidemico sono affidati al cosiddetto Indice RT.

Qui si spiega, a grandi linee, che cosa sia.

La regione dove abito, la Toscana, è considerata, ancora, zona rossa. Ci si può muovere solo all'interno del nostro comune e solo per giustificati motivi. Si può uscire dal territorio comunale solo per comprovati motivi.

Dunque, io vivo in un comune, sede amministrativa di un parco nazionale, il cui territorio è ampiamente forestale con una densità abitativa pari a 40 abitanti per kmq.






Roma, invece, capitale d'Italia e capoluogo della regione Lazio - che si trova in zona gialla - ha una densità abitativa pari a 808 abitanti per kmq.



Premesso che non vorrei per niente trovarmi in via del Corso di domenica pomeriggio sotto le luminarie, io sono molto contento di aver visto tale foto fatta ieri, domenica, e pubblicata da un "amico" facebookiano. Vedo persone tranquille, tutte con la mascherina, distanti per quanto possibile (tranne, credo, i congiunti e gli amici). E dico loro: bravi romani, io vi amo (mica come quello stronzetto di Fortis). Ma, per favore, qualcuno di voi mi farebbe il piacere di andare presso la sede di palazzo Chigi o del ministero della Sanità o dell'ISS per mandarli a fare in culo da parte mia?

Grazie. 

domenica 29 novembre 2020

Vi piglierei a follate

«Il Piemonte passa dalla zona rossa a quella arancione e le strade di Torino si affollano, con veri e propri assembramenti. È bastato che i negozi rialzassero le serrande per vedere le vie del centro cittadino piene di gente e lunghe code sui marciapiedi, senza rispetto del distanziamento.»

Un esempio di come leggere un semplice dispaccio d'agenzia sia paragonabile a pestare una merda.
L'autore del trafiletto, dalla redazione romana dell'Ansa, scrive quello che qualcuno gli ha detto riguardo a Torino.
1. L'uso della foto: un negozio, tre persone, forse una commessa e due clienti, tutte e tre con la mascherina. Quali regole violano? Nessuna.
2. Scrivere in grassetto una frase che non vuol dire niente, come se l'affollamento di per sé costituisse un reato o una calamità biblica tipo le cavallette. Puntualizzare inoltre che si sono verificati «veri e propri assembramenti». Li hai visti o te li hanno raccontati? E chi te li ha raccontati ha chiamato le forze dell'ordine per disperderli oppure è stato lì a guardarli soltanto per poterti dire che c'erano assembramenti? Siete delle merde? Sì.
3. Idem per le vie del centro cittadino piene di gente (e allora?), lunghe code sui marciapiedi (e dunque?), senza rispetto per il distanziamento (che non hai denunciato soltanto per poterlo scrivere nel tuo articoletto e ricevere un clic). Puzzate? Molto

E poi, dopo aver sparso una massiccia dose di panico, con una faccia che se fosse a culo sarebbe simpatica, lasciare spazio alla testimonianza di alcuni commercianti per i quali il ritorno della gente per strada e nei negozi è stato «puro ossigeno» (respirato con la mascherina). 

Si sono dimenticati che, ieri l'altro, nel riportare la notizia dell'andamento annuale del Black Friday, hanno intitolato: «Black Friday 2020: trionfo delle vendite online». Siete delle testadicazzo? Sì.



sabato 28 novembre 2020

Avere il polso non è come avere un dito

Non ho il polso dell'opinione pubblica, bensì un dito, il medio per l'esattezza, che uso sovente per mandarla nel luogo di culto del principale partito di maggioranza dell'attuale governo.
Già, la pubblica opinione merita di essere mandata in quel posto, perché è - sempre - un'opinione che si forma sul sentito dire, sullo stereotipo, sul «mangiate merda [ché] milioni di mosche non possono sbagliare».
Ma ancor più della pubblica opinione, mi offendono i fiancheggiatori della stessa, coloro che vi si conformano amplificandone la voce.
Ciò detto (ho detto «ciò»?), confesso inoltre che, personalmente, non sono poi tanto sicuro che l'opinione pubblica esista, che abbia mani e piedi e vesta panni. Piuttosto, credo che vi siano agenzie informative incaricate di farla nascere e, poi, tenere in vita, finché non muore, in attesa che se ne formi un'altra, di pubblica opinione, su questo o quell'evento o fatto che, altrimenti, scevro da ogni pensiero precostituito, farebbe fatica a imporsi alla sua attenzione.
 [...]

giovedì 26 novembre 2020

Scusi se disturbo





Un film (brutto) come Vento dell'Est oggi sarebbe impensabile, perché è impensabile oggi qualsiasi pensiero sulla lotta di classe.

lunedì 23 novembre 2020

I misurati

Fanno i misurati. Dicono: non ripeteremo ferragosto, come se ferragosto fosse il responsabile di quanto è accaduto da un mese a questa parte. Hanno in mano un dispositivo di controllo inaudito e non lo molleranno così facilmente, soprattutto perché, sfacciatamente, la maggior parte di noi crede che siano misure giuste, tagliate apposta per noi che, altrimenti, saremmo talmente sociali da provocare nuove ondate, soprattutto sulla neve. «E non possiamo permettercelo». Parlano al noi, come Otelma.  Eppure, per mettercelo sono stati tanto tanto bravi. Il problema casomai è un altro: non sono più capaci di levarlo... lo stato d'emergenza.

domenica 22 novembre 2020

Polvere d'amore

Se amore si posasse sulle cose come polvere
passeremmo tutti i giorni lo swiffèr?
Oppure lo lasceremmo stare per
scriverci sopra con il dito medio "love"?

Non so. Fuori tira vento e le foglie del noce
si ammassano contro angoli e pareti
in una danza che, forse, d'amore svela segreti
ch'erano nascosti nella loro voce.

Amore servo della vita finché, giovane, la nutre
elaborandone la linfa presa dal terreno:
tutto del mondo sembra bello, si capisce.

Ma il tempo passa, le voglie si fanno mute:
la polvere, se si posa, si toglie senza meno
come l'amore, ché più non si digerisce.

lunedì 16 novembre 2020

Reality show

«E così voi credete nella realtà... Mi affascinate, davvero»
Balzac

Tenersi lontano dalla realtà, in realtà, è un lasciarsi vicino a essa, e più la si evita e più si presenta, come se fosse ossessionata da noi e noi ce la troviamo sempre tra i piedi, fastidiosa, opprimente, fa di tutto per farsi notare, per farsi accorgere di esistere. È inutile che quel beccafico di padrone dica «raddoppiati in un anno gli abbonamenti digitali», senza dire, al contempo, decuplicato il crollo delle vendite in edicola - ma gli fa una sega, vero, signorino? Mica avrai comprato un altro giornale per gli utili, nevvero?
E poi anch'egli a dire che s'impegna a offrire ai lettori un'esperienza simile a Spotify, Amazon e Netflix, pari pari come quell'altro beccafico, già e ancora - li mortacci sua - ministro del brodo culturale italiano, il quale, un mesetto fa disse, che voleva fare «una Netflixe de la curtura italiana co' li sordi der ricoveri faunde» andasse a pijà 'nder culo al ricovero...

Ma vabbè, ma tant'è.

Ritorniamo a essa. Stamani, pausa caffè, io e una collega ci siamo abbassati la mascherina per berlo, d'altronde non l'hanno ancora fatte come le caramelle alla menta col buco al centro. Si avvicina a noi un'altra collega, mi saluta, ma alla collega presente, che sta posando la tazzina, le si rivolge con un «Buongiorno, ci conosciamo?». «Sì, da due mesi», le risponde questa ridendo. «Ma tu guarda: è la prima volta in due mesi che vedo il tuo viso, non ti avevo riconosciuta», si giustifica l'altra, con un leggero imbarazzo.
È così: con la mascherina sul volto, se parliamo con persone conosciute, conversiamo ricostruendo, più o meno consciamente, i lineamenti e i movimenti facciali di sempre; mentre con le persone che non conosciamo, o conosciamo da poco, la mascherina gioca un ruolo di camuffamento della realtà, o, forse, di nascondimento. Per fortuna, coi bambini, il nascondino con la mascherina funziona sino a un certo punto. Quando, poco convinto, brontolavo alcuni che avevano fatto un simpatico scherzo a un compagno, uno di loro mi ha detto: «Maestro, si vede che ridi con gli occhi». È stato uno dei momenti più alti della mia carriera.

sabato 14 novembre 2020

Ci sarebbe altra strada

 Quando i governanti vi dicono: «Insieme potremo farcela», stanno pensando all'Italia.

***
Oggi pomeriggio, dopo il lavoro e dopo la spesa, facendo finta di non vedere bar chiusi e illudendomi che tutto, in fondo, anche se arancione, fosse normale, ho ricevuto, da solerti comari di chat, un dispiaccio d'agenzia:
«Firenze, 13 novembre 2020 - La Toscana diventa zona rossa per il covid. La decisione è ufficiale, dopo la telefonata del ministro della Salute Speranza al presidente della Regione Eugenio Giani con il quale la Toscana è stata informata della scelta.»
Manifesto il mio disappunto con varie sfumature di sfanculismi, ma poi mi placo, sia perché oggi è la giornata mondiale della gentilezza, ma soprattutto perché il presidente Giani, in conferenza stampa serale, precisa:
«Questa sera da Roma le autorità governative mi hanno comunicato la decisione del Comitato Tecnico Scientifico per la zona rossa in Toscana.
Esprimo sorpresa e amarezza perché i dati su cui è fondata sono quelli della settimana 1-8 Novembre.
Oggi 13 Novembre e negli ultimi giorni ho visto in Toscana un cauto ma oggettivo sollievo perché la curva pandemica tende a rallentare e stabilizzarsi.»
Sì, hanno chiamato da Roma. Gente che da Roma chiama e ordina. Che vuoi che sia. Che vuoi? Che sia.
Facciano. Insieme potranno farsela.

***
Da Il nespolo di Luigi Pintor estraggo una citazione:
«Chiunque abbia il potere per un minuto commette un crimine».

***
Il ministro Speranza dice che tali misure restrittive sono necessarie e che
«non c’è altra strada se vogliamo ridurre il numero dei decessi, limitare il contagio ed evitare una pressione insopportabile sulle nostre reti sanitarie.»
Non so, a me pare che, tra le tre cose, non ci sia una stretta corrispondenza e che le prime due (riduzione del numero dei decessi e limitazione dei contagi) siano giustificazioni date per coprire il fallimento (certamente, non del tutto imputabile a questo governo) di una politica sanitaria che non riesce a trovare una soluzione per sgonfiare tale pressione. Infatti, perché la riduzione dei decessi dovrebbe valere soltanto per il virus e non per altri tipi di malattie? Perché, per esempio, come fa notare un commentatore al post di Olympe, in altri casi di malattie, alquanto diffuse e temibili, i morti muoiono un po' per volta e senza provocare pressioni ospedaliere?

E come, tu governo liberale e democratico, per risolvere un problema di pressione l'unica strada percorribile che imponi di seguire è una via di oppressione?


martedì 10 novembre 2020

Siamo nella preistoria

Ci risiamo: ri-serve il foglio di via, detto altrimenti autodichiarazione ai sensi degli articoli eccetera.
Articolo uno: l'Italia è una repubblica fondata sul (lo sfruttamento del) lavoro (altrui) e sulla chiusura di alcune attività produttive (tipo i bar), sulla limitazione alla cazzo di budda arancione dei diritti di movimento nel territorio patrio (perché spostarsi da un comune all'altro alza gli indici, abbassa i medi, rintuzza gli anulari, infila i mignoli negli orecchi e i pollici su per il retto). In breve, per spostarsi occorre avere dei motivi:
- comprovate esigenze lavorative (esigo sapere la comprova di John Elkann);
- motivi di salute (curiosità: motivi salutari vanno bene? Per es. chi abita in zona ad alto tasso di inquinamento, può uscire dal comune per andare qualche ora in un altro con aria più pulita?);
- altri motivi ammessi dalle vigenti normative ovvero dai predetti decreti, ordinanze e altri provvedimenti che definiscono le misure di prevenzione della diffusione del contagio (specificare il motivo che determina lo spostamento): andare a fare in culo.

Inoltre: perché va dichiarato "sotto" la propria responsabilità e non "sopra"? A me, la responsabilità, piace di più alla missionaria (zona kamasutra).
Sto diventando arancione - ma questa volta niente calmanti all'acqua di rose, grappini e cognacchini forse, e parecchi vaffanculo a ripetizione ai decisori, ai tecnici, ai controllori. Hanno rotto i coglioni, ça va sans dire, ma piace ricordarlo, di tanto in tanto.
Vorrei essere mansueto come K. per poter, ogni tanto, dare qualche legnata fatta bene ai malfidi servitori che promettono di servirti e poi il contrario. Dove cazzo sei Klamm? Dal buco della serratura vedo il tuo flaccidume: fai schifo, tu, come tutti quelli lassù, al Castello.

domenica 8 novembre 2020

J'avoue j'en ai bavé

Bisogna che trovi uno strizzacervelli, oppure che metta direttamente il cervello nell'asciugatrice, tanto l'ho annacquato dalle salivazioni e dalle incontinenze degli illuminati progressisti che inneggiano alla vittoria d'un presidente americano dal quale si aspettano "liberazioni". Sono innaffiato da tanti squirting postati dagli intrattenitori sociali e presidenti di partito, regione, sindaci repressi perché guidano una misera città che non può far debito coi dollari ma incassare qualche spicciolo con le multe de li vigili. 
Ahimè, on riesco più a sintonizzarmi su alcun canale politico decente, ogni frequenza è saltata, onde medie e corte, frigge tutto, non sento più nulla, solo un gracchio, un fruscio unico e, il peggio, per non ascoltarlo, per non impazzire, non posso neanche dire sento la voce dell'opposizione - opposizione di che, di chi? Aiuto!

Meno male sul Tubo ho scoperto lei:




Era tanto che non mi capitava d'innamorarmi davanti a un video.

venerdì 6 novembre 2020

giovedì 5 novembre 2020

Schiaffi

Non ho più fiato letterario, connessione scolastica, ho perso il polso e le dita (con il palmo) cadono di conseguenza. Non esigo, quindi sbrigo relativamente con poco la prassi, senza impelagarmi in pelaghi dove il pelagianesimo impera. Lascio agli sfacciati il tempo di metterci la faccia, tanto non sarà mai colpita dai muti schiaffi della consapevolezza. A proposito di schiaffi: ci sarebbe fortemente da richiedere il ripristino dei finestrini apribili sui treni e sugli autobus; dacché pregressi protocolli di sicurezza imposero di chiuderli, adesso, le nuove disposizioni dovrebbero prevedere di aprirli, sia per dare aria ai sigillati mezzi di trasporto locale e non, ma, soprattutto, per dare schiaffi agli affacciati.

- Ma che parti sempre te? Sempre ni mezzo me lo trovo.




martedì 3 novembre 2020

Aspettami ogni sera


Negli anni che sono andati via perduti come sperma nella pioggia (le lacrime sono troppo fantascientifiche), dalla maturità alla fine dell'università, novembre è stato per me il più bello dei mesi. Il mese in cui l'autunno diventa maturo e i colori del paesaggio rendono luminoso anche il fitto della nebbia - d'accordo, ma all'epoca ci facevo meno caso alle foglie degli alberi e di più, invece, godevo del grigio sotto i portici del perimetro nord di una piazza che conducevano, lenti e maestosi, alle scale consumate di pietra serena della biblioteca comunale.
E stavo quasi in disparte, ma non troppo, a leggere e occhiare, a pensare molto, a concludere poco, a non preoccuparmi di cosa fare da mangiare o di ascoltare le ragioni dell'intestino. Non rimpiango quei giorni in cui finiva qualcosa (la prima repubblica) e non iniziava niente (Berlusconi, Prodi), quei giorni in cui eravamo tutti orfani di storia perché era morta, dicevano, e si pensava che gli Adelphi fossero il non plus ultra della cultura italiana e morta lì l'editoria, il pensiero facente e il desiderio di rivoluzione.

E poi, a poco a poco, il corpo e la storia ritornano sugli scudi. Ma noi, cioè io, siamo più deboli e più adatti a fare i terzini maldestri di una difesa che fa acqua da tutte le parti. Novembre non mi piace più, o meglio: mi piace se passa in fretta e non si attarda ad annebbiare pensieri e regala qualche sprazzo di sole per togliere umidità all'anima che, presto, prenderà la muffa e, soprattutto, alle castagne (marroni) che avevo messo ammollo per una decina di giorni per cercare di conservarli qualche settimana in più.

domenica 1 novembre 2020

Rospi e cornacchie

Stare appostati come cornacchie in attesa che un rospo sia schiacciato sull'asfalto per andare a beccarne la carne frollata dagli pneumatici, finché l'asfalto ritorni più bello e pulito che pria: questo è il passatempo preferito di chi non ha niente da dire ma sta sui social media a vedere che cosa dicono gli altri, stronzate comprese.
Oggi, il rospo schiacciato è stato il presidente della regione Liguria, il quale ha scritto un tweet idiota (o gliel'hanno scritto i social media manager dalla regione Liguria pagati: peggio per lui) e, in due secondi, è stato becchettato centinaia di migliaia di volte dalle cornacchie, maschie e femmini. Eppure - al mio avviso garrulo di beccofrusone - se quel tweet si fosse concluso a metà


il rospo avrebbe continuato a saltellare dall'altra parte della strada senza essere schiacciato, con somma trestizia de le cornacchie appostate, le quali non avrebbero avuto di che sfamarsi in questa grigia domenica di Ognissanti.
Invece, forse abbagliato dai fari (spenti) della recessione e depressione economica, il Toti è andato a rimpozzare in un discorso da stronzi, sullo sforzo produttivo del Paese (cosa che, onestamente, fa pensare all'Italia seduta sulla tazza cesso a ponzare dpcm a ripetizione).


Ecco: non so se ancora si senta beccare sull'asfalto gli ultimi rigagnoli di sangue rimasti dello sventurato che è andato a toccare un nervo sensibile dell'indignazione general. Per carità: parlare di non indispensabili è sempre, non solo politicamente scorretto, ma umanamente assai deprecabile. Quindi, non dico che non sia giusto scalpitare, indignarsi e beccare di brutto, soltanto, a tal riguardo, in relazione agli scartati dalla produzione, sarebbe auspicabile non una sensibilità estemporanea, come una eiaculazione che dura cinque secondi sulla timeline e poi basta, bensì un'attenzione costante al problema dello sfruttamento capitalistico dimostrato, in maniera irrefutabile, da Marx nella sua teoria dell'accumulazione e del lavoro salariato, giacché lo sforzo produttivo, checché ne dicano le anime belle intellettuali del pensiero egemone, è prodotto solo dalla forza lavoro sfruttata, malpagata, frustrata, repressa, derisa, picchiata e derubata...  (e ti amo Mario) che voi volete far stare a casa per proteggere gli anziani, accontentandosi dei ristori governativi (elemosine) e senza nemmeno pensare alla rivoluzion. Ah, no! Non si deve protestare! Non si devono spaccare le vetrine! La rivoluzione si fa in casa, con le ciabatte di Tony Pons.

Oh oh, cavallo

Ho letto che Conte vorrebbe l'appoggio delle opposizioni perché le opposizioni glielo appoggino, il prossimo imminente decreto. Essendo appoggiatori seriali, le opposizioni non appoggeranno, perché occorre mantenere una certa quota di distanziamento e differenziazione pur nella lapalissiana omogeneità, abbai e ringhi a parte. «Chiudere, chiudere, chiudere ancora» sarà il refrain e la soluzione unica perché ci vuole responsabilità, ci vuole senso civico, ma io dico: ci vorrebbe un cavallo figlio del lampo, degno di un re, per levarsi dalle palle da questo assurdo gravame di burocrazia impositiva e costringente concepita e poi partorita dentro uffici ministeriali, istituti superiori e comitati di sanità pubblica. 
E il rancore e il risentimento che covano, senza esplodere, promettendo vendette rimandate (ti sputerò in un occhio, ti ghigliottinerò) non sono altro che indignazioni a orologeria. Gli schiaffi insegnano solo se dati nel momento esatto in cui il misfatto è compiuto. Poi non servono a niente, se non a renderci cisposi e a farci, così, vedere la realtà con occhi semichiusi.  

venerdì 30 ottobre 2020

Giorgio Manganelli, Centuria

Vedo che Bologna, Firenze... Dicono che sono fascisti, io direi - come mi pare disse Amedeo Bordiga - che uno dei peggiori prodotti del fascismo sia l'antifascismo. Comunque, facciano loro, con loro intendo coloro che comandano (e fottono, forse). Più continuano con le chiusure e le clausure (la variante inglese m'è insopportabile udirla, leggerla e di più: scriverla), più sarà così, non l'hanno capito, non lo capiscono, non lo capiranno. Non è un caso che Mattarella abbia convocato chi doveva convocare in quanto capo de li militi noti, i quali, ricordiamolo, hanno i caschi e le maschere anti gas. A proposito: i gas lacrimogeni hanno potere disinfettante?

In particolare: nella misura in cui c'è bisogno di cure mediche di emergenza, non potrebbero essere aperti dai militi ospedali da campo là dove maggiore è la necessità d'intervento? Un anno di spese militari destinato interamente alle spese sanitarie d'emergenza. Sarà perché M.A.S.H a me è piaciuto parecchio...

- Eh, ma le chiusure e le clausure servono a contrastare la diffusione del virus!
- Ok, fermate e chiudete tutto: però, al contempo, trovate un'altra soluzione che permetta di sopravvivere senza avere un reddito derivante o dall'esercizio della propria professione o dalla vendita delle propria forza lavoro.
- «La crisi è profonda, ma il risparmio può sostenere la ripresa»





martedì 27 ottobre 2020

Errare da una piazza all'altra

Non è facile tentare di scrivere qualcosa che non abbia a che fare con il rifrullio di pensieri (memi) che, di questi tempi, colonizzano la mente. La lontananza dai diffusori aiuta, ma fino a un certo punto se, persino in una zona fuori campo (telefonico) e piena dei colori, dei profumi, dei fruscii dell'autunno, la mente ricade nel gorgo e storce calma e serenità, in agitazione e livore e impreca, come il Saba di Vittorio Sereni, porca... porca dicendolo «all'Italia, di schianto, come a una donna che, ignara o no, a morte ci ha ferito».

E qual era la donna?

L'ho sognata, la settimana scorsa e mi sembrava vera, premurosa, prodiga di spiegazioni per profondere, in pochi minuti, la riserva d'amore inespresso che stava sospeso da qualche parte, in un tempo lontano, messo in chissà quale soffitta sotto una coltre di polvere e ragnatele. Una donna così piccola, consumata nei tratti, gli zigomi sopratutto, come da un cesello di lacrime, similmente a gocce d'acqua che modellano le acquasantiere. E l'ho toccata, ma non mi sono fatto il segno della croce.

E poi mi sono immerso in un'aurora rallentata dal peso della nebbia per dimenticare tutto.

domenica 25 ottobre 2020

Nodi per non morire

- Io non voglio morire.
- Neanch'io voglio morire.
- Neppure io.
- E lui? Gli avete chiesto a lui se vuole morire?
- Chiediamoglielo.
- Vuoi morire?
- No, però...
- Però che?
- Però, mi permetto soltanto di ricordare che tutti gli uomini sono mortali.
- Sì, vabbè. Ma noi non siamo Socrate.
- Ah, giusto precisarlo, non vorrei confondervi.
- Noi non vogliamo morire. Punto.
- Ma avevate già messo il punto, non c'era bisogno di dirlo, "punto".
- Sottigliezze rafforzative.
- Ah, giusto precisarlo, non vorrei andar contro il linguaggio corrente.
- Pochi discorsi: tu dici che non vuoi morire, ma poi - sotto sotto - moriresti anche volentieri.
- Ammesso e non concesso che sia vera la vostra supposizione, che cosa ve lo farebbe pensare che io morirei volentieri?
- Perché sei un tipo che fa i distinguo, che cerca peli nell'uomo depilato, o le travi negli occhi dei giudici improvvisati.
- Sì, presumo (spero) sia così. Perché voi no?
- No: noi siamo degni destinatari del messaggio offerto dal medium. Pochi discorsi: la versione dei fatti è quella trasmessa, lo dice la scienza, lo dicono i ministri e chi siamo noi per contraddire la verità? Noi non vogliamo morire. Punto.
- Mi sia consentita una virgola: per caso, scienza e politica, tramite i media, vi hanno detto che non morirete?
- No, ma ci ricordano di continuo i numeri di chi muore.
- Di coronavirus.
- Esatto.
- E di chi muore diversamente ne parlano?
- Nessuno muore diversamente, le altre morti non hanno le curve da abbassare, le altre morti non esistono, per questo non vogliamo morire.

Ci sono due nodi
per non morire più:
uno è slegarli,
l'altro morir ancora.¹

________________________
¹ Alessandro Bergonzoni, L'amorte, Bompiani, Milano

mercoledì 21 ottobre 2020

Domani l'altro


 
Stamani mi ha chiamato una cordata di imprenditori (mi sono allontanato da un vicino albero per rispondere) per assegnarmi l'incarico di direttore responsabile di un nuovo quotidiano.
- Senta, sarebbe disposto a guidare il nostro progetto editoriale?
- Perché proprio io?
- Perché cerchiamo un blogger che non stia impalato sul presente ma che guardi al futuro.
- Ah.
- Eh.
- E come si chiamerà questo nuovo quotidiano?
- Domani l'altro.
- Ma credete veramente che ci sia spazio, o meglio: che ci sia bisogno di un nuovo giornale?
- Sì, come c'è spazio per un nuovo romanzo di Nicola La Gioia.
- In buona sostanza, che cosa dovrei fare?
- Il Direttore
- E il Direttore che fa? 
- Scrive e impone una linea editoriale.
- Mi fate un esempio, per favore?
- Sì. Cosa ne pensa della situazione attuale?
- Hanno rotto il cazzo.
- Ecco fatto: lo usi come titolo della prima edizione.
- Davvero? E quando andrà in edicola?
- Domani l'altro.

domenica 18 ottobre 2020

Par che luca



Gli sono corso incontro piuttosto veloce (ero in discesa, è stato facile), inutilmente. Arrivato al punto d'impatto, dell'esplosione di colori nessuna traccia: solo fango con impronte di ferro di cavallo, un po' di sterco, una piccola cavalletta ch'è volata via. E io sono rimasto lì, illuminato dalla luce abbagliante del sole appena ritornato, sotto un ultimo scroscio di acquazzone che mi colava addosso come acqua battesimale.

«Guai a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! [...] Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l'avete impedito». (Luca, 11, 46-52)

Infine, una bella doccia calda e via.

sabato 17 ottobre 2020

Anonima negativi

Figuriamoci se io mi permetto di minimizzare. Tantomeno di negare. Sono preoccupato come qualsiasi persona di buon senso. I numeri degli ultimi bollettini parlano da soli. Tuttavia, prendendo il dato odierno dei quasi undicimila (10925) positivi a fronte degli oltre centosessantacinquemila (165837) tamponi, io - da tali numeri parlanti e, soprattutto il primo, urlato - mi permetto di fare un'operazione matematica chiamata sottrazione e da essa ottengo un numero che resta sempre silenzioso, muto, inesistente, ignorato da tutti i media, tutti (televisione, stampa, socialmedia), ed oggi tale numero è:

154912


anonimi negativi. 

Diamogli il gomito, su.

mercoledì 14 ottobre 2020

Uscita di sicurezza

 

1. Durante una corsetta d'una decina di chilometri su e giù per questi colli, volgo il guardo a est ove i «raggi serotini e lucenti» illuminano un trapezio di terra arata trapassando la fitta coltre di nubi cobalto. Mi fermo, ẽstraggo un apparecchio che consente di fonare e fotografare e, clic, colgo l'attimo. E me lo friggo.
 
2. Amo il vialone nano. Oggi ho preso un porro, una salsiccia e una pesca cotogna e, prima tostando e poi sfumando con un po' di vernaccia, e quindi aggiungendo brodo vegetale a poco a poco, ho cucinato un risotto commovente (come direbbe Giorgione).

3. Faccio finta di non accorgermi che fuori soffia il vento, fischia la bufera. Ma non sono indifferente. Faccio finta. Ma questa volta non posso non chiedermi perché i vari accademici che assegnano il Nobel per ogni categoria, compresa quello della Pace, non abbiano pensato di assegnarne uno alla Svezia per come sta affrontando quello che c'è da affrontare, senza tante rotture di coglioni, di invasioni mentali di mentecatti prezzolati e non, di brutti censori a prescindere, di invasati, di menefreghisti e salcazzisti, di burini, di ebeti e gradassi, di repressi e represse e La Presse tutta, finanziata pubblicamente e non.

4. Coop, supermercato solito in orario non di punta. Automatismi di spesa soliti. Cassa. Uscita. Hanno cambiato l'uscita, deviandola lontano dall'entrata. Dieci secondi davanti alla vecchia uscita, il tempo per rendermi conto e vedere un cartello che indica la nuova uscita. Al sesto secondo, una signora che sta entrando in quel momento, forse temendo che non rispetti il distanziamento sociale, mi si rivolge dicendo: «L'uscita è là, c'è il cartello, c'è scritto uscita, almeno a casa mia si legge così». Rimango sorpreso dalla reazione dato che ero fermo e distante da lei e per questo vorrei mandarla direttemante a cagare.  Ma evito. Rilancio soltanto un risentito «Si calmi, signora, si calmi». Ed esco. E penso ad Altuna e Trillo, alla loro Uscita di sicurezza.