giovedì 14 maggio 2020

Mi frullano

Io non so più se valga la pena, o se vanga la penna per arare solchi sui quali seminare pensieri grami e non turpi, ettogrammi di sé che, più passa il tempo, meno ambiscono alla riproduzione, o riproposizione, o alla presunzione di originalità, come se il deposito delle cose da dire si fosse svuotato e si stia raschiando il fondo e rischiando di far emergere impurità - ma le impurità sarebbero il meno, giacché mai ho ambito alla purezza, se non quella del cuore per vedere iddio e farsela raccontare tutta la storia, per intero, del perché e del per come proprio qui e ora, tra tanti miliardi, proprio io, proprio noi chiamati in causa a svolgere funzioni di figliolanza sua malgrado, all'atto di nascita, non ci sia stato richiesto se volessimo essere, tra gli altri, anche figli suoi delle stelle, figli della notte che ci gira intorno, eccetera.
È valsa la pena? È salsa alla panna che, sebbene invisa, collega il sugo alla pasta, e attenua i soffritti, ossia i tanti piccoli io tagliati finemente, sfumati e saltati in padella, i quali tornerebbero a gola e male dunque non è ruttarli fuori in aperta campagna, nella solitudine controllata dalle margherite e i soffioni pronti a solleticarti le narici, etciù, meno male avevo la mascherina (mi ci soffio il naso con essa e poi, dopo l'uso, la getto e ne prendo un'altra, passa la regione, ne passa un'altra, ne passano venti, la Sicilia, la Val d'Aosta, la Sardegna, il Friuli Venezia + Giulia e il Trentino + Alto Adige restano autonome perché sì, c'è scritto sulla carta, ah).
Ma così sia. Stamani è tempo di passare il frullino (decespugliatore) facendo finta di fare la rivoluzione. Mi abbiglierò come un black bloc ma con la tuta rigorosamente rossa e grande il doppio della mia quintessenza fancazzista. Dio e Lenin ce la mandino buona nella presa delle Tuileries nostrane. 

1 commento:

minimo ha detto...

Questa è accademia, di buona qualità ma accademia. Se poi intendi dire che in rete ormai abbiamo detto tutto e il suo contrario con me sfondi una porta aperta, spesso si scrive peruna strana inerzia cui è meglio non dare nomi.